venerdì 12 agosto 2016

LO "STRANO CASO TRUMP": LA FINE DELLA MOBILITA' SOCIALE. E DELLE ELEZIONI?


http://www.100casa.it/uploads/fine-trasmissioni-rai.jpg

1. Il deficit USA per il 2016 è ufficialmente stimato, in base al budget approvato nel 2015, al 3,3% del PIL.
In aumento rispetto a quanto registrato nel 2014 (2,8) e al 2015 (2,5): un certa propensione, si deve arguire, a ritornare, in chiave pre-elettorale, sulle politiche più restrittive imposte all'Amministrazione dalle maggioranza parlamentari repubblicane. Siamo ben lontani dai "picchi" post crisi (peraltro largamente impiegati in banking welfare di salvataggio, come lamentava Stiglitz, criticando indirettamente il piano di salvataggio del suo nemico Summers). 
Un futuro di "moderata" espansione fiscale, secondo la fonte ufficiale dell'ufficio budget del Congresso (come attualmente composto...),  attenderebbe gli americani (ma la stima sconta l'invarianza dell'attuale quadro legislativo, cioè è "under current law"):

https://www.cbo.gov/sites/default/files/cbofiles/images/pubs-images/49xxx/49973-land-fig1.png

2. In Europa, tutto ciò sarebbe visto come altamente peccaminoso, considerato che: 
a) gli USA avrebbero, ad usare gli indicatori di rilevazione della disoccupazione incorporati nelle statistiche Istat, una situazione prossima al pieno impiego: dunque si presenterebbe l'esigenza, - di "sana" finanza pubblica e per evitare l'inflazione (!) e la perdita di competitività-, di arrivare al pareggio strutturale di bilancio, coincidente quasi col pareggio nominale (e questo dimostrerebbe che il Washington Consensus è roba da esportazione, via FMI, e che non è entusiasticamente praticata nella sua patria di ideazione);

b) se si passa da un deficit in buona parte gonfiato dal welfare bancario, appunto, ad una gestione più fisiologica dell'intervento pubblico, anche un piccolo consolidamento, o quantomeno il tentato rispetto di un deficit-cap, non consente una crescita spettacolare e, quindi, mi devo porre il problema se il dato occupazionale abbia qualcosa che non va
Mentre, nella stessa logica, ho la certezza che il "welfare" di salvataggio bancario non implica alcuna crescita dell'economia reale, come si vede da questa radiografia del periodo che va dalla grande recessione al 2015:

http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/GDP%20historical.jpg

3. Di più. L'Amministrazione Obama, si mostra essere stata, sul piano del rilancio dell'economia, né carne né pesce:
"Barack Obama's estimated deficit of -3.3% of GDP in 2016 is 2.5 percentage point(s) less than his administration average of -5.8% when compared to other years in his administration. On average, the budget deficit was larger during the Obama Administration than in other presidential administrations (average = -3.1%)".

E infatti, il debitone se lo ritrovano anche loro, ben oltre ormai il 100% del PIL, nel silenzio dei media nostrani:
http://www.tradingeconomics.com/charts/og.png?url=/united-states/government-debt-to-gdp
Naturalmente, questa prospettiva fa strillare i rispettivi neo-liberisti, impegnati a non far vivere gli altri al di sopra delle proprie possibilità e quindi a invocare a più non posso l'effetto spiazzamento (qui, p.4), che tanto piace agitare per giustificare i drastici tagli TINA del "perimetro dello Stato" (effetto che non si verifica praticamente mai, perché a seguirne la ricetta il rapporto debito/PIL finisce semmai per aumentare). 
E così il terrorismo dilaga, sprezzante della realtà:


4. La "vibrata" denuncia mette in piazza lo scandalo. E' la spesa parassitaria dei "trasferimenti" che dilaga: il "mercato" si trova così impedito ad agire con le sue leggi naturali, la crescita impedita e il "fallimento" dietro l'angolo!



In realtà, la "piena occupazione" diviene, di fronte a questa cultura dilagante (che nasce negli USA e si trasmette in Italia-in-quanto-€uropa), un concetto mobile e statisticamente opinabile, come abbiamo visto e come vedremo.
Il pregio degli USA è che non tutti i media, a differenza dell'Italia, sono piegati ad accettare le statistiche ufficiali in modo acritico, tanto che si chiedono: "Is the unemployment rate really just a 'Big Lie'?"
Magari si "fanno delle domande" sul rateo della popolazione attiva come "forza lavoro"
employment.population

5. E, perciò, sulla disoccupazione effettiva, almeno quella U6, (quella a cui, invero, la Yellen presta attenzione, pur "dovendo" dichiarare il risanamento raggiunto, e i tassi in una qualche prospettiva di dover aumentare, per ipoteticamente raffreddare una tiepida economia), si guarda a dati che, in Italia, non vengono minimamente forniti e scorporati da quelli dei bollettini ufficiali:

US Unemployment Rate Chart

Il dato USA U6 è praticamente doppio rispetto a quello ufficiale: il che, considerata anche la dilagante questione del voucher selvaggio, dovrebbe valere anche per l'Italia - almeno in modo equivalente se non peggiorativo. Vediamo alcuni dei criteri che vengono utilizzati per i vari "livelli-ambiti" di disoccupazione calcolabili (notare che il rapporto U6/U3, alle soglie del 2016, rimane sempre pressocchè di 2 a 1):

URates

6. Dunque, lungi dal colpire i redditi e la crescita (a causa della spesa sociale...determinata dalle politiche deflattive!), questo stato di cose, implica piuttosto il famoso equilibrio della sottooccupazione, che non solo determina la strutturazione di una crescente fascia sociale di working-poors con redditi poco sopra la "fame", ma anche la modesta crescita del PIL e, ancor più, l'appropriazione degli incrementi di reddito in una ristretta fascia della popolazione
Fioriscono articoli mediatici che si domandano (senza per questo essere censurati di essere pessimisti o di "remare contro"): "US middle class has disappeared into higher-income groups; recent stagnation explained by changing household demographics?" Fornendo il tipo di dati che, anche tra qualche anno, in Italia nessuno avrà il "permesso" di dare (senza essere accusato di ideologia comunistaaaaa!). 
Significativi sono quelli sulla evoluzione numerica della consistenza della varie fasce di reddito (per quanto distinte in aggregati approssimativamente non troppo distanti tra loro).
In pratica, una crescente categoria di benestanti si contrappone a una descrescente ma pur sempre schiacciante maggioranza di non benestanti, destinati, come vedremo, a non essere più presi in considerazione nei calcoli della classe politica:

income


Household Wealth

7. Poi si arriva a vedere quali conseguenze elettorali derivino da questo prolungato stato di cose e ci si accorge che la maggior parte dell'elettorato non si preoccupa della eccessiva spesa pubblica nel welfare, come i "simpatici" neo-liberisti seguaci di Barro visti più sopra, quanto, piuttosto, semmai, della insufficienza dell'intervento pubblico svolto per ridurre le differenze di ricchezza interne al popolo americano:

classwarfare2

Anche perché, negli USA, dove non pensano affatto ad abolire il Senato (nemmeno per finta), l'accusa alla politica non è di metterci troppo a fare le leggi, a causa del bicameralismo previsto dalla loro Costituzione, ma quella di una eccessiva sensibilità degli eletti verso i più ricchi degli elettori (sia pure con una leggera attenuazione di questo squilibrio di "attenzione", dovuto al fatto che gli elettori divengono sempre più poveri, anche quelli appartenenti alla middle class, un tempo un pochino più benestante):

 File:Senate Income Votes.SVG

8. In sostanza, la lotta contro l'1% viene sedata da un 20% di famiglie che ha visto migliorare la propria posizione economica ed è attivamente partecipante al voto, al contrario del restante 80%, sempre più demotivato, facendo parlare di "pericolosa separazione del 20% a reddito più elevato dal resto della società" (impoverita in massa). 
La "upper middle class" in pratica fornisce l'esercito elettorale di manovra all'1% (o meno) dei superprivilegiati
Il problema, che i democrats, come pure i "rep", si trovano a fronteggiare, è che questo stato di cose rende sempre più difficile conservare il consenso elettorale senza cambiare le politiche basate sull'idea dello spending-cut e dell'alleggerimento delle tasse, proprio perché si assottiglia la base sociale a cui queste cose possono piacere, avendo la materiale convenienza a credere alla storiella dello "spiazzamento" delle risorse, - contrario ai fantomatici investimenti privati-, determinato dall'eccessivo intervento dello Stato.
Insomma, la "durezza del vivere" ha un po' preso la mano e i "naturisti" del mercato si trovano a dover rifare i conti con l'autopercezione della schiacciante maggioranza dell'elettorato:

Reeves 93001


9. E quindi, quando la fine della mobilità sociale esplode, il sistema mediatico delle "elites" arriva a non poter più garantire il controllo idraulico elettorale.
Con buona pace dei tentativi di Wolf di vederla ancora e solo come una mera ricalibratura del "messaggio" da dare, tentando cioè, ancora una volta, la pastura sedativa di prevalenti "diritti civili", cioè cosmetici e "a costo zero", capaci di alimentare una democrazia di mera facciata, che utilizza la via dei conflitti sezionali "politically correct" che, alla faccia del neo-costituzionalismo €urofilo, non riescono più a oscurare il conflitto sociale che si vorrebbe superato per sempre. 
In pratica: se sei passabilmente ricco, e quindi appartenente per NASCITA al 20% di upper middle-class, puoi permetterti di studiare e perpetuare la tua condizione di reddito medio-alto e magari aspirare a divenire ricco, senza patemi d'animo di divenire, oltretutto, un debitore sub-prime sul credito allo studio (in colleges di secondo e terzo "ordine"), .
Se non appartieni a quel 20%, la vedi dura e sei leggermente...adirato sull'assenza di ascensore sociale. Specialmente se ritieni di non compensare questa mancanza di chances con l'unico sistema rimasto a disposizione, cioé unendoti alle fila dei vari "trafficanti" di sostanze stupefacenti, col rischio di aggregarsi alla più ampia popolazione carceraria, privatizzata, del mondo!

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10. Insomma, credere nel "duro lavoro" come modo per diventare veramente ricchi, e quindi abbracciare l'american dream, è divenuto il retaggio dei privilegiati a cui non costa fatica mantenere questa convinzione.

Mentre la situazione della working class in senso eponimo, cioè gli operai della grande industria in via di estinzione (grazie alla mobilità dei capitali ed alla delocalizzazione sistemica), è addirittura in via di accelerato peggioramento. 
Un andazzo che denota condizioni che stanno maturando rapidamente anche in Italia, con buona pace per l'accanimento USA-BCE sulle riforme verso il lavoro-merce, e che passa per quella mutazione del ruolo del sindacato che, senza alcuna speranza, avevamo già segnalato:
"Il problema principale delle Unions, sia prima della crisi, sia dopo la crisi, è sempre stato quello di avere buone relazioni con le imprese, facendo attenzione a limitare al massimo gli scioperi ufficiali e non solo per evitare la spesa delle Casse di sostegno agli scioperanti, ma soprattutto perché c’è l’impegno a controllare le locals affinchè il management abbia assicurata l’agibilità sui posti di lavoro.
Ci sono stati pochi, anche se significativi, scioperi proclamati dalle Unions; ma ci sono stati – soprattutto nel periodo della riorganizzazione produttiva – moltissimi scioperi spontanei che solo in rari casi sono stati legittimati dalle Unions.
La politica delle concessioni ha portato all’accettazione di misure come il congelamento dei salari, la rinuncia ad indennità, la riduzione dei servizi sanitari ed il blocco dei fondi pensione. 
Nella metà degli anni 2000 è successo qualche cosa di diverso: per parare la minaccia di ulteriori interventi sulla massa salariale degli occupati, i Sindacati hanno proposto il sistema dei due livelli salariali. I vecchi lavoratori, pur avendo rinunciato ad una serie di indennità, hanno mantenuto inalterato il livello del salario. I nuovi sono stati assunti a mezzo salario, per fare lo stesso lavoro dei vecchi assunti, e con la stessa efficacia nei risultati.
Iniziata in alcuni settori, questa pratica si è diffusa nell’industria dell’acciaio, dell’abbigliamento, degli attrezzi agricoli, dei mezzi pesanti. Su questa base la General Electric sta riportando negli Stati Uniti attività che aveva decentrato all’estero.
Attraverso la serie di concessioni successive siamo arrivati alla piena collaborazione tra imprese e Sindacati
Il settore dell’auto è emblematico. Bob King, Presidente del Sindacato dell’Auto, dice: “Abbiamo il legittimo interesse che la nostra produttività sia elevata per aumentare il numero dei nostri iscritti e dare luogo sul lungo termine alla sicurezza del lavoro. Non sarà possibile se non siamo competitivi a livello mondiale, ecco il motivo della nostra partnership”.

11. Questo è dunque il quadro in cui si colloca l'apparentemente sorprendente "caso Trump" e la difficoltà che può incontrare la Clinton ad intercettare il voto di massa (relativa...) che le servirebbe per essere sicuramente eletta (come pensava all'inizio della sua vicenda politica).
Ma questo è anche il quadro evolutivo, con lo scarto appena di qualche anno, in cui andranno a porsi i notevoli problemi di consenso che incontrerebbe qualsiasi partito che volesse ancora legarsi non tanto all'idea dell'UE ma alla ideologia neo-ordoliberista che essa implica (nei modi tante volte evidenziati in questa sede).
Instaurare il mercato del lavoro-merce con la sua sfrenata deflazione salariale, porta invariabilmente a problemi di debt-deflation, di crisi industriale strutturale e di stagnazione della crescita. Problemi tanto più drammatici quanto più vige l'idea dello Stato come una famiglia che deve raggiungere il pareggio di bilancio.

12. Il timore è che, se in USA l'applicazione di questo paradigma - sia pur temperato dalla mantenuta sovranità fiscale e monetaria, come si accorge, probabilmente inascoltato, Krugman- può mandare la situazione fuori dal controllo mediatico-orwelliano, si può arrivare alla abolizione del voto: magari dichiarando lo stato di guerra (che fra tutti gli stati di eccezione è il più travolgente di ogni dibattito interno sulla giustizia sociale come sostanza della democrazia).
In fondo, quando la crescita ristagna e si vuol promuovere la spesa pubblica - "rischiando" di avere la temutissima piena occupazione (qui pp. 6-7), ma senza creare danni all'ideologia dominante-, quando non funziona più la persuasione di massa che il problema sia il debito pubblico e, però, si teme per una concreta ingestibilità del conflitto sociale in cui la oligarchia ha "vinto troppo", la guerra rimane il rimedio più efficace per rimettere tutto a posto:

http://i2.wp.com/metrocosm.com/wp-content/uploads/2016/02/us-national-debt-history.png
13. Perciò, non vi preoccupate se il vostro voto vi sembra inutile perché non sapete più chi possa veramente risolvere crescenti problemi materiali di ordine sociale, dato che non esistono più i "partiti di massa" (ma solo di elite, che si spartiscono il 20% affidabile di elettorato a suon di diritti cosmetici e conflitti sezionali), mentre vi raccontano che tutto andrà bene: il voto potrebbe essere abolito e voi ritrovarvi in una bella economia di guerra (qui, p.2). "Globalizzata", questa volta, non semplicemente mondiale...
La democrazia (cioè il "populismo") sarà poi accusata di essere stata la causa di tutto, per il suo cattivo gusto di alimentare l'unico conflitto "sezionale" che non piace (quello tra lavoro e capitale): un conflitto sezionale che, per non confonderlo con quelli politically correct, verrà bollato come "rinascente nazionalismo guerrafondaio".
Non importa se a causare la guerra sia lo spirito di conservazione dell'oligarchia internazionalista e aristocraticamente "cosmopolita".
Per pagare storici, filosofi "politici" e teorici kantiani dello Stato, "poi", a eccidio consumato, le "risorse" si trovano sempre...

36 commenti:

  1. E poi ogni tanto sul Corriere, tra gli editoriali in evidenza, compaiono articoli come questo. Un passaggio:

    "L’ideale di uguaglianza e giustizia della sinistra unisce le forze con i movimenti per i diritti delle donne e degli omosessuali, esalta il multiculturalismo per combattere il razzismo, ecc. L’obiettivo strategico del consenso a favore di Clinton è chiaramente quello di scindere tutte queste lotte dall’ideale di giustizia sociale della sinistra, motivo per cui il simbolo vivente di questo consenso è proprio Tim Cook, il Ceo della Apple, il quale si vanta di aver firmato una lettera a favore di lesbiche e gay e oggi può tranquillamente dimenticarsi delle centinaia di migliaia di operai che in Cina lavorano per la Foxconn ad assemblare i prodotti Apple in condizioni di schiavitù."

    Nel confessare l'imperterrita ignoranza che mi costringe anche stavolta a ricorrere Wikipedia per apprendere chi sia Slavoj Žižek (a proposito: interessanti i titoli in bibliografia), ne consiglio caldamente la lettura.

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    1. In effetti, è un editoriale sfuggito alle maglie...

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    2. Oppure è un ottimo esempio di strategia della confusione, il "pluralismo delle opinioni" come strumento di persuasione.
      Cento voci si alzano per Hillary, una si alza contro e serve giusto a dimostrare quanto collettivo, ma non "bulgaro", sia il consenso. L'imperfezione voluta per dare un senso di genuinità.

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    3. Certo nel frame, vale più o meno come quando Repubblica pubblicava, nel 2011-2012, qualche opinione di Stiglitz o Krugman e poi ricominciava con spending review e coruzzzione

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    4. Già. Mi chiedo se, al di fuori delle favole, siano mai veramente esistiti tempi e luoghi in cui, a fronte di un re nudo, bastasse dichiararlo tale perché tale fosse (apprezzabilmente) riconosciuto.

      D'altronde, strano congegno la mente umana. Impossibile definirne i limiti in linea di principio (il 'povero' Russell ne sa qualcosa). Ma in pratica, disponendo dei mezzi adeguati, la freghi che è una bellezza (con buona pace di Gödel). Senza torcerle (fisicamente) un neurone. E, grazie ai suoi stessi 'progressi', sempre meno artigianalmente e sempre più ingegneristicamente.

      Con una sola (residuale?) incognita: gli errori di calcolo (controparte dell'indeterminabilità dei limiti). Comportanti, a volte, un momentaneo allentamento del controllo. Comportante, quasi sempre, effetti collaterali collettivamante piuttosto sgradevoli. Al punto da far rimpiangere il buon giogo del padrone.

      La storia sarà anche non lineare, ma inquadrata a certi livelli ha un'inerzia da far paura.

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    5. Credo che il rincoglionimento dell'umanità che constatiamo, l'assurda dissonanza cognitiva, la vigliaccheria di chi può prendere decisioni determinanti, e, in definitiva, l'impossibilità di emanciparsi da questa spaventosa realtà parassitaria, sono manifesti nella mancata elaborazione del genio enorme espresso nella modernità.

      Ma, a non aver usufruito dei risultati strabilianti della ricerca umana, non è stata genericamente e auto-razzisticamente la "umanità": sono state le "élite".

      Il loro esistere come pura espressione di questo parassitismo energetico, ha determinato che venisse gettato via il bambino della conoscenza, e che venisse dato da bere l'acqua sporca: il positivismo, lo scientismo.

      Heisenberg e Gödel sono la fine del positivismo (con buona pace di Russell...), e gettano le basi per un ritorno all'umanesimo: l'unica cosa che l'umanità potrà mai imparare dalla Storia è che non può sapere...

      "Consciousness […] is an inevitable emergent consequence of the fact that the system has a sufficiently sophisticated repertoire of categories. Like Gödel’s strange loop, which arises automatically in any sufficiently powerful formal system of number theory, the strange loop of selfhood will automatically arise in any sufficiently sophisticated repertoire of categories, and once you’ve got self, you’ve got consciousness."

      La coscienza come un paradosso del reale che prova continuamente ad elevarsi aumentando i livelli di astrazione per cercare di conoscere e di conoscersi. Non riuscendo completamente. E passa ad un livello superiore. All'infinito.

      Nei fatti economici, politici e sociali, c'è molto più in gioco del benessere materiale.

      Come dimostra l'esperienza di ricerca in questi spazi, dietro alla coscienza sociale e politica c'è molto di più in termini di coscienza.

      "The sole root of all these strange phenomena is perception, bringing symbols and meanings into physical systems. To perceive is to make a fantastic jump from William James’ “booming, buzzing confusion” to an abstract, symbolic level. And then, when perception twists back and focuses on itself, as it inevitably will, you get rich, magical-seeming consequences. Magical-seeming, mind you, but not truly magical. You get a level-crossing feedback loop whose apparent solidity dominates the reality of everything else in the world" Tratte da questa critica a Hofstadter

      Già in Husserl, ma in modo esplicito ed importante in Scheler, la Weltanschauung fenomenologica non solo rimette al loro "posto" atteggiamento "naturale" e "scientifico": ma apre completamente all'esistenzialismo.

      "la filosofia a base fenomenologica è empirismo. I dati di fatto, soltanto essi, e non le costruzioni di un intelletto arbitrario, sono il suo fondamento. Ogni giudizio deve indirizzarsi verso i dati-di-atto, e i 'metodi' sono conformi al loro fine soltanto nella misura in cui conducono a proposizioni e a teorie conforma ai fatti " Max Scheler, Der Formalismus, pag. 71

      " La filosofia fenomenologica è empirismo e positivismo nel senso più radicale" cit. tra da A. Lambertino "Max Scheler: fondazione fenomenologica dell'etica dei valori".

      "Schrödinger looks around the bar and says, “Because there are three of us and because this is a bar, it must be a joke. Can we tell if the joke is funny without someone else laughing?”

      Gödel thinks for a moment and says, “But even if some else laughs at our joke, we still can’t tell if it is consistently funny!”

      And Chomsky looks at both of them and says, “Of course it’s consistently funny. You’re just telling it wrong.”
      "

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    6. @Bazaar
      Grazie per aver esplicitato alcuni riferimenti che, pur attraverso qualche accento critico, contribuiscono a sciogliere il mio 'grumoso' commento. In particolare "Anelli dell'io" di Hofstadter (da cui forse hai tratto qualche citazione) è una lettura che consiglio vivamente, oltre che per le tesi di fondo per la passione con cui è scritto e per il modo in cui ricostruisce, cercando di renderla accessibile anche a chi è sprovvisto di nozioni di logica matematica, l'avventura intellettuale che portò Gödel alle sue fondamentali scoperte.

      Sciogliendo ulteriormente il discorso, quello che volevo dire è che a volte mi sembra quasi incredibile come analisi dei fatti non dico ovvie, ma certamente sensate e plausibili come nella fattispecie quella proposta da questo Slavoj Žižek, non facciano neppure scattare un campanello d'allarme nei sarfierre di turno, che pure, in quanto umani e quindi potenzialmente in grado di trascendere (gödeliamente) qualsiasi 'habitus algoritmico' esternamente programmato, dovrebbero ogni tanto poter riconoscere quei segnali di... 'realtà meta-algoritmica' in cui gli capita casualmente di imbattersi. E quando dico 'riconoscere', non intendo 'prendere come folgoranti rivelazioni', ma quanto meno come ipotesi di lavoro dotate di un livello di Qualità tale (spero di non scandalizzare troppo citando Pirsig) da renderle potenzialmente qualcosa in più dell'ennesima insulsa manifestazione di pluralismo delle opinioni. Venendo al concreto: cogliere la sollecitazione ad andare oltre quello che la Clinton promette nella sua piattaforma programmatica, per GUARDARE CHI È E CHE COSA FA. Cogliere la sollecitazione ad andare oltre quello che Trump dice e malauguratamente potrebbe fare, per GUARDARE IL FENOMENO TRUMP IN QUANTO TALE e porsi quindi il problema di come e perché un soggetto del genere sia 'incredibilmente' riuscito, pur avendo contro l'intero 'arco costituzionale' a stelle e strisce, a conquistare la candidatura repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti.

      Possibile sia così difficile staccare lo sguardo dal dito e rivolgerlo alla Luna?

      Ma poi penso a quanto le tendenze al conformismo, all'inerzia, alla superficialità, alla pigrizia, alla 'banale' fallacia logica siano connaturate all'essere umano. A quanto le stesse verità matematiche e scientifiche abbiano spesso faticato ad affermarsi come tali anche DOPO che qualcuno le aveva riconosciute e condivise (rivolgendosi peraltro a suoi pari intellettuali). E mi arrendo alla banale evidenza di come quello che, su scala collettiva, soverchiamente importa per ottenere il prevalente assenso a un'idea non è il suo contenuto di verità, ma la quantità e qualità dei mezzi dispiegati per la sua affermazione. Il che non può non indurmi a una certa indulgenza verso sarfierre di turno (incluso il me stesso di un tempo).

      Rimane il dubbio del perché quel 'soverchiamente' non sia un 'esclusivamente', del perché il privilegio anche solo sporadico di qualcosa di simile a una proficua epoché fenomenologica sia in determinate circostanze riservato ad alcuni e non ad altri, del perché nonostante tutto a qualche mente capiti di sfuggire, almeno in parte e occasionalmente, agli effetti omologanti del pervasivo trattamento di deprivazione critica cui tutti siamo in continuazione sottoposti. E, soprattutto, rimane il dubbio - pur in una prospettiva antirelativistica - di che cosa garantisca che l'inevitabile auto-percezione di superiorità che ciò comporta non si configuri, a insaputa di chi ne è latore, come una forma di etilismo piuttosto che di elitismo intellettuale.

      Mi scuso per l'astrattezza e la non particolare originalità del discorso, ma visto che il tema ogni tanto riemerge mi auguro non risulti del tutto privo di interesse.

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    7. Hai scritto delle cose giuste.
      Ma perché poi ipotizzare - a carico di chi sfugga agli effetti omologanti...ecc., grazie alla sospensione del giudizio e alla ricerca dell'essenza, E QUINDI GRAZIE A UNA FATICOSA UMILTA' EMPIRICA, un "inevitabile auto-percezione di superiorità"?

      Perchè quel che si apprende in questo processo cognitivo critico dovrebbe essere automaticamente perduto per effetto di un incompatibile corollario di backfire psicologico?

      In realtà, la difesa di un percorso, del tutto logica e rispondente al principio di non (auto)contraddizione, è possibile proprio ricorrendo, fenomenologicamente, all'evitare di ripercorrere a ritroso parte del progresso acquisit,o legittimando un interlocutore che vuole tirarti dentro una dialettica ma, a monte, si è rifiutato di tentare di fare il percorso qui consentito rigorosamente aggratis...

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    8. @Fabrizio

      Ovviamente la "critica" era di carattere "musicale" - Gödel, e ciò che rappresenta vs Russell, e ciò che rappresenta - e semplicemente pretestuosa per approfondire il 'punto di partenza' che non permette comprendere i temi qui affrontati da una parte importante dei nostri connazionali e non solo.

      @Quarantotto

      Se il miglior fenomenologo in circolazione:

      "La medesima esigenza dell'umiltà è richiesta da Scheler per accedere al 'punto di partenza' di ogni filosofia, costituito dalla prima delle evidenze fondamentali, la quale significa che qualcosa c'è."

      E, aggiungerei, di fatto il nichilismo è assurdo.

      Questo è ancora il Lambertino citato nell'opera di cui sopra, in una nota a pag.75, che continua a spiegare la posizione di Scheler: "Tale meraviglia che in generale qualcosa sia e non piuttosto il nulla, e che riassume la questione circa l'essenza del mondo in sé esistente e della causa prima che la condiziona, cioè la 'questione metafisica per eccellenza' [...] , richiede come presupposto essenziale la disposizione morale dell'umiltà che cancella il carattere di 'ovvietà' del fatto di essere.

      Infatti, sempre a pagina 75:

      "Ciò denota che la stessa riduzione fenomenologica, in Scheler [ma anche in Husserl in manoscritti inediti, ndB], prima di essere un'operazione logica, è anzitutto un metodo morale. [...] Tale estensione della fenomenologia [...] può consentire [...] di fondare la fenomenologia dei valori come un ambito tutto nuovo, irriducibile a quello della logica, nella misura in cui l'intenzionalità non è soltanto quella riduttivamente teoretica e intellettuale, ma anche quella emozionale e alogica, pur in un contesto rigorosamente fenomenologico."

      ***

      Ciò detto, diventa lampante il motivo per cui è inutile perdere tempo con chi non vuole capire; ed è il motivo per cui a chi polemizza senza capire rispondo con la massima di Cicerone: "meglio fuori strada con Platone che condividere opinioni veritiere con questa gente"

      Questa è un'intuizione fondamentale della Arendt - quella "conclusiva" sugli orrori del nazifascismo - che incide molto profondamente sulla prassi: cambiare percorso - anche sbagliando! - piuttosto che condividerlo con persone di cui non condividono i presupposti morali.

      Se c'è una cosa con cui ho concordato subito in questi spazi e non su Goofynomics, è il concetto di "uguaglianza": la natura è matrigna nelle forme (l'accidente "energetico"), ma non nella sostanza.

      Trovo evidente l'uguaglianza ontologica di tutti gli esseri umani: solo in questo contesto ha senso parlare di 'responsabilità individuale'.

      La comprensione dell'essenza del nostro lavoro non dipende da un qualche QI di cui la natura matrigna - effettivamente - dispensa a secondo del di lei capriccio.

      La questione delle "menti elementari" è un problema squisitamente morale.

      (Possono essere anche "simpatiche", ma prima o poi ti coltiverai delle serpi in seno...)

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    9. Parole sante (in senso proprio)...che escludono il paternalismo di un atteggiamento "caritatevole" (neppure dovuto moralmente, ma indotto dalla "grazia"...?), che finisce invariabilmente per assoggettare ancor di più chi non riesce ad agganciarsi all'Intento cognitivo puro (cosa che non richiede affatto neppure un bagaglio di nozioni-slogan particolarmente raffinato).

      Ridotto all'osso: sapere che nel lungo periodo saremo tutti morti (ovvero che ogni frazione di conoscenza è imbevuta ontologicamente della consapevolezza della nostra morte individuale...e per cui non c'è tempo, per polemiche e recriminazioni).
      Un abbraccio...

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    10. @Quarantotto

      Sì, lo so, è lo studio che fa la differenza. Se poi i frutti della ricerca e i materiali didattici sono pure aggratis, non ci so' scuse.

      Il mio dubbio era solo di tipo metodologico, rinforzato da ragioni personali: mi capita (per oggettivi limiti cognitivi) di sbagliare. Ciò non toglie, come ho detto, che rifiuto il relativismo e credo nell'oggettività come risultato progressivo e tendenziale. Ovvero: 1) cercando di partire dalle spalle dei giganti, 2) valido fino a prova contraria e 3) raggiunto e superato sulla base di prove empiriche e argomenti razionali (studio&ricerca).

      Per quanto conseguita attraverso contributi diseguali, credo anche che la verità sia una conquista intersoggettiva: richiedente una indispensabile dose di tensione morale e (anche per questo) intrinsecamente aperta alla confutazione.

      Unico intoppo, appunto: una certa tendenza delle menti più 'deboli' (o indebolite) ad abboccare alle supercazzole, arginata dal fiuto trascendentale (ma disegualmente distribuito) per la Qualità, punto di convergenza tra soggettivo e oggettivo.

      (@Bazaar: forse perché credo nella distinzione tra stupidi e cretini, non sono certissimo che "la questione delle 'menti elementari' [sia] un problema squisitamente morale").

      Un'ultima cosa importante: GRAZIE a Quarantotto, a Bazaar, e a pochi altri, per la Qualità che esprimete e generosamente condividete.

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    11. Al di là del fumo di parole generato da un commento che si permetteva di mostrare un punto di vista sulle elezioni americane diverso da quello del gestore di questo blog (la cui superiorità intellettuale è data dal fatto che egli è un riconosciuto giurista, mentre io sono un nessuno virtuale, nella vita studente di Scienze Politiche), tento di rispondere visto che si continua a parlare del mio commento, e mi pare cortese che l'interessato possa poter discutere con chi discute (accidentalmente, per carità) di lui o perlomeno di quello che ha scritto (ma anche di lui personalmente sulla base di un commento), ma la cortesia non è un valore assoluto e 48 farà le sue scelte.

      Mi inviti, caro Fabrizio, vedendo in me la tua ingenua gioventù, ad apire gli occhi e a vedere al di là dei programmi elettorali, vedendo chi è la Clinton e analizzando il "caso Trump".
      Io non ritengo i programmi elettorali del tutto ininfluenti, sono il messaggio ufficiale che un candidato veicola a tutti e contribuiscono essi stessi in quanto tali a determinare il livello del discorso politico. Inoltre rispondono a degli interessi elettorali. Il programma della Clinton è un programma che affronta il conflitto capitale lavoro in termini favorevoli al lavoro e questo è un dato oggettivo. Ha questo programma perché la sua base elettorale glielo richiede, perché a queste idee è oggi indirizzata la base democratica USA.
      Quanto agli interessi in campo e al "chi c'è dietro", bisogna ricordare che la Clinton è oggetto da oltre trent'anni di una vera campagna d'odio da parte della destra americana e dei suoi finanziatori. Quindi, come minimo, bisogna ammettere che una lettura semplicistica del tipo "Clinton al servizio del grande capitale finanziario americano" non è corretta. Ci sono molti interessi forti negli Stati Uniti, quello del capitale finanziario e non finanziario ovviamente largamente più forte di tutti.
      Se si vedono i finanziamenti, ci si accorge che in trent'anni il grande capitale ha spesso più attaccato che sostenuto la Clinton. I sostenitori finanziari della Clinton sono stati attori di qualità più o meno alta di Hollywood, investitori finanziari indipendenti e certamente George Soros. Io non vedo George Soros necessariamente come una forza del male, e su questo temo di avere una visione diversa (è possibile avere idee, o ogni idea è superflua e determinata dal non precisato apparato mediatico, specialmente se di un anonimo?) dal dott. Barra Caracciolo.

      Quanto al caso Trump, non mi pare sia poi un fenomeno così nuovo su scala globale. E' parzialmente nuovo su scala americana e segna la rottura tra il "popolino" repubblicano e la sua élite di riferimento. La seconda ha sfruttato il primo per raggiungere il suo grande obiettivo, che era massimizzare i profitti e minimizzare la tassazione, per fare questo ha utilizzato in maniera cosmetica il tema dell'opposizione ai diritti sociali, dell'utilizzo di un cristianesimo fondamentalistico a fini elettorali e perfino dell'odio etnico, per poi canalizzarlo in candidati presentabili. Oggi il giochino si è rotto, e l'intermediazione dell'élite è stata rifiutata e ritenuta anch'essa da combattere dalla stessa base di destra proletaria finora utilizzata dall'establishment GOP.

      Un caro saluto, con continuata stima e rispetto per il lavoro svolto, che trovo prezioso e che condivido molto, ma con un un po' di perplessità per questa volontà di marchiare d'infamia il primo circostanziato dissidente che passa.

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    12. PS: Ho letto quel che mi ha detto di leggere. Il Suo percorso e lì e nessuno glielo sciupa. Ma Lei pare non accettare che, pur condividendo il Suo percorso, si possa porsi in maniera dialettica di fronte alle sue posizioni. Questo per me (permeista!) aiuta il percorso, non lo indebolisce.

      Saluti e scusi per non avere unito questa considerazione al post precedente.

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    13. Pubblico (eccezionalmente) questi commenti, inutilmente polemici e del tutto degni di figurare sulla posta di Repubblica o de Il Corsera (che lei naturalmente non legge...), come divertente esempio per gli altri commentatori (che altrettanto non comprende...eppure le stavano facendo un piacere, dedicandole più attenzione di quanto non meriti) e come lascito finale del suo non-contributo a questo blog (attenzione: FINALE, qui si sta a casa mia e l'educazione vorrebbe che si studiasse il blog prima di entrare in polemica, usando triti e superficiali, se non palesemente fantasiosi, argomenti mainstream, del tutto privi di qualsiasi capacità di comprensione economica e giuridico-istituzionale del fenomeno in questione).

      Difficilmente è dato di vedere così allo stato puro come qualcuno possa sistematicamente non capire un post e non essere in grado di comprendere questo blog.

      Perché lei "sa" e lo dice: è studente di "scienze politiche" ed è auto-abilitato alla massima attendibilità scientifica perché ha deciso di documentarsi (!), utilizzando mezzi cognitivi autodesignati come del massimo livello: tanto, comunque, tutte le altre sono solo "altre" opinioni.

      Lei dunque crede che il suo (?) punto di vista sia valido quanto quello di chiunque altro e che ogni studio e approfondimento scientifico fatto da altri sia liberamente criticabile da lei...perchè lei "sente" che è giusto così (dati e fonti storici, economici, di diritto costituzionale, di diritto internazionale, sono cose trascurabili, in discipline da lei padroneggiate in modo sovrano: superiorem non recognoscens).
      Chissà da dove origina questa idea...

      Continui pure su questa linea: di questi tempi sono doti ideali per fare strada.
      Troverà molti amici "giusti".
      Anzi, sento che li ha già trovati

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    14. "è possibile avere idee, o ogni idea è superflua e determinata dal non precisato apparato mediatico, specialmente se di un anonimo?"

      Io non ti scuso: le tue banalità insipide e inargomentabili sono in linea con lo spin sorosiano. Sembra che reciti le frasi passate ai venditori per vendere aspirapolvere porta a porta.

      Per che quel che mi riguarda potresti essere benissimo un troll parte del budget del filantropo.

      (Che, poiché l'Anthropos è per i liberali il solo appartenente alle élite - l'Ubermensch - "filantropia" significa "amore per se stessi": onanismo)

      Soros non è parte "delle forze del male": è semplicemente uno psicopatico. Come la confraternita di malati di mente che porta avanti quei programmi che sono emersi nei documenti pubblicati.

      Chi supporta o banalmente accetta l'attività di Soros, e di coloro di cui il ciambellano fa gli interessi, gli è umanamente affine.

      Col potere si compra tempo, ma al Karma non si sfugge: non so se l'Europa - e ciò che rappresenta nella Storia - sopravviverà, ma ti assicuro che l'attuale classe dominante non lo farà di sicuro.

      Sono troppo ignoranti e stupidi.

      Questa è l'élite più indecente della storia occidentale: ed è per questo che è pericolosa.

      Mai nella Storia persone tanto sgangherate umanamente e limitate intellettualmente hanno avuto tanto potere.

      Mai persone con a disposizione una così grande quantità di informazioni sono state al contempo tanto ignoranti.

      Non è una questione fra subalterni e dominanti del tipo "o noi o loro": la questione è "o noi o nessuno".

      Come per qualsiasi cancro: o le cellule sane o le cellule tumorali.

      Non è che se nel corpo (sociale) metastatizzano cellule più "aggressive" tutto l'organismo diventa più "grintoso". Più "adatto" alla sopravvivenza...

      Dopo un po', guarda un po', muore.

      E, chiaramente, le cellule tumorali pensano di essere loro quelle "normali", la "sanior pars"...

      La Clinton rappresenta il peggio del XXI secolo: a partire dal fatto che è una guerrafondaia.

      Vatti a farti un giro da Craig Roberts: quindi leggiti i due libri a margine, quindi ripassa a salutarci.

      (Potrebbero mandar qua a trollare Chomsky, ma da queste parti farebbe la figura dello sprovveduto: chiaramente per motivi intellettuali, etici e culturali, non lo farebbe mai...)





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    15. @sarfierre (metto in conto la non pubblicazione)

      Non essere stupidi (e tu non sei stupido) in genere è un vantaggio. Ma a volte può diventare un problema, per sé o per gli altri. Questo accade quando si raggiunge quella determinata soglia e configurazione di abilità cognitiva che rende suscettibili (a vari livelli) di ‘programmazione fine’. Locuzione con la quale mi riferisco a una forma sofisticata di condizionamento grazie alla quale i pensieri possono essere (o risultare) affidabilmente incanalati in un corso anche articolato, ma sostanzialmente prevedibile. Rimanendo quindi confinati in un frame che tanto più minuziosamente li determina quanto meno il portatore ne sospetta l’esistenza (ovvero, quanto più ritiene di aver esaurientemente acquisito e correttamente elaborato ‘per suo conto’ tutte le variabili rilevanti del problema cui rivolge l’attenzione).

      A differenza di chi possiede questo tipo e livello di abilità cognitiva, chi è stupido o non è affatto programmabile (ma si tratta di casi limite), o lo è in una misura blanda e facilmente resettabile: di solito si convince abbastanza facilmente e abbastanza facilmente cambia idea. Ma, cosa più importante, anche quando è relativamente stabile nelle sue ‘opinioni’, le sue argomentazioni a supporto sono così grossolane da risultare inefficaci e quindi poco o punto spendibili a fini dialettici.

      A mio parere, tu non solo non sei stupido, ma in contesti diversi da questo sei una persona che può risultare dialetticamente piuttosto efficace e quindi spendibile. Ma l’attitudine (e ancor di più l’effettiva capacità) critica è un’altra cosa.

      Non so quali siano in generale i tuoi obiettivi e valori, e quanto di tali obiettivi e valori tu sia consapevole. Ma se tra questi rientra l’esercizio a fini autopromozionali, in certi contesti, di una certa efficacia dialettica, come ti dicevo mi sembri ben equipaggiato. In tal caso rientreresti nella categoria dei non stupidi che, più che per sé, possono diventare un problema soprattutto per gli altri. E sarebbe anche improprio parlare di condizionamento, trattandosi più correttamente di una forma consapevole di training autoprogrammante. Se invece non è così, ritengo tu sia semplicemente un giovane acerbamente intelligente che ha ancora ampi margini di maturazione e affinamento del suo spirito critico.

      Questa mia replica prescinde dal merito del problema da cui eravamo partiti, e in questo senso la puoi ritenere evasiva. Accetto eventualmente la critica, adducendo a mia giustificazione la non opportunità di prolungare una discussione che il padrone di casa ritiene comprensibilmente andata già troppo oltre (anche per colpa mia), ma soprattutto la scarsa proficuità nel proseguire a fronte della difficoltà nel rintracciare nelle tue argomentazioni un apprezzabile grado di conoscenza della mole di analisi e dati concernenti aspetti di carattere strutturale (economico, giuridico, sociologico, filosofico-cognitivo) prodotti negli anni dall’autore di questo blog a supporto delle sue letture della realtà e dei suoi giudizi.

      Metti pure da parte, se ti sembrano poco significative, le mie impressionistiche osservazioni di carattere cognitivo, ma non trascurare (per quello che vale) il mio invito a un diverso approccio quantitativo e qualitativo allo studio. Per quanto tu possa alla fine rimanere del tutto legittimamente saldo nelle tue idee e convizioni, credo converrai con me che la qualità delle tue obiezioni non potrà non trarne giovamento.

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    16. Fabrizio, in effetti così si alimenta il gioco di repliche e controrepliche che mi pare assolutamente sproporzionato al caso (ed alla sua totalmente nulla capacità di far progredire qualsiasi dibattito nello spirito scientifico proprio di questa sede dei commenti).
      Peraltro, dato che abbozzi una serie di osservazioni di ordine psicologico, magari la replica che l'interessato volesse proporre (inevitabilmente), potrebbe essere compiuta in un contatto diretto tra voi (se ne hai la pazienza e il tempo...dato che la caratteristica inflessibile del tuo interlocutore è ritenersi esente da qualsiasi esigenza di approfondimento qualitativo e quantitativo).

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    17. Ti ringrazio per la gentilezza dei modi della tua risposta, gentilezza che è sempre doppiamente benvenuta quando è, come in questo caso, pienamente gratuita.
      Come dice il dottor blogger, sono effettivamente grato ai lettori e contributori di questo blog dello spazio che hanno dato al mio post.
      Mi dispiace solo, in effetti, che si continui a fare un'analisi parapsicologica di me che non semplicemente a scambiarsi delle opinioni.
      Il percorso, i dati e le dimostrazioni di Barra Caracciolo e degli altri docenti ed "esperti" che hanno squarciato il velo in Italia sull'Europa li ho seguiti e sono parte integrante del mio bagaglio politico. L'incompatibilità radicale tra i trattati europei e la Costituzione italiana, le conseguenze antidemocratiche ed antipopolari dell'indipendenza della Banca Centrale, il condizionamento finanziario della formazione delle idee attraverso il finanziamento privato, le conseguenze disastrose sui rapporti economici e sulla democrazia insiti nell'euro, sono elementi al centro del mio pensiero politico.
      Di questo devo ringraziare anche il gestore di questo blog.

      Tanto più per questo, mi dispiace la reazione al mio post.

      Quanto alla mia (temo sopravvalutata) capacità dialettica, vorrei metterla al servizio dei miei obiettivi e valori politici (uguaglianza e libertà, dunque laicità, consapevolezza dell'esistenza del conflitto di classe, difesa dei principi della Costituzione italiana, sostegno ai diritti civili e sociali, pace e rispetto tra i popoli) e non svenderla. Ma questo magari lo dicono tutti.

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    18. Guardi che io per primo, vorrei imparare qualcosa, invece di sfoggiare risposte astratte, e quindi vorrei una discussione, se non scientifica, perlomeno scientificamente ispirata.

      Ma questa discussione mi pare abbia preso una piega diversa. Lei dice per colpa mia, perché il mio post d'origine aveva il peccato originale di non essere consequenziale rispetto alle sue analisi scientifiche. A me continua a sembrare che le sue analisi scientifiche, di per sé, non neghino la validità di quello che ho scritto. Ma certamente sbaglierò io.

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    19. Va bene: ora che ha indicato i "titoli" degli argomenti, la prossima volta, per poter intervenire, dovrebbe essere interrogato su tutto il programma per verificare la effettiva maturazione delle conoscenze acquisite.
      Ma poiché ciò non è possibile e comunque sarebbe un esame di gran lunga più arduo di quelli che si sostengono in sede universitaria, siamo a un cortocircuito.

      L'importante è che veramente cessi l'ulteriore prosecuzione di questo versante del dibattito. Non vorrei creare un precedente pericoloso: ripeto, dibattiti su Repubblica o il FQ, o il Corsera, - in cui progressivamente, le analisi esposte da anni in questa sede saranno sempre più di comune dominio (in una sottile opera di neutralizzazione, di cui la questione Clinton è un grande banco di prova), ad usum delphini, non mancheranno.

      Il fatto è che, invece, qui, nel frattempo, dum Romae consulitur (più che altro, fingendo rigorosamente di farlo) saremo già andati oltre.
      E' difficile seguire, ma solo per chi "sa". Per chi vuole apprendere e approfondire e contribuire, invece, qui è un luogo unico.
      Ma perché possa funzionare occorre un certo "intento": Bazaar lo ha descritto. Forse è da rifletterci veramente. Ma non è né un invito né un consiglio: è solo un'opzione. Molti ad averla potrebbero ritenersi fortunati. Altri no.
      Tutto qui.

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    20. Ecco vede? La tendenza a replicare all'infinito si è appena rimanifestata. Ciò conferma che lei non legge con attenzione, nella migliore delle ipotesi. Repliche all'infinito non sono consentite in questa sede. La Clinton è buona e democratica, anzi keynesiana!, e addirittura Wall Street la attaccherebbe perché scomoda.
      Ha poi senso chiarire all'infinito questa iperconvinzione emotiva e basata sulla enumerazione di pallidi obiettivi resi pubblici in sede di campagna elettorale?
      Non credo si ponga il problema (che pure, ad avere letto e compreso i post sugli USA e sul paradigma economico seguito dai Clinton avrebbe facile soluzione).
      Il problema sorge quando si crede di aver letto e di aver capito. E di poter replicare all'infinito.

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  2. Platone aveva già capito tutto: sono favorevole ad una riforma del Senato per cui solo i Filosofi possono essere eletti.

    Platone comunistaaaaaa!

    (Popper dixit)

    (Aspetto con ansia il primo psicopatico paretiano che attribuirà responsabilità politiche e morali ad una Democrazia che non c'era e con metri morali che già in precedenza si sono pubblicamente derisi l'opinabilità)

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  3. Hanno sempre a disposizione l'opzione "The Purge". Gli Hunger Games se li tengono per il dopo guerra mondiale.
    Non temete, gente, Hollywood lavora ancora per voi.

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  4. Se il lavoro non e' piu' un diritto, ma conseguenza di pura attivita' meritocratica, anche il voto in fase transitoria sara' regolato in tal modo. Solo i cittadini meritevoli potranno votare; basta con gli zotici che si recano alle urne e creano disfunzioni alla democrazia perche' del tutto incompetenti. E che diamine, il voto bisogna meritarselo! La storia dell'uguaglianza (formale, di quella sostanziale non c'e' stata mai traccia) ha creato solo disastri nella visione di ESSI. I migliori saranno eletti dai migliori. Elettore si diventera' rigorosamenye per titoli (reddituali) ed esami. Questa per loro e' una probabile correzione al sustema in fase transeunte. Merito, competenza e moralita' individuale saranno il metro del nuovo elettore. Non escludo un ministro di turno che insinui pubblicamente un tale principio (Fornero lo ha fatto per il diritto al lavoro). Nulla di cui scandalizzarsi. La teoria e' in incubazione e verr' riproposta. D'altronde il dopo Brexit di Severgnini, Saviano e compagnia lo hanno dimostrato. Chi si opporrebbe ad un sistema meritocratico come base della vera democrazia?

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    1. In questa realtà si inseriscono i nuovi reati di opinione, volti a eliminare preventivamente dal "mercato" delle idee quelle non congruenti nella sostanza con il monopensiero "liberale".
      In Germania è allo studio la legge che - come già fatto in Ucraina - instaurerà il reato di apologia del comunismo. Alla stessa stregua, perché non vietare le opinioni contro l'Europa, visto che l'Europa - come ben sappiamo - rappresenta l'incarnazione, sia pure imperfetta (e quindi ce ne vuole sempre di più!), dei diritti civili e degli ideali di pace, democrazia e solidarietà?
      L’unica dialettica ammessa nel dibattito pubblico, supportata dai pata-dati statistici, sarà tra difensori della “produttività” generatrice dei working poors e misericordiosi che propongono il reddito di cittadinanza, sottoposto alla ovvia condizione di non poter rifiutare offerte di lavoro, e quindi di diventare working poor…

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  5. Con tutta la stima e l'interesse per le Sue sempre interessanti analisi, mi sento di non ritenere pienamente corrispondente alla realtà il giudizio liquidatorio sulle politiche economiche di Obama e in generale sui democratici americani, sostanzialmente ben più a sinistra dei socialisti europei (per i motivi che tutti sappiamo, anche grazie a Lei).

    Obama ha restituito poteri al sindacato con l'"Employee Free Choice Act", ha tentato, talvolta riuscendoci, ad aumentare il salario minimo, ha fatto una riforma sanitaria che per quanto non perfetta ha assicurato le cure sanitarie a milioni di americani e ha fatto politiche fiscali espansive che hanno quasi dimezzato il tasso di disoccupazione ufficiale (e anche sostanzialmente diminuito il tasso di disoccupazione U6, che se non sbaglio è sostanzialmente quello comprensivo in termini italiani degli inattivi). Sulle tasse, Obama è riuscito a fare qualche aumento, ma sicuramente in modo marginale.
    Ricordiamoci sempre che eccetto i primi due anni ha dovuto fronteggiare una maggioranza repubblicana al Congresso che rispondeva direttamente ai grandi interessi privati.
    La Clinton, nel programma elettorale e nelle proposte concrete, si è posta decisamente a sinistra di Obama. Nella parte "join us" del suo discorso di accettazione ha esposto una delle piattaforme più decisamente di sinistra della storia dei dem USA, auspicando massicci investimenti nell'energia pulita per milioni di nuovi posti di lavoro in quel settore, l'aumento dei salari, la "condivisione dei profitti", ha criticato gli accordi commerciali di Obama, ha dichiarato di volere espandere la Social Security, di avere un piano per liberare tutti gli studenti dal fardello del debito universitario e di pagare tutti i suoi programmi sociali attraverso l'aumento delle tasse ai ricchi e alle grandi imprese ("prenderemo il denaro dove è") e per fare un emendamento che abolisca la sentenza che ha tolto i vincoli al finanziamento privato delle campagne elettorali.

    Ora, si può pensare che sia tutta cosmetica e che una volta eletta risponderà ad interessi privati, ma non si può non prendere atto che oggi questa è la piattaforma della Clinton e dei democratici. Quella di Trump è per l'abolizione del salario minimo nazionale, per un massiccio taglio di tasse ai ricchi. Sono le solite ricette repubblicane, e non penso nessuno qui le possa auspicare.

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    1. Mi consenta, ma mi pare che non solo non abbia letto con attenzione, e compreso, i dati offerti nel post, correlati ad analisi compiute da seri e non sospetti economisti usa, ma non ha neppure seguito mai questo blog. Se vuole uscire da slogan e impressioni dettati dallo spin mediatico italiano (in blocco neo-liberista come gli attuali democrats, con qualche eccezione a cui abbiamo dedicato appositi spazi, v. Arrendo), si legga prima la maxi-inchiesta in 5 puntate 'flags of our fathers' e almeno il post 'la locomotiva usa...'. Poi ne riparliamo. Forse....(dipende dall'impegno a capire, studiando e respingendo il sentito dire per partito preso: tra l'altro non pare capire che spiegare il fenomeno Trump non significa condividerne le confuse linee politico-economiche)

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    2. Non pubblico la ulteriore inevitabile replica,, dove si vede come oltre a non aver compreso il post, denuncia delle connesse lacune delle basi di macroeconomia e di scienza delle finanze, da cui la frettolosa valutazione assiologia del programma della Clinton, esattamente nei sensi spinnati dalla propaganda mediatica italiana. Krugman in veste di agit prop elettorale, finto ingenuo che non parla del mercato del lavoro, meriterebbe un discorso a parte. Ma prima bisogna studiare, se no si perde tempo

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  6. Carissimi,
    segnalo anche in questa sede che, su Libero di oggi, le prime 11 pagine sono dedicate a I 50 motivi per lasciare l'euro, ci dicono che sarebbe una catastrofe, ma 5 nobel smentiscono. Il primo motivo -come da ordine che, forse, avrebbe scelto pure il nostro Ospite- è Perché i trattati violentano la Costituzione. Gli altri sono tutti analoghi: cose per taluni scontate, ma per altri uno sconvolgimento di pseudo verità consolidate da anni di propaganda.
    Il ritardo rimane comunque imperdonabile, vista la scia di distruzione che l'euro si è portato dietro in questi anni.
    Però l'operazione di Libero di oggi può essere un segnale. Il muro di omertà inizia a crollare?
    Tom

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  7. Direi che il ben noto articolo e del prof.becchi e dell'amico Dragoni è un apprezzabile riassunto per diversamente critici... Speriamo che risulti utile...

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    1. Piddini a parte. Speriamo almeno che non se ne accorgano.

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  8. Ora, la prova che dietro la fogna piddosellina dei "diritti cosmetici" c'è Soros è pubblica: LGBT, xenofobismo, immigrazione come arma di distruzione di massa, europeismo fanta-spinelliano, Hitlery for president e provocazioni alla Russia, sono tutte finanziate sostanziosamente da Soros.

    Prima riflessione: dai documenti 'sto orribile mostro ha in mano propaganda e politica di praticamente tutto il mondo.

    Le elezioni sono in effetti una carnevalata manipolata in tutto il pianeta: prima nell'informazione, e poi nei seggi.

    Più genera catastrofi umanitarie, più accumula ricchezze immense per scatenarne altre ancora più grosse.

    Altro che "mano invisibile" del mercato: questa non è manco del legislatore, come sosteneva Robbins, ma è quella reliquia grinzosa del frontman del club degli psicopatici che si fa chiamare élite.

    Secondo: a leggere le mostruosità che combina - chiamandole "alchimia della finanza" o semplicemente "business" - vien da ridere in faccia a quelli che parlavano di "viaggi di potere" di Andreotti o a quelli che la menano con la mafia.

    La mafia non è altro che un embrione di capitalismo liberale: sono sicuro che Provenzano era favorevole alla "Società Aperta" di Popper.

    Terzo: non mi si venga a raccontare che Soros si muove indipendentemente.

    Chi lo sostiene? di chi è ciambellano?

    Può 'sto cadavere ambulante in trip da potere consegnare l'umanità al genocidio? Può l'essere abominevole che emerge dalla corrispondenza mail prendere decisioni personali su un futuro che non vedrà mai?

    Può un tiranno pazzo portare con sé nella tomba tutto il resto dell'umanità?

    Non ho mai letto una dichiarazione sensata di questa gente: le concentrazioni di potere e ricchezza sono una malattia degenerativa.

    E le élite sono esse stesse parte della sintomatologia.

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    1. Tra le organizzazioni finanziate da Soros e funzionali alla propaganda dei diritti cosmetici,mi permetto di aggiungere quelle di (esagerata) tutela dei diritti (veri o presunti) dei detenuti.
      Argomento peraltro molto propagandato dall'ex P.d.R.

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    2. Soros è l'alter ego di Bonino-Pannella...

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  9. Clemenceau Wilson Loyd George scomparsa troika che evocava senza avvedersene l'inferno
    FMI BCE Commissione a correre furibondi verso lo stesso abisso…
    l'orrore l'orrore diceva Kurz al suo ultimo respiro
    mentre la Clinton sbraita guerra alla Santa Madre Russia

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  10. L'osservazione sul politico liberista ex progressista che impoverendo troppi elettori erode troppo la sua base di consenso è estremamente interessante, specialmente poi dopo che per decenni si è sostenuto che bisognasse "spostarsi al centro per andare al governo" e la paura che si arrivi a una eliminazione del voto (contrariamente a quanto accaduto sotto alcune dittature, peraltro) non mi è sconosciuta. Del resto la riforma del Senato non potrebbe configurarsi come un primo passo in quella direzione?
    Un'osservazione personale: la mia origine sociale è tra la working e la middle class. Da questo punto di osservazione direi che non mancano poi anni al verificarsi in Italia di quanto sta accadendo negli USA. Il JA sta funzionando alla grande e purtroppo anche la Francia, ultimo grande paese europeo a resistere, è caduta nella trappola. Astensionismo alle amministrative e successo della illusione 5s hanno lo stesso segno.

    Quanto a SZ ne ho letto molto poco: non conosco ad esempio l'articolo in questione. In generale dal poco che ho letto non mi convince. Certo, rispetto al mare di ipocrisia cosmetica in cui siamo immersi sembra dirompente il solo leggere qualcuno che ammetta semplicemente dei dati di fatto di solito accuratamente occultati e mistificati. Tuttavia l'impressione finale lasciata dai suoi scritti è di una grande ambiguità: le conclusioni sembrano voler passare a tutt'altro piano rispetto alle premesse. Inoltre costruisce il suo discorso su una serie di enunciazioni chiare ma mai precise, cui ritorna poco oltre assumendole come dimostrazioni compiute, cui riferirsi senza più preoccuparsi né di analizzarle né di fornire ulteriori dettagli. Una simile tecnica argomentativa mi spinge sempre a diffidare.

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