domenica 3 aprile 2016

L'ASSEDIO: IL PERICOLO NON E' L'ARRIVO DELLA TROJKA

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1. Il pericolo non è l'arrivo della trojka che, come dovremmo ormai aver capito, è, nei fatti, già qui da un bel pezzo, (Monti ipse dixit); e forse non è neppure l'inasprimento inevitabile delle politiche attualmente imposte dall'€uropa ad opera del consueto governo tecno-pop, che farebbe ciò che sarebbe stato comunque fatto, solo con un po' più di brutalità nella comunicazione.
Il problema è che non c'è nessuno, ma proprio nessuno, capace di offrire un'alternativa risolutiva a questo scivolare verso il baratro. Peggio: è che non c'è nessuno, ma proprio nessuno, che sarebbe capace di trovare una linea di resistenza diffusa ed efficace a quella "comunicazione brutale" che  sarebbe il perno della propaganda, già dilagante, dell'ennesima "svolta".  
Una comunicazione che, come diceva Orwell, assume la forma dell'assedio.

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By George Orwell
 
Una comunicazione brutale, per capirci, fatta di:
- ritroviamo la competitività tramite la contrattazione decentrata

2. Tutta questa serie di slogan senza senso è ormai pronta per essere inoculata a dosi orwelliane e  troverebbe persino un vasto consenso.
Come avevamo visto qui:
"Ora, specialmente se si realizza l'ipotesi, allo stato più probabile, di euro-break "esogeno", cioè determinato al di fuori di un'iniziativa dello Stato italiano, l'eliminazione "forzata" dallo scenario della politica economica del vincolo valutario nella forma attuale, provocherebbe il rientro della scissione tra ordoliberisti per il superamento della sua unica ragione (ostinazione nel mantenimento di una facciata politica divenuta ormai, per la maggioranza di essi "irrinunciabile"), e, dunque, porterebbe a questa situazione:
 
===> 
 
Cioè l'aggregato ordoliberista riacquisterebbe una potenziale (e netta) maggioranza; e proprio grazie al ricongiungimento della componente dei tea-party divenuta, nei fatti sopravvenuti, dei meri "ex"-no euro ("senza causa").
...Da notare che, ancorchè eliminato l'euro, la partita sarebbe spostata immediatamente, e quasi per necessità, sul piano delle riforme costituzionali, di cui già oggi pare  fissata l'agenda e la sua attuazione: dalla esigenza di conservare o meno il pareggio di bilancio in Costituzione, alla stessa preliminare realizzazione della semplificazione decisionale del potere deliberativo delle Camere in materia di revisione costituzionale.
Quest'ultima revisione sarebbe il presupposto per poter più facilmente pervenire, - anche grazie ad un'opportuna legge elettorale-, alla seconda fase di attacco al bersaglio grosso dei diritti fondamentali imperniati sulla tutela del lavoro e sulla piena occupazione in senso keynesiano.


3. Ormai, infatti, mancano le risorse culturali collettive, e non esiste più quasi nulla che si opponga al dominio totalitario della versione infeudata 2.0. del Quarto partito...
Abbiamo una trojka autoctona, incorporata con la sua religione, dentro alla parte più profonda delle istituzioni, del pensiero accademico, di ogni possibile comunicazione mediatica.

(da un intervista al Corriere della sera rilasciata da Mario Monti a Gian Antonio Stella)
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4. E dunque, tra astensionismo inconcludente, e identificazione di massa nei pensieri e negli slogan di questa trojka di margravi "autoctoni", andremo al cupio dissolvi, portato avanti per il mero "piacere di vincere in un gioco in cui molti perdono", senza alcun dubbio, senza alcuna memoria: senza neppure la dignità di un popolo che sia capace di identificare se stesso come comunità collettivamente soggetta a una sistematica distruzione.

Non mi si venga poi a dire che denunciare questo stato di cose non è costruttivo: la mancanza di speranza è nei fatti, nelle tendenze irresistibili che sono già in atto, nella prosecuzione delle campagne mediatiche anti-Stato democratico e costituzionale addirittura in accelerazione.
Perchè se si volesse, - da parte di tutte le forze che, in astratto, affermano di opporsi a questo stato di cose-, il fornire un semplice punto di aggregazione, accettabile e comprensibile, sarebbe un compito praticabile e sul quale raggiungere anche un sufficiente grado di unità tra forze che, se oggi non sono coalizzate, ritroverebbero su ciò una comune convenienza.

5. Basterebbe supportare questo messaggio centrale, con fermezza, in tutta la comunicazione oggi disponibile alle opposizioni, in ogni spazio e in ogni circostanza:

"In sintesi, il cittadino dovrebbe pensare di non votare per chiunque non ponga la questione della inaccettabilità democratica della banca centrale indipendente, da cui deriva la conseguente inaccettabilità di tutti i corollari che, affermatisi a livello europeo, costituiscono il vincolo esterno.
E' sufficiente notare come, questa opzione di autotutela democratica del cittadino, non implica l'adesione a questa o quella ideologia che (sempre ingannevolmente) si arrogano il ruolo di soluzioni alla crisi (il caso Syriza è evidente, in tal senso): la lotta per la riconquista della sovranità popolare che passa per l'abrogazione del paradigma della banca centrale indipendente, attiene a una pre-condizione minima e coessenziale della democrazia in senso sostanziale, e può prestarsi alla unificazione ed alla confluenza di una pluralità di "visioni del mondo" all'interno della stessa democrazia.

Nella condizione di emergenza democratica attuale, in effetti, la battaglia per la ri-democratizzazione delle istituzioni bancarie e creditizie sarebbe il vero "distinguo" di un nuovo partito di massa, capace di dar voce agli interessi effettivi della maggioranza dei cittadini."

41 commenti:

  1. perdoni la battuta, non ci rimane che votare Alfonso Luigi Marra allora..

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  2. Oggi riflettevo sulla differenza tra classe media e proletariato: la classe media ha conseguito mediamente dei titoli di studio o ha raggiunto una certa posizione economica.

    Quindi - ovviamente - sa di sapere.

    Mentre camminavo in mezzo ad un centro commerciale "proletario" - o meglio, essendo la prole un lusso che non ci si può più permettere, meglio dire "frequentato dalla classe operaia" - mi chiedevo quanti di costoro avrebbero prestato ascolto ad una qualche forma di "comizio", a fini "divulgativi".

    Be': credo che grosso modo si sarebbero levati dei «Voi...tante belle parole...poi vi magnate tutto...ecc.»

    E ciò non sarebbe riferito semplicemente ad una identificazione con una maschera politica "pop"; ma proprio con la maschera della persona "istruita", che "divulga con tante belle parole".

    Sicuramente cazzate.

    Perché i "laureati" sono più deficienti dei diplomati. Gente che ha studiato per lavorare in un call center: pensa che razza di imbecilli.

    Tanta fatica per completare gli studi e - se va bene - guadagnare come noi.

    Poi, vogliam dire: se gente come Eco ha studiato una vita intera per sparare cazzate come un agente della propaganda collaborazionista qualsiasi... perché dovremmo svuotare tutte le scemenze di cui abbiamo la testa piena se quelli "istruiti" sparano cazzate peggiori?

    Almeno noi si ha i piedi per terra: andiamo a far la spesa la domenica...

    (...tra una nerboruta guardia africana e l'altra, pronta a svuotarti dalle tasche ciò che non ti puoi permettere: da mangiare)

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    1. Verissimo: anche la cosa giusta dipende da chi la dice.
      Figurarsi quella ingiusta (se so' magnati tutto, tanto so' tutti corrotti, è il solito magna-magna).

      Quindi, non può essere mai per genesi spontanea che si crea informazione eonsapevolezza di massa. Probabilmente, anzi, nulla è idoneo a crearla.
      Ma "l'opinione pubblica" (con le sue ricadute pervasive a cascata), quella sì, sarebbe riorientabile: è "solo" questione di frame, o grancassa mediatica.
      Ma allo stato, puramente in teoria...

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    2. Un problema è che tutti quelli che negli ultimi cinque anni si sono impegnati per il recupero della sovranità nazionale, e quindi popolare, non solo non sono stati capaci di trovare un minimo comun denominatore, ma si son dati morsi feroci a vicenda. Ne è sortito uno spettacolo miserevole, che non è sfuggito agli occhi del popolo degli hard-discount. Questo blog è uno dei pochi luoghi dove non si è caduti in questo errore da asilo di infanzia della politica, ed è quindi uno dei punti fermi da cui si può sperare di ripartire.

      Un altro problema è stato, ed è, il non voler capire che, per quanto veloce possa essere un processo politico capace di invertire la direzione delle cose, esso richiede tempo. Vogliamo ipotizzare almeno quattro lustri? Ecco: si fosse stati almeno capaci di mantenere la capacità di dialogare, oggi saremmo a un quarto del cammino. Invece siamo all'anno zero.

      Io questa cosa me la segno, e non dimenticherò mai i nomi di quelli che hanno anteposto sé stessi alla causa comune. Ma bisogna essere testardi, almeno quanto lo sono stati ESSI. Ricominceremo da zero, tra un lustro saremo dove avremmo dovuto essere oggi, ma arriveremo alla meta.

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    3. Nell'Europia in via di costruzione, come alfieri dell'antipolitica antistatalista, in pasto alle masse impoverite vennero dati dei comici che avevano fatto fortuna tenendo spiritosi comizi anticasta, indignati e irriverenti, dagli schermi televisivi. Le masse teledipendenti furono così abituate ad un linguaggio “antisistema” d'intrattenimento da bar, semplice e diretto, che non richiedeva certo studi o sforzi intellettuali, del tipo:”i socialisti sono tutti ladri”, “vaffanculo”, “corrotti”, ecc.
      Molti subalterni iniziarono così a identificarsi con il linguaggio schietto del comico irriverente e iniziarono a considerarlo uno di loro, che lottava per la giustizia e l'onestà, contro la castacriccacorruZZZionebrutto. Nelle sue grandi battaglie per la giustizia per un certo periodo il comico irriverente identificò in Mastella il vertice della castacriccacorruZZZionebrutto che aveva in mano le sorti dell'Italia.
      Poi nacque un nuovo partito, chiamato Movimento a Cinque Stelle, dove i sottoprolet poterono finalmente trovare per un certo periodo la loro valvola di sfogo. I due minuti d'odio: VAFFANCULO, LADRI, CORROTTI....
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      I due minuti d'odio sono una pratica collettiva esercitata dal governo del Grande Fratello nel romanzo 1984 di George Orwell.[1]
      Tale pratica collettiva viene attuata sui posti di lavoro, negli incontri di partito, ovunque sia possibile; consiste nel riunirsi "spontaneo" degli astanti, al segnale emesso da altoparlanti, dinanzi ad un teleschermo che proietta immagini del nemico supremo della patria Oceania, Emmanuel Goldstein, scene di guerra e sequenze studiate per coinvolgere psicologicamente gli spettatori, accompagnate da suoni e rumori fastidiosi.
      Dopo pochi secondi il pubblico inizia a dare in escandescenze e ad inveire contro Goldstein o contro lo schieramento con cui ci si trova in guerra in quel momento - Eurasia oppure Estasia - e si arriva a lanciare oggetti contro il teleschermo, imprecando colti da implacabile furore, sotto lo stretto controllo di incaricati del partito. Chiunque manifesti segnali di eterodossia, o perfino micro-espressioni facciali non consone al contesto, viene considerato come un possibile traditore.
      Questo meccanismo rappresenta, tra le altre cose, una valvola di sfogo dell'aggressività dei cittadini ed un modo per demonizzazione un capro espiatorio su cui gettare tutte le colpe delle difficoltà della loro vita quotidiana. I "due minuti d'odio" sono funzionali al mantenere un controllo ancora più stretto e serrato sul popolo e sui membri del partito.
      https://it.wikipedia.org/wiki/Due_minuti_d'odio

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    4. Applauso per il commento di Bazaar; seguo i Blog di Orizzonte48 e di Bagnai da diversi anni e non ho molto da dire dato che preferisco apprendere ,ma in tutti questi anni non mi è ancora accaduto di conoscere qualcuno, anche ben istruito , che abbia una vaga idea di almeno una delle nozioni che ho appreso in tali blog;anzi mi sono accorto che i più istruiti e attenti hanno come riferimenti culturali: Recalcati, Pellai, Garimberti e Rampini , tutti gli altri nessuno; questo aspetto mi porta spesso a credere di trovarmi dalla parte sbagliata , ma fortunatamente questo effetto è breve , giusto il tempo di riprendere il filo dei pensieri

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    5. Bazaar ha la mia stima nel citare Umberto-Istituto Aspen-Eco come esempio di intellettuale organico al servizio delle elite. Una constatazione alla quale io arrivai circa una quindicina di anni fa. Però io non credo, almeno per mia esperienza, che Umberto Eco sia un idolo della classe operaia, né che la classe operaia sappia cosa vuol dire faticare per studiare, almeno quelli che conosco io; nella mentalità popolana di mia conoscenza studiare equivale a cazzeggiare, né più né meno dell'immagine veicolata massmediaticamente dei parlamentari nullafacenti della castacriccacorruZZionebrutto, cioè dei perdigiorno che, invece di andare e lavorare, passano il tempo a chiacchierare in un luogo inutile che dovrebbe essere soppresso (il Parlamento), per il bene del paese (fate presto, approvate le direttive UE). I vari Rampini, Eco, Recalcati, Pellai, Garimberti, ma anche Ichino, Giavazzi, ecc. sono gli idoli della classe “istruita”, che oltre ad essere istruiti sovente sono anche apposto economicamente, cioè non hanno troppi affanni; sovente sono anche insegnanti; quando feci un periodo di supplenza come insegnante di terza fascia ne conobbi parecchi. Un'insegnante di italiano mi raccontò che, per coinvolgere i suoi studenti, aveva proiettato in aula il film Il Nome Della Rosa. Con alcuni insegnanti di diritto sono rimasto in contatto, e ho anche tentato in seguito di avvicinarli al blog orizzonte48: un'insegnante ha anche letto il blog, dopodiché mi ha detto che è interessante, ma non ci aveva capito molto, perché, secondo lei il blog è difficile; io gli ho risposto: "ma come è possibile? Va bene per un laureato in altre materie, ma tu sei insegnante di diritto laureata nella tua materia e per te è difficile leggere questo blog??" Però almeno ha tentato di capire e in generale mi ha detto che era molto interessata alla questione. Per il resto, ogni volta che andavo in aula insegnanti c'era sempre il giornale La Repubblica sopra i tavoli, e le discussioni erano quelle sul non essere razzisti, l'Europa, i diritti dei gay, Renzibravo che ha dato 500 euro agli insegnanti per la loro formazione e altre cose del genere...

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    6. p.s.
      Riguardo a Umberto Eco intendevo dire anche come idolo negativo della classe operaia; cioè che possa essere portato ad esempio di qualcosa che non piace al popolo; infatti, l'antipatia per il “dotto” intellettuale sarebbe già sinonimo di una certa evoluzione, di un certo ragionamento, di una riflessione consapevole, come quella che qui si svolge; ma, per mia esperienza, Umberto Eco riscuote per lo più indifferenza, al contrario di un Mastella o dell'appartenente di turno alla castacriccacorruZZionebrutto che poltrisce in Parlamento. Vi è però un generale rifiuto dell'istruzione, non focalizzato su qualche intellettuale organico (sarebbe troppo bello pensarlo), e una generale condivisione del motto caro ad ogni dittatura:“l'ignoranza è forza”.

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    7. Hai ragione.
      Si tratta di un atteggiamento omogeneo, e soggetto a opportuni adattamenti, ma ordinato in senso piramidale ascendente:
      - "L'ignoranza è forza";
      - "Quello che c'è da sapere veramente non si trova sui libri";
      - "Riempirsi la testa di idee complicate ti deprime e non ti consente di vivere felice, Talvolta, le cose è meglio non saperle" (vari medio-piccoli imprenditori di fronte al tentativo di metterli di fronte al quadro dei dati e del loro significato obiettivo)
      Fino a...
      - "Se ci fosse qualcosa di veramente importante che dovrei sapere "studiando", probabilmente l'ho già capito e quello che già penso vale quanto tutte queste spiegazioni di economia: l'economia non è tutto, per capire la vita" (testuali parole di una giornalista RAI con cui ebbi modo di discutere....invano).

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    8. Beh proprio la domenica? Un insulto alla classe lavoratrice costretta a lavorare per i comodacci di pensionati sfaccendati? Odio le aperture domenicali, un centro commerciale non e' un altoforno. Trenta, quaranta o cinquanta anni fa, non ricordo di gente morta di fame e stenti perche' il super era chiuso...

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  3. A mio modesto avviso la soluzione sarà la solita di sempre (stupiteci! non è richiesta da fare a politici di ogni risma) : la guerra.
    Dal centro dell'impero la si cerca col lanternino. Prima o poi si troveranno nervi molli dall'altra parte.
    Secondo me il motivo pressante sta nella possibilità di vincerla e di ricominciare da una Bretton Woods erta sulle macerie dell'economia reale del resto del mondo e sul falò della finanza ormai troppo distante dalla solvibilità.
    Ammettere te con me che la situazione descritta da Bazaar nel centro commerciale è ideale per combattere la guerra di qualcun altro.

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  4. Gli ordoliberisti hanno lavorato bene, non c’è che dire, non lasciando nulla di intentato, soprattutto quanto a tecniche dirette a plasmare neuroni. Certo, dopo qualche secolo di umanità, ciò che fa più impallidire è come la rozzezza di certi archibugi riesca ancora ad attecchire nelle scatole craniche degli sventurati, coccolando la sfera emozionale, irrobustendo le credenze e prendendo a randellate quella razionale. La confirmation bias è un adeguato grimaldello se associato a mass media che informano i fatti e mai sui fatti, tanto che ormai è tutto un gigantesco sformato olistico. R. Nickerson ed E. Stanovich, in ambito di psicologia cognitiva, ci spiegano i meccanismi; il primo ci dice che “Confirmation bias, as the term is typically used in the psychological literature, connotes the seeking or interpreting of evidence in ways that are partial to existing beliefs, expectations, or a hypothesis in hand” (Confirmation Bias: A Ubiquitous Phenomenon in Many Guises, 1998, 175); il secondo, nello spiegare la differenza tra intelligenza e razionalità, ci ricorda che “Mentre è vero che gli individui più intelligenti imparano più di quelli meno intelligenti, molta conoscenza (e molti atteggiamenti di pensiero) indispensabili per la razionalità vengono appresi piuttosto tardi nella vita. L'insegnamento esplicito di queste conoscenze non è uniforme nei curriculum scolastici di ogni livello. Il fatto che questi principi vengano insegnati in modo contraddittorio e incoerente ha come conseguenza che molte persone intelligenti non apprendano i principi del pensiero critico” (On the Distinction Between Rationality and Intelligence: Implications for Understanding Individual Differences in Reasoning, 2011, 356).

    Il legame tra quanto detto e quanto affermato dall’impeccabile Bazaar è di tutta evidenza. Essere intelligentoni laureati (ancora meglio se espertoni, sentimento veicolato dall’effetto Dunning Kruger, http://orizzonte48.blogspot.it/2015/11/leffetto-dunning-kruger-e-lincompetenza.html) non significa essere razionali. Da qui il fenomeno di masse bramose alla ricerca continua di prove in grado di confermare le proprie convinzioni: più notizie al giorno che narrano di uno Stato brutto e corrotto (inteso come il vero problema) non sono più propinate, ma certosinamente ricercate dagli intelligentoni a conferma della loro intelligenza. Un cortocircuito cognitivo difficile da spezzare.

    Mi trovo tra le mani uno scritto di Calamandrei che, mediante una confirmation bias all’incontrario, mi convince sempre di più che il problema dovrebbe essere affrontato alla radice; Calamandrei sosteneva che una democrazia doveva ripartire dalla scuola, perché “la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale”, perché è la scuola che “crea le coscienze dei cittadini” come laboratorio di “valori morali e psicologici […], dove si creano non cose, ma coscienze”, così come è la scuola a selezionare una classe dirigente “che sia veramente formata, com’è ideale democratico, dei migliori di tutte le classi, in modo che da tutti gli strati sociali, anche dai più umili, i giovani più idonei e più meritevoli possano salire ai posti di responsabilità” (P. Calamandrei, Scuola e democrazia, prefazione alla raccolta postuma di scritti di G. Ferretti, Scuola e democrazia, Einaudi, Torino, 1965, in G. De Luna Lo stato siamo noi, Milano, Chiarelettere, 2011, pp. 10-11).

    Ma la scuola ha abdicato da tempo alla funzione di formare coscienze critiche (cioè razionali), imboccando la strada del pensiero “intuitivo”, nel pieno solco della “intelligenza euristica” di Kahneman e Tversky. Il cupio dissolvi è servito.

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    1. Infatti su twitter vengono spesso riportati passaggi di libri di testo, per le scuole medie, dove vengono affrontati i problemi di integrazione e costruzione europea muovendo, senza indugio, dall'idea apodittica della superiorità necessaria della fonte sovranazionale europea: questa è proposta come funzionale, illuminata e volta alla "pace", altrimenti irrealizzabile, mentre si postula un giudizio di valore, altrettanto perentorio e indimostrato, sulla insufficienza e vetustà della Costituzione e delle leggi nazionali (frutto di clientelismo e disfunzionalità nel garantire l'indispensabile attuazione del disegno "superiore").

      Questa situazione è, seguendo il corretta (e peraltro intuitivo) auspicio di Calamandrei, foriera di danni praticamente irreversibili; ovvero, di vantaggi accuratamente preordinati a favore di forze non certamente portate a informare sulla natura della democrazia sostanziale del lavoro e obiettivamente serventi interessi non nazionali.

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    2. La scuola e' stata anestetizzata, come un po' tutte le istituzioni pubbliche. Gli insegnanti a malapena riescono a portare avanti i programmi ed a tirare la fine del mese con lo stipendio. I genitori sono aggressivi ed ipercritici, talvolta a ragione, vista la scarsa professionalita' di alcuni prof. Per instillare il senso critico si devono suggerire chiavi interpretative dell'attualita' - che inevitabilmente verrebbero schedate come "illecite attivita' politiche in classe". In definitiva, la scuola e' specchio dei tempi, e viceversa.

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  5. Un rappresentante politico intelligente, ricorda alle menti elementari che:

    «Se vogliamo fermare questa migrazione di massa prima dobbiamo frenare Bruxelles.
    Il pericolo principale per il futuro dell’Europa non viene da coloro che vogliono venire qui, ma dall’internazionalismo [mondialismo, ndr] fanatico di Bruxelles.
    »

    Per chi non avesse capito la citazione di un secolo fa di Lenin:

    «È giunto il momento di suonare il campanello d’allarme. È giunto il momento per l’opposizione e la resistenza. È giunto il momento di raccogliere alleati intorno a noi. È giunto il momento di alzare la bandiera delle nazioni orgogliose. È giunto il momento di prevenire la distruzione dell’Europa, e di salvare il futuro dell’Europa.
    Per questo fine facciamo appello a tutti i cittadini dell’Ungheria, a prescindere dal partito di appartenenza, perché si uniscano, e chiediamo ad ogni nazione europea di unirsi.
    »

    Kalergi for dummies, senza imbecilli implicazioni razzistico-fallaciane:

    «Oggi è scritto nel libro del destino che poteri mondiali nascosti [Gomblotto! Gomblotto! ...certo, teste di beola, un "complotto" che non è altro che un progetto le cui linee guida si trovano da più da un secolo sui libri degli Autori più influenti del '900 e che nessuno legge!, ndr] e senza volto elimineranno tutto ciò che è unico, autonomo, secolare e nazionale. Essi fonderanno culture, religioni e popoli fino a che la nostra poliedrica e orgogliosa Europa sarà diventata alla fine esangue e docile. Se ci rassegnassimo a questo risultato, il nostro destino sarebbe segnato. E saremmo inghiottiti nel ventre enorme degli Stati Uniti d’Europa.»

    Gli Antichi vanno letti e studiati:

    «Ci è stato insegnato che si può guardare il pericolo in faccia solo se si è abbastanza coraggiosi. Dobbiamo quindi riprendere l’antica virtù del coraggio estraendola fuori dall’oblio. Prima di tutto dobbiamo mettere acciaio nella nostra spina dorsale, e dobbiamo rispondere in modo chiaro, con voce abbastanza forte da essere sentita fino a molto lontano, alla più importante domanda che determina il nostro destino: la domanda su cui il futuro dell’Europa si trova sospeso è questa: “Saremo schiavi o uomini liberi? — questo è il problema, rispondete!”. Vai Ungheria, andiamo ungheresi!»

    Applauso della folla, Viktor Orban

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  6. “Leggere in un giorno e scrivere in un anno” è la rivoluzione del metodo analogico che sostituisce il binomio letto-scrittura. Della serie "non ragionare troppo, perché è dispendioso; affidati all'intuito perché è più ecologico e soprattutto veloce". Stanno riuscendo a "creare cose", ad assemblare macchine, disattendendo la costruzione di coscienze (che è tutt'altro). E attraverso quelle macchine può passare di tutto, proprio tutto - come Lei sottolinea - ove il tutto è soprattutto l'autodistruttivo mediante rinnegazione dei valori costituzionali (come supervalore fondativo di ogni convivenza democratica possibile). Calamandrei, se ha utilizzato le pesantissime espressioni sopra riportate, aveva chiarissimo il problema per averlo vissuto in prima persona.

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    1. They live, You sleep

      «I loro pensieri non costituiscono un'appassionata storia di anime, non c'è nulla da dover intuire in essi [ESSI, ndr]: né romanzo, né crisi, né catastrofi, né momenti di morte. Il loro pensiero non è al tempo stesso un'involontaria biografia di un'anima»

      Friederich Nietzsche, 1881

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    2. Più che intuito sembra l'imparaticcio dello strombazzamento a reti unificate.
      L'intuizione è altro...

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  7. “Se io sono uomo di Stato il mio no alla disoccupazione ed al bisogno non può che significare questo: che la mia politica economica deve essere finalizzata dallo scopo dell’occupazione operaia e della eliminazione della miseria: è chiaro! Nessuna speciosa obbiezione tratta dalle c.d. «leggi economiche» può farmi deviare da questo fine (Giorgio La Pira, L'attesa della povera gente, p. 16).

    Dopo alcuni decenni la rabbiosa rivincita ordoliberista: "(…) We're trying to protect individuals not their jobs," said Ms. Fornero, 63 years old. "People's attitudes have to change. WORK ISN’T A RIGHT; it has to be earned, including through sacrifice (…)".(http://www.wsj.com/articles/SB10001424052702304870304577490803874875894).

    Se un ministro della Repubblica ha potuto permettersi impunemente di affermare cose del genere senza che sia scoppiata una rivolta di piazza, direi che siamo abbastanza inguaiati

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    1. In realtà, non è un singolo ministro: quel tipo di affermazione risulta diffusamente reiterato da quando è stato ratificato Maastricht, col solo limite che legiferare esplicitamente in conformità di questa interpretazione contra Costituzione, è stato più difficile per i governi di B.

      La disarticolazione di ogni politica di favor per la tutela del lavoro, nel modo inteso da La Pira (oggi completamente sconosciuto alla nostra classe decidente), è un insieme progressivo di norme in nome dell'€uropa che, nelle dichiarazioni dei protagonisti del tempo (all'epoca consapevoli), risale in realtà al divorzio (su "Euro e(o?) democrazia costituzionale" sono riportate le valutazioni esplicite di Ciampi e Andreatta).

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  8. A proposito di riscritture orwelliane, mi imbatto oggi nell'ennesimo scandalo:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/04/renzi-come-giolitti-scalfari-stavolta-ha-davvero-esagerato/2605753/

    Proprio così. Renzi come Giolitti. Almeno nella "Storia secondo Scalfari".

    Qui non si tratta più di ignorare, come dice Bagnai, i "libri del primo anno". Si tratta, addirittura, di rinnegare quelli delle scuole superiori. Capisco che la vecchiaia fa brutti scherzi, ma una castroneria del genere veramente le supera tutte. Uno che impone a colpi di maggioranza riforme costituzionali che ricordano le leggi fasciste è "come Giolitti"??? E andiamo.....

    E la cosa più assurda, è che che molti "colti" lettori di quel giornale (insegnanti, avvocati "di sinistra" e comunqnue persone dotate di cultura universitaria), assorbiranno questo "dotto" insegnamento e lo faranno proprio senza nessuno spirito critico. Ne sono convinto.

    In un humus (anti)culturale di questo tipo, dove la storia viene riscritta da editorialisti in preda a deliri di omniscienza, l'ordoliberismo troverà per definizione terreno facile. Anche per superare i propri fallimenti conclamati e riciclarsi ancora una volta......

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    1. Ti dirò di più: questa versione sarà, mediante "misteriose" modalità di trasmissione, fatta propria da un'ondata di posizioni e commenti televisivi, e persino più diffusa dell'editoriale del "nostro".
      Ma sarò, beninteso, diffusa in modo pop, (essendo troppo colta per un'efficace comunicazione di massa) cioè "alla Mieli", per capirci: rivendicando una certa autorevolezza storicistica e dando per scontate le sue premesse e la legittimazione che ne deriva (cioè l'assimilazione del fatto che la democrazia possa essere gestita con spregiudicatezza e che questo tutto sommato non sia il male peggiore, perché l'alternativa è la dittatura: con ciò certificando che rimaniamo in democrazia...).

      D'altra parte, la cosa è talmente clamorosa che i Padellaro e i Travaglio avrebbero dovuto riprenderla con la stessa serie di precisazioni storiche, senza lasciare tale compito all'isolata voce di un blog on line.

      E c'è da aggiungere una cosa che neppure il pezzo da te linkato focalizza: questa direzione univoca delle politiche generali italiane è imposta dall'€uropa, ed è in realtà propria di tutta la classe politica che si è succeduta al governo negli ultimi, vogliamo dire?, 30 anni.

      Insomma, il contrasto "nel merito" rispetto all'azione di Giolitti, non è qualcosa che può collocarsi negli ultimi due anni.

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  9. Ti vedo in forma Quarantotto. Bravo!

    @ Fiorenzo Fraioli: quattro lustri, dici? Io prevedo tempi di evoluzione della situazione molto più rapidi...

    Giolitti, be', non era favorevole all'entrata in guerra, e ciò potrebbe bastare ad avere di lui una opinione positiva col senno di poi. Certo è che Salvemini appellabat eum "ministro della malavita": un titolo ben poco onorevole.

    Ma in merito al referendum prossimo venturo non è che qualcuno di voi è in grado di fornire qualche informazione dirimente? A me pare una questione molto opaca e potenzialmente molto sopranazionale (cioè di ulteriore colonizzazione delle risorse del Paese). E vedere chi sta facendo campagna per cosa è tutto fuorché rassicurante.

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    1. Ah certo, la situazione può evolvere rapidamente. Però, vedi, non è che la crisi di uno stato delle cose, per il solo fatto di offrire una finestra di opportunità, implichi automaticamente la possibilità di un riequilibrio dei rapporti di forza. Questo è un atteggiamento da comunisti alla Marco Rizzo (pregevole l'arringa del compagno per i tipi digitali dell'Huffington Post - noto foglio ciclostilato dei comunisti duri&puri) i quali aspettano la crisi finale del capitalismo per arrivare al potere assaltando la sede della BCE. Sommessamente, mi permetto di osservare che senza la nascita di nuove forze politiche, organizzate su solide basi concettuali, il suddetto stato delle cose può evolvere, sia pure rapidamente, verso il peggio.

      Che ciò accada è, oggi, molto più probabile di cinque anni fa.

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  10. Diceva Hitler (e dopo Lenin e Orban non facciamocelo mancare niente un altro 'rappresentante politico intelligente'...) ai suoi oppositori: "non importa, tuo figlio è già con me".
    E il punto è un po' questo: difficile pretendere chissà quali gradi di consapevolezza da generazioni che hanno conosciuto un unico, totalitario sistema di (dis)valori, inoculato da un complesso 'famiglia-scuola-lavoro-massmedia' che negli ultimi decenni non ha consentito di vivere o anche solo 'annusare' esperienze diverse.
    Alla fine, come insegna la scuola comportamentale, gli individui non sono nè stupidi nè completamente razionali (come assumeva la scuola neoclassica). Semplicemente, usano delle scorciatoie logiche (cd. euristiche) che escludono a priori le alternative impossibili/improbabili o che come tali vengono percepite, per concentrasi sulle cose veramente possibili. In assenza di organizzazioni politiche, sindacali, culturali che supportino realmente e facciano apparire come realizzabile un'evoluzione verso un diverso sistema socioeconomico, le persone si muovono, comprensibilmente, all'interno dell'unica realtà esistente e possibile, cercando di limitare i danni.

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    1. L'associazione che fai tra Hitler e i discorsi di Orban e Lenin non mi è molto chiara.

      Non so cosa intendi chiamando Hitler "rappresentante intelligente": gli ultimi due chiamano a raccolta il popolo contro l'aggressione delle forze di occupazione facendo leva sull'orgoglio nazionale; e l'aspetto intelligente consiste in primis nel "non cercare uno scontro identitario/razziale" ma, al contrario, cercare un'unità nazionale ed internazionale.

      A differenza di coloro che si fanno sedurre dall'industria della cultura pop (Minculpop) che ha sfruttato personaggi come la Fallaci per promuovere lo scontro tra civiltà e ne fanno da amplificatori fomentando le tensioni tra i diversi gruppi etnico-religiosi, a partire da quelli già residenti.

      Per quel che mi riguarda, i due discorsi, sono un esempio di sano patriottismo sovranista, mentre la propaganda di Hitler è per me l'archetipo dello sciovismo razzista a fini imperialisti.

      Non so se è stato un "rappresentante intelligente", non so neanche di chi sia stato rappresentante.

      So solo che è stato il protagonista di orrori che non hanno pari nella storia dell'umanità: se l'associazione è stata fatta perché i due leader politici sono "ideologicamente discussi", farei notare che quella soluzione del conflitto sociale che noi chiamiamo Democrazia, ha come premessa una nazionalità ed una volontà popolare che reclama sovranità.

      Meglio uniti e sovrani sotto i Savoia che essere sottomessi allo straniero.

      Sotto "Hitler" non so...

      Anche in caso di ironia, l'associazione mi è incomprensibile.

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    2. "Alla fine, come insegna la scuola comportamentale, gli individui non sono nè stupidi nè completamente razionali (come assumeva la scuola neoclassica). Semplicemente, usano delle scorciatoie logiche (cd. euristiche) che escludono a priori le alternative impossibili/improbabili o che come tali vengono percepite, per concentrasi sulle cose veramente possibili. In assenza di organizzazioni politiche, sindacali, culturali che supportino realmente e facciano apparire come realizzabile un'evoluzione verso un diverso sistema socioeconomico, le persone si muovono, comprensibilmente, all'interno dell'unica realtà esistente e possibile, cercando di limitare i danni."

      Concordo in pieno.

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    3. Bazaar, la mia associazione era, ovviamente, nella negatività del giudizio che riservo a questi intelligenti (nel senso che hanno capito molto...) politici.
      Orban è storicamente un peso-piuma rispetto a Lenin e Hitler, ma a differenza di questi ultimi è vivo e al potere, e ugualmente a Lenin e Hitler utilizza (a mio avviso) del tutto strumentalmente la questione nazionale per consolidare il proprio potere in senso antidemocratico. Per questi dittatori o aspiranti tali, la nazione sono loro stessi, con l'immediato corollario che gli oppositori politici sono di per sè 'anti-nazionali'.

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    4. Destre europeiste/globaliste (travestite da sinistre) vs. destre nazionaliste/localiste. Queste ultime sono piu' lucide nell'identificare i problemi, ma dubito lo siano anche nell'identificare le soluzioni migliori. Niente di buono all'orizzonte, e non vedo possibile alcuno sviluppo di formazioni politiche veramente alternative e di rilievo, semplicemente manca l'humus. Bastera' l'inondazione del Nilo oppure servira' (n'artra volta) vulcano, botto & lava per ri-fertilizzare?

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    5. Di ovvio nei giudizi di valore non c'è niente: specialmente quando si ha a che fare con questioni complesse che sono oggetto di coscienza: magari falsa.

      Quindi non c'è nessuna differenza tra un rappresentante politico antidemocratico che difende l'indipendenza nazionale da uno collaborazionista?

      Poiché la sovranità non è del - o pare essere stata sottratta al - popolo, è indifferente che sia in mano all'occupante o ad una oligarchia apolide? Orban come Pinochet?

      Non c'è nessuna differenza tra aristocrazia, oligarchia, monarchia o tirannia?


      Ciò che conta è esclusivamente la morale-ideologia della classe dirigente rispetto ai (presunti) "valori" individuali? Indipendentemente dal fatto che sia abile (intelligente) o meno?

      Chissà che "angoscia" la consapevolezza per cui gli stessi costituenti non consideravano la Democrazia tale se non quando anche l'ultima casalinga di un paesino dell'Aspromonte avrebbe partecipato alla vita economica, sociale e politica del Paese....

      Rifiuto totalmente prese di posizione che reputo moraliste ed ideologiche; posizioni che trovo completamente scevre del percorso culturale che ha portato alcuni Italiani ad avere piena coscienza democratica: io sto con Machiavelli.

      «Meglio fuori strada con Platone, che...»

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    6. Più che altro vorrei capire perché, al di là dei giudizi scissi dai fatti di giornali come La Repubblica (esemplificativamente), Orban agirebbe "in senso antidemocratico".
      E' un pesante giudizio che deve potersi basare su un corretto concetto di democrazia e sul riscontro di fatti concreti che se ne discotino

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    7. Appunto, caro Quarantotto: il lerciume della propaganda è un "campo minato" solo quando si ha a che fare con interlocutori portatori di un certo piglio ideologico.

      Ma mi sta anche bene prendere l'aggettivo "anti-democratico" nella sua accezione di non "ortodosso" rispetto a quello presente nella *nostra* Costituzione, proprio come inteso da Basso e dall'ultimo Calamandrei.

      Poiché il senso profondo del carattere democratico delle Istituzioni lo ho appreso in queste pagine e non altrove, mi si contorce lo stomaco quando sento fuoriuscire ideologia da tutti i pori senza manco un umile tentativo di proporre un'analisi politico-istituzionale che non sia un sottoprodotto del qualunquismo.

      E il qualunquismo è reazionario e antidemocratico per definizione.

      Chi non comprende la differenza tra una forma di governo e l'altra, non può capire neanche cosa sia la democrazia.

      Per questo la maggiore "democrazia" del mondo è un impero: è talmente qualcosa di macroscopico che coloro che sanno di sapere vanno in giro a dar la lezioncina ai russi e ai cinesi. O agli ungheresi...

      (Tanto tutto fa brodo, no? Che differenza c'è tra Lenin ed Hitler? Tra Orban e Pinochet? Il profondo pregiudizio etnico che sta dietro a tutto ciò che "non è occidentale"...)

      Il qualunquista è il primo a tirar le monetine al governante corrotto e dispotico mentre l'occupante ipoteca per sempre la sua libertà...

      (Meglio fuori strada con Platone... e Basso)

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  11. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Avevo pensato di rispondere: tuttavia, poiché la caratteristica di questi tempi è...che non c'è più tempo, ho preferito cancellare. In applicazione della regola super-primaria che interventi basati su luoghi comuni e che ignorano il contenuto del blog, non sono in questa sede consentiti

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  12. Vorrei intervenire sulla parte finale dell'articolo. Cito:

    "In sintesi, il cittadino dovrebbe pensare di non votare per chiunque non ponga la questione della inaccettabilità democratica della banca centrale indipendente, da cui deriva la conseguente inaccettabilità di tutti i corollari che, affermatisi a livello europeo, costituiscono il vincolo esterno.
    E' sufficiente notare come, questa opzione di autotutela democratica del cittadino, non implica l'adesione a questa o quella ideologia che (sempre ingannevolmente) si arrogano il ruolo di soluzioni alla crisi (il caso Syriza è evidente, in tal senso): la lotta per la riconquista della sovranità popolare che passa per l'abrogazione del paradigma della banca centrale indipendente, attiene a una pre-condizione minima e coessenziale della democrazia in senso sostanziale, e può prestarsi alla unificazione ed alla confluenza di una pluralità di "visioni del mondo" all'interno della stessa democrazia.

    Nella condizione di emergenza democratica attuale, in effetti, la battaglia per la ri-democratizzazione delle istituzioni bancarie e creditizie sarebbe il vero "distinguo" di un nuovo partito di massa, capace di dar voce agli interessi effettivi della maggioranza dei cittadini."

    Il mio parere è che queste affermazioni sono da un punto di vista vere, ma da un altro le trovo sbagliate.
    Di vero, ci trovo il fatto che se esistesse un tale partito, e questo partito riuscisse a mettere in crisi i principii fondanti della BCE, questo di per sè sarebbe un risultato rivoluzionario, nel senso che sarebbe incompatibile con l'rdine e la struttura di potere attuale.

    Ciò che trovo invece sbagliato, è che un tale principio ed obiettivo sia sufficiente a costituire il motivo d'essere di un partito politico.
    Ciò deriva da due distinte ragioni.
    L'una, quella più ovvia, è che è difficile trovare persone anche acculturate, in grado non solo di essere contrari a una struttura istituzionale come la BCE, su questo potrebbe trovarsi ancora un buom consenso, ma di capirne il valore rivoluzionario, e quindi impegnarsi in questo verso.

    La seconda ragione è più importante, e riguarda le premesse implicite nel modo di pensare della gente.
    Il pensiero unico non è una creazione dell'immaginazione di alcuni fanatici sovversivi, è una realtà profonda e credo che su questo concordiamo.
    La mia conclusione è che, non importa quanto limitato, quanto circoscritto sia un dato obiettivo, se è davvero un obiettivo valido e quindi rivoluzionario, le resistenze saranno immense, prima di tutto proprio nella testa delle persone: non solo naturalmente, i servizi di intelligence falliranno (forse...) nei confronti dei terroristi, ma nella repressione interna, credo che funzionino egregiamente.
    Pertanto, secondo me, è più facile che abbia successo una contestazione globale, cioè a livello esplicitamente ideologico, che non un obiettivo accuratamente delimitato, le resistenze saranno immense, la caapcità di mobilitazione assolutamente inferiore.

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    1. mutuando una citazione di un altro post di questo blog "Una volta che una nazione rinuncia al controllo della propria valuta e del credito, non importa chi fa le leggi della nazione. … Fino a quando il controllo dell’emissione della moneta e del credito non sia restituito al governo e riconosciuto come la responsabilità più rilevante e sacra, ogni discorso circa la sovranità del Parlamento e della democrazia sarebbe ozioso e futile…" la resistenza da parte degli elettori non può esserci stante la semplicità di valutazione di concetti come "l'incremento della spesa pubblica equivale all'incremento della ricchezza privata" "Allo Stato non serve indebitarsi emettendo lui stesso la moneta" "gli interessi sul debito pubblico non devono essere corrisposti" sicuramente c'è una repressione interna, non a caso hanno diritto di espressione sui mezzi di informazione i rappresentanti di un po' tutte le ideologie mentre vengono tenuti a debita distanza i portavoce di questi circoscritti ma pericolosissimi/utilissimi obiettivi.

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    2. La sovranità monetaria è un requisito indispensabile di qualsiasi ipotesi di gestione democratica del potere, su questo come mi sembrava affermassi nel precedente intervento, c'è totale accordo.
      Stento tuttavia a capire perchè ed in che senso la sovranità monetaria venga prima. Non c'è, mi pare, un prima e un dopo, ci sono una serie di requisiti minimi da rispettare congiuntamente, e non vedo motivo per considerarne una scala di priorità che mi pare sia intesa di tipo cronologico.
      Direi che oggi, a pochi mesi dal referendum costituzionale, abbiamo una possibilità imperdibile di creare un'alleanza almeno di fatto, se non è possibile esplicitamente costruita, data appunto dalla difesa della nostra benamata costituzione, e purtroppo vedo con estrema preoccupazione il tentativo stoltamente portato avanti da componenti del nostro comune fronte di una derubricazione di questo appuntamento come un referendum pro/contro Renzi, in sostanza la banalizzazione della politica a puro tatticismo, e ciò senza che io debba entrare nel merito di quanto questa tattica sia vincente. Vincessimo egualmente, il significato della vittoria risulterebbe gravemente ridimensionato da questo centrare tutto sul personaggio. Pare che questa nazione possa opporsi ad una politica solo dicendosi contraria e non in nome di una politica differente.

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    3. sul referendum nulla da dire, anzi forse che il pro/contro Renzi è stato proposto dai sui stessi manovratori "è scoccata la sua ora". Per quanto riguarda la sovranità monetaria non è un requisito ma il requisito. La questione si può riassumere con una citazione che l'autore del blog ha proposto più volte "Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi». (F. von Hayek da “Verso la schiavitù”, 1944)" per questo ha necessariamente una priorità anche cronologica.

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    4. Lo stesso termine "sovranità" deriva da sovrano,e per molti secoli anche la sovranità monetaria è stata appannaggio del sovrano.
      Ciò porterebbe seguendo la sua impostazione che ci potremmo anche contentare di tornare ad uno stato a monarchia assoluta perchè avremmo almeno salvato la sovranità monetaria. In questo caso, non potrei seguirla.
      Inoltre, ho da tempo abbandonato la visione marxista che pone l'economia al centro della politica, e che se perseguita coerentemente porta inevitabilmente alla stessa morte della politica. La politica viene sempre prima, o in caso contrario non può esistere, non è neanche più politica.
      Per avere la sovranità monetaria a gestione democratica, dobbiamo avere una costituzione democratica che contine ben più del principio della sovranità monetaria.
      In effetti, non capisco la sua insistenza su una questione che a me pare scontata, ma non interverrò più perchè credo che la maggior parte dei lettori abbia colto il senso del mio intervento.

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    5. Credo che non colga esattamente quanto cerca di esprimere Erwin sulla democrazia (mettendo da parte le personali avversioni ideologiche sul marxismo, irrilevanti in questo discorso). Invito a rileggersi questi post, sulla priorità della sovranità monetaria, ovviamente intesa nel contesto di una Costituzione di democrazia pluriclasse e sostanziale (che è necessitata, come dice Mortati, altrimenti, "non è": è al più una democrazia idraulica):
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/05/costituzioni-banche-e-sovranita.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/12/democrazia-filosofica-diritti-sociali-e.html

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  13. Perche' nell'immediato l'uscita dell'euro (recupero della sovranita' monetaria) e' assolutamente necessaria e viene "prima"? Mettiamola cosi' in modo troppo semplice: perche' Monti ha distrutto la domanda interna? Se unisci i puntini la risposta emergera' con tutti i suoi corollari

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