venerdì 20 febbraio 2015

LA CONDIZIONALITA' E LA TRISTE METAFORA DEL MEMORANDUM GRECO: L'EUROPA DEL NUOVO "STATO DI ECCEZIONE" CHE DISTRUGGE LA DEMOCRAZIA



1. Entro la serata di oggi, stando agli ultimi rivolgimenti della "trattativa" ed ai termini temporali finora previsti per il suo concludersi, si dovrebbe sapere che fine farà la Grecia.

Si tratta di una questione, è bene ricordarlo, che sorge ESCLUSIVAMENTE dall'impostazione prescelta nella UEM per risolvere gli squilibri commerciali, inevitabili e fisiologici, che sono sorti all'interno di un'area valutaria che, - secondo l'iniziale disegno perseguito fin dal Rapporto Werner del 1971, comunque puntualmente trasposto nel trattato di Maastricht- vieta, e ripetiamo VIETA (non basta mai, specie per la nostra classe politica che discetta senza aver letto i trattati), i famosi trasferimenti da parte di un (inesistente) governo federale verso, appunto, gli Stati commercialmente indebitati (quindi a titolo privato), in funzione di compensazione dello squilibrio stesso. 
Il trasferimento significa che viene fornita, spostandola a titolo di politica fiscale "comune" (e non quindi come prestito oneroso) da un paese "lender" (sempre a titolo di transazione bancaria conseguente a un'operazione di esportazione) al paese "borrower" (sempre a titolo di indebitamento del suo sistema bancario finanziario e dei suoi operatori e cittadini, per un'operazione di corrispondente importazione), la liquidità necessaria per pagare questi debiti.

2. Nell'attuale soluzione €uropea, invece, la liquidità viene fornita a titolo di prestito oneroso da entità "sovranazionali" che divengono creditrici, e che dunque non incarnano alcun ruolo di "governo federale" (condiviso e solidale), A CONDIZIONE DI FAR DECIDERE AL CREDITORE LE POLITICHE, economiche e sociali, che questo ritiene opportuno imporre al debitore, e per il proprio interesse (bancario-industriale) alla piena restituzione.

La controversia tra greci e tedeschi verte solo su questo: se, cioè, l'intenzione greca di rispettare l'obbligo di restituzione sancito dal memorandum con la c.d. trojka, (un trio di entità esponenziali dei creditori, come ha evidenziato più volte De Grauwe), - memorandum concluso nel 2012 e soggetto a verifiche periodiche, una delle quali ha imminente scadenza il 28 febbraio prossimo-, sia rispettosa fino in fondo, cioè senza alcuna lesione dell'interesse dei creditori, della condizionalità del memorandum.
La Grecia, infatti, sostiene che intende restituire il debito contratto per il bail-out delle banche creditrici e trasformato in debito verso la trojka e l'ESM, (cioè il meccanismo di salvezza UEM, in cui è stata coinvolta come magna pars un'Italia che a tale situazione di credito commercial-bancario era prevalentemente estranea),  ma continua, fin nella lettera inviata da Varoufakis all'Eurogruppo giovedì, a riservarsi la facoltà di evitare misure che "risultino recessive"

Il "prosieguo" dell'applicazione del memorandum, infatti, imponeva di adottare un'ulteriore riforma del lavoro, ampliando i poteri di licenziamento dei datori (ormai, leggasi, controllori esteri dell'economia greca), nuovi tagli alla spesa pubblica del welfare (pensioni e sussidi) e di introdurre inasprimenti fiscali nonchè di accelerare le privatizzazioni degli assets in mano pubblica.

Queste misure NON erano state adottate dal precedente governo greco filo-€uropeo, che non aveva potuto attuarle a causa della totale perdita di consenso, che si era spostato sulla linea "porre fine all'austerità" propugnata dal partito poi risultato vincitore delle elezioni anticipate, cioè Syriza (elezioni occasionate dal mancato accordo sull'elezione parlamentare del nuovo presidente della Repubblica ellenico).  

A questo meccanismo si riduce l'aspra controversia tra Grecia e Germania: ovvero, potenzialmente, tra questa (e i suoi "Stati satelliti") e OGNI Stato appartenente all'UEM che sia in posizione debitoria, commerciale e finanziaria privata.

Ripeto questo non perchè i lettori di questo blog non l'abbiano ormai capito, ma perchè sappiamo che nuovi lettori si aggiungono e vari "ambienti" finiscono per leggere sempre più frequentemente i post qui pubblicati.

3. Chiarita sulla base di questi presupposti, la questione Grecia è l'evidente radiografia del funzionamento di un'area valutaria volutamente disfunzionale; che sia tale è pacifico. 
Il PERCHE' si sia voluto aderire ad essa, per i "consapevoli" e informati (non la nostra complessiva classe politica) è altrettanto chiaro: si è aderito perchè la correzione degli squilibri, - chiamata ora recupero della "competitività", ora ricerca della "stabilità finanziaria" e della "credibilità"-, si attua esclusivamente attraverso l'abbassamento dell'inflazione relativa del paese debitore e la connessa distruzione del suo sistema di welfare
Queste due "linee guida" della correzione (del debito privato interstatale) nell'area €uro, si compendiano nell'obiettivo strumentale della instaurazione di una considerevole disoccupazione strutturale, che costringa i lavoratori a cedere sul fronte dei livelli retributivi, essendo i lavoratori simultaneamente indeboliti, nella loro possibilità di resistenza, da riforme strutturali che portano alla totale flessibilità in uscita dal rapporto di lavoro ed alla privazione di coperture pensionistiche e preferibilmente anche sanitarie (effettive).

4. Si tratta dunque di un disegno, corrispondente al programma ordoliberista riflesso nei trattati (v.par.4), che esige un sistema coercitivo di imposizione, ai paesi debitori, di tali riforme strutturali: il sistema prescelto è quello della condizionalità. 
Essa è direttamente modellata sulle "lettere di intenti" imposte dal FMI ai paesi bisognosi di liquidità in valuta di riserva (attraverso vari strumenti finanziari patteggiati dai paesi aderenti al Fondo, che qui non rilevano) proprio a causa del loro indebitamento con l'estero, sempre per motivi di importazioni eccedenti le esportazioni, e quindi del debito privato commerciale.
Il sistema della CONDIZIONALITA' dunque, pur avendo la veste, meramente formale, della determinazione di una "Agenzia" di diritto internazionale, corrisponde invariabilmente alla prevalenza degli interessi non tanto dei paesi creditori in sè, quanto dei rispettivi "prestatori", cioè dei soggetti finanziari e bancari e dei sottostanti complessi industriali, prevalenti nelle transazioni commerciali mondiali. 
Per questo motivo, come abbiamo visto più volte in questa sede, si parla di "diritto internazionale privatizzato" (v.par.9), da parte di un attento studioso di politica economica internazionale come Lordon.
La condizionalità, dunque,  è la ratifica, per via di accordi stipulati tra queste agenzie o "entità" prestatrici (in seconda battuta), delle conseguenze inevitabili del liberoscambismo, imposto dai detti complessi industriali e bancari dei paesi più forti nel quadro politico-economico mondiale.

Se dunque la "condizionalità", stile FMI, è ovviamente orientata a imporre un certo sistema di leggi e regole in campo economico e sociale che risulti conforme a tali interessi prevalenti, originariamente NEI CONFRONTI DEI PAESI DEL C.D. TERZO MONDO, o comunque "in via si sviluppo", il suo irrompere in Europa è dovuto essenzialmente all'adozione del trattato UE-UEM, in particolare della modalità, non certo indispensabile e coessenziale, della moneta internazionalizzata priva di un governo  e di una fiscalità federali. 
Questo tipo di moneta, come teorizzato da Hayek e dagli ordoliberisti della scuola di Friburgo fin dagli anni '40 (almeno), crea quello stato di necessità, per il paese debitore, cui lo Stato medesimo non può porre alcun rimedio, essendo privato della sovranità monetaria e del riequilibrio normalmente raggiungibile con la flessibilità del cambio.
A dimostrazione inoppugnabile di ciò, gli Stati che pure aderenti all'UE siano fuori dall'UEM, non risultano coinvolti in questo meccanismo di stato di necessità e condizionalità programmatico e, infatti, possono crescere ben al di là di quelli prigionieri dell'eurozona.


Collegamento permanente dell'immagine integrata

5. Creato lo "stato di necessità", la comunità statale (cioè l'intera popolazione) indebitata con l'estero, - specificamente coi paesi vicini (e comunque, com'è evidentemente normale, appartenenti alla stessa area di libero scambio che ha adottato la moneta unica), subisce la condizionalità e le "riforme strutturali" a tutela esclusiva del paese creditore.
Queste possono dunque essere imposte anche a Stati in precedenza sufficientemente autonomi e capaci di perseguire con le proprie forze la crescita e lo sviluppo, e comunque di sostenere il modello socio-economico programmato nelle rispettive Costituzioni.
La valuta unica dunque è un mezzo di imposizione della modifica di tale modello e, QUINDI, DI ALTERAZIONE, - PER VIA DI CONDIZIONALITA' DI DIRITTO INTERNAZIONALE-, DELLA STESSA SOVRANITA' DEMOCRATICA COSTITUZIONALE. 
Ne deriva così un'alterazione, anzi un sovvertimento che, in assenza di tale appartenenza all'area valutaria (volutamente e strumentalmente imperfetta), non avrebbe potuto verificarsi, almeno in tale misura di massivo svuotamento dei diritti fondamentali di tipo "sociale" perseguiti dalla moderna sovranità.

6. Ridotta alla sua sequenzialità inesorabile:
- instaurazione dell'area di libero scambio
- adozione di una moneta unica
- innesco degli squilibri commerciali
- stato di necessità insito nella privazione della moneta nazionale (come tale sovrana e democratica)
- accesso all'unica via di uscita delle riforme strutturali
- loro recepimento sanzionato dalla mancata concessione della liquidità necessaria per far fronte al debito verso i paesi creditori dell'area
la valuta unica europea è in pratica, una trappola, come tale dissimulata dal diversivo creato dalla promessa di fumosi vantaggi "espansivi" nella economia globale, nonchè dalla giustificazione in alti ideali completamente estranei al testo dei trattati

7. Tipici alti ideali, utilizzati da una propaganda culturale e mediatica ormai veramente impressionante, sono la pace e la cooperazione in Europa, addirittura, e contro ogni evidenza del passato, attribuita retrospettivamente alla costruzione europea. 
"Oggi" poi, contro ogni lapalissiana evidenza, la pace sarebbe asseritamente perseguita dall'applicazione della regole di condizionalità, che sono state l'inevitabile sviluppo dei trattati e che, invece, hanno portato in Europa il più grande dissidio tra Stati europei che si ricordi dalle vicende della seconda guerra mondiale.
Alla faccia dell'internazionalismo liberoscambista e alla sgangherata pretesa del pacifismo insito, secondo il Manifesto di Ventotene, nell'ordine sovranazionale dei mercati.
E tutto ciò nella antistorica crociata contro l'assetto di Westfalia, la quale si ostina a ignorare come, in Europa, tale assetto, non può oggi essere compreso senza prendere atto dell'avvenuta trasformazione della sovranità degli Stati democratici in potere solidale di perseguimento dei diritti fondamentali, con l'esplicito e definitivo ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali (il che, com'è evidente, fa dubitare in radice della liceità della stessa adesione al trattato di Maastricht alla luce dell'art.11 della nostra Costituzione).

8. La vicenda Ucraina, la vicenda greca, e persino quella libica, ma soprattuto l'apparentemente inarrestabile declino italiano, dimostrano come questo apparato repressivo-impositivo, basato sullo "stato di necessità" creato in via economico-monetaria (scambi liberalizzati e moneta de-statualizzata), non portino altro che all'autosmascheramento di un disegno distruttivo delle democrazie sovrane.
Non a caso Karl Schmitt aveva evidenziato che "sovrano è colui che decide lo stato di eccezione", cioè chi può dichiarare e portare a conseguenza quella superiore necessità che impone di derogare e sovvertire l'ordine della legalità di uno Stato, corrispondente alle leggi che il suo popolo si era in precedenza democraticamente create.
L'€uropa, in questo quadro di minima ricognizione del senso della legalità costituzionale, a fronte dello spettacolo penoso dato dalla "trattativa" sulla Grecia, è dunque un nuovo tipo di TOTALITARISMO; naturalmente "internazionalista", dettato dai Paesi che, già forti, avevano imposto il contenuto dei trattati, per amplificare un'avida supremazia. Senza più democrazia.


18 commenti:

  1. "In questa prospettiva, [...] i processi di dissoluzione degli organismi statuali tradizionali, non vanno guardati come un riemergere dello stato naturale di lotta di tutti contro tutti, che prelude alla costitu-
    zione di nuovi patti sociali e di nuove localizzazioni nazionalstatuali quanto, piuttosto, come l'affiorare alla luce dello stato di eccezione come struttura permanente di de-localizzazione e dis-locazione giuridico- politica". Giorgio Agamben, Homo sacer

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    1. Avevo visto Agamben e proprio in connessione con Schmitt mentre cercavo la fonte per questo post... :-)
      Diciamo che il percorso che qui suggerisco è più sul terreno dogmatico del costituzionalismo rispetto alla visione di teoria generale-filosofia del diritto di Homo sacer...

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    2. Magistrale. Post da marchiare a fuoco nella zucca di tutti i sedicenti Europei... e di tutti gli Americani.

      (A proposito... qualcuno ha capito cosa sono sti Americani? I futuri Europei? Gli Eurocani? d'altronde, la flessibilità del fattore lavoro assomiglia proprio al randagismo).

      In rif. al Velo di Maya, comprendo perché lo sosteneva anche Miglio a fine anni '80.

      Questa evoluzione sociopolitica è una soluzione generalmente apprezzata dagli odiatori dell'Umanità, poiché, solo gli imbecilli neo-ventoteniani non (pare) comprend(a)no il sistema di equazioni che portano alla progressione Stato nazionale => Solidarietà sociale => Democrazia sostanziale.

      Infatti, il risultato della contrapposizione capitale-lavoro, è de facto la contrapposizione fra razzisti ed autorazzisti: le nozze ermafroditi dell'imbecillità.

      Ciò che viene odiata è la solidarietà sociale, vissuta come limite alla Libertà dell'Anthropos.

      (Che, da un punto di visto esoterico - almeno secondo Rudolf Steiner - viene visto come dono concesso da Lucifero all'umanità: libertà è commettere dei peccati, è il legame alle passioni terrene, è poter accettare i collateral murders imparando a non vivere sensi di colpa: la coscienza è l'unico lusso che l'élite non può permettersi)

      Solidarietà che viene masochisticamente rigettata dalle classi subalterne per il "senso di colpa" - clamorosamente indotto - di appartenere alla razza-classe che questa "libertà" la limita. La libertà - spirituale... - di far quel picio che si vuole. I lacci e lacciuoli della democrazia... quelli che frenano lo sviluppo dello spirito dell'Anthropos!

      Che appunto - poretto - rimane bimbominkiam ad aeternum. Comunque. Comunque... a causa vostra! maledetti democratici populisti... e dogmatici ;-)

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    3. Infatti l'elitista è notoriamente filantropo. Cioè ama se stesso.

      E si ama così tanto che ci fa in onore delle fondazioni. Templi del culto di se stessi.

      L'amore divino come atto supremo di autoerotismo: amore fatto con chi si stima veramente.

      Il grande ordine dell'EgoTotalitarismo.

      Bene. Dopo aver - scientificamente! - assodato che le radici del liberalismo non - non! - affondano nelle sabbie mobili delle istanze libertarie illuministe grazie alla Blavatsky e Steiner, urge una riflessione.

      Sulla libertà antropica.

      Egotista ed edonista anche quando non espressamente libertina.

      Perché Libertà è Potere: e la radice "liber" va sempre - e solo - intesa come significante dell'idea materiale di "potere". Perché "materiale"? Perché, nell'egototalitarismo liberale, "spirituale" è "materiale" in quanto la "forma" è "sostanza".

      Questa inversione destruttura così il sistema di valori umani (dove i "valori" sono, per definizione, "sostanza"), conseguendo la frammentazione tanto degli Stati nazionali quanto quella dell'individuo, in una causazione circolare annichilente. (Per gli ilici e basta?)

      Un "test di Orwell" è possibile esprimerlo in: liberalism come "libertà" del mercato; ovvero "potere" del mercato.

      Ordoliberalism? Potere del mercato camuffato nell'ordinamento: economia sociale di mercato. Potere economico del mercato di gestire gli interessi collettivi. Socialismo "liberal"... idem.

      Libera concorrenza? Potere di chi corre più forte; tradotto, oligopolio.

      La totale privatizzazione della governance non è altro che quello che Malinki Caesar definisce "impero del caos".

      Smantellate le democrazie occidentali, le sovranità, e le identità nazionali... a quando la fase di incastellamento? L'Isis sarebbero i nuovi saraceni? Con gli Hummer?

      Quindi: o ha ragione Agamben (e i liberal in genere), e quindi la Grande Società di Hayek ha un suo senso "anti-entropico" (può stare "in piedi", i collateral murders hanno - almeno per ESSI - un senso), oppure più Zimbabwe per tutti.

      Oppure si sveglino le belle addormentate fuori da questi spazi, non più così entusiasti della deflazione felice, la piantino di incancrenirsi con i corrotti - è la libertà luciferica, bellezza! - e comincino a riservare uno stuolo di calci in culo ai corruttori.

      (Me lo vedo Renzi, nella futura Maremma africo-medioevale, che rincorre con una clava la Boschi perché, stanca della "flessibilità", non gli vuol più concedere un altro Job Act)

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    4. @48 Diciamo che i percorsi convergono, almeno come strumenti di comprensione. Il tuo discorso è certamente più specifico, ma il percorso del blog è, pur sempre, "metaconcettuale": una genealogia stile Foucault-Agamben

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  2. Che poi ce lo dicono tranquillamente cosa vogliono: ad esempio l'art. 145 del TFUE "Gli Stati membri e l'Unione si adoperano per sviluppare una strategia coordinata a favore dell'occupazione, e in particolare a favore della promozione di una forza lavoro competente, qualificata, adattabile e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici" ci dice esattamente che tipo di lavoratori vuole l'Europa: pronti alla deflazione reale se serve e consci che i tempi sono cambiati e certe pretese (diritti) non si possono più avere.
    Poi basta evocare il Sogno dei popoli europei uniti in uno Stato europeo e tutto va giù e la gente felice marcia verso il neo-f€udalesimo.

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  3. Buongiorno Luciano, a questo punto se buttano dal precipizio la Grecia, le destre neoliberiste USA chiameranno al tavolo la Merkel?... così com'è la situazione in area UEM allo Zio Sam di sicuro non va. Si sta disegnando una criticità che il mondo non ha mai affrontato... un bel salto nel buio, considerando che i nostri scellerati governanti non hanno la pallida idea di cosa fare, se non quella di distruggere lo Stato. Se non sbaglio qui nel blog si è parlato anche delle conseguenze delle decisioni degli ordoliberali nel "mollare" uno Stato, ed effettivamente la BCE non potrebbe mantenere la "parola" data (is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough) e cosa fanno? Si siedono in panchina a guardare il TRAMONTO DELL'€? Scusa ma, allora lo scenario futuro da stasera potrebbe infilarsi in una strada a senso unico (e a fondo chiuso per la democrazia), il SOVRANO che metterà ordine al caos piglia tutto. Insomma per NOI peggiora e basta.

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    1. La Merkel è GIA' in continuo contatto con gli USA. Qualunque cosa accada, la prospettiva del TTIP va preservata.
      Non ci sono salti nel buio, nè soluzioni di continuità, almeno nei piani di ESSI
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/ipotesi-frattalica-2-anni-dopo.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/sommario-di-fine-anno-tra-ttip-e-grecia.html

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    2. Grazie, grazie 1000 volte per il monumentale lavoro che sta portando avanti, e grazie anche a tutti coloro che, frequentando questo illuminante blog, contribuiscono a farne un faro per navigare, perlomeno consapevoli, nella n€o-feudalesima società. Speriamo che qualcuno qua fuori si svegli.

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  4. Grazie prof. per questo magistrale post di sintesi sul totalitarismo eurista. Se fossi direttore dell'Enciclopedia Treccani l'aggiungerei immediatamente alla prossima edizione.

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  5. Un aggiornamento:

    http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2015/02/150220-eurogroup-statement-greece/

    The Greek authorities reiterate their unequivocal commitment to honour their financial obligations to all their creditors fully and timely."

    "The Greek authorities commit to refrain from any rollback of measures and unilateral changes to the policies and structural reforms that would negatively impact fiscal targets, economic recovery or financial stability, as assessed by the institutions.

    Sa di resa... O gli somiglia tanto.

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    1. Ci somiglia tanto ma, a ben vedere, una parafrasi di quanto già detto nella lettera di V.
      Bisogna infatti vedere quali misure e riforme strutturali siano considerate, dai greci, (in realtà l'hanno già detto) ad impatto negativo sui target fiscali e sulla ripresa economica.

      Si tratta, a mio parere, di un compromesso linguistico tipico delle soluzioni negoziali; formulato in modo tale da lasciare aperta una futura riapertura delle ostilità..

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  6. CHE VERA FORTUNA

    Pensa che se c'avessero "assol(r)dati", 'sta mala Storia non avrebbe le dubbiosità di un uno sfortunato esito finale .. :-)

    Pensa che s'ha pure rifiutato "er" sol(r)do .. :-)

    Pensa che non smetteremo mai di dichiarare E CIO' CHE NON SIAMO E CIO' CHE NON VOGLIAMO .. : -)

    Pensa che DOMANI .. :-)

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  7. Ognuno a modo suo (inarrivabile il suo Presidè),ma +/- siamo li.Il bolg poi l'ho abbandonato (mancanza di tempo).Non so quanto Le saranno grati chi la segue e la legge ma sicuramente J.F.Kennedy a proposito di stampa e divulgazione:...attività che non serve x divertire ed intrattenere,enfatizzare il triviale ed il sentimentale,o semplicemente x dare al pubblico ciò che vuole,ma x informare,risvegliare,per riflettere,riconoscere i nostri pericoli e le nostre opportunità,segnalare le nostre difficoltà e le nostre scelte,per guidare,plasmare,istruire ed a volte persino per far infuriare l'opinione pubblica...i governi ad ogni livello devono onorare il proprio dovere di fornire + informazioni possibili e creare i necessari,obbligatori e dovuti contraddittori x il bene supremo dei popoli.
    http://ravelst.blogspot.it/2012/05/la-tirannia-dei-valori-di-casta.html

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  8. Gli interessi USA e quelli tedeschi mi sembrano oggettivamente configgenti. Fior di strateghi a disposizione e arrivano a consentire così l'egemonia tedesca sul continente europeo? In cambio di cosa? L'Ucraina? La Germania non acconsentirà mai alla guerra. Il trattato di libero scambio? Ma lo farebbero comunque e con chiunque. Impedire che la Germania si allei con Putin? Questo significherebbe immaginare gli americani sotto "ricatto". E comunque se continuano così potrebbero finire con l'intera Europa a guida germanica alleata con Putin. Davvero ho difficoltà a capire. e nonostante tutte le ambiguità diplomatiche e tutto quello che deve ancora essere definito, a me pare che la Grecia si sia dovuta arrendere, nel completo isolamento internazionale.

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    1. Dai un'occhiata a questo commento di Sapir (penso che comunque verrà tradotto presto su Voci dall'estero.
      Come dice Giacché in "Anschluss", ai tedeschi non basta mai vincere, devono sempre cercare di stravincere. Dunque in questo caso non hanno stravinto, tanto è vero che Varoufakis non è stato rimosso (come il governo tedesco aveva richiesto) e che ci saranno ulteriori trattative invece del semplice arrivo di "tecnici" della Troika a fare la parte di ufficiali giudiziari che eseguono un pignoramento.
      Si potrebbero ipotizzare due cose: i tedeschi sono stati frenati da qualcuno (pare BCE e FMI, in sostanza USA) e quindi si convinceranno di "avere perso", ossia di essere stati puniti nonostante i loro sacrosanti diritti. La partita non è affatto chiusa.
      La Grecia, da parte sua, partiva già isolata (pare che spagnoli e portoghesi si siano stretti al fianco dei tedeschi... tutto un programma) e il mandato di Tsipras era limitare i danni, non immolare la Grecia ... per i PIGS? Appunto.

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  9. "Si potrebbero ipotizzare due cose: i tedeschi sono stati frenati da qualcuno (pare BCE e FMI, in sostanza USA) e quindi si convinceranno di "avere perso", ossia di essere stati puniti nonostante i loro sacrosanti diritti."

    Se incomincia il piagnisteo teutone ... leggetevi questo bel discorsetto

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    1. Beh direi che H. oggi non farebbe questo discorso, essendosi palesemente in una situazione di parti invertite.
      Tra l'altro, questo discorso conferma e avvalora clamorosamente, nei suoi stessi presupposti e sviluppi deduttivi, questo post (e la totale incomprensione della situazione da parte della vulgata di Ventotene):
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/zagrelbesky-ventotene-e-la-dimenticanza.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/zagrelbesky-ventotene-e-la-dimenticanza.html

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