domenica 26 gennaio 2014

LE CONTROMOSSE DELL'ORDOLIBERISMO-2 IL FIATO CORTO DELLA GOVERNANCE FINANZIARIA E IL RIPENSAMENTO DI UNA NUOVA ERA




I. Riprendiamo il discorso del post di ieri per completarlo. Abbiamo visto quelle che, per ora, sono le "contromosse" che il regime ordoliberista europeo ha escogitato per venire in soccorso della classe politica e della classe capitalista finanziaria (o finanziarizzata) che, nella solidarietà contrattualizzata di cui "plasticamente" parla Massimo Florio, è il punto di riferimento della governance €uropea.
Le contromosse le ribadiamo qui e, per il momento, le lasciamo in premessa, per migliore focalizzazione:

1) revisione - dei criteri di calcolo del PIL a livello UE, in modo da creare un aumento sostanzialmente fittizio delle basi di calcolo e rendere formalisticamente (ma non sostanzialmente) più sostenibili le politiche di pareggio di bilancio e di riduzione del debito;
2) innalzamento degli aiuti di Stato de minimis, portati a 15 milioni di euro (sulle imprese fino a 499 dipendenti), in modo da rendere più praticabili le politiche supply-side: ma solo da parte di paesi cui viene consentito di sforare il tetto del deficit, perciò eccettuata l'Italia, con la fattiva collaborazione dei nostri governanti "proni" a questo stato di cose;
II. Ci appare utile riportare anche una seconda premessa rinvenibile nel discorso di ieri:
"L'effetto depressivo di queste dichiarazioni - adde: cioè quelle provenienti persino da ambienti finanziari "ortodossi", e persino dalla sede di Davos, e praticamente "censurate" dai media italiani, laddove sarebbero ben dovute essere oggetto di un dibattito chiaramente prioritario rispetto a quello sulla legge elettorale! - sta nella loro implicita valutazione di assoluta incapacità di autocorrezione del sistema UEM, affidato ad una governance che fa di tutto per confermare la propria incapacità. 
E si tratta di "incapaci" che trovano in Italia un ascolto incondizionato, che va ben al di là del formale ossequio ad una gerarchia ordinamentale fanaticamente esaltata in Italia: ci troviamo, piuttosto, di fronte ad un'operazione politica di antica origine, che, come ben sappiamo, trova la sua forza autonoma nella convinzione di un autentico ridisegno della società. Un obiettivo che è ormai irreversibilmente radicato nelle mire di una classe dirigente che crede, irresponsabilmente, di poter continuare a guadagnare, sia politicamente che economicamente, dalla prosecuzione dello stato delle cose attuale."

III. Il "ridisegno" della società europea, ma più di tutte di quella italiana, è in gran parte avvenuto
Tanto per evidenziare come questo fosse stato previsto con esattezza in base ad ovvie analisi economiche "bona fide", che risalgono a ben prima dell'entrata in vigore dell'euro, rinviamo ad un ulteriore fonte fortemente indicativa per la sua autorevolezza: l'intervento di Luigi Spaventa alla Camera dei Deputati in occasione della ratifica italiana del sistema monetario europeo (SME).
Da questo intervento, - che va letto integralmente per il suo enorme interesse, dovuto alla esatta individuazione dei problemi macroeconimici che avrebbero non solo portato alla successiva ingloriosa fine dell'adesione italiana al sistema, ma al disastro scontato connesso all'introduzione dell'euro-, può trarsi una triplice rilfessione:


a) esisteva ancora, al tempo, e persino in Mario Monti (!!!), la consapevolezza che "il vincolo ("esterno") sulla politica economica interna non può essere considerato come insostenibile conseguenza di un’entrata prematura nel sistema” (parole testuali di Monti d'antan),  accettandosi ancora l'idea che i differenziali di inflazione non solo fossero dovuti a differenze strutturali del tutto legittime, ma anche a differenze politico-economiche e culturali che vedevano la Germania da sempre su posizioni divergenti rispetto gli interessi degli altri Stati europei!;

b) il livello della classe politica, e del conseguente dibattito, (seppure "invano", ai fini decisionali) era infinitamente più elevato di quello attuale
Anche ammesso che la ancor più rigida "censura" (ideologico-terroristica) attuale sia superabile in sede parlamentare-istituzionale, oggi non ci sarebbe più nessuno in grado di svolgere una requisitoria di quel valore politico-scientifico (diceva Spaventa, allora: "si ritiene che l’edificazione del sistema monetario rappresenti il primo sussulto dell’idea europea dopo anni di letargo; l’occasione non può e non deve essere persa...Obiettare a questo argomento è pericoloso - si badi - perché si rischia di essere marchiati di antieuropeismo, si rischia di essere marchiati come nazionalisti, come retrogradi, perché esiste anche una sorta di terrorismo ideologico europeistico...Sono, quelle del sistema monetario, imperfezioni tecniche o non piuttosto i difetti di una creatura nata politicamente male e politicamente malformata? Non derivano, queste imperfezioni, dagli egoismi nazionali degli altri paesi più forti della Comunità? Perché mai, altrimenti, i costi che ci si chiede di sopportare dovrebbero essere solo i nostri, mentre non paiono esservi costi per i paesi più forti? Queste domande io vorrei porre agli amici europeisti, insieme a tante altre);

c) si era già radicato il controsenso assoluto, date le condizioni strutturali del tempo, in seguito  persino aggravate (com'era inevitabile), di un'Italia contributrice "netta", (cioè in deficit), del bilancio UE e della contraddittoria inefficacia dei (comunque insufficienti) fondi perequativi vari per le regioni "depresse". Già allora, in sede di trattative, si arrivò all'entrata nel sistema avendo ottenuto "Zero in materia di trasferimenti reali, da ottenersi mediante modifiche delle politiche agricole e di bilancio; pochissimo in materia di crediti: pochissimo non solo per l’esiguità delle somme, ma anche per i condizionamenti posti all’impiego dei fondi medesimi, che devono essere impiegati in modo tale da non alterare le condizioni di competitività, quasi che non si trattasse di portare le regioni più povere della Comunità a condizioni di competitività pari a quelle di altri paesi". 
La questione del regime del divieto di aiuti di Stato, unita a quella della disfunzionalità in radice dei fondi perequativi intra-UE, se non altro come volume realistico, a svolgere il ruolo di  effettivi "trasferimenti", era dunque già emersa prepotentemente.


IV. Tutto questo poteva, già allora, specie alla luce della maggior cultura e sensibilità democratiche di almeno una parte della classe politica, prefigurare una concreta ragione di contrarietà all'art.11 Cost. dell'adesione allo SME, in forme acutizzate e gravemente attualizzate dall'adesione al Trattato di Maastricht.

Ma tralasciamo, allo stato degli attuali schiaccianti rapporti di forza politica, questa direzione di indagine: a che servirebbe, ormai, data la saldatura tra una politica  trasversale e unificata di livello "pop-reazionario" e classi finanziarie in rigido controllo del sistema mediatico, che fornisce ogni possibile linguaggio e concetto "consentito" nel dibattito politico-economico, traendo dalle tecniche pubblicitarie la fissazione obbligata di un livello espositivo "pop" (il mantra: "la gente non capirebbe"...)?

Piuttosto occupiamoci di come, realizzato in gran parte il ridisegno della società italiana (ed europea, ovviamente) intendano ora, pur essendosi puntualmente avverate le previsioni di disastro formulate da tutte le voci ragionevoli, gestire la situazione.
Insomma, com'è che l'ordoliberismo crede di riuscire a cavarsela, una volta conquistato un potere pressocchè assoluto e avendolo fatto creando una progressiva "desertificazione" economico-industriale?


Ovviamente, le "contromisure" ribadite all'inizio del post servono solo per "prendere tempo", come già da mesi evidenziato.
In realtà, la "loro" ferma convinzione è che la crescita sia possibile attraverso un diffuso modello mercantilista, cioè trainata dalle sole esportazioni, credendo nella conciliabilità tra modello tedesco e ciclo economico avverso, innescato dalla "mossa" preventiva tedesca
Mossa che, come abbiamo visto, non trovava alcuna giustificazione congiunturale ed era solo la prevedibile strategia dell'attacco, - nelle condizioni poste dall'euro, (ma in violazione di svariate norme dei trattati)-, che avrebbe sferrato la Germania al resto d'Europa: tanto più prevedibile perchè in perfetta continuità con il comportamento tenuto e le finalità da essa perseguite con lo stesso SME (evitare rivalutazioni, acuendo al tempo stesso il vantaggio svalutativo dei tassi di cambio reale, laddove gli altri paesi non avrebbero avuto alcuna possibilità di reazione tempestiva, privati strutturalmente di ogni flessibilità adattativa del cambio nominale).
Sapir ci dice che un tale sistema non può reggere e noi l'avevamo anticipato, con considerazioni del tutto simili, alla fine del 2012 (cfr; par.2 ).

V. Ora perchè credono che un sistema incorreggibile possa andare avanti?
Per il semplice fatto che "possono"...farlo andare avanti. E' una questione di potere, esattamente come evidenziò Kalecky nel parlare della rinuncia, da parte dei capitalisti, alla piena occupazione, ed ai maggiori profitti connessi, come obiettivo ben più appetibile della prospettiva, alternativa, della rinunzia alla "disciplina nelle fabbriche" e al controllo delle istituzioni di governo. 
Dunque, oggi, poichè "possono", sostengono che, nonostante il "loro" modello sia portatore di disoccupazione diffusa e distruzione della domanda aggregata, e nonostante ciò nel lungo periodo distrugga la base di investimenti, tecnologie e di potenziale demografico necessari per perseguire il "loro" stesso disegno, , come dice Krugman, "stavolta è diverso".
Perciò arrivano irresponsabilmente a un punto in cui persino Rogoff dice:
"Mentre l'Europa ha ancora grandi competenze tecnologiche e un ordinamento giuridico che è l'invidia di molti mercati emergenti, ora rischia di perdere terreno come primo attore dell'economia globale."Se queste potenzialità tecnologiche non vengono realizzate, l’Europa si sveglierà, come Rip Van Winkel, da un lungo sonno di tipo giapponese, ritrovandosi ad essere una parte molto più ridotta e molto meno importante dell'economia mondiale."
E sir Martin Sorrell, capo del WPP inglese, ipotizza: "l'Eurozona sta perseguendo una "curva di Phillips" - la forbice tra disoccupazione e inflazione - all'inverso:  come se stesse testando "quale livello di disoccupazione è disposta a tollerare pur di avere inflazione zero".
Vito Lops, sulla scorta di Krugman, ci dice anche lui che si scommette su una crescita a inflazione zero, senza riguardo al cadere nella sindrome del "questa volta è diverso".
Alla fine dei giochi, tutto questo "gioco di potere", è proprio del capitalismo sfrenato, una volta che si sia, nella forma "nuova prescelta", insediato in super-istituzioni e intenda rendersi "bene accetto", appunto, come ordoliberismo.
Il punto debole politico di questa strategia, però, -quello economico è talmente evidente che non ha bisogno altro che di attendere la catastrofe inevitabile-  è l'intrinseca visione mercantilista egemone germanica: che si trova a fronteggiare le diverse esigenze del "liberoscambismo" interatlantico, che si fonda su una diversa concezione, molto più pragmatica, della stessa piena occupazione
Quest'ultima, nella visione sostenuta dagli USA, non è un bene sacrificabile quanto lo è la tutela sociale del lavoro
I "consumatori", sebbene ora miopemente "astratti" dalla concezione "fordista" (che accetta che i salari crescano con la produttività e non debbano essere sacrificati per una gigantesca redistribuzione, chiamata attualmente "stabilità dei mercati finanziari"), devono pur sempre esserci e costituire una massa "matura" di potere d'acquisto, in assenza della quale neppure la liberalizzazione, per mezzo di un trattato, di ogni possibile servizio (pensioni=fondi finanziari privati e sanità=assicurazioni private) o settore di mercato (magari la stessa difesa), sortirebbe gli effetti auspicati: cioè quelli sui profitti delle imprese che si vedano aperti nuovi "liberi mercati".

VI. Il problema è che gli USA, non paiono coscienti di quanto in Europa l'operazione di distruzione del welfare, sociale e del lavoro, che pure continuano ad auspicare ("le irrinunciabili riforme strutturali"), conduca ad un assetto di forze che sono poi incontrollabili e, quindi, neppure correggibili con l'introduzione degli strumenti che essi stessi considerano come appropriati.
Cioè, in specie, un diverso modello di banca centrale capace di fare le politiche espansive che tutt'ora mettono al centro di ogni possibile soluzione della crisi da domanda. 
Dimenticando, tra l'altro, la loro stessa propensione all'intervento pubblico sulla spesa, come attestano i ben diversi andamenti dei deficit pubblici tra bilancio federale e area UEM.
Non hanno capito che, una volta accettato di non contestare il legame tra limitazioni del deficit pubblico e auspicata destrutturazione definitiva del welfare, le riforme strutturali provocano un effetto politico di raffozamento delle tendenze mercantiliste che oggi vorrebbero combattere: si tratta sostanzialmente della sindrome "dell'apprendista stregone", (opposta a quella del "questa volta è diverso"). 
Una volta evocato il capitalismo sfrenato non si può poi fermarlo a piacimento: il "lavoro-merce" diviene un problema di arretramento oltre gli stessi desiderata dell'improvvido apprendista.
Riusciranno a fermare tutto questo, se veramente sono interessati a questo tipo di "recupero" delle potenzialità dei mercati UEM?

VII. Per farlo devono comprendere le ragioni profonde della loro stessa crisi sistemica: il neo-liberismo, non è buono se legato alle "nuove" politiche monetarie, mentre diviene "cattivo" se trasposto in Europa in forma di ordoliberismo a matrice mercantilista tedesca.
Il liberoscambismo è un blocco unico di tendenze politiche che in Europa poteva affermarsi solo nella forma attuale: diversamente non sarebbe stato possibile fronteggiare in modo vincente decenni di applicazione delle Costituzioni democratiche. 
Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Ma non è possibile ritenere che un ripensamento di questo genere avvenga, da parte loro, in tempi accettabilmente brevi e senza traumi al loro stesso interno.
Per questo, anche alla luce delle attuali "voci" critiche verso l'ordoliberismo instaurato in UEM, ma virato irresistibilmente verso il mercantilismo (autodistruttivo), mi sento ancora di più di affermare
"Sto cominciando a maturare la convinzione che, in assenza di stalinismo alle porte, è impossibile replicare la stagione keynesiana-costituzionale post 1943.
Al massimo si potrà recuperare la flessibilità del cambio e una certa limitata cooperazione delle BC (sempre nei limiti dell'interesse bancario nazionale).
E sarebbe già tanto.
La democrazia redistributiva pluriclasse probabilmente è già morta, nel momento in cui è caduto il muro di Berlino (o giù di lì): senza una forza contraria e simmetricamente minacciosa i capitalisti si riprendono tutto il maltolto (secondo loro). E siccome il capitalismo si sviluppa per oligopoli sempre più grandi e transnazionali, non vedo come si possa trovare una forza capace di neutralizzare il loro dominio, in presenza delle loro strategie di manipolazione dell'informazione
."
 
VIII. Attenzione, non voglio considerare questo commento un epitaffio ma solo la definizione di un momento di transizione: sono più propenso a ritenere, ora, che questo "sentiment" segni solo l'inizio di una riscossa democratica, verso un (ri)allargamento della sua prospettiva. 
E ciò, vista anche l'evoluzione della situazione mondiale, che implica un progressivo cedimento della "facciata" marmorea di una governance mondiale affidata alla grande finanza, ormai irreversibilmente screditata. 
In una situazione, cioè, in cui il capitalismo finanziario finisce per essere come un condannato con la "condizionale",  questa sorta di "epigrafe", vale nell'orizzonte del breve periodo. 
Al massimo, può ancora durare fino a quando una probabile nuova crisi finanziaria imporrà di prendere quelle misure che dopo il 2008 non si ebbe il coraggio di attuare: limitazione della libera circolazione dei capitali e superamento del modello di banca universale (almeno). 
Certo non sarà senza traumi un simile "rappel a l'ordre", ma almeno implicherà la profonda revisione della composizione della governance mondiale: ne verranno travolti e dunque ripensati, FMI, WTO e la stessa UEM.
E si dirà basta con i banchieri al potere...ovunque
Avranno perso ogni legittimazione anche di mera facciata, e il controllo mediatico non basterà più: come potranno i giornalisti di regime e i banchieri istituzionalizzati chiedere ancora alle masse di disoccupati e lavoratori precari, spogliati di ogni sicurezza sociale e dei loro risparmi (e prospettive di risparmio) di sopportare ancora i costi della crisi che "loro" avranno nuovamente provocato?
Nel medio-lungo periodo, dunque (quando ancora non "saremo tutti morti", si spera), questa incomprensione, o incompleta comprensione, degli effetti del neo-liberismo, porterà inevitabilmente a ripensamenti e revisioni da parte di tutti gli attori (USA in primis): tanto più traumatici per tutti, quanto più sarà ritardata l'espulsione dai processi decisionali degli attuali componenti della stessa governance "globale".  
Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro".
E il "loro" potere di ricatto sarà enormemente diminuito, fino a scemare: in fondo, dovrebbero saperlo che quando si fa sentire una massa "colpevole" e la si mette con le spalle al muro, poi non avrà più molto da perdere. 
Mentre "loro" avranno avuto, sì, "tutto"....ma poi tutto da perdere.

24 commenti:

  1. vado relativamente, ma forse neanche troppo, OT: leggo che la Le Pen avrebbe definito "interessante, un uomo che decide e si getta nella mischia" Renzi....cosa molto curiosa e forse anche inquietante, dato che ritengo non sia possibile che lei non conosca le posizioni renziane a dovere.

    Questo significa che la Le Pen ritiene di avere la forza di forzare la rottura dell'unione da sola per poi instaurare un qualche accordo di disciplina con i governanti supini del sud europa per diventare la germania del mediterraneo? oppure che si sente debole e vuole appoggio per il dopo, ma in questo secondo caso ritiene Renzi capace di fare un'inversione a U? sono perplesso.

    forse sto esagerando con le congetture....

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    1. Sono congetture plausibili, data la scarsità di informazioni relativa a questa dichiarazione: probabilmente non casuale. Non ce la vedrei la Le Pen a fare una dichiarazione del genere dandosi la zappa sui piedi.
      Ma poi alla fine non è OT: tutto sommato, se ammettiamo un percorso lungo e contraddittorio verso la fine dell'ordoliberismo, lungo di esso è perfettamente possibile una serie di riposizionamenti, errori di valutazione e "sorprese".
      Considera un fatto di fondo: l'intera classe politica europea è "insufficiente" culturalmente, non esistono personalità geniali di livello superiore. Anzi, la stessa essenza "pop" della politica incentiva l'emergere di "medioman-woman" e la Le Pen non può fare eccezione.
      Quello che conta, in efeftti, è il processo sociale che matura dietro ai nuovi messaggi "pop", auspicando che il percorso di massa riesca, comìè necessario, finalmente a trascendere questo livello e a diffondere una capacità critica informata. Che è di per sè il presupposto e il propellente della liberazione (siamo appena agli "albori": questo o quel personaggio modificheranno il loro ruolo-messaggio o soccomberanno)

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    2. Anche se, a mio parere, la Le Pen è comunque nettamente superiore a Renzi per cultura politica (il che non vuol dire considerarla un De Gaulle in gonnella).

      Colgo l'occasione per segnalare una teoria difforme da quella "frattalica" che, se non ho capito male, vede negli USA i liberatori e nella Germania l'aggressore.
      La tesi dei difensori della Francofonia, invece, vede i paesi anglosassoni nel ruolo degli invasori, nei Tedeschi i loro fieri alleati e nella lingua inglese la bomba atomica culturale - in mano alla superclasse mondiale - capace di contribuire a distruggere le nazioni ancora sovrane (Francia in testa).

      http://www.polemia.com/luniformisation-linguistique-au-profit-de-langlais-langue-de-la-superclasse-mondiale-12/

      Cordiali saluti,
      La baron de Cantel

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  2. Mi auguro che Giorgio riesca a scovare anche l'articolo di Monti...:-) Sulla sostenibilità di lungo termine, vale la pena citare un'indagine, intitolata World Protests 2006-2013, della Friedrich Ebert Stiftung. Navarro ha fatto una sintesi dei principali risultati ("La revolución democrática a nivel mundial") piuttosto interessante. Ne riporto solo uno: "El periodo 2006-2013 ha sido el periodo de mayor agitación social en todos los continentes desde que se empezó a detallar este tipo de información a mediados del siglo XX."; continenti più interessati: America del nord ed Europa. D'altra parte il massimo che han da offrirci, lo riconoscono loro stessi, è una bella secular stagnation.

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    1. E poichè è il massimo che hanno da offrirci, non possono permettersi di metterci in sovapprezzo il costo delle prossime crisi finanziarie. Avendo strutturato l'ordinamento istituzionale in modo che dobbiamo pagarne noi i costi.
      Praticamente, l'eccesso di concentrazione di potere gli ha dato una sicurezza tale che si sono infilati da soli in un vicolo cieco...
      O meglio: nella trappola per scimmie
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/01/la-trappola-per-scimmie.html#comments (per chi se lo fosse perso)

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  3. io non capisco propio !!!se la logica mercantilista teutonica porta con sè chiaramente un disegno egemonico espansionista , nel senso che per continuare ad esportare occorre trovare e tenere nuovi mercati , come possono gli USA permettere una tale politica espansionistica ?? che diventa oltretutto " geopolitica espansionistica " di lungo periodo ??rischiano di perdere il loro ruolo di gendarmi del mondo, di esportatori di democrazia!! A meno che sotto non ci sia la logica " dei picchi ", cioè a questi oligopoli " sempre più grandi e internazionali "non interessa più il profitto ma il potere vero che permette di gestire ricchezza vera , non si spiegerebbe altrimenti la fame cinese per terreni, risorse minerarie e ogni altra utilities presenti sul globo.....solo così avrebbe senso , per me , il voler creare un popolo di schiavi e mentecatti e volendo essere... goomplottista...realizzare una bella diminuzione demografica !!!! ma sarà fantapolica ????

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    1. Io, purtroppo, sono sempre meno favorevole ad ipotesi complottiste, cioè alla presenza persistente di una regia che dura da almeno 30 anni.
      Fondamentalmente perchè, se ci fosse davvero una regia, difficilmente i "registi" si infilerebbero in una trappola per scimmie, come giustamente fa notare 48.
      Ma anche perchè una regia non è assolutamente necessaria per creare la situazione che stiamo vivendo. E' stato sufficente far saltare diversi "tappi" (ed in quel caso specifico, sì c'è stata una regia o, meglio, un condizionamento ideologico). Una volta che certi "tappi" vengono rimossi, gli eventi procederanno in quella direzione come se si trovassero su dei binari (per usare una metafora cara a Draghi).
      Se i leoni disponessero di celle refrigerate, in breve tempo scomparirebbe la fauna nella savana e, con essa, loro stessi. Questo non perchè i leoni siano cattivi o stupidi, ma semplicemente perchè è venuto a mancare un meccanismo di feedback che tenesse a bada la loro istintiva tendenza a predare.
      La maggior parte "attori" che contribuiscono ad aggravare questo stato delle cose sono assolutamente inconsapevoli.
      Per questo è difficile credere in un "sudden stop" che impedisca di arrivare al tracollo.
      Non credo esista una regia abbastanza potente e, soprattutto, lungimirante da fermare i meccanismi messi in atto.

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    2. NOn c'è dubbio che ormai, in termini di traiettoria (per usare un termine caro a Cesare Pozzi) la crisi è su un binario inerziale: "possono" andare avanti non nel senso di "potenzialità stimata-fattibilità", ma solo nel senso di "detengono un potere senza freni". Come i leoni con le celle refrigerate.

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    3. a mio parere non possono essere mattatori per mera ideologia. altrimenti vorrebbe dire che non credono a una parola di quello che sempre più esperti ripetono ai forum internazionali. ed è gente che fa parte, o ha fatto parte, anche del loro mondo.

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  4. Mi pongo "volutamente" in una prospettiva assolutamente pragmatica e addirittura cinica.

    Il sistema migliore, a livello di auto-perpetuazione, dovrebbe essere quello che fa leva sul benessere diffuso. In un certo senso, il ceto medio consumatore, quello che sogna la ricchezza adagiato sul micro-benessere medio-borghese, è il miglior contractor, il miglior agente di sicurezza dei capitalisti. Il successo del welfare sta proprio nel fatto di rendere i poveri una minoranza. E se la maggioranza sta bene, che motivo c'è di cambiare le cose?
    Il tutto, peraltro, costa una parte infinitesimale dei loro profitti. Ragionando proprio "terra terra": che senso ha "riprendersi il maltolto" per comprare la trentunesima ferrari, il trentunesimo rolex o il trentunesimo yacht, al prezzo della instabilità del sistema e della potenziale perdita di tutto?

    Il sistema sperimentato oggi, sembra basarsi su principi diversi. Ossia: al posto del benessere medio-borghese, si cerca di "generare il consenso" mediaticamente, dando luogo una massa di persone -per dirla con Goethe- "schiave ma che credono di essere libere".
    Questo sistema, tuttavia, al contrario del primo, è intrinsecamente debole. O almeno così mi appare. Si fonda sulla capacità dei media di gestire i flussi emozionali di un collettivo sempre più impoverito e sempre più disagiato. Un sistema molto sovietico, e che si basa su regole -del pari- sovietiche. Come la Pravda e l'Isvestia dei bei tempi andati, i media da un lato ripetono la favola del "va tutto bene", dall'altro cercano affannosamente un nemico verso il quale catalizzare il malcontento. Ad oggi, le ossa tirate alla massa livorosa sono i pezzi di welfare e delle costituzioni democratiche. Ma alla fine, per quanto le parole ripetute siano sempre le stesse, non si potrà impedire agli occhi di guardare........

    Sembra che questa €uropa abbia raccattato il peggio di due secoli di storia. E che lo stia mettendo insieme.....

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    1. Sintesi realistica e perciò niente affatto cinica.
      L'instabilità del sistema è tale per cui non può tollerare ulteriori crisi del genere di quelle che è inevitabilmente destinato a provocare.
      Il sistema mediatico come perno mondializzato del consenso manipolato (ma in Italia ancor più centrale: si pensi a come ora un mediocre articolo dell'Economist consenta di imputare alla innovazione tecnologica la disoccupazione!) è un gioco d'azzardo, quello sì, troppo cinico per durare.
      Ma sono anche "troppo" insediati in tutte le istituzioni che contano per poter mollare: è come un monarca assoluto che abbia accentrato tutte le milizie e si voglia appoggiare sul popolo (contro l'aristocrazie e le corporazioni cittadine), ma poi utilizzi le milizie per prendere con la forza esosi tributi (la disoccupazione e la tutela della stabilità finanziaria) proprio dai ceti su cui si appoggia (per mantenere il costo spropositato delle milizie...).
      Come può andare a finire?

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    2. Lasci o raddoppi?
      Vuoi proseguire la tua analisi cinica? Diciamo che sei un oligopolista (passami il termine), insomma uno dei potenti, quelli veri (mica il Berlu.. per intenderci!). Cosa vorresti? Un mondo 'funzionale', quello che tu chiami migliore?
      O forse uno peggiore, dove la disparità tra ricchi e poveri è altissima, dove le tue merci e la tua posizione dominante non sono minacciate da centinaia di concorrenti ma da poche decine. Un mondo aristocratico più ristretto dove è più facile gestire alleanze e mantenere il potere acquisito. Dove è più facile fare blocco e influenzare i media?
      Insomma vorresti la concorrenza, il meglio, la democrazia, gli operai che SI POSSONO PERMETTERE di scioperare o quant'altro, o la stabilità e la quasi matematica certezza che a meno di rivoluzioni la tua ricchezza e potere passeranno ai tuoi figli e eredi?
      Insomma se tu fossi oligopolista saresti un idealista democratico o un cazzo di stronzo egoista? Al che mi diresti che la conditio sine qua non dell'essere(/diventare) oligopolisti E' essere(/diventare) stronzi egoisti, e io ti risponderei eh...

      (esistono persone che hanno potere e sono altruiste, si chiamano eroi)(non sono frequenti devo dire!)

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    3. Attenzione che a volte l'egoismo eccessivo e l'eccessiva brama di potere si pagano caro. Almeno secondo la mia modesta opinione.

      Ci ricordiamo il celebre imperatore Domiziano, quello che fece costruire la domus augustana sul palatino, e a cui dobbiamo l'esistenza di Piazza Navona (sorta sulle rovine del suo stadio)?
      "Dominus et deum", voleva essere chiamato, ed in quanto a potere ed egoismo non difettava. Di fronte ai pugnali dei congiurati (tra cui c'era perfino la moglie), capì tuttavia che, nonostante l'alta carica imperatore di Roma, era soltanto un uomo.....

      Dopo la rivoluzione francese, se non erro, ci fu un uomo che cercò di governare "a base di livore" e perpetuando stati emergenziali. Si chiamava Robespierre. Celebre la sua frase "non c'è virtù senza terrore". Lo stesso livore generato dalle sue politiche, se non ricordo male, lo portò sulla ghigliottina. O sbaglio qualcosa?

      In tempi più recenti, nella stessa società reazionaria di fine '800, Giolitti rilasciava un'intervista alla stampa dove metteva in guardia dal precludere alla popolazione ogni possibile via legale di cambiamento.

      Ancora più vicino a noi, possiamo ricordare che la stessa folla mediaticamente, politicamente e perfino poliziescamente assoggettata che si assembrava sotto Palazzo Venezia fu la stessa che, dopo il 25 luglio, rovesciava nella polvere i busti del Duce.

      A volte, il benessere dei governati non è solo un costo, ma un investimento. Ci sono capi autoritari ma intelligenti. Ci sono capi autoritari e stupidi. I secondi, la Storia li ha sempre puniti.

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    4. Lorenzo con la citazione di Domiziano ti sei guadagnato il (solito) elogio: proprio lui cercava di accattivarsi il popolo esagerando coi giochi gladiatori (e giustiziando tutti i legati che erano abili a tenere al sicuro i confini dell'impero), e finì ucciso da un..gladiatore

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    5. Non è la persona di cui parli sia Commodo, lo sconsiderato figlio di Marco Aurelio? Nell'arena, ci combatteva addirittura personalmente! Comunque, calza a pennello lo stesso! ;-)

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    6. Ma come: dubiti di me? L'uccisione per mano di "gladiatori" (probabilmente reclutati dalla stessa moglie Domizia Longinia) è riportata da Svetonio, in "Vite dei Cesari"

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    7. più che sistema sovietico direi sistema molto orwelliano

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  5. Vedere gli Usa come un blocco monolitico imperialista è una visione che non solo tradisce la verità del conflitto democratico interno Usa ma anche impoverisce il dibattito per chi lo vive da, diciamo, l'Europa.
    Non riconoscendo il conflitto interno agli Stati Uniti, si identifica dal nostro punto di vista un 'nemico' esterno, e tralascio tutta l'analisi delle problematiche, di cui non solo c'è un immensa letteratura ma anche fatta da persone che hanno analizzato ben più a fondo di me la Storia, che questo provoca.
    Tralasciando questo, ma non dimenticandolo né rendendolo meno importante, perchè lo è, importantissimo, si rischia di non individuare correttamente la causa di questa, ed altre, crisi finanziarie e poi sociali; crisi che è causata materialmente dalla finanza speculativa, e dalla mancanza di risposta sociale e democratica a questo.
    Perchè se riteniamo normale, e in qualche misura giusto, vivere in un mondo dove esistono interessi personali e di capitale, non dovremmo dimenticare le responsabilità che la politica ha di difendere la società e lo stesso impianto democratico dall'aggressione degli egoismi umani (mi verrebbe da dire accentuati dal capitalismo ma non reggerebbe ad un'analisi storica nemmeno superficiale).
    Se andiamo ad analizzare la storia troveremmo che i regimi democratici sono in larga parte minoritari e meno longevi rispetto ad altri regimi. Forse siamo oggi più evoluti rispetto a 2000 anni fa? No, ovviamente. Quindi cosa ci fa credere OGGI che la democrazia DEBBA esistere nel nostro futuro? Come diceva Gramsci la storia è un' ottima maestra ma non ha alunni. L'esperienza greca e la stessa statunitense dimostra che mantenere un impianto democratico (vero) e funzionante è un impresa contro le tendenze dei potenti di aggredire i poli di comando dell'agire democratico (leggi: opinione pubblica, istruzione, giustizia, economia ecc) per sottometterli al loro interesse.
    Se siamo realisti dopo un'iniziale fase di ampliamento dei diritti sociali e democratici nell'Europa post-bellica, queste tendenze sono tornate ad operare lentamente ed inesorabilmente e oggi, per chi ha occhi per vedere, non si può negare una diminuzione di questi diritti e della democrazia nella sua essenza.

    [continua…]

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  6. Quindi per un certo periodo (quello necessario alla memoria a dissolversi e alla propaganda ad attecchire) siamo stati in un grado di diritti più avanzato rispetto agli Usa (che a mio- e non solo!- parere hanno subito gli attacchi ideologici che stiamo subendo noi oggi molto tempo fa e in modo più prolungato, e in un certo senso si sta costruendo a fatica una risposta interna difficile ma esistente, come dimostra non tanto Obama in se ma meglio la sua elezione) e oggi stiamo scivolando noi europei in quella situazione 'normale' (dal punto di vista storico) dove i potenti dominano, ma questo non può porci in una situazione di superiorità etica o democratica rispetto agli Stati Uniti perchè il periodo d'oro delle socialdemocrazie europee è derivato da una e due guerre incredibili e devastanti.
    Insomma, so che sarà difficile convincerti. Nutro enorme rispetto per il modo in cui conduci le tue analisi, e proprio per questo ho voluto opporti in qualche modo la mia, perchè fondamentalmente credo che se si individua il nemico (se bisogna farlo) negli Stati Uniti si perde di vista il potere che cerca costantemente di conquistare posizioni influenti, e queste oggi sono principalmente là.
    Perchè fondamentamente credo che bisogna prepararsi se e quando il potere tornerà da noi e non farcelo scippare dai soliti e dover inseguire poi un'altro falso nemico.

    ("Il problema è che gli USA, non paiono coscienti di quanto in Europa l'operazione di distruzione del welfare, sociale e del lavoro, che pure continuano ad auspicare ("le irrinunciabili riforme strutturali"), conduca ad un assetto di forze che sono poi incontrollabili e, quindi, neppure correggibili con l'introduzione degli strumenti che essi stessi considerano come appropriati." è questo che mi ha fatto sobbalzare e dire quello che ho detto. Perdonatemi se mi son dilungato o non son stato chiaro)

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    1. NOn sobbalzare: qui siamo accusati semmai di essere troppo pro-USA. Vieni in fondo a dire cose che qui sono state abbondantemente trattate e linkate.
      Specie sul conflitto interno agli USA e sul tipo di reazione che lì si sta organizzando. Ed in effetti, la stessa Amministrazione Obama, a parte le posizioni (qui abbondantemente evidenziate fin dall'esordio del Treasury, nel nuovo mandato, relative al surplus tedesco, non pare rendersi conto dell'evocazione di forze incontrollabili una volta trasposte in Europa, suvvia: si tratta di prese di posizione ufficiali).
      Insomma, un pò di lettura del blog non guasterebbe per eviatere di intervenire isolando un passaggio che risponde a fatti indubitabili e che, al tempo stesso, anche nello stesso post, non esaurisce la trattazione del problema. Ma basta leggersi il link al recente Stiglitz...e questi sono solo alcuni esempi:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/il-treasury-usa-tra-kalecky-e-il.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/le-forme-frattaliche-opache-e-la-fede.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/lalieno-bernanke-e-la-ripresa-italiana.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/12/operazione-overlord-ricapitalizzazioni.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/07/come-back-erin-burnett-e-pizza-pizza.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/07/jack-lew-cerchiobottista-ue-sempre-piu.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/dal-wsj-dear-mr-president-la-rilettura.html

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    2. E' solo la personalizzazione degli Stati -uniti che siano- che non vedo oppurtuna, perchè svia dal sistema ultra-liberista che allo stesso modo schiavizza il popolo statunitense quanto quello europeo, per non dire del resto del mondo. Lo so che è un passaggio isolato all'interno di un discorso più ampio, che condivido, ma ribadisco la mia stima, e l'obiezione.

      Tutto quello che sto dicendo (non è che io sia pro-usa o contro-usa!) è che siamo tutti vittime dello stesso motore ideologico. Che ha mietuto le prime vittime negli Usa e che oggi da lì parte per dominare il mondo. Probabilmente condividiamo questa impostazione, anche se nonostante i link non è poi così chiara, ma sicuramente è colpa dei miei limiti topolineschi. Quello che vedo sono gli usa come vittima tanto quanto se non più di noi europei. (e se mi permetti non è un caso che siano nati là krugman e stiglitz, proprio come qua erano nati Bruno e Galilei). Ti saluto e grazie in ogni caso della risposta: In nessun sistema ed epoca il tempo personale è una variabile senza valore!
      E che i mercati ce la mandino buona

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    3. Ma sì...nell'analisi che si protrae da oltre un anno ciò è scontato. Però ribadisco che il contenuto stesso dl post è inequivoco su questo punto

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