giovedì 3 aprile 2014

RIFORMA DEL SENATO: LA VERA POSTA IN GIOCO. IL SONDAGGISMO MAINSTREAM COME NUOVO POTERE COSTITUENTE

 

1. Prendiamo atto di questa intervista a Zagrelbesky sulle annunciate riforme costituzionali.
Al di là del dettaglio critico sulle specifiche soluzioni, alcuni passaggi colpiscono.
Della riforma Zagrelbesky focalizza acutamente un fenomeno di contorno: "L'antiparlamentarismo": ...Ora s'abbatte sul Senato, capro espiatorio di mali collettivi. È un sentimento elementare che non s'accontenta di qualcosa ma vuole tutto. "Tutto" significa il demiurgo di turno: fuori i trafficanti della politica, i profittatori, i corrotti, gli incompetenti, i chiacchieroni. Eppure, negli anni trascorsi, non sono mancati gli avvertimenti.
Dunque, l'antiparlamentarismo (sarà contento Lorenzo che evidenzia ciò costantemente), che è fenomeno direttamente connesso al preventivo condizionamento mediatico ed al conseguente forte consenso sondaggistico di cui gode la riforma stessa. 
Una connessione che è una progressione:
a) si individua uno pseudo-rimedio - cioè la possibilità "monocameralista" di fare leggi, tante leggi "veloci", e possibilmente di taglio alla spesa pubblica- come risposta alla crisi;
b) la gente lo ingurgita come un veleno (che infatti porterà a soffrirne, senza più antidoti democratici);
c) quindi vota (solo) mediaticamente a sostegno di ciò che gli si abbatterà addosso, senza averne veramente compreso il significato.

2. Insomma il sondaggismo arriva a sostituirsi al Potere Costituente primigenio, nato dalla Resistenza, rafforzando un "potere costituito" - cioè di revisione in via solo derivata della Costituzione, fortemente condizionato dal doversi attenere a interventi "puntuali"- il cui unico scopo è agevolare I TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA
E, quindi, quello di ACCELERARE LO SMANTELLAMENTO DELLA CAPACITA' DI INTERVENTO DELLO STATO A PROTEZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI SOCIALI, quelli non revisionabili e previsti nella prima parte della Costituzione.

Questa è la posta in gioco: non un semplice antiparlamentarismo come atteggiamento politico di intolleranza alla discussione arricchita da vari punti di vista.

3. Oggi come oggi, tutta la classe politica presente in parlamento, abbraccia senza apparenti dubbi (e senza dar segno di capire) la logica dello smantellamento dell'intervento dello Stato, quale previsto nei principi fondamentali della Costituzione.

ADDENDUM: la propaganda mediatica dilagante, oscura il fatto, di evidenza palmare, che i diritti fondamentali della prima Parte (artt. 1-12 Cost.), esigono che lo Stato si attivi, cioè intervenga ad attuarli con "effettività" (legiferando e amministrando in senso pro-lavoristico: art.1 Cost.). 
E' quindi un alibi dire che, dal punto di vista testuale, questi diritti non vengano "toccati": se si smantella, - per via di consolidamento fiscale assurto a valore supremo dell'ordinamento, via art.81 Cost. e "politiche €uropee"-, ogni effettivo intervento dello Stato, quei diritti fondamentali rimangono previsioni meramente teoriche e enfatiche.
Esattamente come si cerca di affermare da qualche recente decennio di ordolibersimo €uropeo dominante.
   
3.1. Il rallentamento al decisionismo - invariabilmente esercitato in nome dell'€uropa e distruttore del welfare attivo pro-lavoro, proviene, più che da diverse visioni ideologiche, dalla frequente insinuazione parlamentare di interessi localistici o di categoria, che riescono a trovare una cordata di voto o di emendamento e si tutelano dalla distruzione riservata al resto della comunità nazionale. 

4. Insomma, in un'Italia del tutti contro tutti, in cui squallidamente ogni categoria "particulare" si riscopre anti-italiana, attribuendo al resto della collettività le colpe sopra le quali si erge, la riforma attuale ristabilisce l'equilibrio voluto dal vincolo esterno €uropeo: se si vuole essere veramente anti-italiani, facendo assurgere questo atteggiamento a valore supremo ad imposizione €uropea, non ci deve essere scampo per nessuno.  
Nessun familismo amorale: nessuno può invocare una qualche salvezza speciale, o "sezionale", dall'onda livorosa autorazzista.
Lo Stato solidale pluriclasse e fondato sulla sovranità e la tutela del lavoro, deve scomparire per tutti, senza lasciare traccia.

5. Perciò, in conclusione, a Zagrelebesky riproponiamo quanto già indirizzatogli in una precedente  analisi del suo illustre pensiero, allorchè aveva sostenuto:
"Nella Costituzione troviamo la politica, il bene pubblico che più, oggi, scarseggia". Di una "stagione costituzionale", e non di una "stagione costituente", quindi, il Paese ha bisogno, spiega Zagrebelsky. Di "atti di contrizione e segni di discontinuità" con quanto ci ha preceduto. E, in questa parola d'ordine, ossia nel dettato costituzionale, si troverebbe soluzione ai problemi del Paese che vengono elencati nel manifesto. Al primo posto anche qui il lavoro, quindi i diritti civili, l'uguaglianza, l'equità sociale e fiscale, i servizi sociali, la salute, la cultura e i beni culturali, la natura, intesa come patrimonio a disposizione di tutti; l'informazione, come diritto dei cittadini a essere informati e dei giornalisti di informare; la politica come autonomo discorso sui fini e la partecipazione all'Europa."
A questo ordine di idee avevamo replicato
D'accordo che il bisogno sia quello di una "stagione costituzionale", ma il tutto diventa irrimediabilmente generico e privo di valore pratico se non si indica come, alla luce della cause effettive della attuale crisi, si possano "porre al primo posto" il lavoro, i diritti civili, e tutto quanto elencato, quando, cioè, non si prende in esame, neppure per un momento, che tutto questo impeto di democrazia lavoristica è antitetico al trattato UE-UEM, scritto sotto la spinta delle teorie macroeconomiche neoclassiche di Lucas, Friedman e Von Hayek, che di tale elenco di interessi e programmi perseguiti dalla nostra Costituzione sono inconciliabili avversari.  


34 commenti:

  1. Nel condividere il post, mi viene in mente che non è un caso, del resto, che la tempistica della prima lettura della riforma sia continuamente collegata -dallo stesso duo Renzi-Boschi- al voto del 25 maggio. L'elemento di riflesso -forse- più lampante del sondaggismo come potere costituito.

    Per il resto, la costituzione materiale di stampo neoclassico non poteva che, alla fine, condurre allo stanuramento di una costituzione formale che rappresentava ben altre esigenze. Anche a tal fine, l'insofferenza per il parlamentarismo e la mortificazione della rappresentanza in nome della governabilità, sono residui di tecniche del passato che vengono, immagino, riesumate e riadattate allo scopo.


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    1. La mortificaz della rappresentanza e del parlamentarismo in nome della governabilità, a differenza che in passato, trovano oggi una sostanziale unanimità proprio in parlamento, anche se in gran parte forzata dal "furor mediatico" anti-spesa pubblica che si autoattribuisce la posizione popolare.
      Nessuna ha più il coraggio di opporsi temendo il backfire mediatico e la conseguente gogna; altro che populismo!
      Qua è giustizialismo da linciaggio gestito da un'oligarchia orwelliana.

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  2. OT sul fondo ERF (chiedo scusa).

    Bottarelli sul Sussidiario riporta quello che il parlamento europeo ha già approvato (risoluzione Gauzes e ris. Ferreira):
    l'Italia dovrà trasferire al fondo estero garanzie reali per 200 miliardi (oro valuta etc**) e l'8% delle entrate fiscali (4%del PIL). Un pignoramento in pratica! Poi resta il restante 60% di debito/PIL su cui pagare interessi...
    Se non ricordo male oggi versiamo un'ottantina di miliardi di interessi in tot; i 2/3 sono in mano a soggetti italiani, e quindi oggi meno del 2% del PIL prende la via di soggetti esteri. Dopo, (con l'erf a regime), avremo più di metà del debito ovviamente di diritto estero (no lex monetae) e un buon 4% del pil che se ne vola via*** alimentando ancora l'output gap. Sbaglio? Sicuramente cercheranno di vendere l'ERF come fossero i mitici euroBond (e le tasse pignorate come nucleo degli USE).

    ** ma almeno si ripigliassero in garanzia quei 50 miliardi che abbiamo dato per il "sostegno finanziario ai paesi UEM" (ESM, ESFS pro banche core)
    ***e questo drenaggio forzoso in uscita ( "depatrimonializzante" del settore privato) immagino debba rientrare come IDE predatori. (ERF <--TASSE <--Risparmio privato netto negativo <-- IDE)

    http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2014/4/3/SPY-FINANZA-La-tagliola-dell-Ue-che-mette-in-svendita-l-Italia/2/488167/

    qui i conteggi (2012) del german council of economic experts
    http://www.sachverstaendigenrat-wirtschaft.de/fileadmin/dateiablage/download/publikationen/working_paper_02_2012.pdf
    NB: From the year 2013 on, we assume a growth rate of nominal GDP of 3 % [HA HA HAHA]

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    1. Sì grosso modo le implicazioni sono quelle che dici e che indica Bottarelli (che avevo letto). In dell'ERF realtà ne avevo già (sinteticamente) parlato. Ci manca ancora un voto del parlamento che recepisca tutta questa bella ammujna. E questo trend politico ci da' orribili sicurezze anti-italiane

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    2. Non avevo dubbi circa le orribili sicurezze anti-italiane (purtroppo).
      causa deflazione le garanzie dell'ERF diventeranno bottino di guerra (speriamo segua ritirata delle forze occupanti e fuga disordinata dei collaborazionisti)

      Per rimanere più in tema: Guarino al min 3:40
      https://www.youtube.com/watch?v=CtAaFkHZcW0
      Riassumo: La situazione è gravissima, torneremo al listone del 24! La stagione costituzionale coincide con il periodo di sviluppo della nostra economia. Cura equilibrio e cultura presenti durante dei lavori della costituente oggi mancano totalmente. La pagheremo per 20 anni. (visto giorni fa, vado a memoria)

      Tutte cose dette e ridette qui, eh. Le cerco sparse anche altrove perché trovarne traccia mi è di qualche sollievo.

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    3. sì ma forse giusto nei loro sogni bagnati un Italia che regredisce alla società contadina potrebbe attrarre nuovi IDE anche solo paragonabili al 4% del PIL annuo.

      Forse quando il nostro PIL sarà ridotto a 300 miliardi di euro forse sì. prima mi sembra un pò difficile per usare un eufemismo.

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    4. @ Luca. Noo, certo! non il 4% di IDE! Mi riferivo alla differenza tra il 4% stimato da Bottarelli e l'1-2% circa che già ora va verso estero come interessi. Ecco questo 2% in più (anzi, in meno!) deve rientrare in qualche modo spingendo anche gli IDE al massimo possibile (e poi chiaramente ci sono anche acquisizioni di partecipazioni "non durevoli", tipo blackrock etc ).

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  3. Per arricchire il dibattito, segnalo anche il contributo (ovviamente critico verso la riforma renziana) di un ulteriore costituzionalista. Massimo Villone.

    http://www.costituzionalismo.it/notizie/643/

    Da notare la conclusione:
    "Se Renzi vuole sul serio risparmiare, cali piuttosto l’accetta sulla selva di società partecipate che continua a crescere all’ombra dei governi regionali e locali. Come ci dicono la Corte dei conti e le cronache quotidiane, qui troviamo davvero un pacco di miliardi, e qui si annidano in larga parte il clientelismo e la corruzione che avvolgono il nostro paese in un sudario mortale."

    Se non ricordo male, la tematica delle partecipate era stata affrontata in post passati.
    Certo, anche in questo caso, immagino si debba parlare di presa di coscienza per lo meno tardiva.

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  4. ... nell'ambito, invece, del sondaggismo come potere costituito, la tematica sembra lambita da Claudio de Fiores in questo articolo:

    http://www.costituzionalismo.it/notizie/646/

    Laddove si dice che: "[...] E tutto ciò all’insegna di una costante manipolazione dell’etica pubblica che, nel puntare a ridurre indiscriminatamente (a prescindere dai contesti e dalle funzioni) i costi della politica e della democrazia, rischia di consegnarci un futuro senza politica e senza democrazia.
    La riforma del Senato è oggi parte integrante di questa offensiva populista. Non a caso, nel senso comune, essa viene recepita come una sorta di sfida risolutiva tra innovazione e conservazione. Da una parte i difensori dei privilegi e degli stipendi dei senatori, dall’altra i paladini di un Senato senza costi e senza indennità. In mezzo ci sono però i delicati congegni dell’architettura istituzionale delineati dalla Costituzione repubblicana che rischiano di essere stritolati in questa morsa."

    L'appunto che si può muovere, a questo come all'articolo precedente, è che i costituzionalisti sembrano collocarsi in un filone "emendativo" della proposta del Governo, quasi come a presupporre la possibilità di un dialogo. Non rendendosi conto che la riforma è in realtà originata da una nuova costituzione materiale ordoliberista che rinnega radicalmente quella della costituzione del 1948 e -in ultima analisi- l'idea stessa di democrazia.
    Ho capito bene?

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    1. Nel merito:
      1) se logica è risparmiare, basta dimezzare i componenti di entrambe le camere senza distruggere un bicameralismo che si poteva facilmente correggere senza svuotarlo dei suoi vantaggi;
      2) Sul filone emendativo, more solito, hai capito e "qualificato" benissimo. de Fiores è più radicale nella sua critica. Ma se non si mette in gioco il PERCHE' si vuole "fare" senza politica e democrazia, rischia di apparire come una sofisticazione elitaria, non raccordata col sentire della gente....

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    2. La cosa curiosa (oserei dire farsesca, ma ci sarebbe da mettersi a piangere....), è che:

      a) ai tempi del ddl di Letta, quando erano coinvolti nel processo di riforma, i piddini li chiamavano (in senso valorativo), "saggi";

      b) ai tempi dell'autodafè Renzi-Boschi, vengono etichettati (se si permettono di parlare, ed in senso dichiaratamente dispregiativo), come "professoroni".

      E meno male che il piddino si vanta di avere senso critico........

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    3. Ma perché Zagrelebesky, Fiores e i tanti illustri costituzionalisti non esplicitano il PERCHE' (e di conseguenza il COME)?
      La ricerca delle cause prime della crisi economica e democratica si è imposta come necessità logica (e di sopravvivenza) a un numero crescente di comuni cittadini, senza particolari competenze, e quotidianamente soggetti a bombardamento mediatico autorazzista (inferiorità morale e materiale degli italiani corrotti che han vissuto sopra le loro possibilità che diventa e causa della crisi e di conseguenza giustificazione e necessità della soluzione, la messa sotto tutela da parte delle politiche liberiste UE).
      Come è possibile che intellettuali di livello possano non essersi posti la domanda sulla causa? Come è possibile poi pensare che condividano le ridicole risposte mainstream?
      Non resterebbe che giudicarli in malafede e allora, che appellano?
      Sì sono i soliti oziosi discorsi sulle intenzioni, che andrebbero desunte dai fatti (la mancata denuncia del disegno soggiacente il furto costituzionale); relativamente ai giuristi in questione però, che appellano preoccupati, sembrerebbe che ad un alto grado di specializzazione in materia giuridica corrisponda un deficit nel leggere la realtà in modo olistico, sistemico. Forse derivante da un'assolutizzazione della propria scienza, da una mancanza di umiltà rispetto alle complementari altre (l'economia in particolare)?

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    4. Chiara dovresti saperlo (credo) che questo è un problema che qui sul blog e sul libro è stato da subito affrontato. TI rammenti la questione della precomprensione e della conseguente incomunicabilità tra giuristi e economisti?
      Se escludiamo la malafede, è lì che si trova il macroscopico ostacolo al trarre le conseguenze del più vistoso attacco alla democrazia costituzionale - e dunque alla stessa sovranità- mai portato simultameamente dall'estero e dall'interno.

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    5. "i giuristi credono che le ragioni economiche dei trattati siano solo quelle che "politicamente", e "non" nei trattati stessi (nelle loro concrete disposizioni, come abbiamo visto), sono enunciate, e cioè una presunta armonizzazione delle economie e ed il perseguimento cooperativo del benessere comune dei popolo aderenti ai trattati (che è esattamente ciò che fin dall'inizio era problematico e che ora si sta manifestando come semplicemente non vero, in fatti drammaticamente inoppugnabili)"
      "La precomprensione risiede nel fatto che si dia per scontato che "le risorse economiche scarseggiano"
      E' legittimo, alla luce dell'art.11 Cost., che un "ordinamento multilivello" conduca a una situazione per cui, IN ASSENZA DEL SUO INFLUIRE SULL'ASSETTO DEL NOSTRO STATO, le risorse NON scarseggerebbero?" (cito dal blog).

      Rammento, ma non mi capacito!

      Anche i semplici cittadini, non giuristi e non economisti, "soffrono" di dissonanza cognitiva. In realtà è un meccanismo di difesa cognitivo precomprendere per poter decidere e agire (o interpretare la realtà, o un testo).
      Ma fino a un certo punto, fino al punto in cui abbandonare la visione della realtà che è stata utile e adattiva ha un costo minore rispetto al non farlo. Non sempre è così, vedi il tuo post "la trappola per scimmie", a volte ci si ostina nell'interpretazione non più utile fino a rimetterci la pelle!
      Possibile che siamo in questo frangente con intellettuali di questa levatura (e più in generale economisti, filosofi, sindacalisti - al netto della malafede)?
      E se è vero che precomprendere non è una colpa in sé ma un meccanismo di risparmio cognitivo, quando persiste nonostante ripetute evidenze e sollecitazioni contrarie dall'esterno, e proprio nelle figure del cui esempio un Paese avrebbe più bisogno in questo momento, non diventa colpevole connivenza?

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    6. @ Chiara ped. "fino al punto in cui abbandonare la visione della realtà che è stata utile e adattiva ha un costo minore rispetto al non farlo"
      Ma non è proprio questa la risposta?

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    7. E' connivenza colpevole se ci si limita ad essere ostinati nell'ignorare le evidenze; se invece ignorarle, come nel caso di molti economisti, corrisponde ad un interesse (di carriera, consulenziale) abbiamo una connivenza dolosa. E se ciò avesse contribuito a rafforzare un'azione altrettanto interessata di personaggi investiti di cariche pubbliche e determinanti la lesione dell'interesse nazionale a favore di potenze e cmq interessi stranieri, sarebbe ipotizzabile un concorso in reato associativo riconducibile agli artt.243 e 246 cod. pen.

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    8. @stefanoc è vero, parlo di un costo cognitivo, non necessariamente e/o immediatamente materiale. Cosa ci può essere, a livello cognitivo, per un costituzionalista, di più destabilizzante di un governo non eletto che espressamente dice di non voler procedere ad una riforma della Costituzione ma di voler rappresentare una nuova costituente?
      @Quarantotto :) sarebbe giusto, molto giusto. Col mio intervento però volevo dire che gli appelli dei giuristi su nominati ancora una volta lasciano il tempo che trova. Un po' come quando Landini rivendica il rispetto del diritto al lavoro, proponendo come analisi quella mainstream e come soluzione la fantomatica patrimoniale. Dai primi però mi aspetterei di più. Sarò io elitaria.

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  5. Proverei a portar questo spunto di riflessione:

    1 - Monti pare che volesse un Senato tipo "camera dei Lords", in una visione elitarista di tipo conservatore. Vorrebbero questo i "conservatori" USA? Il ritorno ad una monarchia medioevale?

    2 - Von Renziek vuole una Camera sola perché l'altra è troppo sorda e grigia: una visione populista che ricorda lievemente il fascismo che molti hanno auspicato anche per noi durante la Spagna franchista o i colonnelli greci. Vorrebbero questo i "progressisti" USA?

    Insomma, al di là del fattore "progressisti/conservatori" che è puro "assuming": ci sono un paio di progetti per l'Italia per cui dovevamo far la democratica scelta tra "monarchia assoluta" e "fascismo"?

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    1. In entrambi i casi potrebbe essere necessario prendere delle misure di sicurezza innovative visto che non è detto che le forze dell'ordine siano tutte €uropatriottiche come sono state globopatriottiche quelle che servirono la causa al G8 di Genova.

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  6. Come è stato detto, finché non si rompe il TINA la denuncia non può avere forza. E' ovvio che tanto più si riduce il potere dello Stato di mediare socialmente il consenso tanto più si esalta la figura di un esecutivo forte, autorevole, efficiente per poter svolgere in maniera sempre più autoritaria quella funzione di integrazione che spetterebbe alla rappresentanza politica. Provo a fare un'ipotesi sulla timidezza di Zagrebelsky: se certe scelte fossero evitabili, dovrebbero essere evitate in quanto costituzionalmente vietate dalla tutela dei diritti fondamentali; se Z. non le denuncia come tali è perché in fondo le ritiene inevitabili anche lui. Così ragionando, una contrapposizione frontale - inevitabilmente perdente - espone solo la Costituzione a un attacco ancora più diretto e pesante; non rimane quindi che cercare di salvare il salvabile, arretrare il più lentamente possibile, fino ad arrivare ad affermazioni come queste: "Le democrazie nazionali sono in grave crisi perché sono costrette da vincoli esterni che hanno gravissime ripercussioni sulle condizioni della popolazione. Gli interessi finanziari mondiali impongono grossi sacrifici ai Paesi con una finanza debole e con debito pubblico elevato." E poi: "In un momento di sovranità sempre più ristretta degli Stati, si assiste a un’accentuazione dei poteri di imposizione governativa. Mi sembra chiaro che di fronte alla crisi abbiamo due opzioni: o l’autorità o la partecipazione." Ma a cosa serve la partecipazione se tanto le scelte sono obbligate? Al massimo si arriva a sostenere che sarebbe più simpatico se la gente si buttasse giù dal burrone di sua spontanea volontà anziché dovercela spingere con la forza, magari ripartendo la precipitazione un po' più equamente. Scarsina come difesa della Costituzione, direi.

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    1. Bravo Arturo.
      L'uso prudente di alcune tautologie descrittive non va confuso con la denuncia: questa implica l'indicazione del parametro legale violato e la simultanea rivendicazione di un suo incondizionato ripristino ad opera delle istituzioni legittimate a ciò da quegli stessi parametri legali.

      Con questo metro di valutazione, denunce del genere si riducono a poco o nulla...

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    2. Notare che Lordon (e Garapon...bon) formulano critiche molto più incisive rispetto al diritto internazionale privatizzato e autoapplicativo.
      Z., invece, contesta non COSA viene deciso, se non sul piano ideal-politico, E MAI GIURIDICO, quanto, COME si assume la sequenza decisionale.
      Come evidendi, è una difesa rassegnata a perdere come fatto ineluttabile e che rivendica soltanto la propria individuale distanza culturale. Cosa di cui i disoccupati e la gente privata dei diritti nei livelli essenziali minimi possono avvantaggiarsi molto poco.
      Anzi per nulla.

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    3. Avercelo un Lordon italiano! (A proposito (m'è venuto in mente perché anche Lordon individua il retroterra dei Trattati nell'ordoliberismo tedesco), una piccola chicca risalente al giugno scorso: "In this context, it is worth recalling that the monetary constitution of the ECB is firmly grounded in the principles of ‘ordoliberalism’, particularly two of its central tenets:

      First, a clear separation of power and objectives between authorities;

      And second, adherence to the principles of an open market economy with free competition, favouring an efficient allocation of resources.

      Chi è che parla? Il nostro Mariolone automatico: the truth from the horse's mouth. :-)). Chiusa parentesi.

      Il modulo di Z. mi pare sempre il solito: c'è una x (nel suo caso i mercati finanziari, ma potrebbe essere la Ciiiiiiina, la Corea del Sud, i Bric, il riscaldamento globale, la competizione per le risorse, la globalizzazione e chi più ne ha più ne metta) che rende la tutela dei diritti sociali lettera morta. Certo, lui non si frega le mani contento, anzi, gli dispiace; chiede allora che ci indorino un po' la pillola: kill them softly, insomma (nei limiti del possibile, ovviamente). Allora vorrei però sapere, in primo luogo cosa rimane della rigidità costituzionale; in secondo luogo se è vero, come lui stesso in generale ci insegna (cito da pag. 282 del suo celebre manuale UTET) che "finché si ritiene effettiva la regola costituzionale materiale secondo la quale il nostro è un ordinamento "a diritto formale" non si potrà mai ammettere che una regola materiale abbia legittimamente prevalso su una formale" e se quindi la costituzione materiale è cambiata perché non si possa, anzi si debba, parlare di caducazione del pactum subiectionis, cioè di ritorno allo "stato meramente politico" di Calamandrei, come Ferrara, in un quadro analitico purtroppo non soddisfacente, ha però il coraggio di evocare. Mi pare sarebbero domande pertinenti...

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    4. La caducazione del pactum subjectionis sarebbe la rottura dell'ordinamento: se ammettessimo che ciò fosse già in fase operativa saremmo in una fase dove si perderebbe il senso dello stesso richiamo alla Costituzione, ormai divenuta fluida traccia di una mera prassi costituzionale in via di rinnovazione extra ordinem.
      Cavolo!
      Una tragedia. La stessa legalità/legittimità di un richiamo alla Cost del 48 diverrebbe questionable and arguable.

      Certo l'atteggiamento di Z non aiuta a scongiurare questo pericolo: nonostante la popolarità di cui gode (come constsato su twitter) le sue parole evitano accuratamente di affrontare i nodo e si finisce, come ben evidenzi,. solo a mostrare disappunto nella commemorazione o sull'agonia dei diritti sociali previsti dalla Costituzione.
      Una forma di cosmesi edificante (e autoassolutoria)?

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    5. A me sembra non solo che non lo scongiuri ma che di fatto lo alimenti. Tra una denuncia integrale dell'illegalità e un'ammissione (implicita e sconsolata che sia. Ferrara peraltro non la indica come fatto compiuto ma la evoca come spettro che aleggia) di una rottura dell'ordinamento c'è una terza via? Cioè una denuncia "parziale" (di fatto una non denuncia) di illegalità costituzionale, che considera implicitamente indifendibili principi fondamentali, da un punto di vista teorico ha un senso? Lo chiedo a te, perché a me pare di no. Nell'insieme la trovo addirittura più nociva che salutare (chi può commuoversi per una rappresentanza politica se tanto i fini per cui dovrebbe essere esercitata non sono più conseguibili? Il pernacchio di Renzi ci sta tutto).

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    6. "chi può commuoversi per una rappresentanza politica se tanto i fini per cui dovrebbe essere esercitata non sono più conseguibili?"

      Siamo sempre lì: cosciente o meno che sia, la considerazione della democrazia come metodo, come procedimento istituzionale, invece che come realizzazione - e difesa- di valori irrinunciabili, è sempre un cedimento al liberismo.
      Perchè accetta i suoi presupposti, rinuncia alla centralità valoriale e politico-economica dei diritti fondamentali. Li distrugge nel peggiore dei modi: facendone implicitamente un'utopia appartenente al passato.
      In nome di un presente che non si ha il coraggio di definire fino in fondo per quello che rappresenta. Per tutti noi...

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    7. In nome di un presente che viene descritto come ineluttabile! TINA; TINA e poi ancora TINA.
      Ho letto da qualche parte (e non l'ho registrato, accidenti a me) che negare la soggezione ai "mercati" era come "negare la forza di gravità". E "tutti gli economisti dicono" e "l'economia dice" e avanti di seguito.
      Come cantava Endrigo "Se le cose stanno così...".
      Bene, o stanno o non stanno. E risparmiatemi il pensiero debole, non serve a sostenere un'affermazione forte: se CI SONO alternative l'affermazione è FALSA e la Costituzione può e deve essere difesa, se NON CI SONO allora è vera e la Costituzione è fatta della materia di cui sono fatti i sogni.
      Il resto è parlare di sport.

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  7. ieri sera perfino Passera da Santoro è arrivato a dire che "le manovre su senato e legge elettorale portate avanti in coppia rischiano di provocare un accentramento dei poteri che va valutato con attenzione, dato che c'è di mezzo la democrazia"

    perfino Passera eh?

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    1. Un altro che, futuro nel Gran Consiglio del renzismo, volterà le spalle al Duce...... :-)

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  8. ‘NCIUCIO
    I napoletani la usano da tempo per definire il “cinguettare” fitto a voce bassa, il pettegolezzo, la ciarla, onomatopeica del “ciu-ciu” che si sente rizzando orecchio.
    Nel lessico del commentario professionale della politica, il significato è, ovviamente, diverso e, naturalmente distorto, e sta a significare l’accordo segreto tra fazioni avversarie per la spartizione, con logica più o meno lecita del do ut des, del potere.
    (nulla di nuovo, solo che un tempo il significato delle parole era più “puntuale”)
    Il “conio” nuovo risale a Eutimio che, a conferma delle legge di Murphy, di carriera giornalistica ne ha fatta molta fino ad arrivare a dirigere l’organo di un partito e portava poi
    Panebianco
    alle riflessioni su strane correlazioni: “non esiste forse un rapporto fra la decadenza politica di un Paese e la volgarità e la sciatteria del suo linguaggio politico?”
    Tra capponi e oche, è difficile scegliere quale pelle “indossare” ascoltando il ciarpame narrato dal “nuovo” che avanza e mettersi le mani nei capelli per trattenere quel poco di ragione che ci rimane.
    Saranno anche cambiati i gusti delle pasticcerie di Roma e la crostata non va più molto di moda ma spulciando le carpette s’è aperta quella della Legge 18 ottobre 2001, n. 3, “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, “confermate” con il primo referendum "costituzionale" della storia della Repubblica del 7 ottobre 2001.

    Testo precedente
    Art. 117
    La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, semprechè le norme stesse non siano in contrasto con l'interesse
    nazionale e con quello di altre Regioni

    Nuovo testo modificato
    Art. 117
    La potestà legislativa è esercitata dalloStato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

    Mi sono impantanato sui “baffetti di ferro” del comma primo dell’art. 117 NONCHE’ VINCOLI DERIVANTI DALL’ORDINAMENTO COMUNITARIO E DAGLI OBBLIGHI INTERNAZIONALI e chiedo a ’48, the knight, conforto.

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    Risposte
    1. Che dire? I Costituenti, usando il sale in zucca (nato dalla cultura e dalla razionalità) scrissero una norma praticabile e rivolta all'interesse generale.
      La "riforma" è una delle più aperte confessioni di tautologia (il pacta sunt servanda era già meglio enunciato dall'art.10 Cost.) asservente all'ordoliberismo "europeo", con l'aggiuntiva creazione di un potere regionale vago fino all'ingestibilità. Con tutte le conseguenze burocratiche che ora credoon di risolvere tagliando spesa e personale. Gli stessi che hanno provocato questo stato di ingestibilità burocratica (che poi dicano di essere "nuovi" e possano così dimenticare le responsabilità politiche...)

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  9. Con riferimento a quanto osservato da Arturo sul "pactum subjectionis", non posso che (amaramente) constatare che molti sono gli indici dell'affermazione di una nuova Costituzione materiale. Quello più lampante è l'inserimento del Pareggio di Bilancio in Costituzione, che cozza -come più volte chiarito nel blog- con quella "repubblica democratica fondata sul lavoro" che è il nucleo della Costituzione del '48.
    Questa Costituzione Materiale, che potremmo definire "ordoliberista", si fonda su precise direttrici politiche che rinnegano la giustizia sociale ed economica affermando, per contro, un nuovo darwinismo sociale che non solo legittima le diseguaglianze, ma tende, poi, a conservare in eterno lo status di superiorità economica, ma anche politica e sociale raggiunto da determinate categorie di persone. Insomma, una volta individuato chi merita di stare nel castello e chi nelle baracche, lo stato di cose esige di essere "congelato".
    Si torna, pertanto, indietro all'ancien regime, in una società di diseguali "per definizione" dove chi è superiore lo rimane "inquantotale" e dove, metaforicamente parlando, il potere governa "per Grazia di Dio" (oggi "per Grazia dei Mercati").
    Ma allora, cosa può sopravvivere di una Costituzione che è estrinsecazione di valori diametralmente opposti? La risposta è: nulla!
    La sua "rigidità" può, forse, rendere più lento il processo involutivo rispetto alla flessibilità statutaria di un tempo. Ma, secondo la mia opinione, l'affermarsi nei fatti della nuova costituzione materiale ha già prodotto una sostanziale inerzia a tutti (o quasi) i livelli istituzionali, accettata -più o meno pacificamente- dalla maggioranza del Corpo sociale.
    Una Costituzione materiale come quella sopra descritta si pone in antitesi sia con i principi della costituzione economica, sia, secondo me, con lo stesso impianto dello Stato di diritto e del metodo democratico, i quali, con il "pensiero Von Hayek", fanno letteralmente a pugni.
    Ed allora, perché sorprendersi, ad esempio, se, per il (spero di no) nascente regime tutto ciò che reca anche solo le parole "voto" ed "elettivo" viene visto alla stessa stregua della croce da parte di Satana? In una nuova società degli status, non serve più perché la legittimazione della classe dirigente è, anche formalmente, cercata altrove. Del resto, la grundnorm è che "il popolo non sa governarsi", l'ordoliberismo, sotto questo aspetto, ritorna quasi al pensiero Hobbesiano. Al massimo, il voto potrà essere meramente di facciata. Ma alla fine, dopo un altro ventennio di "libera informazione" al riguardo, se ne potrebbe anche fare definitivamente a meno.
    Spero, allora, che abbia ragione Bagnai. Nel suo blog, vedo, sotto questo aspetto, più ottimismo. Se non altro riguado al fatto che non è vero che il Corpo sociale sia "assuefatto" alla nascita del nuovo regime. Se così non è, se veramente "la gente si sta svegliando", forse potremmo avere, al posto di un 1925, dove le leggi fascistissime consegnarono la democrazia parlamentare al passato, un 1899, dove un Parlamento ed una società ancora vive consegnarono alla Storia il generale Pelloux e le sue leggi liberticide.......

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  10. Un grazie a StefanoC per la segnalazione ed implementazione dell'articolo di Bottarelli, lo leggo semore ma mi stava sfuggendo. Naturalmente grazie anche a 48 per questo ennesimo articolo con cui ci fa ancora riflettere sulle implicazioni degli interventi sulla costituzione, io come molti, capisco gli articoli ma non sono attrezzato per intervenire....vado un po' meglio in macroeconomia e geopolitica! Ho da dire solo che siamo allibiti tutti, credo, per la rinuncia (pure) alla lex monetae. Quando e' cosi', quando stiamo forse toccando il punto piu' basso della nostra storia, perche' sta succedendo, io per capire, sto' approfondendo gli avvenimenti mondiali geopolitici oltre che macroeconomici. Leggo senza formalizzarmi sulla provenienza, destra o sinistrra, Blondet o Aurorasito. Bello davvero quest'ultimo, veramente bravo in geopolitica, con tutti gli articoli non a pagamento.

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  11. Che il problema sia di democrazia sostanziale Z lo fa intendere (al buon intenditor).

    I suoi colleghi neppure questo fanno. Salvo ritenere che non si siano accorti delle aggressioni perpetrate negli ultimi 20 anni alla Costituzione (il che sifgnificherebbe che non hanno capito una beneamata fava dell'assetto socio-politico disegnato dal Costituente), bisogna amaramente concludere che essi, chi pilatescamente e chi per calcolo, sono conniventi o collusi con gli aggressori.

    Il vizio di fondo dell'atteggiamento di Z è che non serve parlare al buon intenditore, perchè al giorno d'oggi di buoni intenditori ce ne sono assai pochi.

    Nel sentire comune, della democrazia come metodo di collegamento formale fra governanti e società civile non frega più niente a nessuno.

    Frastornata e disgustata dal bombardamento mediatico su scandalicastacriccacorruzioneprivilegipartitocrazia, la gente avverte sempre più il bisgno della singola personalità coraggiosa come unica possibile soluzione.

    Chi, come Z, crede di fare cosa utile denunciando l'attacco alla Costituzione inteso come aggressione al processo costituzionalmente cristallizzato di scelta dei governanti fa il classico buco nell'acqua, poichè il cittadino medio oggi considera la rappresentanza politica, così come delineata dalla carta fondamentale, il bambino di cui liberarsi assieme all'acqua sporca.

    Bisogna avere il fegato di svelare le linee del disegno lungo le quali si muovono il vari "salvatori della Patria" di turno, ossia la distruzione di TUTTI come distruzione delle garanzie economiche e sociali volute dalla Costituzione per TUTTI,


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