venerdì 29 marzo 2013

POPPER, LE CATASTROFI EUROPEE E LA FIDUCIA DEI LAVORATORI

Karl Popper si dedicò, tra l'altro, alla confutazione della teoria marxista; in modo analitico e accurato.
Ma non si rese conto che la stessa accusa mossa a Marx, - quella cioè di rappresentare, come realtà empirica osservata a sostegno della sua tesi, la delimitata situazione storico sociale del suo tempo-, sia applicabile anche alla obiezione demolitoria dello stesso Popper.
Come vedremo, questa debolezza di contesto storico della versione di Popper, ci consente di anticipare alcune conclusioni:
a) se Popper avesse potuto assistere agli attuali esiti ultimi delle teorie politico-economiche liberiste che aveva contribuito ad avallare (senza una  concreta conoscenza dei loro presupposti e motivazioni politiche), avrebbe sicuramente cambiato idea e aderito alla validità "a certe condizioni" delle teorie di Marx: o meglio sarebbe stato più semplicemente Keynesiano. La contrapposizione tra liberisti e keynesiani, all'interno del "possibile" democratico, pare sfuggirgli, o meglio, come vedremo, affacciarsi come un'assurdità logica, una volta compreso come le società liberali avessero neutralizzato la prospettiva dello stalinismo. Il che storicizza certe sue proposizioni, non come errore di prospettiva, ma in termini di mancata previsione, da parte di un epistemologo incline alla ragionevolezza, del grado di potenza restauratrice dell'ideologia vetero-capitalista: quella che lui stesso definisce "capitalismo sfrenato" e la cui riproposizione gli era parsa storicamente impossibile;
b) di fronte alla realtà attuale, inoltre, avrebbe riconsiderato, almeno in parte, l'idea demolitoria dello "storicismo marxista", formulata osservando che esso si fonda su una concezione erronea della natura delle leggi e delle previsioni scientifiche.  E ciò proprio dal momento che se la crescita della conoscenza umana è un fattore causale nella evoluzione della storia e "nessuna società può predire scientificamente il proprio futuro livello di conoscenza", non può esistere una teoria predittiva della storia umana neanche supponendo, come finisce per fare Popper, una fallace definitività e irreversibilità delle soluzioni "ragionevoli" apprestate dalla democrazia aperta.

Ma veniamo ad alcuni passaggi del suo pensiero che ci consentono di richiamare idee e ragionamenti svolti su questo blog in relazione all'attuale situazione socio-economica, in particolare europea, e di ipotizzare che la parte "valida" del suo pensiero lo avrebbe condotto a rivedere in buona parte le sue stesse conclusioni.
Nel capitolo XX (vol.II) de "La società aperta e i suoi nemici", Popper critica sistematicamente la dottrina marxista. Rinviamo ovviamente a quella sede (non unica, tra l'altro, in questo versante del suo pensiero), per l'integrale analisi che egli compie.
Qui ci soffermiamo alcuni passaggi.
Egli ammette, e gli attribuisce persino un valore morale, la correttezza del rilievo di Marx circa la "funzione dei disoccupati" nel provocare la crescente miseria e il connesso sfruttamento della popolazione contrapposto ai capitalisti.
In sostanza, senza menzionare Keynes e Philips, si ammette la stessa relazione inversa (disoccupazione-inflazione) descritta nella famosa "curva", non constestando l'intuizione di Marx sotto questo profilo (aspetto che risulta essere stato oggetto di considerazione da parte dello stesso Keynes, Philips e Kaldor). 
Popper così riassume questo aspetto:
"...la funzione dei disoccupati, in questo processo, è di esercitare pressione sui lavoratori occupati, appoggiando così i capitalisti negli sforzi intesi a trarre profitto dai lavoratori occupati...<<L'esercito industriale di riserva disponibile- scrive Marx- appartiene al capitale in maniera così completa come se quest'ultimo fosse stato allevato a sue spese, e crea mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile sempre pronto...L'esercito industriale di riserva preme durante i periodi di stagnazione e di prosperità media sull'esercito operaio attivo e ne frena durante il periodo della sovrappopolazione il parossismo e le rivendicazioni".
Infine aggiunge sul punto: "...si può sostenere che la disoccupazione conferma la teoria di Marx soltanto se si verifica in concomitanza con un accresciuto sfruttamento dei lavoratori occupati, cioè lunghe ore di lavoro e con più bassi salari reali".

Confutata come "superflua" la teoria del "valore" di Marx, al fine di descrivere il meccanismo dello sfruttamento, - ritenendo sufficiente la teoria ricardiana della domanda e dell'offerta in situazione di "cronicamente eccedentaria offerta di lavoro"-, Popper svolge poi un ragionamento molto interessante in termini di attualità:
"...la tendenza (profetizzata da Marx ndr.) verso la crescente miseria opera...soltanto in un sistema nel quale il mercato del lavoro sia libero, cioè in un capitalismo assolutamente sfrenato.
Ma una volta che riteniamo possibile l'esistenza dei sindacati, di contrattazione collettiva, di scioperi, evidentemente i presupposti dell'analisi non sono più applicabili e l'intera costruzione profetica crolla.
Secondo la stessa analisi di Marx, noi dovremmo aspettarci o che uno sviluppo del genere sia completamente soffocato o che equivalga a una rivoluzione sociale.
Infatti la contrattazione collettiva (NON IL SALARIO MINIMO STABILITO EX AUCTORITATE DA LEGGI DETTATE DA CONTINGENTI MAGGIORANZE "IDEOLOGICHE" ndr.) può contrapporsi al capitale instaurando una specie di monopolio del lavoro; essa può impedire al capitalista di usare l'esercito industriale di riserva (ALL'OPPOSTO DEL SALARIO MINIMO E A MAGGIOR RAGIONE DEL SALARIO DI CITTADINANZA ndr.)  per tenere bassi i salari: e in questo modo può costringere i capitalisti ad accontentarsi di minori profitti. Noi ci rendiamo conto del perchè il grido "lavoratori unitevi!" fosse, dal punto di vista marxiano, la sola replica possibile a un capitalismo sfrenato.
Ma ci rendiamo anche conto del perchè questo grido debba aprire tutto il problema dell'INTERVENTO DELLO STATO e perchè debba verosimilmente portare alla fine del sistema sfrenato e alla creazione di un NUOVO SISTEMA: L'INTERVENTISMO, che può svilupparsi in diversissime direzioni.
Infatti, è quasi inevitabile che i capitalisti contestino ai lavoratori il diritto di unirsi, sostenendo che i sindacati finiscono per mettere in pericolo la libertà di competizione sul mercato del lavoro.
Il non-interventismo si trova così di fronte al problema...: quale libertà deve proteggere lo Stato? La libertà del mercato del lavoro o la libertà dei poveri di unirsi?
Qualunque decisione sia presa, essa porta all'intervento dello Stato, all'uso del potere politico organizzato, sia dello Stato che dei sindacati, nel campo delle condizioni economiche. Esso porta in qualsiasi circostanza, a un'estensione della responsabilità economica dello Stato, sia o non sia questa responsabilità coscientemente accettata. E ciò significa che vengono necessariamente meno i presupposti sui quali si fonda l'analisi di Marx.

Tralasciando ulteriori argomentazioni di confutazione di Marx sviluppate da Popper nella stessa sede, è interessante questo ulteriore passaggio:
"Il capitalismo sfrenato è finito (ah, se avesse visto gli sviluppi odierni!ndr.). Dal tempo di Marx l'intervento democratico ha fatto immensi progressi e la migliorata produttività del lavoro - conseguenza dell'accumulazione del capitale (che consente progressi tecnologici ndr.)- ha reso possibile l'eliminazione virtuale della miseria. Ciò conferma che molto è stato ottenuto nonostante errori indubbiamente gravi e dovrebbe incoraggiarci a credere che molto di più si può fare...L'interventismo democrativo può soltanto rendere possibile tutto ciò. Il farlo effettivamente dipende da noi".

Circa il "come e perchè" gli ex partiti socialisti e marxisti, nell'ambito della "costruzione europea",  siano stati in prima fila nel guidare la distruzione dell'interventismo, mediante la demonizzazione dello Stato democratico in quanto inefficiente e di ostacolo al libero mercato, Popper ci suggerisce una soluzione di cui abbiamo qui già parlato.
Cioè ci dà una indicazione che affonda nella forma mentis marxista  e nella prassi di conquista del potere che, tali partiti, avevano interiorizzato, negli individui componenti le loro classi dirigenti, mentalità che avrebbero trovato molto difficile abbandonare pur di fronte al raggiungimento del potere (di governo) medesimo:
"I comunisti...si rendono conto che qualcosa si deve fare per rendere operante la legge della miseria crescente (proprio perchè riconoscono la sua fallibilità in presenza dell'intervento dello Stato nell'economia, ndr.).
Per esempio, si devono scatenare agitazioni coloniali (anche dove non c'è alcuna prospettiva di successo di  una rivoluzione) e, al fine generale di contrastare l'imborghesimento dei lavoratori, si deve adottare una linea politica che fomenti catastrofi d'ogni genere.
Ma questa nuova politica fa venir meno la fiducia dei lavoratori. I comunisti perdono i loro membri, ad eccezione di quelli che non hanno esperienza di reali lotte politiche. Essi perdono precisamente quelli che amano definire "l'avanguardia della classe lavoratrice"; il principio che questa linea politica implica tacitamente, e cioè <<tanto peggio, tanto meglio, dato che la miseria deve affrettare la rivoluzione>>, rende sospettosi i lavoratori: e quanto migliore è l'applicazione di tale principio tanto più gravi sono i sospetti che allignano in seno ai lavoratori. Infatti essi sono realisti: per ottenere la loro fiducia, bisogna lavorare per migliorare la loro sorte".
Il che ci dice come, questa profonda forma mentis, portata avanti forse inconsciamente, o forse nell'illusione di poter sempre attribuire ad "altri" il peggioramento delle condizioni del lavoro - operazione in parte riuscita in Italia, ricorrendo alla demonizzazione propagandistica di Berlusconi, pur avendo proprio i partiti ex marxisti adottato coi loro governi le scelte decisive di "anti-interventismo" statale sfavorevole ai lavoratori stessi, per prima l'entrata nell'euro-, sia tutt'ora alla base del crescente "fallimento di fiducia" nei sedicenti partiti della sinistra.

Ma il discorso e le intuizioni di Popper ci illustrano una serie di interessanti corollari:
a) il liberismo, che considera il lavoro come una merce alla stregua delle altre, e che consente la immaginifica "riforma strutturale" di un prezzo del lavoro lasciato alla libera composizione di domanda e offerta, è la vera essenza del capitalismo "sfrenato";
b) l'unico vero limite-argine a tale tipo di capitalismo, riconosciuto dallo stesso Popper, massimo teorico del liberalismo e delle libertà, è l'intervento dello Stato nell'economia;
c) questo intervento statale, imperniato sul valore cardine del lavoro, (giammai riducibile a merce e alla legge del puro mercato), prescelto dalla nostra Costituzione repubblicana, non è un'opzione politica reversibile, ma risulta da tutta la Costituzione stessa; e porta a respingere non solo la nullificazione della diretta tutela lavoristica (sindacati come veri attori della contrattazione collettiva), ma la stessa ostilità alla spesa pubblica in sè e al sostegno pubblico alle famiglie insito nella dottrina delle banche centrali indipendenti.

In conclusione, è l'Europa che non solo è alla base dei meccanismi economici inutilmente distruttivi che hanno provocato la recessione in Italia, ma che, nelle sue stesse norme di principio, il cui vero significato è oscuro ai cittadini,  e perciò insidiosamente e occultamente vincolante, dissolve il vincolo solidaristico tra istituzioni democratiche e popolo sovrano, imposto invece dalla Costituzione.
La dimostrazione di quanto questa dissoluzione (dello stesso senso profondo dell'intervento pubblico come argine al capitalismo sfrenato e alla sofferenza-povertà del popolo sovrano) sia andata oltre ogni limite tollerabile, la si può avere nel colloquio in "streaming" per la formazione del governo svoltosi tra i rappresentanti dei due maggiori partiti presenti oggi in parlamento.
Non una parola è stata riferita a questi problemi, a questa inevitabile esigenza di recupero del dettato costituzionale per arginare, senza indugio e senza ulteriore aggravamento, l'Europa del capitalismo sfrenato anti-lavoro, mercificante quest'ultimo e volto alla effettiva e sempre più tangibile propagazione della miseria.
Nel nuovo avveramento di quella ipotesi (capitalismo sfrenato e esercito industriale di riserva), che non tanto Marx, ma lo stesso Popper  risulta condividere in pieno, dando "liberalisticamente" per scontata quella irreversibilità dell'intervento pubblico nell'economia che, da Maastricht in poi, è divenuto invece il nemico da abbattere. E con esso la nostra democrazia.
Tanto che la presunta reazione a questo capitalismo sfrenato viene proposta in termini di "salario di cittadinanza" e "lotta alla casta" estesa a tutta la spesa pubblica (che viene vista solo come oggetto di possibile riduzione e mai di suo ampliamento anticiclico).


40 commenti:

  1. Quanti spunti! Troppi, veramente interessante, e grazie, grazie per questo arricchimento, leggere e dare ascolto a persone come te (subirne il potere), è la miglior limitazione della propria libertà possibile. un vero investimento.

    troppe considerazioni, come dicevo si potrebbero fare, mi limitero' ad una:

    (secondo taluni -incosciamente magari):
    "Che gusto ci sarebbe a essere ricchi se non esistessero i poveracci?"

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    1. Grazie, Marco.
      E pensare che non ho inserito la parte in cui Popper precisa i limiti di autenticazione del deduttivismo (correttamente inteso), contraddicendo la autovalidazione epistemologica delle teorie neoclassiche. :-)
      Ma ci arriveremo, prossimamente su questi schermi...

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  2. Ma no!! Che Popper!! Ciò che ci salverà caro 48 è il taglio dell'IRAP!!! Ma si dai ha ragione Grillo su!! Da notare lo studio sui costi della politica fatto dall'Istituto Bruno Leoni...cioè, mica i tuoi due post su
    - costi politica
    - e riorganizzazione fiscale e lotta all'evasione.
    Con i tagli ai costi della politica, pari a 20miliardi, ci finanzi il taglio IRAP?!?! Veramente!!! Non è uno scherzo! Oh, ma hai capito Grillo e Casaleggio? Questi so' furbi!! Questi non fanno slogan, questi agiscono!! Serve finanziare il taglio IRAP? via la politica dall'Italia: tanto a noi che cazzo ce ne frega se poi ci governano Grillo e Casaleggio per i prossimi vent'anni (o chi li sostiene):
    - noi votiamo le LORO proposte sul web!! Siamo una community!! Basta non sapere che tutto poi è manipolato.
    - Via le province! tutti a casa! Alè! Tanto i dipendenti pubblici sono tutti parassiti. Si ma coi loro stipendi consumano...a casa comunque! Basta non sapere che dopo quando dovremo rivolgerci a tali enti ci dovremmo "grattare".
    - Via i finanziamenti pubblici ai giornali, tanto un giornale deve vivere di sole vendite. Basta non sapere che senza finanziamenti vive solo IlSole, Corriere e Repubblica...
    - Via tutti i soldi ai partiti. Basta non sapere che dopo avremo solo i "Montezemolo"...
    Ok. Facciamo tutto. E dopo?
    Le battaglie per le preferenze? Tipo una testa un voto per il candidato che io scelgo di iscrivere sul mio foglietto in cabina elettorale, che fine fanno? No perchè se tolgo il finanziamento ai partiti, tutto, e lo stipendio al politico, che comunque un servizio lo dà, vuol dire aprire le porte ad una politica fatta dalle sole persone "che se lo possono permettere"...allora che democrazia è?
    Calata dall'alto?
    Ed i giornali? Vogliamo anche qui far sopravvivere solo quelli ben finanziati dai banchieri e industriali di turno? E la libertà di stampa dove va' a finire?
    Ed i dipendenti pubblici? Li vogliamo mandare a casa? Benissimo. E come cazzo vivono questi qui? Di aria?
    Dai hanno rotto anche 'sti, veramente...demagogia allo stato puro. Allora vado un attimo su Wikipedia e leggo: IRAP . Bene. L'anno scorso c'hanno finanziato il 30% della spesa sanitaria. Senza parole...

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    1. Ormai la intera politica italiana è affidata a persone in stato di alterazione cognitiva permanente.
      E' inutile entrare nel merito, quando tutto il sistema di pareggio-copertura della spesa-finanziamento del deficit è mirato a distruggere la democrazia per...default.
      Solo che TUTTI non hanno nè il coraggio nè la convenienza a dirlo. TUTTI

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    2. Ma i 20 miliardi di costi alla politica?!?!?! Ma dai...ma dove cavolo tirano fuori i dati? Cioè lo so ma non lo dico...che pena... Qui siam peggio di quando si scriveva sul FQ...almeno là si era su di un giornale...qui sono al governo 'sti qui...che tristezza... anche tu Marco, che dici?

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    3. che vuoi che ti dica, caro Flavio.
      Aveva ragione Beppe Grullo: "se falliamo noi ci sono le rivolte per le strade"

      Si vede che vuole vedersi lo spettacolo in diretta...

      purtoppo ha colto il lato peggiore, e soprattuto lo ha travisato, della nostra cultura contadina (che in realtà apprezzo) che aveva tra i suoi valori la parsimonia (ma non necessariamente la avidità) e la morigeratezza, oltre alla mentalità individualista

      Quando i "decrescitisti felici" si renderanno conto delle contrindicazioni del fatto che la terra è bassa, Grillo si potrà vedere lo spettacolo....ma potrebbe anche esserne protagonista, nella miglior tradizione italiana , da Mussolini a Craxi....

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    4. Beh, Grillo poteva scegliere di non essere PUDE. Diciamo che ha avuto molte occasioni per capire. Ma preferisce essere il lato "giustizialista di piazza" della vocazione von Hayek.
      Preferisce la crociata morale come via al consenso verso il decrescismo. E però non si distingue in nulla dal regime deflazionista partito dal divorzio bankitalia e insediatosi con Maastricht.
      Quando veramente verrà tutto spazzato via, la sue proteste avranno annoiato e le sue corresponsabilità non potranno essere nascoste...

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  3. Argomento moooolto interessante.
    Anche secondo me Popper oggi sarebbe keynesiano, la sua adesione al liberismo era legata alla sua visione di una società Aperta in continuo divenire che , per lui, mal si conciliava con il marxismo e con le teorie economiche più portate verso lo statalismo. Ovvero la scelta liberista di Popper sembra fondata sul timore/rifiuto dei totalitarismi più che sulla negazione di teorie di tipo keynesiano. Oggi nuovi totalitarismi minacciano la ormai pacifica e sonnolenta Europa, e non sono frutto di stategie militari, ma di uno sfrenato liberismo economico, quindi il buon Karl da bravo falsificazionista, credo ne prenderebbe atto.
    Anche perchè le evidenze empiriche convergono verso una soluzione keynesiana, e come più ricordato su questo blog, anche Usa e Giappone che non sono esattamente paesi marxisti, iniziano a reagire alla crisi in "maniera" keynesiana.

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    1. La "pacifica e sonnolenta Europa" sta diventando un ricordo: il totalitarismo neo-classico vuole instaurare (in nome dell'europa-fogno) un sistema in cui le crisi cicliche siano scaricate esclusivamente sui lavoratori e sul piccolo operatore, senza rinunziare alla "loro" quota profitti.

      Un sistema materialmente esplosivo e il cui unico sedativo sono i media (finanziarizzati come l'economia)...Ma appena gli effetti materiali non potranno più essere nascosti dai media, come assume lo stesso Popper, può verificarsi una radicale reazione di massa

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    2. Concordo.
      Infatti pacifica e sonnolenta era solo una presa in giro al Nobel per la pace...
      Di pacifica c'è solo l'apparenza, è un totalitarimo evoluto, come in matrix come in tutte le distopie , e in questo caso la distopia è il Fogno europeo.

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    1. Non saprei. Un evidente richiamo Orwelliano?
      La "società aperta" tradotta in italiano è la V edizione, quella del 1966.
      Ma sulle nuove eco orwelliane avrei già pronto un altro post.

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  5. SOCIETA’ APERTA O SFONDATA?

    “Chi insegna che non la ragione, ma l’amore deve governare, apre la strada a coloro che governano con l’odio” (K Popper, La società aperta e i suoi nemici).

    That’s all, folks!

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    1. In effetti, a rileggerselo, è una miniera di ragionamenti che smentiscono i luoghi comuni che si richiamano a lui...e anche i luoghi comuni di falsi oppositori del liberismo che si dichiarano di finiftra

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    2. Aggiungo che K Popper sta al liberalismo economico di F von Hayek come F Nietzsche sta al nazionalsocialismo di A Hitler.

      Come la storia insegna, il "nucleo" è, da una parte, la manipolazione, la mistificazione, l'atomizzazione del "sistema" di chi "sa,usa e abusa" e, dall'altra, coloro che, nelle arroganze dell'ignoranza e nella compiacenza dell'interesse, le usano parte sprecandone il resto.

      Nel mezzo stanno gli "equilibri" degli steli dell'achillea e la meccanica quantistica. :-)

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    3. Io, come dicevo sopra, penso che oggi Popper rivedrebbe, alla luce di quanto scriveva nella Societa aperta , la sua posizione sul liberismo , o meglio come dicevi tu sarebbe Keynesiano, perchè il suo rifiutoi del dogmatismo, del totalirarismo, mal si concilierebbero con questo momento storico.
      L'europa così come si va delineando, con le politiche economiche che sovvertono le libertà (che Popper difendeva sopra ogni cosa)dei cittadini , non può definirsi una società aperta in senso popperiano. Il dogma dell'euro , è quanto di meno popperiano si possa immaginare. Come direbbe il fognatore : il liberismo di Popper è un caso di eterogenesi dei fini?

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    4. @Poggio: L'analogia Popper Nietzsche è particolarmente felice e divertente. Peccato che nè Hitler nè l'UEM siano minimamente divertenti...:-)

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    5. @Sandrina, "Il dogma dell'euro , è quanto di meno popperiano si possa immaginare": ora vaglielo a dire agli invasati che affollano le TV, quando parlano di economia senza saperne una cippa e urlano slogan mostruosi e illiberali, riscuotendo persino l'applauso del pubblico!
      La società non solo è chiusa, ma "si è chiusa" con le sue stesse mani nella rete mediatica del ragno oligarca

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    6. @Quarantotto:
      sono moderni ossimori per i quali "è dolce naufragar in questo mare" :-)

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    7. Hai detto nienter:) non è semplice spiegare Popper ti assicuro, vuoi perchè i luoghi comuni precedono un filosofo e lo ghettizzano in un recinto ideologico, vuoi perchè storicamente si tende a vedere i filosofi come teorici di qualche degenerazione del loro pensiero. Lo stesso Marx non è immune da questo, viene considerato l'ispiratore dei totalitarismi comunisti. Purtroppo c'è anche qualcosa di vero in questi parallelismi. Però sia in Marx che in Popper che in Nietzsche ci sono elementi molto importanti di progresso del pensiero filosofico, certo come sempre dovrebbe accadere non si possono accettare in blocco acriticamente le loro teorie, però occorre riconoscere che in tutti loro c'erano delle finalità altissime.Nietzsche voleva liberare l'uomo dall'omologazione religiosa e dal nichilismo, Popper dal dogmatismo scientifico e politico, Marx voleva invece liberare il proletariato da una subalternità rispetto ad altre classi sociali, ma soprattutto ridare centralità all'uomo rispetto alla proprietà, pensava che abolire quest'ultima equivalesse ad abolire l'ineguaglianza. Le tesi di molti filosofi andrebbero viste unicamente come antitesi ad altre tesi, e andrebbe preso il buono di ognuna per giungere ad una sintesi: come direbbe Hegel. Sono tentativi fallibili di esseri umani fallibili, che vengono applicati invece come verità assulute ed infallibili. L'errore sta nella scelta ideologica, non nell'ideologia in se perchè un ideologia per definizione non può mai contemplare la realtà tutta, ma solo una rappresentazione mentale di essa.
      @Poggio, per quanto riguarda la società basata sull'amore che rischia di essere poi incentrata sull'odio, credo che Popper volesse rimarcare l'esito spesso degenerante in totalitarismo di alcune rivoluzioni che nascono come liberazioni e che spesso finisco in dittature, legittimate solo dall'iniziale amore per quelle idee.
      Comunque sono tematiche molto affascinanti e complesse che attraversano il pensiero filosofico dalla notte dei tempi: grazie per averle richiamate, perchè anche oggi ci sono forme di ideologie che vengono usate per giustificare ogni degenerazione umana ed economica. Oggi Abbiamo il fallimeto del sognio europeo, ne parliamo ma la difesa di esso non avviene su basi empiriche bensì su basi ideologiche, questo è il dramma.
      Non è detto che una unione di popoli sia sbagliata a prescindere, è questa costruzione umana in questo momento storico che sta fallendo , per i motivi sviscerati ed analizzati ampiamente su questo blog.

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    8. @Sandra Moro:
      il fallimento del sogno UE e la sua difesa non avvengono su basi ideologiche ma sul pragmatismo ragionieristico di R Mundell e sulla contabilità di F von Hayek, ignavi del Sapere ma dell'Avidità del potere, quello stesso destrutturato da M Focault e articolato da G Agamben in sede spirituale.
      E' strepitosa questa "casa 3D" (ndr: mi verrebbe anche un "4D" da come Quarantotto alimenta la "fucina") sarebbe interessante la coniugazione costituzionale con i "commons" economici di E Ostrom.
      Intanto, faccio un giro sull'interpretazione del sogno con CG JUng e dell'inconscio collettivo ... :-)

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    9. Solo una precisazione PoggiPoggiolini:)
      io intendevo il sogno è basato su assunti teorico ideologici mentre il fallimento è nei dati empirici.
      Molto interessante la decostruzione del potere di Focault, e la biopolitica. Le dinamiche del potere sono cosi legate agli istinti biologici che mi viene in mente l'etologia... penso che molti animali siano, con tutto il rispetto per i più grandi esponenti del pensiero, molto più adattabili alle vita sociale, perchè privi di sovrastrutture, ma questa è solo una provocazione da animalista :).

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  6. Questo è uno dei post più intensi del blog, essenziale per capire la relazione corretta fra la crescita economica e la tutela positiva della sicurezza dei lavoratori - la prima in funzione dipendente dalla seconda - attraverso la garanzia dell'associazionismo elevata a rango costituzionale (artt. 39-40 Cost.), ...ricordi della tesi di laurea.
    E' la chiave interpretativa per capire la connessione strumentale fra diritto del lavoro e macroeconomia keynesiana (ma esiste altra macroeconomia?).
    Purtroppo Gino Giugni è stato cancellato dai sedicenti eredi della sinistra come Keynes dai novelli liberisti.

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    1. Ed è ormai spaventoso vedere come si faccia pure finta di discutere se abbia senso parlare di destra o di sinistra, come se fosse cambiato qualcosa dal tempo della Costituzione, o delle parole di Popper che questa distinzione la traccia in modo chiarissimo.

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  7. Bel post, l'ho letto tutto. Temo che Soros che si ispira a Popper, ma solo per ragioni strumentali ai suoi fini, non lo leggerà.

    Comunque, mi scuso per l'off-topic, in caso non pubblicarla io non mi offendo, ma non potevo non commentare che pare che anche Giorgio Mariastella Israel si sia accorto che la costituzione non c'è più, si è mica iscritto anche lui al CLN proposto da Orizzonte48? Segue la citazione.

    Giorni fa, durante un corso di formazione, un insegnante ha osservato che non bisogna dimenticare che la Costituzione garantisce la libertà d'insegnamento. Molti non si sono resi conto che, nei fatti, ormai è stata cancellata, per cui il problema che si pone è di riconquistarsela.

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    1. Strano che sul sussidiario.net si lamentino delle società di valutazione dilaganti, trattandosi di una privatizzazione/esternalizzazione di una funzione pubblica, cioè una di quelle forme di spesa pubblica che a "loro", cioè al PUDE tutto, non pare spesa pubblica (perchè non si pagano pubblici dipendenti), ma che invece è il vero "fiume" dello spreco/corruzzzione europeo e liberista.

      Ora sul sussidiario.net, dopo aver detto che la Costituzione è nipotina di Stalin (Cazzola), provano anche a dire che la Costituzione non c'è più.
      Certo, ognuno quando si trova a constatare gli effetti della distruzione dell'intervento pubblico nel proprio settore si rende conto che la Cost. prevedeva cose ben diverse: ma manca il nome unificante della..."cosa": l'euro e la sua ideologia dello shock continuo per distruggere la tutela del lavoro.
      UNa cosa che sta riuscendo benissimo, peraltro, ma che implica che la Cost. sia tamquam non esset...

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    2. Calamandrei: "... Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).

      Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
      ..." Dal discorso al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale

      Dall'ipotesi teorica alla realizzazione pratica... Il Partito Unico dell'Euro!
      Lo so bene, facendo parte di un comitato genitori, quanto è difficile e solitaria la nostra battaglia, anche se poi ci accontentiamo di obbiettivi semplici e concreti, siamo spesso coscienti che va al di là della rivendicazione immediata. Ma tanto anche questo non interessa praticamente a nessuno, nemmeno agli insegnanti, che essendo per metà precari e per l'altra metà sottoposti a "valutazione" nemmeno ci appoggiano nel loro interesse. Hanno frantumato, atomizzato la società, messo il singolo contro tutti gli altri, altro che contrattazione collettiva!
      La shock economy trova individui soli e impotenti, perché prima è stato preparato il terreno rompendo i legami sociali e di solidarietà.

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    3. Gli effetti dell'"esercito di riserva dei disoccupati", che nella astuta metamorfosi nei-classica assume anche la veste del precario, avulso da ogni interesse alla contrattazione collettiva e pronto alla pressione sugli occupati per conto del capitalismo sfrenato...
      Quanto a Calamandrei, o alle verità di e "su" Popper, ti pare che abbia senso farci su divulgazione, alla luce di quello che vediamo nelle trasmissioni televisive e nelle parole di chi sta in parlamento?
      Sono solo io che sono tato scemo da divertirmi con alcuni simpatici romantici cultori del neurone, mentre le schiere dei luogocomunisti si posizionano tutte..dallo stesso lato, anche se fanno finta di essere schieramenti contrapposti: ma al massimo, si danno tra loro colpi di gomito (con strizzatina d'occhio)

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    4. @sil-viar
      "Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere" P. Calamandrei.
      Tout se tien, ai padri costituenti era tutto chiaro...

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  8. OT http://www.daw-blog.com/2013/03/30/follia-pura-napolitano-non-se-ne-va-conferma-monti-e-si-inventa-due-gruppi-ristretti-di-saggi-eh-ma-bersani/

    Sono impazziti

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    1. Ma sono meravigliosi! Fantastici! Ma scusa, Monti, ormai sputtanato elettoralmente, dimissionario ma legittimato solo dal precedente parlamento, con un artificio adotta la prima ondata di lacrime e sangue "lovuole l'europa". Così toglie le castagne dal fuoco a qualsiasi governo futuro, facilitando i patti tra le forze politiche in qanto toglie di mezzo il problema della suddivisione del costi da impopolarità tra le varie componenti del PUDE alla riscossa.
      E' perfetto: Napolitano è un genio. E in fondo, dimenticando che un monopolio può nascondersi dietro a un "cartello" (intesa occulta: il PUDE) solo fino a che il gioco non diventi palese, stiamo affrettando il 25 luglio e anche l'8 settembre.
      Stavolta, come la trojka con Cipro, la faranno troppo grossa...e i risultati saranno presto percepiti

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  9. Il Governo Monti dovrebbe essere in carica solo per l'ordinaria amministrazione. Questi, invece, martedì potrebbero, con decreto legge, prelevare dai conti correnti e/o espropriare investimenti mobiliari. Un golpe.

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    1. "dimissionario ma legittimato dal precedente parlamento", che non c'è più, significa proprio che non c'è alcuna legittimazione democratica e costituzionale per poter adottare atti di indirizzo politico legislativo.
      Ma questo solo in teoria: in realà l'indirizzo politico non esiste più, assorbito integralmente nelle decisioni assunte dall'europa, senza parlamento, senza che conti il risultato delle elezioni, e senza che la Costituzione sia nulla più che un manualetto utilizzato solo per capire come e perchè i parlamentari debbano ubbidire o sbracarsi in un modo o nell'altro...

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    2. Ma questa è roba fortissima!
      Un Presidente a fine mandato, che nel semestre bianco non può nemmeno sciosciere le camere, nomina una specie di Comitato di Salute Pubblica senza termine prefissato.

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    3. Tanto è forte che ho allargato il discorso al contesto (significativamente mediatico) e alle sue ricadute nel successivo post :-)

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  10. Evidentemente il PUD€ ritiene che, grazie al cloroformio dell'informazione, sarà possibile fare schifezze senza suscitare una seria reazione popolare. Calcolo sbagliato?

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    1. Sì ritiene esattamente questo.
      Non si può ancora dire se sia un calcolo sbagliato: alla luce dell'ipotesi frattalica dovrebbe essere un calcolo sbagliato a metà, con un fattore esterno e diverso dal dissenso interno a rompere l'equilibrio

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  11. Scusate l'o.t. - forse l'avrete già fatto notare - ma In Italia è praticamente impossibile trovare ed acquistare "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta".
    strano...

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    1. Senza dover parlare di complotto: la ristampa di cose pubblicate tanti anni fa è sempre più difficile. E mica solo per l'economia, dove il problema è forse ora più avvertito per l'insorgere di un maggior interesse che in passato.
      Ormai si trovano e vanno di moda gli instant book sulla casta o sulla politica internazionale catastrofista-decrescista, oppure romanzi minimalisti logorroici che cercano di nobilitarsi con un annoiato impegno civile sui "diritti cosmetici".
      Per il resto, è difficile trovare persino il romanzo russo e quello francese del XIX sec...Ma sulla "casta" quanto ne vuoi

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    2. il fatto è che parliamo di uno dei testi fondamentali del pensiero economico.
      a me fa strano... è come non trovare la divina commedia.
      ma sicuramente esagero io.

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