martedì 16 giugno 2015

L'UNIONE EUROPEA: GIA' ESTINTA PER VENIR MENO DELLO SCOPO ESSENZIALE E DETERMINANTE?


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1. Quando si vedono apparire notizie così 

TE LO DO IO SCHENGEN-”SUL TRENO NON POTETE SALIRE”: A BOLZANO LO STOP AI MIGRANTI CON IL BIGLIETTO PER L’AUSTRIA - VIENNA FRENA L’ESAME DELLE RICHIESTA DI ASILO PER NON DIVENTARE LA META PREDILETTA DEI PROFUGHI - INCUBO SCABBIA A BOLZANO

la situazione è grave. Ma non perchè sia eccezionale ed imprevedibile; ma perchè, al contrario lo è perfettamente (prevedibile).
Abbiamo già enfatizzato come questa situazione non possa mutare, nei suoi esiti e soluzioni ultimi, anche se si ricorresse al presunto trasferimento di sovranità all'UE: anzitutto, ciò comporterebbe la inevitabile violazione del principio, europeista (fondamentale e inderogabile), di sussidiarietà e di proposzionalità (art.5 TUE), che rende assolutamente prioritario che l'accertamento delle condizioni occupazionali e sociali di assorbimento di "migranti" spetti alle autorità nazionali. 
Ma poi non si comprende cosa potrebbe dire/fare di diverso una Commissione nell'affrontare un problema i cui termini sociali ed economici (e quindi di diritti fondamentali coinvolti) sono conseguenti a dati occupazionali, di livello sostenibile della spesa pubblica e di livello delle prestazioni erogabili, strettamente dipendenti dal quadro delle politiche legate alla moneta unica. Cioè dipendenti dall'esistenza dell'euro, della sua coessenziale stabilità dei prezzi, dal ridisegno del ruolo dello Stato (nazionale, e in presenza di un ben noto divieto, posto dagli attuali trattati, della creazione di un effettivo bilancio federale, anche sovranazionale) che esso implica e impone.

3. Queste elementari considerazioni attinenti al "vincolo logico", ma anche giuridico, politico ed economico, che definisce il vero significato della solidarietà verso il "resto del mondo" della UE ci aiutano a capire il senso dell'art.78 del trattato sul funzionamento dell'Unione, quello che contiene il fatidico "principio di non respingimento" e i suoi limiti concreti. 
Ve lo riporto sottolineando in grassetto le parti che oggi paiono più contraddittoriamente (in)attuate e, molto concretamente, svuotate dalla impostazione di politiche economiche, sociali e del lavoro conseguenti all'esistenza dell'euro e al suo corollario obbligato dell'austerità (che poi sarebbe come dire: quanta pietà ha legittimato per i greci questo assetto, tanta pietà inevitabilmente non potrà che riservare ai cittadini extracomunitari):
"Articolo 78
(ex articolo 63, punti 1 e 2, e articolo 64, paragrafo 2, del TCE)
1. L'Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento. Detta politica deve essere conforme alla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e al protocollo del 31 gennaio 1967 relativi allo status dei rifugiati, e agli altri trattati pertinenti.
2. Ai fini del paragrafo 1, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, adottano le misure relative a un sistema europeo comune di asilo che includa:
a) uno status uniforme in materia di asilo a favore di cittadini di paesi terzi, valido in tutta l'Unione;
b) uno status uniforme in materia di protezione sussidiaria per i cittadini di paesi terzi che, pur senza il beneficio dell'asilo europeo, necessitano di protezione internazionale;
c) un sistema comune volto alla protezione temporanea degli sfollati in caso di afflusso massiccio;
d) procedure comuni per l'ottenimento e la perdita dello status uniforme in materia di asilo o di protezione sussidiaria;
e) criteri e meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda d'asilo o di protezione sussidiaria;
f) norme concernenti le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo o protezione sussidiaria;
g) il partenariato e la cooperazione con paesi terzi per gestire i flussi di richiedenti asilo o protezione sussidiaria o temporanea.
3. Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo."

4. Ora, a parte le varie convenzioni di Dublino (1,2 e 3...) è evidente che la previsione essenziale del trattato riserva al Consiglio, su proposta della Commissione, degli obblighi di intervento in caso di "situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi", che dovrebbero essere accoppiati a precedenti, previdenti e tempestive, convenzioni di partenariato e cooperazione con paesi terzi per gestire i flussi.
 Ancor prima, il TFUE configura un altro obbligo (potere-dovere), a carico di Parlamento europeo e Consiglio, di elaborare un sistema comune volto alla protezione temporanea degli sfollati in caso di afflusso massiccio.
Se questo insieme di cose fosse stato fatto, e cioè fosse stato realmente una preoccupazione programmatica delle istituzioni europee, oggi non saremmo ovviamente in questa situazione.

5. La conferma la abbiamo nell'art.8 del trattato sull'Unione europea, che come fonte dovrebbe contenere dei principi generali informatori che vincolano e conformano quelli del TFUE. L'art.8 recita:
"Articolo 8
1. L'Unione sviluppa con i paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell'Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione.
2. Ai fini del paragrafo 1, l'Unione può concludere accordi specifici con i paesi interessati. Detti accordi possono comportare diritti e obblighi reciproci, e la possibilità di condurre azioni in comune.
La loro attuazione è oggetto di una concertazione periodica."
  
Questa disposizione è (o dovrebbe essere) il presupposto dell'insieme di politiche che abbiamo visto specificate nell'art.78 del TFUE e, quindi, a sua volta, anche dei vari "Dublino". Si tratta del normale principio di gerarchia delle fonti che sono condizionanti l'un l'altra dall'alto verso il basso, in modo che il contenuto di ciò che viene stabilito "a valle" debba essere conforme ed aderente, per completezza e finalità dei contenuti, a ciò che è stabilito "a monte".
Ora quello che emerge con oggettiva e prepotente evidenza è che le istituzioni UE sono state, e risultano tutt'ora, inadempienti e lacunose nel provvedere in attuazione dei trattati.

6. Ma se questo è il quadro da cui emerge la grave e manifesta disfunzionalità dell'Europa, possiamo affidarci ad una costruzione del genere, - continuando fideisticamente a prestargli una sognante adesione -, mentre già la vicenda della Grecia dimostra che, anche al suo interno, il divieto di solidarietà economico-finanziario, rende lettera morta norme importantissime di cooperazione e convivenza solidale tra paesi membri, contemplate, ed ancor più clamorosamente inattuate, dalle previsioni fondamentali dei trattati stessi? 
Vi ripropongo l'art.5 del TFUE che, a sua volta, era stato già citato, come fondamento del motivo di recesso "inadimplenti non est adimplendum" (alla luce del sempre applicabile e prevalente diritto dei trattati di cui alla Convenzione di Vienna) in questo precedente post:
"Articolo 5
1. Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche nell'ambito dell'Unione. A tal fine il Consiglio adotta delle misure, in particolare gli indirizzi di massima per dette politiche.
Agli Stati membri la cui moneta è l'euro si applicano disposizioni specifiche.
2. L'Unione prende misure per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri, in particolare definendo gli orientamenti per dette politiche.
3. L'Unione può prendere iniziative per assicurare il coordinamento delle politiche sociali degli Stati membri."

Vi pare che se questa norma, da ritenere anch'essa fondamentale e vincolante in una gerarchia di fonti costitutive di obblighi per le istituzioni europee, fosse stata ragionevolmente applicata, la Grecia si potrebbe trovare nella situazione attuale? E anche il problema della migrazione si manifesterebbe in queste tragiche forme disfunzionali?

7. La verità è che le norme cooperative e di azione nel reciproco e comune interesse e vantaggio sono lettera morta.
Ma se questa giustificazione fondamentale dell'adesione all'UE, cioè lo spirito cooperativo per il benessere di tutti i cittadini di tutti i paesi aderenti, viene meno, per drammatiche evidenze determinate da fatti sopravvenuti che non si possono ignorare, la clausola rebus sic stantibus (cioè relativa alla "eccessiva onerosità" sopravvenuta di un qualsiasi vincolo da trattato), non solo imporrebbe al governo di un paese di prenderne atto e recedere da un siffatto trattato ma, ancor, più certifica il venir meno dell'Unione per manifesta impossibilità di raggiungere il proprio scopo essenziale e principale, quale teoricamente enunciato.
Cioè quello dell'art.3, par.1, del TUE che dice "L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli".
Sarebbe da supporrre che di fronte al palese fallimento di questo obiettivo super-primario (rivelatosi del tutto teorico), il trattato sia, nel complesso, venuto meno per mutazione irreversibile, e impossibilità oggettiva di raggiungimento, del suo scopo essenziale e determinante del consenso dei vari Stati aderenti.
Una previsione fin dall'inizio incompatibile con le enunciazioni inutilmente enfatiche che vi abbiamo esemplificato e che rende queste ultime una mera finzione: che puntualmente si sta rivelando tale.
Probabilmente, i "veri" fondatori dell'Unione europea, ben sapendo di questo effetto di incompatibilità logica ed economica tra le stesse previsioni fondamentali poste all'interno dei trattati, (come un gigantesco specchietto per le allodole), contavano sull'indifferenza di governi e popoli a questa tacita inapplicabilità delle clausole cooperative e solidali e, quindi, sulla loro tacita e inopposta abrogazione de facto.
Senza resistenze. 
Come aveva esattamente previsto von Hayek (v. qui "ANTEFATTO")..
Appunto. 


11 commenti:

  1. La Germania contribuisce facendoci risparmiare un po' di gasolio http://www.ilgiornale.it/news/cronache/nave-merkel-scarica-544-clandestini-calabria-1141375.html

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  2. Continuo la mia.
    Quando il Bene è la Razza, non occorrono altre prove se non la storia stessa, l'individuo che lo assume è malato. Ma non filosoficamente, è malato di mente.
    Quando il Bene è il Mercato, non occorrono altre prove se non la storia stessa, l'individuo che lo assume è malato. Ma non filosoficamente, è malato di mente.
    Quando il Bene è Unico, non occorrono altre prove se non la storia stessa, l'individuo che lo assume è malato. Malato di Mente!
    Severino sostiene che anche la Religione non faccia eccezione a questo schema, per cui diviene essa stessa, automaticamente, la radice della violenza che a parole vorrebbe scongiurare. D'altronde, su questo, non c'è neanche bisogno di invocare la storia consolidata per constatarlo, basta la cronaca giornaliera sul medio oriente. Tuttavia Severino pone la questione sul piano filosofico, mentre qui pare evidente che l'uomo che vive in una sola dimensione è sempre malato di mente, e ciò è corroborato dal innumerevoli analisi cliniche reperibili nei trattati di base della psichiatria. Il malato di mente crede di fare bene soprattutto per se, a volte anche per gli altri, seguendo il suo unico filo, ma non è l'oggettività che glielo suggerisce, è la sua mente sconvolta che glielo suggerisce. Non occorrono altre prove se non la storia stessa.

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    1. Tocchi un punto che mi sta a cuore: ovvero, la relazione tra etica e psichiatria.

      Premettendo che: non tutti i comportamenti portano al benessere dell'individuo, le relazioni interpersonali sono fondamentali per il benessere della persona, i comportamenti che portano malessere - ovvero che hanno un ritorno negativo, conscio o inconscio, per il soggetto - sono diagnosticabili come patologici.
      Data l'importanza delle relazioni, psicopatia e sociopatia sono intimamente connessi.

      L'etica, essendo di base un codice comportamentale, norma innanzitutto l'agire dell'individuo.

      L'etica, come qualsiasi sistema di norme, tende ad essere universalizzabile.

      Per essere universalizzabile, necessita che sia sostenuta (epistéme) dal concetto di uguaglianza.

      L'etica precede in questo senso il diritto nel regolamentare i rapporti sociali, tanto che il senso di giustizia si dice essere innato.

      Va da sé che per "natura" è possibile ritenere "giusti" alcuni comportamenti ed altri no: correttezza e giustizia si sposano.

      Un individuo che si ritiene al di sopra delle leggi, significa che si ritiene al di sopra dell'etica naturale, e il gruppo sociale degli individui che lo credono deve condividere un sistema etico *sostanzialmente* diverso dal resto degli individui.

      (Il "resto degli individui", quando trasgredisce il codice etico, prova un senso di colpa che lo fa star male immediatamente; ovviamente chi si ritiene "superiore" a questo codice, non prova rimorsi)

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    2. Perché un sistema etico possa far funzionare questo gruppo sociale "supra legem", occorrono necessariamente diversi postulati:

      1 - per evitare un qualche genere di "dissociazione cognitiva" che comprometterebbe il processo decisionale di coloro che, direttamente o meno, "si coordinano", è necessario che il sistema etico sia "rovesciato". (Banalmente e brutalmente: deve essere condiviso che l'ingiusto sia giusto mantenendo l'ordine logico).

      2 - poiché in breve tempo l'inversione (nietzscheana) dell'etica porterebbe ad uno specie di stato di natura hobbesiano prepolitico (homo homini lupus), il sistema etico deve *necessariamente* suddividere l'umanità in razze che, al di fuori del colonialismo e dell'esperimento nazifascista, vengono chiamate generalmente "classi".

      La classe dominante può quindi condividere un'etica "oltre l'etica" e muoversi politicamente "oltre la legge", dando origine ad una dialettica padrone schiavo, sovvertendo il principio naturale d'eguaglianza sostanziale che, di per sé, permetterebbe anche rapporti "estremi" di subordinazione. Ne segue brutalmente che nella dialettica schiavo padrone la legge è la legge del padrone, e l'interessante considerazione che a sua volta ne discende, è che l'etica che muove la storia è l'inverso dell'etica sociale degli schiavi (e dei liberti), ovvero quella "giudaico-cristiana".

      (Questo ultimo dettaglio è per gli amici che ancora oggi non hanno capito come dovrebbe intendersi il "materialismo storico" e, per converso, confondono la spiritualità con il new age)

      Ma le caratteristiche comportamentali che permettono a questi Ubermenschen di entrar a far parte di questa "superclasse", secondo la *scienza* psichiatrica, psicologica, e, all'altro lato, secondo genetica, come vengono qualificati? Superman e semidei? Cosa dicono le *scienze* in merito? Queste razze diverse hanno bisogno di "medici" diversi? I prolet hanno la necessità di recarsi da un qualche tipo di veterinario? Cosa diagnosticano generalmente gli strizzacervelli ai vari Super Napoleoni?

      (Rimane solo una carta da giocare ai nostri genocidi seriali: devono far parte di un'aristocrazia "spirituale" tanto che, nella seconda metà dell'Ottocento, "l'esoterismo" corre in soccorso per razionalizzare l'irrazionale.... per la serie "ciò che è irrazionale è reale"... ma cambia la diagnosi dello psichiatra/esorcista?)

      Se i punti sono logicamente coerenti, possiamo affermare che la democrazia sostanziale, prima di essere una forma di governo, è una misura preventiva fondata su un codice di norme etiche volte a prevenire forme cangerogene di sociopatia?

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    3. Potremmo, ma storicamente, nonostante i nostri giudizi critici (rigorosamente a posteriori, e quindi appunto "storici", quasi mai psicopatologici o giuridico-sanzionatori in termini terapeutiri o preventivi; ossia è facile oggi dire che Hitler o Stalin fossero pazzi, quando non erano materialmente "fermabili"), questa è una situazione, un assetto sociale e culturale, molto raro.

      Gli strizzacervelli raramente diagnosticano rispetto agli appartenenti alla classe che prefissa la Legge (riflettente l'etica alto/basso, sì differenziata, ma che si impone come "positiva", non tollerando contraddizioni nella "legislazione", per usare la dicotomia di Hayek).

      E dico raramente perchè la malattia mentale, e anche la sociopatia, sono riscontrabili solo secondo dei parametri di "effettività" delle regole (giuridicamente significa applicazione diffusa e normalmente prevedibile): finchè sei più forte e affermi la prevalente positività delle tue regole - etiche, ma presto anche giuridiche- nessuno è legittimato a fare qualche forma di diagnosi-giudizio, ritenuta attendibile e accettabile dal senso comune (anche scientifico).

      Vi ostano:
      a) l'assoggettamento giuridico e sociologico dei terapeuti e psichiatri all'ordine o regime normativo di costoro (mettere la classe oligarchica sotto processo, o anche solo sotto giudizio psichiatrico, è una tipica operazione politica, dipendente dai rapporti di forza sociali);

      b) la piena autosoddisfazione quale socialmente funzionale, nella indiscussa percezione di sè (e chi oserebbe discuterla?), di chi appartiene alla classe dirigente effettiva: costoro non accusano malessere, cioè quanto, in termini medico-assistenziali, è il presupposto del volontario assoggettamento a diagnosi e cura.

      Ovviamente, questo nel limite di episodi di aggressività trsmodanti in reati o atti di autolesionismo grave, che, però, in genere pertengono alla fase in cui emarginazione o vecchiaia hanno privato tali individui della "appartentenza" (ma ciò, in pratica non accade neppure frequentemente, come constatiamo dalle biografie di questi mostri).

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    4. Dei due punti che evidenzi, il primo non l'avevo tenuto in considerazione: l'emarginazione politica più efficace è quello di screditare il "soccombente" facendogli diagnosticare l'infermità mentale. Il manicomio è anche preventivo al carcere nella dissidenza.

      (Pare che a Hitler fosse stato diagnosticato qualche disturbo, emerso con evidenza durante l'esperienza di trincea nella I guerra mondiale)

      Sul secondo punto, invece, ci sto riflettendo da mo.

      Il meccanismo è a parer mio infido per una moltitudine di motivi, tanto che, anche Orwell che di fatto arrivava a far considerazioni del tutto isomorfe, arrivava a dedurre la necessità per cui la necessaria "dissociazione cognitiva" del sistema totalitario del bipensiero e della neolingua, creava nevrosi per cui anche i membri interni del Partito si logoravono velocemente. E questo credo fosse suffragato anche dalla speranza di vita dei burocrati dell'impero sovietico a cui si ispirava.

      Nell'ordine del "mercato" questo storicamente non sembra mai essere avvenuto: le grandi dinastie aristocratico-capitalistico che esercitano quel ruolo di fondamentale indirizzo politico, sembrano più longeve dell'erba cattiva. Inutile rimarcare che la buona salute fisica è generalmente sintomo di buona saluta mentale. (O quanto meno se ne escludono importanti somatizzazioni).

      In questo caso, però, si potrebbe ipotizzare che, oltre all'effettività del benessere materiale, l'ordine "von Hayek" porta a queste riflessioni:

      1 - essendo l'etica del mercato opposta a quello della stessa comunità in cui opera, fornisce un sostegno all'opera criminogena chi propone con forza questo modello sociale: inoltre l'assassino e il torturatore vengono premiati dall'élite (magari con un incarico in Goldman Sachs ai figli).

      2 - la completa deresponsabilizzazione che comporta il totalitarismo del mercato, pone in una condizione di assoluta "serenità" chi può esercitare potere illimitato senza nessuna accountability che non siano "obblighi di classe" tra pari. I "tecnici" che si espongono pubblicamente vengono premiati come sopra.

      (Napoleone, dopo aver visto i risultati della sua "sociopatia" su un campo di battaglia, ovvero membra di ragazzi minorenni sparse per la pianura della Prussia, pare abbia detto che "tutti i comandanti dovrebbero farsi un giro sul capo dopo la battaglia per capire cosa comporti la loro volontà di potenza. Il giorno dopo proseguì verso la Russia...)

      3 - il potere, si dice, che logori chi non ce l'ha: quindi il "potere" potrebbe essere considerato al pari di una "sostanza psicotropa" che non comporti controindicazioni ed effetti collaterali a livello "biologico".

      (Ricordando le considerazioni di Orwell sui "torturatori" e sul potere: « Il potere è infliggere sofferenza ad un'altra persona ». Da cui le geniali parole di Monti per cui "durante una crisi economica la *sofferenza* psicologica di non fare le riforme è maggiore di quella di non farle")

      Ma il fatto che il disturbo non si manifesti come in chi è disagiato socialmente, non significa che il disturbo non ci sia e in qualche modo non procuri ad ESSI qualche forma di sofferenza: insomma, potranno non esserne consci come una persona affranta da qualche disgrazia e che si aggrappa al collo di una bottiglia... ma sotto lo strato di ebbrezza (del potere e del prestigio), certe "forze" devono naturalmente agire. Anche se non percepite.

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    5. «Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere. […] Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale propria nell’atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l’unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Sopratutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola “bipensiero” ne implicava l’utilizzazione.»

      George Orwell

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    6. Per Bazaar.

      Per quanto ne sappiano, malgrado il consapevolissimo tentativo di “rovesciamento” etico per evitare la inevitabilmente naturale “dissociazione cognitiva”, essendo questa una operazione esterna e culturale, cioè di secondo livello, necessitava per essere continuamente mantenuta dritta di molto alcool per la bassa manovalanza, e molta droga per l'alta manovalanza. Sono fatti!
      Le conseguenze, col passare del tempo e come ovvio, sono infine diventate visibili dal punto di vista organico.
      Il “rovesciamento” etico è un poco come la mutazione genetica indotta; se lasci il campo di granoturco geneticamente modificato a se stesso, la natura da sola riporta l'asse genetico allo stato naturale, appunto, e quindi se vuoi mantenere lo stato indotto devi sempre usare una pressione continua per l'innaturale. La volontà di potenza è uno schema filosofico che calato al livello di genere umano vivente è patologia. Patologia conclamata.

      Per quanto riguarda, purtroppo, gli amici del “materialismo storico”, essi pure fanno parte del gruppo dei matti, e sono da legare né più né meno che gli altri, e per lo stesso motivo di fondo di scorgere il Bene in un solo presupposto, seppure gli si può riconoscere l'attenuante di una minore efferatezza storica per via di una strutturale attenzione verso i grandi numeri, ad eccezione, e significativamente, di alcuni casi memorabili e conclamati.

      Infine sono perfettamente d'accordo: la democrazia è misura preventiva contro le sociopatie, e, di nuovo, non dobbiamo fornire ulteriori prove per questo.
      Per illustrare questa conclusione, bastino solo le poderose parole di Primo Levi in un memorabile video: https://www.youtube.com/watch?v=1tffs51lj14
      Dice Levi in fondo ad un video da mandare a memoria:
      Dove un nuovo Verbo: “Non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo gli stessi diritti, alcuni hanno diritti altri no”, dove questo Verbo attecchisce, alla fine c'è il lager.
      QUESTO IO LO SO CON PRECISIONE!


      Per 48.

      Per quanto ne so, Benedetto Croce si mise di traverso per la pubblicazione in Italia di: “La via della schiavitù” di von Hayek, la cui rinnovata petulanza in proposito testimoniava che egli ci tenesse in modo particolare, e che altrettanto, ma al contrario, ci tenesse pure Croce. Probabilmente in ciò condividendo un giudizio rozzo ma non infondato attribuito a Mussolini: “Se hai a che fare con un tedesco, scava scava e trovi il matto!”. Evidentemente nascere una decina d'anni dopo e a qualche centinaio di chilometri da Braunau non aiutava a scacciare il sospetto.
      Qui sostengo invece che sia una conseguenza naturale di un pensiero costretto.
      D'altronde ho sentito l'illuminato Brunetta in televisione, qualche tempo fa, che diceva: “Beh, un po' di disuguaglianza ci vuole ... ci vuole.” E a me invece rintronava in testa quel: “Lo so con Precisione!”, e con quella la stessa precisione si sa che nessuno scampa al sonderkommando, neanche Brunetta, neanche coloro che si sentono immuni. Come fu, e sarà!
      Sarebbe meglio che si curino presto dunque, visto che non abbiamo modo di imporglielo.

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  3. Assolutamente marginale,ma il campo di grano geneticamente modificato mi sembra di ricordare soppianta il granoturco naturale contaminandolo. :-(
    E' come il pilota automatico di Monti .
    Non so se sia vero o un altra delle cose che mi hanno indotto a credere, ma neppure l'amministatore delegato di una multinazionale può cambiare il corso della sua azione .
    Penso che stia in alto sulla piramide abbia una sua dissonanza cognitiva per la quale in fondo alla piramide vi sono...formiche non essere umani e che l'unico interesse sia la sopravvivenza della struttura a piramide(per il bene delle formiche pure !) ...
    Invece chi attivamente si trova a fare l'agente oppressore ..sta "solo eseguendo gli ordini "se non vuole passare dalla parte dell'oppresso.

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    1. Certamente non sono le azioni individuali di esponenti della classe dirigente (autodefinitasi "eletta" dalla storia) a poter cambiare le cose. Rinvio alle analisi di Schumpeter sulle superburocrazie degli oligopoli e alle dinamiche che criticamente, sulla questione, evidenzia Galbraith quando parla di "chi" siano in realtà i "mercati".

      La risposta può essere solo istituzionale: cioè, collettiva, inerente a popoli e a macroaree del mercato in senso territoriale, ergo da parte degli Stati sovrani. Ma questi, infatti, sono sempre più scissi dal loro ruolo esponenziale delle comunità sociali democraticamente organizzate.

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    2. Per paperinik.

      Premesso che riguardo al mais si trattava di una similitudine semplificativa; ebbene quello modificato non soppianta quello naturale, ma è vero che lo contamina, e lo contamina finché si insiste a seminare quello geneticamente mutato a fianco. Quando si smette la natura riprende il sopravvento e ritorna tutto come prima. Del resto, solitamente, l'OGM è sterile e si risemina sempre quello modificato in origine, ma questo non per rispetto alla natura, ma, come al solito, per interessi economici. Si tratta di mantenere le colture biologiche a fianco, che di solito appartengono alla stessa azienda, contaminate al di sotto del livello di legge in modo da salvaguardarne il valore commerciale. Insomma, comunque, si contamina il fenotipo e non il genotipo. Per contaminare il genotipo occorrerebbe determinare colture che emettessero pollini contenenti qualche forma strana di retrovirus, in grado di entrare nei nuclei, segmentare il genoma, rimpiazzare qualche pezzo con qualche altro pezzo efficace ma non letale, cioè il risultato dovrebbe essere in grado di sopravvivere e riprodursi, riuscire in una specie non solo nuova ma più invasiva, cioè più adatta all'ambiente, e quindi in grado prima di contendere e poi di soppiantare via via, e definitivamente, la forma naturale. Tutto è possibile, ma si tratta di vedere che probabilità si ha per una simile sequenza, e solitamente ne vengono fuori probabilità tipo quelle che fanno discutere se gli esperimenti del CERN produrranno un buco nero in miniatura che assorbirà in un istante tutta la terra, e magari allora confrontabili con quella di una scimmia che battendo sulla tastiera del computer scriva tutta la Divina Commedia senza nessun errore. Già se dovesse scrivere solo: “Nel mezzo del cammin” verrebbe una probabilità su 150 elevato a 20 (la mia tastiera contando solo la possibilità della maiuscola), e potremmo starcene perfettamente tranquilli, figurarsi tutta la divina commedia!

      Tutto sommato la similitudine continua a tenere in ogni suo passo, e a meraviglia!

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