mercoledì 4 marzo 2015

LA "SOLUZIONE" ALL'ASTENSIONISMO. RUOLO DEI PARLAMENTI E DOTTRINA DELLE BANCHE CENTRALI INDIPENDENTI.




1. Vi ripropongo questo grafico che mostra come l'astensionismo sia un presupposto decisivo per consentire l'affermazione dello "Stato minimo", che disattiva la democrazia dei diritti sociali e del "pieno impiego" quali affermati dalle Costituzioni.
Non mi dilungherò oltre su questo fenomeno che rende operativa la dittatura del bis-linguaggio mediatico e la democrazia idraulica, servente del controllo totalitario del liberismo sulle (depotenziate) istituzioni costituzionali.

2. Sottolineerò, piuttosto, che l'astensionismo diviene, a un certo punto, un effetto perseguito sistematicamente. Esso rappresenta un sintomo dell'efficacia della strategia €uropea dell'ordoliberismo
Un indicatore la cui dimensione è direttamente proporzionale al rafforzamento di questa strategia.

Non a caso, l'astensionismo nasce, in Italia, proprio in relazione alle elezioni per il parlamento europeo, un falso parlamento che non ha alcun potere di effettiva determinazione dell'indirizzo politico, non controlla e non legittima alcun Esecutivo, corrispondente alla maggioranza formatasi in seguito alle elezioni - anche perchè i gruppi politici al suo interno non raccolgono il consenso a seguito di programmi comuni e omogenei in tutti i paesi coinvolti: i gruppi parlamentari sono formati tra forze che si riuniscono ex post, sulla base della mera convenienza dettata dal poter proseguire in sede europea una linea di (mera) visibilità, essenzialmente funzionale a convenienze politiche rivolte alla competizione elettorale interna. 
Quello €uropeo, poi, è un parlamento deprivato di effettivo potere di iniziativa legislativa e di determinazione vincolante dell'agenda politica della stessa Commissione. Prima ancora, tale parlamento non ha avuto alcun ruolo nella determinazione (rigidamente intergovernativa) del quadro dei trattati che, pur essendo accordi di natura liberoscambista, pretendono di assurgere a livello di super-Costituzione, prevalente su quelle nazionali (formatesi a seguito di Poteri Costituenti che riflettono la sovrana volontà popolare).

3. Dunque, il parlamento europeo, in termini di perseguimento dei valori democratici sostanziali, risulta inutile se non dannoso: dannoso se non altro perchè ha la funzione cosmetica di "ratificatore" - falsamente co-deliberante, ma solo su aspetti secondari dell'agenda, essenzialmente elaborata al di fuori della sua limitata sfera di indirizzo- di un inesorabile programma liberoscambista, autoritario, a cui il voto euro-parlamentare non apporta alcun contributo sostanziale.

Stando così le cose, - e ciascun cittadino europeo è ormai abituato a constatarlo ogni giorno- è perfettamente spiegabile perchè proprio nelle c.d. elezioni europee si sia per la prima volta massicciamente manifestato l'astensionismo. Si è trattato dell'occasione primigenia ed eclatante a cui, giustamente, si è applicata quella reazione dell'elettorato incentrata sulla "constatazione della invariabilità delle politiche che qualunque maggioranza uscita dalle urne sarebbe scontatamente "vincolata" a perseguire."

4. Ora è ovvio che questo effetto percepito porta a una reazione, appunto l'astensionismo, che non ha alcuna efficacia neutralizzatrice del disagio sociale che provocano le politiche "invariabili" che vengono imposte dall'€uropa
Neppure quando, questa stessa imposizione di €-politiche, si afferma, assorbendole del tutto, rispetto alle scelte dei governi nazionali dei singoli paesi aderenti all'Unione; l'astensionismo è solo una reazione difensiva "automatica", disperata (nel senso più stretto della parola), alla riduzione di tutti i parlamenti nazionali al modello del parlamento europeo
Cioè all'attribuzione, anche ad essi, di un mero ruolo di "ratificatori cosmetici" degli assetti perseguiti dalle elites che hanno scritto i trattati e designano i "rappresentanti" governativi nelle istituzioni europee; tali rappresentanti, infatti, eseguono fedelmente in sede europea i desiderata delle stesse elites (che sono in effetti le uniche forze sociali che hanno la legittimazione e la forza di compiere tale designazione).

5. Una reazione inefficace e impotente che, d'altra parte, è solo il riflesso di un congegno che trascende la capacità di comprensione dell'ex cittadino/elettore
La crisi di identità di quest'ultimo, che porta ad un conflitto interiore da cui sorge la scelta di non votare, è perfettamente ragionevole: non è però "razionale", dato che il primo anello della catena dell'esproprio della volontà esprimibile dal corpo elettorale è l'istituzione delle banche centrali indipendenti.
Ci piace aggiungere, a conferma piena dell'analisi da noi svolta ormai due anni or sono (appena sopra linkata), questo passaggio citato da Arturo nei commenti al post precedente:
"Del mismo modo que Kalecki (1943) había sugerido que el papel social de la doctrina de la finanzas sanas era mantener el nivel de desempleo suficientemente alto para contener las demandas salariales de los trabajadores, se podría decir que la doctrina del banco central independiente que sigue un programa de metas de inflación tiene esencialmente el rol de controlar las demandas de los trabajadores, y acotar las posibilidades de los gobiernos progresistas de buscar el pleno empleo
Galbraith et al. (2007) muestran que esto ha sido verdadero, inclusive para el caso estadounidense, donde por lo menos formalmente el Fed tiene un compromiso con el pleno empleo. De la misma manera, la Unión Monetaria Europea (UME) estaba diseñada, en alguna medida, para mantener elevados niveles de desempleo y bajas presiones salariales (Arestis y Sawyer, 2001; Pivetti, 1998)."

6. Per quanto voci "isolate" (rispetto alla violenta controinformazione democratica perseguita dalla "grancassa mediatica") possano cercare di spiegarlo, il problema delle banche centrali indipendenti non è culturalmente percepibile dal cittadino comune
Questi è in grado di registrare l'aumento della pressione fiscale a livelli insostenibili, ma non sa collegare questo effetto al crescente e devastante costo del collocamento del debito pubblico sui "mercati".
Potrà perciò votare "contro" le tasse, ma non evitare che le tasse continuino ad aumentare, magari attraverso patetiche "rimodulazioni" di cui i governi europeizzati e ordoliberisti si servono per attrarre un consenso del tutto ingannevole: cioè basato sulla illusione finanziaria, per cui il costo della copertura dell'onere del debito viene spostato da un titolo di imposizione all'altro, da un tributo a un taglio della spesa pubblica per servizi pubblici essenziali, senza che il cittadino-elettore sia in grado di percepirlo.
Al massimo, sarà (coattivamente) indotto a pensare che sia un rimedio "ridurre il debito" o "tagliare la spesa pubblica", accedendo all'idea - che vedo ripetuta ancora più ossessivamente, in questi giorni- di "aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità".

7. Senza dilungarci su questo effetto di illusione finanziaria, acuito e perseguito in modo imponente proprio nell'ambito della Unione monetaria, in sostanza il cittadino ha una sola possibilità, molto labile, per non ricorrere all'astensionismo: essere cosciente del problema della banca centrale indipendente e delle ricadute che, concatenate, lo pongono, nell'ambito della costruzione europea di fronte alla totale disattivazione del suo diritto di elettorato attivo.
Da questa coscienza nascerebbe la capacità di distinguere tutti coloro che gli stanno mentendo, all'interno della c.d. offerta politica, chiedendogli di votare per programmi che non solo non risolvono nulla - essendo solo risvolti mediatici del paradigma che sfrutta gli "effetti" per rafforzare le "cause" del sistema-, ma che si riveleranno più tardi inevitabilmente menzogneri. 
O, peggio, che si riveleranno persino peggiorativi della sua condizione sociale ed economica.

8. In sintesi, il cittadino dovrebbe pensare di non votare per chiunque non ponga la questione della inaccettabilità democratica della banca centrale indipendente, da cui deriva la conseguente inaccettabilità di tutti i corollari che, affermatisi a livello europeo, costituiscono il vincolo esterno.
E' sufficiente notare come, questa opzione di autotutela democratica del cittadino, non implica l'adesione a questa o quella ideologia che (sempre ingannevolmente) si arrogano il ruolo di soluzioni alla crisi (il caso Syriza è evidente, in tal senso): la lotta per la riconquista della sovranità popolare che passa per l'abrogazione del paradigma della banca centrale indipendente, attiene a una pre-condizione minima e coessenziale della democrazia in senso sostanziale, e può prestarsi alla unificazione ed alla confluenza di una pluralità di "visioni del mondo" all'interno della stessa democrazia.
Nella condizione di emergenza democratica attuale, in effetti, la battaglia per la ri-democratizzazione delle istituzioni bancarie e creditizie sarebbe il vero "distinguo" di un nuovo partito di massa, capace di dar voce agli interessi effettivi della maggioranza dei cittadini.

26 commenti:

  1. ciao Luciano, ho una domanda credo retorica:
    se nel votare razionalmente, al di là dell'ideologia, nessun "partito" pone -la questione della inaccettabilità democratica della banca centrale indipendente- o comunque non è credibile nei vuoti scopi che propone cosmeticamente agli elettori o comunque so che ci farà stare peggio di adesso, ...
    a chi andrebbe dato il voto? al meno peggio?
    Cioè: se non voto alimento l'astensionismo che alimenta il "minimo stato" di cui parli; se voto darò legittimità invece a qualcuno che nel migliore dei casi non farà danni (fantasia).
    Spero di essermi spiegato.
    In questo caso ( molto reale) come se ne esce? Avrò veramente una scelta?
    rocco

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    1. E' un paradosso esattamente come quello che descrivi. E ci siamo dentro fino al collo, in modo apparentemente insolubile.

      Proprio perchè non esiste un "meno peggio": la speranza espressa da ciò che propone come "indice rivelatore" il post, riguarda un futuro sommovimento politico-elettorale e la sua possibile direzione.
      Una speranza minima, ma che si accoppia anche alla certezza che il sistema, non potendo essere ulteriormente aggiustato con i fattori in gioco al suo interno, è altamente instabile.

      Certo, può attingere alle sue enormi risorse di trasformazione e rigenerazione (cosmetica): ma è anche vero che, nonostante la grancassa mediatica, povertà, disoccupazione-sottocupazione e stagnazione, non possono essere illimitatamente nascosti.

      Certo, come appare ormai chiaro - e in intensificazione- possono falsare i dati e utilizzare espedienti contabili e statistici (pre-elettorali, di volta in volta), ma entro limiti sempre più ristretti.

      Per questo è importante che chi, in qualche modo, si propone come opposizione riesca a formulare la giusta diagnosi, proponendo qualcosa di veramente innovativo; o, se vogliamo, costituzionalmente legalitario.
      Sarebbe una verità rivoluzionaria; ma sempre al condizionale, per ora...

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    2. In effetti siamo prigionieri di un paradosso veramente diabolico. Il sistema è riuscito a costringere il dissenso nel recinto dell'astensionismo, ossia a neutralizzarlo. Tuttavia, allo stesso tempo, quell'astensionismo testimonia un "vuoto" di rappresentanza politica che potrebbe essere colmato.
      La "grancassa mediatica", sotto questo aspetto, batte però per delegittimare in partenza qualsiasi opposizione "in fieri" potenzialmente in grado di riempire quel vuoto. A testimonianza di questo: vedo numerosissime persone, di livello culturale medio-alto, che si rendono perfettamente conto dell'involuzione istituzionale presente nel Paese e tuttavia non contestano i fondamenti economici imperanti e non si fidano di Fassina "perché vuole uscire dall'euro". Cioè: si rendono conto che qualcosa non va, ma non vedono il nesso che qui appare invece chiaro e non voterebbero mai proprio quell'opposizione che, invece, formula la giusta diagnosi.
      Alla fine, aprirebbero gli occhi solo nel caso in cui anche i loro interessi fossero irrimediabilmente compromessi. Ma, a quel punto, la terzomondizzazione del Paese sarebbe già un fatto compiuto......

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    3. Il fenomeno di cui ci dai testimonianza, arriva...molto in alto, come avevamo anticipato (e siamo costretti a veder confermato da recenti visite in...Germania):
      "Che tale livello europeo non possa mai, - se non a condizioni ormai divenute utopistiche e da sempre estranee al brutale scenario che sta letteralmente infiammando l'intera Europa -, costituire una "soluzione", per "articolare una robusta iniziativa di crescita", può essere compreso solo comprendendo una scomoda verità: cioè i radicali meccanismi che proprio l'Europa ha intenzionalmente innescato per impedire l'adempimento dell'obbligo de "la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'eguaglianza".

      ...Colmare questo "gap" cognitivo è un compito arduo per un giurista, essendo d'ostacolo il filtro della vulgata "economicistica", - di valore esclusivamente ideologico e antitetico al paradigma della Costituzione-, che è ormai recepita dalle deboli vestigia del costituzionalismo italiano."
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/02/il-discorso-2-il-percorso-di-un.html

      Alla fine, brutalmente, il tempoa disposizione non pare consentire che il salvabile sia salvato grazie a forze provenienti da "quella direzione". Un Fassina, per fare un esempio attuale, è inevitabilmente destinato a una marcia troppo lunga e tormentata per essere "tempestiva".

      Tranne straordinari eventi "esogeni" che potrebbero configurarsi a...Wall Street...

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    4. anche se niente è troppo lungo se l'alternativa è questa condizione per l'eternità.

      siccome una coscienza critica andrà maturata in questo paese prima o poi, ben venga Fassina. dato che per evitare la terzomondizzazione ci tocca ancorarci a possibili eventi esterni. ma per ricostruire una porzione del benessere del passato servirà una forza proveniente dall'interno.

      per cui anche se quelli come Fassina dovessero metterci 10 anni ad aver spazio politico proprio.....meglio 10 che 20. non servirà adesso ma servirà per il domani. alla fine è nel domani che speriamo no? non certo nell'oggi.

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    5. L'Italia non ha una "tolleranza" di 10 anni di deindustrializzazione e corruzione della cultura democratica come orizzonte praticabile.
      La sua trasformazione in vera e propria colonia, irrilevante e, ancor peggio, PER SEMPRE condannata ad essere governata con un vincolo esterno, - come appare ormai la Grecia-, è troppo imminente per poter nutrire speranze idealistiche.
      Gli oscuri tessitori del male dovrebbero avere molto prima il loro redde rationem. Non è escluso che la ennesima crisi di insostenibilità del capitalismo USA (epicentrico), possa costituire ciò.
      Ma contare sul raccolto che potrebbe ottenere Fassina (o simile) tra 10 anni, è semplicemente irrealistico

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    6. quanto alla deindustrializzazione son d'accordo...ma quello è un fenomeno che appunto non può essere arrestato internamente ma solo grazie a particolari condizioni favorevoli esterne.

      posso chiedere però quanta cultura democratica abbiamo ancora da salvare? io, basandomi sui tuoi insegnamenti, non ne vedo molta.
      direi che la cultura democratica o ha sorgente interna o non è. giusto? non si insegna la democrazia a casa d'altri. un popolo che non crede nella democrazia non la impara dall'oggi al domani.

      per cui io credo che sia necessario un percorso di rinascita totale culturale. e quel percorso, non potendo che essere interno, sarà per forza lungo...molto lungo. l'intervento esterno potrà (forse) arrestare il declino economico...ma certamente non produrrà un risveglio democratico se non a causa della perdita eventuale del potere da parte degli attuali detentori....cosa che darebbe appunto più spazio alle voci critiche come i Fassina.

      sto inoltre iniziando a pensare personalmente che il collasso della civiltà industriale possa essere uno degli esiti possibili della situazione....data l'ottusità infinita dei governanti occidentali.

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    7. La deindustrializzazione non è scindibile dalla cultura democratica, semplicemente perchè ne è il motore materiale de "l'interesse". Senza interesse materiale, non è mai accaduto che la massa sia culturalmente preparata in simultanea a preservare e custodire una cosa così complessa come la democrazia pluriclasse redistributiva...
      Rinascita economica da "intervento esterno"? AL CONTRARIO: una nuova spaventosa crisi economica a origine finanziaria porterebbe molti gravi disagi, ma forse solo un trauma del genere potrebbe ricreare la materialità dell'interesse a riprendersi la democrazia costituzionale.
      Non esistono a condizioni invariate (attualmente sul campo e in assenza di fatti di vis maior sopravvenuti) prospettive di "rinascita culturale". la TRAIETTORIA è PROPRIO IN SENSO INVERSO. CRESCENTE ABBRUTIMENTO CULTURALE!

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    8. ed è per quello che dico che dobbiamo guardare al lungo periodo. sempre che non siamo tutti morti. questa sarà una lotta lunga per chi vuole combatterla. e i semi sono questi che pianti qui sopra.

      quanto alla democrazia strettamente correlata all'industrializzazione è vero, l'avevi anche fatto notare qui prima. però esempi storici di regimi democratici in era preindustriale ci sono. non so mi sembra che ragionare troppo dentro agli schemi attuali, in prospettiva di medio-lungo periodo, possa essere limitante.

      probabilmente vado fuori tema ma....non la vedo così deterministica ecco. l'industria è stato il centro di aggregazione moderno per le lotte popolari....ma lotte popolari sono esistite anche prima dell'industria.

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    9. continuando fuori tema: sto iniziando a pensare che il sistema capitalistico così come lo conosciamo potrebbe non sopravvivere alla nuova spaventosa crisi.

      ripeto: vedo un livello di ottusità impensabile fra chi tiene le redini del gioco. quantomeno in occidente senza dubbio.

      se arriva una nuova crisi....che ci combinano sti incompetenti per salvarsi le terga proprie e dei sodali? io non lo so. comincio a credere che sia possibile di tutto. del resto sono disposti a tutto fino a prova contraria. l'unica cosa su cui darei ad essi del credito è la consapevolezza delle conseguenze di una guerra nucleare. ma su tutto il resto.....

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  2. ciao Rocco, queste sono domande che "sensatamente" si fanno le persone che hanno capito che aria tira... Personalmente, auspico la nascita di un "movimento culturale", nazionalista, che difenda la nostra Costituzione, e che si tramuti in un partito atto a "stracciare" questi infami Trattati ...mi pare che solo Salvini abbia per ora tracciato questo sentiero (anche se in piazza NON ha ancora difeso lo Stato (noi) e il ns welfare), mentre in casa piddinia qualcuno si sta "pentendo" (io, non ci credo)... ah ah stasera ci provo e scrivo a(l traditore) Fassina ...PD 2.0

    Come se ne esce?

    UNA VERA REAZIONE DEMOCRATICA IN NOME DELLA COSTITUZIONE INVIOLABILE (mi sono permesso...

    per le future scelte... guardati questo http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1d38c610-ca19-47df-a185-9491cd8b8b17.html

    da brividi.

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    1. Salvini mi pare che nei comizi di piazza lo Stato lo attacchi....non solo non lo difenda.

      e allora mi cade anche la mezza idea positiva che ne potevo avere. uscire dall'euro per avere lo Stato minimo o lo Stato corporativo antioperaio onestamente non mi interessa.

      sono il primo a desiderare una coalizione sociale fra le parti deboli....ma finchè una delle due parti continuerà a cercare di mettere i piedi sopra l'altra non si vada nessuna parte. non col mio voto almeno.

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    2. a questo punto Luca che si fa? Concordo, anche se l'attacco allo Stato è "stato": "mio sono rotto le palle di mantenere questo Stato ladro" (in piazza a Roma ...visto in streaming) ..leitmotiv datato della "Lega in piazza"... quello che mi è interessato di più è stato l'attacco fatto alle "istituzioni" di Bruxelles, in effetti è l'unico che grida in piazza il crimine U€.
      La de-industrializzazione del paese corre e inesorabile anche la destrutturazione irreversibile della democrazia costituzionale, e tempo per far capire alla piazza non ce n'é tanto.
      Anche il mio di voto è prezioso, sto cercando di capire chi può farne buon uso...

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    3. io purtroppo aldilà delle arringhe di folla vedo in Salvini la solita fedeltà al suo elettorato di riferimento pre-euro....cioè il piccolo-medio imprenditore che non ha chiaro il ruolo della domanda interna.

      e allora non se ne esce. ripeto: sono disposto a mettere da parte la lotta tra poveri e meno poveri ma a patto di non esser considerato carne da cannone in quanto classe subalterna. non ci siamo.

      se tutto quello che la piccola imprenditoria (e si intende con piccola non le aziende da 3-4 dipendenti che fanno storia a parte) riesce a trarre da questi ultimi 20 anni di sconfitte è che, per reggere all'urto dell'oligarchia, bisogna rifarsi su dipendenti e stato ladro....mi spiace ma ognuno per sè.

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    4. con l'abolizione delle quote latte alcuni di quei piccoli imprenditori stanno scoprendo le gioie del libero mercato

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  3. Egregio Presidente, la crisi democratica (e quindi di sovranità) che Lei denuncia è di una evidenza così sconcertante da urtare in primo luogo con il comune buon senso dell'uomo medio. Quest'ultimo, di fronte alla versione canzonata (ma non troppo) da me sopra esposta e che riflette il consenso coaugulato attorno all'insensatezza di questa Europa matrigna, dovrebbe - sulla scorta, ripeto, del semplice buon senso - essere mosso da un moto di sdegno se non di orgoglio. Ed invece ci tocca assistere in modo incredibile ad un novello credo quia absurdum generalizzato di fronte alla nuova religione della teologia liberista europea. I media asserviti hanno una responsabilità rilevante, questo è certo (l’informazione è un bene costoso!), ma non posso non denunciare la sciatteria colpevole dei cittadini che non sono più in grado di distinguere addirittura il bianco dal nero. Non si tratta di essere esperti di economia o provetti costituzionalisti, si tratta semplicemente di aprire gli occhi sulla realtà circostante: aziende e negozi che giornalmente chiudono battenti, disoccupazione crescente, livello di tassazione insostenibile ed in continuo aumento senza alcun palese ritorno, malessere generalizzato e sfiducia palpabile, dovrebbero far porre la elementare domanda "cosa sta succedendo?"
    Ed invece, direi con Hegel, che siamo (ed includo in primis la classe politica nostrana ed europea, a qualsiasi latitudine) ancora "nel regno animale dello spirito", in quella condizione cioè in cui l'esistente è percepito come condizione immodificabile se non, a tratti, addirittura come il migliore dei mondi possibili all'infuori del quale albergherebbe, “si dice” (heideggerianamente) il disastro. Il nuovo partito di massa di cui Lei, come me, auspica la genesi è possibile solo se nell'organo cerebrale della massa, appunto, riuscirà ad insinuarsi la coscienza che un'alternativa a questo pensiero unico totalizzante e teologico è certamente possibile (un'alternativa sommamente credibile, parlando di diritto ed economia, ce l'hanno per esempio lasciata in eredità proprio i nostri padri costituenti). Tuttavia, sono anche cosciente che a volte - e mi auguro veramente che non accada mai - perchè possa ribaltarsi il mantra "alternativ los" di merkeliana memoria, recitato all'unisono da tutti i coreuti europei, è necessario uno shock ben più potente di quello che abbiamo vissuto sino ad ora (in Grecia, anche se nessuno ne parla, si stanno già gettando i semi). Sarà sufficiente spiegare a quella "massa" come funziona veramente l'Europa, la BCE e quali scempi la politica monetaria ed economica nell'Eurozona sta causando (in termini di disagio sociale e di vuoti democratici) per invertire la rotta o sarà necessario l'incubo prima di risvegliarci?
    Con grande stima.
    Francesco

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  4. mi permetto un ultriore commento:
    - con questo popolo-società-bue non andiamo da nessuna parte, basta parlare con le persone che si incontrano e si nota che i vari "frame" inoculati per anni hanno prodotto i loro effetti. Ci sarà bisogno di una crisi devastante per farli reagire e a quel punto quando (e se) l'euro crollerà chi governerà? E quale sarà il nuovo "frame"? Chi lo produrrà? E chi ha coscientemente combattuto affinchè la verità venisse a galla per il bene dell'Italia riuscirà a non farsi scavalcare da facili urlatori?
    - la scuola è distrutta, il valore dell'istruzione e dell'insegnamento al pensiero e alla critica non esistono quasi più. E perchè è successo questo? E con questo popolo che ha a disposizione un grande strumento come internet (impensabile ai tempi delle vecchie rivoluzioni) e lo utilizza per leggere la cronaca sportiva o il gossip delle 2-3 testate che conoscono, ecc., dove andiamo?
    - La sinistra, a già la sinistra. Cos'è oggi? Io non lo so più da tanti e tanti anni. Per me è innanzitutto condivisione, solidarietà, onestà, lealtà, verità, prendere nettamente posizione rispetto ai diritti fondamentali. Le chiacchiere dei vari partiti, movimenti, scarafaggi superstiti di sinistra sono vuote ed inutili: se avessero voluto veramente il bene del popolo italiano sarebbero uniti nello scopo già da tanto tempo e avrebbero reagito. E invece?
    - Le forze "capitaliste" in atto per mantenere i loro privilegi e la loro supremazia sono poche ma molto potenti e posseggono i soldi, i giornali, le televisioni e inoltre sono globali, internazionali. E' una lotta impari. Per riuscire a fare qualcosa di buono e duraturo il popolo dovrebbe avere coscienza, consapevolezza dello stato delle cose, e chi glielo insegnerà? (sempre che vorranno imparare) se le scuole ormai sono allo sbando?
    - L'utopia di un mondo migliore si allontana sempre più, per ora, come è già successo in altre epoche. Dal dopoguerra sembrava che finalmente stessimo tutti meglio, forse troppo, e qualcuno ha pensato che forse stavamo diventando tutti troppo liberi e benestanti e meritavamo una "regolata". Pian piano, anno dopo anno, ce l'hanno data stà regolata. E ora eccoci qui.
    - concludo scrivendo che la mia piccola battaglia è quotidiana, perchè non resisto al tentare di raddrizzare quel che io penso sia storto. secondo la mia coscienza e consapevolezza. Errori ne faccio tanti ma sono pronto ad ammetterli e a cambiare idea. Ci sarebbe molto altro da scrivere, ma tanto chi è quì già lo sa. E' profetica la parabola di Cristo sulla pagliuzza e la trave, anche se alla fine anche Lui ha chiesto aiuto a Dio (troika).
    Ringrazio dell'ospitalità e mi scuso se ho offeso qualcuno.
    rocco

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    1. Non hai offeso nessuno, perchè lo dici?
      Piuttosto, forse, in chiave storico-economica, è il caso di rivedere l'idea della sinistra "politica", in Italia e a partire dai primi anni '80.
      Può risultare molto utile a capire senza indugiare in mitologie che, nostalgicamente, albergano solo nella mente con ingenua buona fede
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/1978-e-1992-parte-ii-1992-tra-favolosi.html (PP. 4-8)

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  5. grazie della risposta, e del link che ho letto e +- conoscevo,
    so solo che i risultati di oggi sono frutto di scelte che qualcuno ha fatto. Prima o poi bisogna scegliere. E se non sei idiota (non tu) ne conosci anche le conseguenze. Non ammetto ignoranza. I fatti di oggi sono frutto di scelte (consapevoli?) di ieri fatte sulle spalle degli italiani "distratti".
    Il mio ideale in quanto tale so che è tale, ma il mio scopo è tendere ad esso anche se non lo raggiungerò mai. (studio dei limiti, matematica).
    E' tutto chiaro per chi ha il coraggio di uscire in alto dal proprio giardino.
    non voglio disturbare ed essere OT, ho solo un gran mal di pancia pensando ai miei nipoti e alla vita che avranno davanti.
    grazie
    rocco e per stasera la smetto quà.

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  6. sarebbe meglio se i cittadini potessero esprimersi e esercitarsi su modelli diversi di partecipazione per formarsi coscienza e conoscenza delle forme dell'assemblea democratica

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    1. Cioè il problema sono "diversi modelli di partecipazione" per "formarsi coscienza e conoscenza" delle FORME (?) dell'assemblea democratica?
      Non quindi la conoscenza dei problemi, sociali ed economici, di scelta pubblica su cui - in qualsiasi forma di democrazia- dovrebbero esercitarsi le scelte di pubblico interesse?
      Quindi la Costituzione non esiste ma va continuamente riscritta, caso per caso, in assemblea (on web) permanente di tutto l'elettorato?
      In pratica tutti dovrebbero poter esprimere il proprio parere, il "per me" (non sono un esperto ma...), perchè l'importante è che tutti dicano la loro piuttisto che siano correttamente informati per esprimere il voto?

      Spero vivamente che non si implicasse questo. E intuisco una del tutto frammentaria (se non nulla) conoscenza di questo blog

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    2. @ '48
      ciao, :-) un sorriso sornione con il piacere del tempo, dello studio, del pensiero trascorso in tante "cavalcate"

      ps: .. knight, have got a long way to ride...yet

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    3. credo vi sia un errore di fondo per come poni il problema della rappresentanza democratica, per te ogni ordine di assemblea sociale deve seguire lo stesso iter, mentre nella realtà vi sono diverse postulazioni. E da come formuli la tua osservazione, se all'angolo di casa devono porre un semaforo, l'unico organo deputato a decidere è il parlamento. Mi sembra una strada poco perseguibile

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    4. Adesso mi devo pure prendere una lezzzioncina da uno che, senza aver capito a che titolo interveniva, in un post dove si parla rappresentanza politica - e quindi di parlamento nazionale che fa le leggi di attuazione della Costituzione in tema di moneta e risparmio-, si mette a confondere il problema gestionale amministrativo, affidato a enti locali e ai loro consigli elettivi (di pessima riuscita amministrativa peraltro)?

      E in ogni modo, se non comprende quanto da me osservato, non ci provi neppure a mettermi in bocca implicazioni sui vari possibili livelli di governo territoriale che non sono minimamente ricavabili da quanto detto.

      Il punto, però è che, poichè anche di questi problemi si è qui in precedenza parlato, e non hanno nulla a che vedere col tema del post e del recupero della sovranità fiscale e monetaria, è un brutto spettacolo quello della maleducazione e della incompetenza uniti insieme.

      Ergo, siccome non abbiamo bisogno di saputelli - che non sanno di cosa parlano- i suoi futuri commenti non saranno in questa sede più pubblicati.

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  7. Alcune considerazioni sul QE, ovvero come pagare debiti con altri debiti
    A parte i risvolti giuridici sulla legittimità di un’operazione come quella del QE (di non secondaria importanza, come ci ricorda il Presidente), alcune telegrafiche considerazioni si impongono dal punto di vista “politico” ed economico:
    1) dal punto di vista “politico”, se la BCE e Draghi decidono (ma è tutto da verificare) di utilizzare uno strumento non convenzionale e straordinario come il QE, tanto da rischiare (come sembrerebbe) di vederlo dichiarare illegittimo dalla Corte di Giustizia, a me pare che qualcuno ai piani alti abbia capito di averla fatta veramente ma veramente grossa mediante l’imposizione di massicce dosi di salasso (si legga “austerità”). Ad uno scenario di deflazione sine die e recessione come quello attuale non si assisteva dal secondo dopoguerra (Bagnai, L’Italia può farcela). La prospettiva di una disoccupazione europea di massa e di morte dell’economia reale forse avrà creato un tantino di panico. E qui comincia il peggio, perché i piloti dell’aereo più pazzo del mondo come risolvono il problema? Non guardando al circuito dell’economia reale, ma (manco farlo apposta) al circuito meramente finanziario con i soliti ed inconcludenti abracadabra;
    2) ed infatti, dal punto di vista economico, nutro fortissimi dubbi che l’acquisto massiccio nei mercati secondari di titoli di stato da parte della BCE possa pompare in qualche modo la domanda aggregata (il problema dei problemi) e far alzare l’inflazione. L’unica cosa che il QE determina è l’abbassamento dei tassi di interesse (con perdita del potere di acquisto di quel 10/13% di piccoli risparmiatori che detengono titoli, e con oggettivo alleggerimento a breve termine dei tassi sul debito pubblico) ed un pompaggio ad alta pressione di ulteriori capitali nelle banche private (che già sono sommerse di liquidità). Così, si dice, le banche potranno finanziare famiglie e imprese. Bel congegno razionale! Ammesso che le banche tirino fuori la grana (molto difficile: se l’economia non tira, perché dovrebbero prestare soldi?), il prestito comporta altro debito per via degli interessi, perché l’arricchimento non è mai netto (le banche non sono la Caritas). Quindi: sono già in crisi, allora ricorro al prestito della banca che mi applica altri interessi. Finanzio il debito con il debito, tipico ragionamento liberista;
    3) è molto più probabile che la liquidità delle banche, lungi dall’essere tesaurizzato, sia quindi riciclato nel circuito finanziario (come sempre), con rischio di ulteriore bolle speculative e, perché no? con successive manovre di austerità.
    La BCE vuol far ripartire l’economia e non pesare sui debiti pubblici? Semplice: agisca da prestatore di ultima istanza e pompi il denaro direttamente negli Stati che lo re immettono nel circuito reale a vantaggio diretto di cittadini ed imprese senza intermediari. Ma non può per statuto. Amen ed a capo.
    A proposito: la Germania è contraria al QE. Problemi di inflazione, dicono, ma non è vero. In primo luogo la Germania non ha bisogno di ridurre interessi sul debito. Ha la sua banca pubblica (Kfw) di cui in pochi parlano (sveglia Renzi, rendiamo pubblica MPS!!). Quanto alla domanda interna, alla Germania non interessa: ai fratelli tedeschi interessano le esportazioni, chi se ne frega se i lavoratori fanno la fame.
    Il genio di Kafka non avrebbe osato tanto. Felice sovranità a tutti.

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  8. Egregio Presidente, a proposito di sovranità, vorrei porre alla Sua attenzione una questione un po’ tecnica sulla quale mi farebbe piacere conoscere il Suo pensiero. A causa di una lettura del tutto strabica dell’art. 11 Cost. (che Lei ci ricorda parla solo di “limitazioni”) abbiano ceduto la sovranità monetaria aderendo alla moneta unica; in pari tempo, abbiamo ormai ceduto ai tecnocrati della BCE anche la sovranità politica (v. lettera a firma Trichet-Draghi del 5 agosto 2011, che il governo Monti prima e quello Renzi poi stanno portando a termine da diligenti scolaretti). Diciamocelo, l’Europa dei liberisti ha quasi sfondato la linea del Piave. Identica cosa, ormai da anni, mi pare che quella stessa Europa tenta di fare nel campo della giurisdizione: la CGE ha da sempre aspirato ad un “sistema monista” incentrato sulla superiorità gerarchica rispetto alla Consulta; la nostra Corte Costituzionale ha invece inteso proteggere fino ad ora e resistendo, come Lei sa, il principio di legittimazione dell’ordinamento italiano rispetto a quello comunitario, optando per la “teoria dualistica”, e ciò mediante una strategica operazione di “auto-emarginazione” con forzatura dell’art. 11 Cost. (quindi: sulle materie di competenza della Comunità e regolate da norme di quest’ultima direttamente applicabili, la Corte Cost. lascia spazio alla CGE che potrà essere adita solo dai giudici ordinari, e non da essa stessa, in via pregiudiziale). Nella stessa direzione, la Corte costituzionale ha anche preso una posizione sull’efficacia delle sentenze della CGE, sostenendo che dette sentenze producono effetti diretti esattamente come se si trattasse di vere e proprie fonti del diritto comunitario. La Corte Cost. ha conseguito in modo intelligente, a mio avviso, due scopi: ha riconosciuto, nelle materie di competenza comunitaria, il primato del diritto comunitario (per una sorta di favor integrationis); dall’altra, ha però evitato che la CGE si sovrapponesse alla propria giurisprudenza, creando in tal modo una sorta di “riserva di giurisdizione” a difesa dei diritti fondamentali mediante la teoria dei c.d. controlimiti (un argine all’invasione dei diritto comunitario. Mi pare che anche in Germania valga lo stesso discorso). Un problema però mi assilla: attualmente una sorta di catalogo (ancorché elementare e del tutto di facciata) di diritti fondamentali sono inseriti anche nel TFEU e fanno perciò parte a pieno titolo del diritto comunitario. Le chiedo: se un principio o diritto fondamentale è tutelato sia a livello comunitario che a livello statale, che cosa si prospetta? Ovvero, se lo stesso diritto, o un diritto con lo stesso nomen (es., diritto al lavoro) è riconosciuto e garantito in entrambi gli ordinamenti, Lei cosa pensa che rimarrà della teoria dei controlimiti? Il mio grande terrore, Presidente, è che anche a livello di tutela dei diritti fondamentali si tenterà l’espropriazione strisciante della sovranità giurisdizionale, così come accaduto in sordina in altri ambiti. Ne sono sicuro, tenteranno di sterilizzare anche la Consulta. Sarebbe la fine. Riuscirà la Corte Costituzionale, ultima linea attestata sul Piave e supremo garante della nostra legge fondamentale, a fare muro? Spero che la Consulta gridi forte ai quattro venti che i principi e i diritti fondamentali tutelati a livello comunitario risultano essere (per natura e teleologia) del tutto diversi da quelli consacrati nella Costituzione della Repubblica. Grazie in anticipo e felice sovranità a tutti.

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