domenica 16 marzo 2014

GLOSSARIO (allargato): TEORIA E PRATICA DEGLI "SPAGHETTI TEA-PARTY". RELOADED


1. Nel proseguire l'elaborazione di un glossario che riesca a riassumere (col supporto della lettura dei links!) il discorso svolto sul blog, evitando di dar luogo ad un metalinguaggio un po' esoterico, affrontiamo uno dei problemi più complessi e, se vogliamo, chiarificatori dell'attuale scenario politico-economico.
Cercheremo di dare una definizione del concetto di SPAGHETTI TEA PARTY (sempre richiedendo la pazienza di leggere i links, perchè altrimenti questo diverrebbe un trattato; e magari all'argomento sarà dedicato un apposito libro).

2. Di questo abbiamo già sostanzialmente parlato in questo post, di oltre un anno fa (quindi tenendo conto di ciò e dell'aggiornamento dell'ipotesi frattalica). 
Da esso estraiamo i passi salienti utili per la definizione che cerchiamo: 
"...non possiamo dire che il PUDE sia in minoranza (adde: abbiamo visto poi in effetti come sia andata). E sapete perchè? Perchè non potremmo dirlo finchè non avremo la certezza che la formula "debitopubblicocastacorruzionespesapubblicaimproduttivabrutto" sia essa stessa in minoranza: nel paese, nella consapevolezza della gente della strada. 
Questa formula accomuna i montiani, i fermatori del declino, l'anima profonda del leghismo (adde: qui però oggi abbiamo l'irruzione dello jus novorum Salvini-Borghi) e, specialmente, la parte essenziale del PD e del PDL.
Questi ultimi due (ex) maggiori partiti (adde: il secondo già arrivato ad una scissione "multipla", il primo sicuramente soggetto a uno strappo ancora in parte indecifrato), accomunati per ragioni "apparentemente" opposte: i primi per l'adesione acritica all'idea di governo dell'Euro, come (pseudo)protezione dalla Cina sotto l'ombrello tedesco (idea, a sua volta, creatasi come forma di reazione, più o meno pavloviana e fittizia, di prevista dissoluzione della leadership mondiale USA); i secondi per l'insofferenza della borghesia italiana, di tutte le "grandezze", alla contribuzione fiscale (certamente una follia nella sua pressione complessiva, indotta dall'Europa, a partire cioè dallo SME e dal divorzio tesoro-Banca d'Italia).
Tutte queste componenti congiurano per un quadro che, se ne abbia consapevolezza culturale o meno, aderisce visceralmente alla "antropologia" di Von Hayek, e quindi alla filosofia di potere affermata nei trattati europei. Cioè all'idea del crowding-out, inteso come obiettivo-luogo comune che identifica nello Stato la "inefficienza nella allocazione delle risorse" e ne assume come assolutamente necessaria la riduzione della capacità di intervento e di conseguenza della sua stessa struttura.

E, tutti ci stiamo chiedendo, il M5S?
Possiamo affermare obiettivamente che fuoriesca dalla sequenza "debitopubblicocorruzioneecc..."-la spesa pubblica va ridotta-è intrinsecamente fonte di corruzione-crowding-out-smantellamento dei diritti costituzionali "attivi", cioè dei diritti che implicano l'intervento dello Stato, senza il quale, sostanzialmente, non si forma il risparmio delle famiglie e non si verifica qualsiasi forma minima di sostegno alla domanda aggregata, aumentando il benessere generale e la equa distribuzione della ricchezza?
Per due vie questa automatica adesione del M5S all'ideologia "implicita" dei trattati potrebbe in concreto affermarsi:
1) perchè la "casta" è una creazione in gran parte, e non casualmente, "costruita" dai media-Von Hayek (detto così si capisce con immediatezza) ma, una volta recepita come paradigma indubbiamente aggregante del "movimento, e iniziatane la "estirpazione", non si comprende quale sia l'esatto margine estremo di tale "nemico", potendo facilmente trasformarsi in una insofferenza generalizzata per qualsiasi forma di amministrazione e gestione dell'interesse collettivo in forma pubblica. Quindi, non appare chiaro dove si dovrebbe fermare l'azione anti-Stato costituzionale, democratico e lavorista; 
2) perchè nel "movimento", per una pluriennale frequentazione di "tematiche" in forma "semplificata", non sorretta da una adeguata analisi storica ed economica, esiste anche un'anima "decrescista" che, come abbiamo visto, si presta facilmente alla funzione ausiliaria delle oligarchie (che ne sono le occulte mandanti, a ben vedere l'esito finale delle sue confuse teorizzazioni)."
3. Senza dover focalizzare oltre, per ora, analizzando la "sostanza" del M5S, abbiamo già individuato alcuni elementi essenziali del concetto da definire. 
Quindi, gli "Spaghetti tea-party" possiedono almeno queste caratteristiche, con l'avvertenza che ciò che diremo è l'espansione in corollari di teorie economiche che buona parte degli esponenti di tale componente politica non conoscono e padroneggiano, se non per slogan-pop:
a) appartengono alla categoria più ampia degli ordoliberisti, quindi tendono ad occupare le istituzioni, utilizzando il sostegno decisivo di una parte consistente della complessiva propaganda mediatica, vedendo le Costituzioni sociali democratiche "sovrane" (in senso contemporaneo) come un ostacolo ai loro obiettivi;
b) credono nella neutralità del deficit pubblico in base alla fede incrollabile nel crowding-out, nella proiezione della equivalenza ricardiana per cui non potendo lo Stato utilmente influire sulla efficiente allocazione delle risorse del sistema economico, il debito pubblico "equivale" alla capitalizzazione delle future tasse aggiuntive necessarie per ripagarlo;
c) come conseguenza di tale assunto, ignorano due fenomeni di correlazione tra i fattori che danno luogo alla formazione ed alla crescita del PIL:
        c1) il moltiplicatore fiscale della spesa pubblica (tanto più alto quanto più la crescita sia stagnante o negativa, cioè in recessione, specie in un'economia aperta);
        c2) i c.d. saldi settoriali della contabilità nazionale, per cui, assumendo la neutralità ("spiazzante") del deficit pubblico, vedono come praticabile e auspicabile il pareggio di bilancio, situazione in cui il risparmio privato diviene tendenzialmente pari al saldo (positivo o negativo) delle partite correnti della bilancia dei pagamenti;
d) credono nel concetto neo-classico di piena occupazione, fondato sull'idea dell'inesistenza di disoccupazione involontaria, se non per patologica rigidità del prezzo-salario, e identificato come qualunque livello di occupazione compatibile col livello di inflazione auspicato.
4. Attenzione, - proprio perchè l'insieme di queste teorie economiche non è coscientemente conosciuto dagli appartenenti a tale categoria, per un limite culturale e fideistico dei suoi appartenti, inclini alla semplificazione riduzionistica dello slogan "pop"-, la peculiarità distintiva degli spaghetti tea-party, nella più triviale realtà mediatica, è quella della simultanea proclamazione:
- della rivolta fiscale - ribaltando sullo Stato "oppressore" la responsabilità della eccessiva pressione fiscale che, invece, è dovuta ai limiti valutari, al deficit ed al debito pubblico che derivano proprio dal "vincolo esterno", internazionalista e ordoliberista, che tale Stato intendono svuotare della sua sovranità (in gran parte essendoci riusciti);
- della spesa pubblica come causa della tassazione e come male in sè, ostativo alla crescita.
Possiamo quindi definire gli Spaghetti tea-party: componente degli ordoliberisti che predica l'assoluta priorità dell'abbattimento della pressione fiscale in "pareggio di bilancio", cioè mediante equivalenti tagli alla spesa pubblica, come unica ed incondizionata via alla crescita, ritenendo la spesa pubblica medesima comunque eccessiva e ignorandone ogni analisi sui dati reali.
5. Su questo punto riportiamo più sotto i grafici AMECO, tratti da Goofynomics, relativi all'"era-euro", che dimostrano che la spesa pubblica italiana non è affatto maggiore di quella di paesi c.d. "virtuosi", non è oggettivamente "eccessiva", e non può essere vista come causa della mancata crescita italiana. Mentre considerandola nel suo insieme, è evidente come è l'incidenza degli interessi susseguente al divorzio tesoro-bankitalia ad averne causato l'innalzamento. 
Per altro verso, poi, è la crisi innescatasi dal 2008 ad avere, semmai, causato una controtendenza alla stabilità della crescita reale della spesa corrente - dinamica di crescita tra le più basse d'Europa, come attesta lo studio Giarda- ed a causa degli interventi pubblici, anticlici rispetto alla dilagante crisi industriale, in forma di stabilizzatori sociali.
Si consideri, poi, che questi dati rapportati al PIL, danno un'idea di "falso movimento" ascendente, dato che è il denominatore PIL ad essere calato per una prolungata recessione (nonchè per un precedente out-put gap pur esso imputabile al "vincolo esterno" e ai suoi effetti sul CAB), laddove, tranne che per i suddetti stabilizzatori, in termini assoluti, la restante spesa corrente è stabile o diminuita persino in valori nominali, come dimostra questo interessante studio del prof. Ugo Arrigo:
 
 

6. Su questa definizione di Spaghetti tea-party dobbiamo ora innescare una serie di ulteriori questioni.
Si può notare che la definizione stessa pertiene a un vasto fronte, (cui non sono estranei gruppi tea-party esplicitamente dichiarati): tale fronte si inscrive all'interno dell'ordoliberismo in quanto ne condivide l'esigenza di superamento della Costituzione sociale-keynesiana (più probabilmente, la ignora non conoscendone dettato e significato), ma non esige di mettere in gioco necessariamente la questione dell'euro.
Aspetto non da poco: questo consente, teoricamente, di ascrivere gli Spaghetti tea-party ad ogni (euro)posizione possibile:
a) favorevoli all'euro, quindi ordoliberisti PUD€, per la verità in maggioranza;
b) neutrali rispetto all'euro, cioè, orientati prioritariamente all'ostilità preconcetta alla spesa pubblica associata sia alla corruzione che alla "inefficienza" (il famoso crowding-out); 
c) infine contrari all'euro, ma sempre incentrati, in vario modo - questo è il punto, non ancora assestatosi nell'evoluzione degli eventi- sull'idea centrale che la spesa pubblica sia eccessiva, causa dell'alta pressione fiscale, e quindi da ridurre a prescindere dalla realtà dei fatti, dagli effetti di ciò sulla crescita e dalla stessa valuta corrente sul territorio italiano.

Formalmente, risultano allo stato indefiniti- (sicuramente nella sua base elettorale)- i confini quantitativi della componente tea-party del M5S e persino di quella effettivamente neutrale sulla questione dell'euro, concretizzata nell'idea del relativo referendum
Tuttavia, apparendo oggettivamente prevalente, all'interno dello stesso movimento l'equazione casta&corruzione= spesa pubblica= debito pubblico, la situazione politica italiana risultante dallo schieramento delle attuali forze parlamentari, potrebbe rappresentarsi così (rinunziando appunto alla precisione quantitativa nella delimitazione dell'area di sovrapposizione):
teoria del leader negli insiemi
L'area di sovrapposizione include comunque l'inasprimento dell'imposizione patrimoniale ed il taglio alla spesa pubblica, in special modo pensioni e stipendi pubblici (che abbiamo visto essere in calo persino nominale negli ultimi 5 anni) nonchè la connessione tra tale taglio ed un'esigenza di moralizzazione

7. Le aree di divergenza riguardano:
a) la diversa priorità (comunque atecnica e propagandistica) della lotta alla corruzione
b) la priorità di una riforma della giustizia (apparentemente antitetica alla prima); 
c) i settori e la misura di possibile intervento in termini di destinazione di eventuali risparmi di spesa
c) l'atteggiamento più o meno drastico sulle supply side, tra le quali la principale appare la presunta riforma del lavoro per favorire nuova occupazione...unitamente al calo della domanda (condito dalla sua stabilizzazione verso il basso dall'introduzione, o meno, del salario di cittadinanza).

Ma questa suddivisione in tres partes, ci fornisce in realtà il quadro delle forze liberiste e della loro attuale forza operativa: se assumiamo il cerchio rosso come gli ordoliberisti in senso stretto (cioè i più fedeli alla matrice ordoliberista del vincolo €uropeo) e il cerchio blu come gli ordoliberisti euro-tiepidi e inclusivi degli spaghetti-tea party "ortodossi", questa sfera d'azione non è trascurabile (prescindendo dalla esattezza quantitativa rappresentata nell'immagine degli insiemi).
Ma appare (forse) insufficiente il grado di condivisione col M5S per poter portare a termine agevolmente una riforma costituzionale direttamente incisiva - attenzione- sulla sostanza dei principi fondamentali correttamente identificati: questi risultano attualmente privi di qualunque rappresentanza politica, se correttamente ricondotti alla tutela del lavoro, della piena occupazione, del salario reale, del risparmio diffuso, tutti connessi in base agli artt.1, 3 cpv, 4, 36, 41 e 47 Cost.: a ciascuno di essi abbiamo dedicato apposite trattazioni in precedenza.
8. Ma se abbiamo riguardo alla nascente differenziazione tra forze politiche anti-euro e pro-euro, le cose cambiano.
E rientrano in gioco prepotentemente i tea-party. Vediamo come.
La posizione di questi ultimi, come abbiamo visto, può essere anche neutrale o (prevalentemente) favorevole circa la conservazione dell'euro. 
Ma, anche qui in una parte non ancora quantificabile (sebbene la Lega sia in rilevante crescita di consensi), possono aggregarsi alla posizione anti-euro, dandoci una situazione del tipo descritto dai sottostanti insiemi a interesezione, che, propriamente, va riferita alla perpetuazione:
a) della linea del taglio alla spesa pubblica 
b) della limitazione del deficit e dell'inflazione, (in omaggio alla teoria neo-classica dell'occupazione), secondo dei tetti-parametri comunque da conservare anche in vista della fuoriuscita dalla valuta unica:

 
Questa, dunque, la situazione rispetto alla potenziale uscita dalla moneta unica, supponendo una crescita del fronte no-euro fino ad una quasi parità di posizioni tra pro e contro, ma includendo nei secondi la quota di tea-party disposti a scindersi, sul punto, dagli ordoliberisti filo-europei, (pur senza rinunciare alle suddette posizioni su spesa pubblica, inflazione e piena occupazione in senso neo-classico). 

9. Ora, specialmente se si realizza l'ipotesi, allo stato più probabile, di euro-break "esogeno", cioè determinato al di fuori di un'iniziativa dello Stato italiano, l'eliminazione "forzata" dallo scenario della politica economica del vincolo valutario nella forma attuale, provocherebbe il rientro della scissione tra ordoliberisti per il superamento della sua unica ragione (ostinazione nel mantenimento di una facciata politica divenuta ormai, per la maggioranza di essi "irrinunciabile"), e, dunque, porterebbe a questa situazione:
 
===> 
 
Cioè l'aggregato ordoliberista riacquisterebbe una potenziale (e netta) maggioranza; e proprio grazie al ricongiungimento della componente dei tea-party divenuta, nei fatti sopravvenuti, dei meri "ex"-no euro ("senza causa").
10. Da notare che, ancorchè eliminato l'euro, la partita sarebbe spostata immediatamente, e quasi per necessità, sul piano delle riforme costituzionali, di cui già oggi pare  fissata l'agenda e la sua attuazione: dalla esigenza di conservare o meno il pareggio di bilancio in Costituzione, alla stessa preliminare realizzazione della semplificazione decisionale del potere deliberativo delle Camere in materia di revisione costituzionale.
Quest'ultima revisione sarebbe il presupposto per poter più facilmente pervenire, - anche grazie ad un'opportuna legge elettorale-, alla seconda fase di attacco al bersaglio grosso dei diritti fondamentali imperniati sulla tutela del lavoro e sulla piena occupazione in senso keynesiano.
10. Se questa ipotesi di scenario post-€uro, possa o meno realizzarsi, - perchè non è affatto scontata ma solo "probabile"-, dipende da altri fattori, che giocano in senso opposto (e paradossale):
- di fronte all' "enorme sconfitta" ormai consumatasi sull'euro, gli ordoliberisti euro-ortodossi-internazionalisti potrebbero ricongiungersi, in una parte oggi non stimabile, alla tradizione della "sinistra sociale", di cui si era utilizzata l'etichetta per imporre, in forma accettabile dai soggetti vulnerati, la strategia iniziale  dell'ordoliberismo basato su Maastricht (di cui verrebbe meno la copertura);
- d'altra parte, la natura culturalmente non consapevole degli stessi tea-party, cioè dettata dalla convenienza politica "fashion" (l'onda del "livore anti-Stato") instillata dagli slogan pop mediatici, potrebbe portare a una "crisi di vocazione" nelle loro stesse fila.
Infatti si creerebbe una situazione in cui, poichè verrebbero meno le autentiche cause della eccessiva pressione fiscale, - manifestandosi tutta la connessione di quest'ultima al vincolo monetario ed ai limiti di deficit e di debito geneticamente insiti in esso-, la stessa captazione del consenso elettorale sarebbe (per tutti) più facilmente aggregabile seguendo politiche espansive (sgravi fiscali NON più in "pareggio di bilancio").
La combinazione di queste "contro-tendenze", probabilisticamente tali da bilanciare il vantaggio attualmente vantato dall'aggregazione tra ordoliberisti-filo€uropei e ordoliberisti tea-party, non sarà però istantanea: l'assestamento politico che, seguendo all'euro-break,  ne discenderebbe, potrebbe richiedere un tempo di 2-3 anni per manifestarsi in modo chiaro.

11. Ma una cosa ci appare importante sottolineare dato che il difetto di risorse culturali non consente di focalizzarne fin da ora, nel dibattito politico, l'importanza centrale.
Certamente, l'euro-break in sè, renderebbe manifesta una sequenza di esigenze di intervento pubblico che immediatamente costringerebbero a prendere posizione
- in primo luogo sul ruolo della Banca centrale, vero architrave della de-costruzione costituzionale; 
- quindi sulla (ri)costituzione di un polo bancario pubblico
- infine sulla stessa funzione stabilizzatrice della politica industriale e della tutela del salario reale (investimenti produttivi pubblici e indicizzazioni).
Occorrerà prepararsi a questi momenti, sapendo con esattezza quali siano le dinamiche e le forze in campo.

21 commenti:

  1. e alla fin fine c'ha una buona fetta di ragione anche l'ultimo Brancaccio :-) con l'uscita da destra o l'uscita da sinistra. dicevo io che lo si stava denigrando troppo.

    posso chiedere però una cosa probabilmente molto elementare? in cosa consiste esattamente la spesa in conto capitale? è una percentuale davvero bassa....

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    1. Luca sono sicuro che ci arrivi da solo, ormai padroneggi cose che ti consentono di definire i concetti tecnici :-)
      Quanto a Brancaccio, il punto è parlare chiaro sullo scenario realisticamente individuato e sulle prospettive ragionevolmente prevedibili: fatta analisi e definiti costi/benefici e rimedi praticabili, bisognerebbe prendere atto di chi è un compagno di percorso (almeno cognitivo) e chi si capisce benissimo che non ha intenzione di esserlo. Senza pregiudizi ideologici che appartengono a un passato che solo chi è per lo status quo ha interesse ad alimentare.

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    2. e dunque si viene alla domanda, anche questa posta più volte, su cosa si possa definire realmente di sinistra, sociale, vicino ai bisogni della gente comune.

      Sicuramente Brancaccio è ancora in parte legato a una certa visione della cosa, e desidererebbe che fosse la sinistra tradizionale a fare sua questa battaglia, però trovo ingiusto dargli addosso facendolo passare per uno che non ha a cuore il superamento dell'euro....

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    3. Si però, è inutile dirlo qui, dove non si è mai fatta crtica di questo tipo nei suoi confronti.
      Quanto al desiderio "che fosse la sinistra tradizionale a fare sua questa battaglia", ritorniamo agli scenari realisitici (come facciamo qui individuando l'ordoliberismo euro-ortodosso, il meno disposto a mediare sull'€) e alla prospettive ragionevoli. Ragionevoli non wishful thinking.
      La speranza è che non attenda troppo a condannare questa realtà, arrivando pure lui a smentire l'idea stessa che esista una "fronte di sinistra" lontanamente accostabile alle tutele che lui stesso considera prioritarie...
      Il libro gliel'ho dato; mai avuto un cenno di qualunque tipo

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    4. sìsì ma era una constatazione. non una critica nei confronti di nessuno qui sopra.

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  2. MA’DONNA, CHE SISTINA
    Sul gracchiare – chiak, kya, jak – di sei taccole che svegliano il buio e che dal Linneo catalogate in Corvidae lanciate sulle prede , cihopurè da ripassare le unioni proposte da un ’48, Santo senza passare dalla Beatitudine ma solamente dalla Costituzione.
    Come i legni vecchi - contorti e lucidi – a mostrare quello che, ieri letto, oggi visto, domani sarà invece FONDAMENTALE avere come PERNO, PLINTO, CHIAVE DI VOLTA perchè quello che è accaduto non debba e abbia a ripetersi.
    Come ieri l’altro in una assemblea pubblica dopo lo sfollamento disperato di “disperati” occupanti uno spazio “sfitto” e “sfatto”, tra rabbia e violenza, randelli e lampeggi, sgorga ancora univoca e esangue la dichiarazione del primo di articolo:
    “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
    Gli altri 138 – i centrotrentotto che si hanno da riformare – sono i necessitati e desiderati atti di indirizzo e ordinamento di questo “maledettissimo” primo.
    Ho da chiudere l’ellittica della mia mattina e sono gli i due ‘ngoletti pensierosi di Treblinka che “mirano” un figliolo adulto, tutti gli “altri” affacendati.
    Del Grossman, l’ovvio Vasilij - gli altri sono un poco noia - a me “mi” rimane la crosta.

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    1. Splendida l'intuizione di Grossman sulla Madonna di Treblinka. Da nodo alla gola...
      Raffaello regala all'umanità l'insopprimibile vera grande Bellezza della vita contrapposta alla pulsione di morte di questi folli fanatici anti-umanitari

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    2. DOMANI le luci del Caravaggio nel "tunnel" del Davide&Golia da osservare OGGI in galleria ex Borghese ... senza cravatta
      :-)

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    3. Beh se sei a Roma fatti sentire

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    4. M'avrebbe fatto piacere grande rivedere le "pietre" e le luci del Caravaggio ma ha da fare il canarino nella miniera di carbone ...

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  3. A margine di questa analisi eccellente andrebbe considerato l'assetto del circo mediatico, che mi sembra compattamente riconducibile alla categoria "spaghetti tea party". Dal Fatto quotidiano a Libero, da Floris a Paragone, da Stella-Rizzo a Mentana, il denominatore comune è proprio quello efficacemente indicato nel post: euro o non euro, necessità di riduzione della pressione fiscale tramite tagli forsennati alla spesa pubblica, ancora e sempre riduzione del perimetro dello Stato, e privatizzazioni a pioggia. Quanti fra questi siano consapevoli degli effetti di tali strategie Von Hayek è questione in fondo secondaria, giacchè in ogni caso essi appartengono ad una categoria comunque privilegiata in quanto essenziale al potere ordoliberista. (Ricordo, ad esempio, che non pochi editorialisti che hanno auspicato e poi applaudito la riforma Fornero sulle pensioni, hanno usufruito del sistema previdenziale tuttora loro garantito dall'INPGI (35 anni contributivi e 55 di età anagrafica), per poi stipulare ricchi contratti di collaborazione con il medesimo giornale da cui si erano pensionati. Per non parlare dello scandaloso caso di Floris, cui la RAI ha permesso di incamerare un contratto milionario (con soldi pubblici), con garanzia di riassunzione. E' chiaro del resto che la logica neoliberista prevede la massima generosità per la propria categoria e il più estremo rigore per tutti gli altri.

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    1. D'accordissimo: tutti il fronte dei media è compattamente tea-party.
      Ciò, tra l'altro, corrisponde esattamente alla esigenza di porre un limite avanzato che consenta alle forze politiche interne al PUDE-ordoliberista di creare una falsa differenziazione tra rigoristi (per il nostro bene..) e progressisti-attenti-alla tutela-del-lavoro-e-del-reddito.
      Fuffa e illusione finanziaria rudimentale ma, purtroppo, efficace

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    2. Ieri ho visto 5 minuti 5 di Telese ad esempio: beh, dico solo che si parlava delle "spese pazze dell'Europa"....

      ecco il riciclo degli spaghetti tea party anche lì. mi cadevano le braccia.

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  4. Un dato che potrei definire "curioso" (ed ironico)......

    Del pericolo delle diseguaglianze e dell'insufficienza delle politiche di supply side, se ne accorge...... l'ente spaziale americano (sì, proprio la NASA).......

    http://www.fanpage.it/la-nasa-avverte-mancano-pochi-decenni-al-crollo-della-civilta-industriale/

    Giammai che se ne accorgano gli organismi più direttamente interessati, tanto in America quanto in Europa....

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  5. non so se si possa inserire nel glossario anche la divisione , ormai proposta da tutti , tra rappresentanza e governabilità sacrificando la prima alla seconda con ciò scardinando totalmente l'art 1 e l'art 3 , se non esiste più la legittimazione che lega rappresentante e rappresentato ( sia il porcellum che l'italicum lo confermano ), tutti gli altri art della Cost. sono aggredibili in funzione di una supposta governabilità e stabilità così gradita ai mercati , ma forse a ben vedere anche questi concetti rientrano nello schema ordoliberistico e non ha neanche più importanza il sottolinearli .Tremo di fronte alle riforme che il putto di firenze vuol fare mettendo le mani su normative che ben altri hanno scritto e penso al titolo V già cosi vilipeso , che si vuol rimaneggiare ( non oso immaginare in quale italiano !!) e mi sovviene di quanto da lei scritto sulla discussione fra mortati e calamandrei e la natura metagiuridica del concetto di resistenza che se fosse stato positivizzato oggi magari potremmo invocarlo

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    1. Il punto che solevi marita approfondimento.
      Tuttavia il glossario riguarda i termini frequentemente usati sul blog per spiegarne i neo-logismi riassuntivi e le categorie più importanti. Insomma serva a nuovi lettori e a quelli sporadici o con esigenze di riprecisazione

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  6. IL BOTTONE

    Non è sempre facile attaccar "bottone" con la ragazzina dai capelli rossi che ruba il respiro di quell'attimo ed è tecnica stramba il cucirlo quando si stacca: quattro fori con il rischio di bucar le dita nel "ripasso", che dovrebbe essere rilettura di quello che prima s'è "studiato" e quando poco si studia poi si sbaglia e accade di l'attaccar "bottone" nei posti sbagliati.
    Poi c'è da FARSENE 'NA RAGIONE, e qualcuno se l'è fatta prima e per certo non era il David del Bargello ma "pierino" senza dignità che torna a fare i compiti, nella casa degli "altri".

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  7. ma quindi l'etimologia di spaghetti tea party non centra con la rivoluzione americana e l'episodio del te gettato in mare a boston (io interpretavo come partito italico di quelli che hanno buttato il te in mare)?

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  8. A proposito di probabile euro break, quanto durera' ancora la calma piatta dei mercati mentre l'economia va a rotoli? Ho letto questo articolo
    http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CDIQFjAA&url=http%3A%2F%2Fyanisvaroufakis.eu%2F&ei=-BcqU9SqN4TPtQaP9IDABA&usg=AFQjCNGgLDwXYnG97JmJto5i46CDAcSjAQ&sig2=YMgSTXPQHwYQN-Xl9RmFcQ&bvm=bv.62922401,d.Yms
    segnalato da un commento su iceberfinanza.

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  9. Perfettamente d'accordo sul punto: l'ordoliberismo è nettamente dominante, grazie alla conformazione dei mezzi di informazione e della cultura accademica.
    Va aggiunto che si tratta di una visione che comincia però ad essere messa in discussione, seppure timidamente: le varie scissioni interne ai partiti, per l'appunto, testimoniano una confusa ma palpabile frizione tra gli interessi di parti dell'elettorato e le logiche del capitalismo globale; allo stesso modo, si affacciano sul palcoscenico mediatico "nuove" figure (penso a Mariana Mazzucato) e diventa sempre più frequente il riferimento a politiche (cosiddette) "keynesiane", persino in accostamento a Renzi...
    Sono piccole crepe nel muro dell'ortodossia, che possono anche far sorridere per l'ingenuità: ma sono lo specchio del fatto che l'establishment sta cercando di attestarsi su nuove posizioni per non essere spazzato via quando l'euro crollerà.
    E a questo punto non sono più sicuro di niente: non è detto cioè che lo spaghetti tea-party non riesca a sopravvivere, come giustamente rilevi tu, a quello che teoricamente sarà un fallimento ideologico epocale, con un cambio di paradigma a "U" ...

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