giovedì 17 settembre 2015

LA GRANDE SOCIETA' PER PORRE SOTTO TUTELA LO STATO E LE DEMOCRAZIE PARLAMENTARI

 https://pourceau.files.wordpress.com/2008/08/hayek.jpg

Introduzione
Vi propongo questa traduzione di una "ulteriore" intervista di Hayek, rilasciata a Jaime Guzman. Traduzione e commento introduttivo sono stati compiuti da Sil-viar: posso aggiungere che le premesse di Hayek, la sua teoria generale dello Stato e del diritto, appaiono svolte sul piano logico e concettuale tipico del diritto. Ma il "risultato" istituzionale di tale svolgimento di pensiero è quella Costituzione a "democrazia protetta" o "autoritaria", in cui i diritti sociali fondamentali sono, senza esitazioni, "esclusi".
Come è esclusa, tra le funzioni statali, la stessa incondizionata redistribuzione della ricchezza, perchè "è proprio la disuguaglianza di reddito che consente l'attuale livello di produzione".
Interessante è la precisazione che lo stesso sussidio di mero "mantenimento in vita", cioè il reddito di cittadinanza - che, com'è noto è un'escogitazione di Hayek (condivisa, nella forma della "imposta negativa", da Friedman), costituisca un "lusso": solo una volta che un paese abbia espletato il difficile compito di raggiungere un certo livello di ricchezza, potrà pensarsi a questa forma "caritatevole". 
E sempre che non alteri la Legge naturale dell'economia di mercato e dei prezzi, limite oltre il quale un governo che volesse garantire un tale "lusso", dovrebbe essere cambiato o adeguarsi, sopprimendo tale ingiustificato "lusso", alla Legge, possibilmente garantita da una istituzione democratica informale svincolata dai partiti e rispondente a leggi naturali di selezione dei "migliori". 
Ma non è dunque possibile che, tale redistribuzione "minima" di sopravvivenza, sia estesa a tutti i paesi del mondo. Sarebbe un "lusso" (distorsivo della Legge naturale del mercato) mantenerla a ogni costo: la via principale è che, poichè non si possono mantenere in vita tutti i neonati, si realizzi il naturale controllo della demografia (cioè la mortalità infantile, e anche degli adulti, per fame, stenti e malattie: da qui la "innaturale" superfluità dei diritti sociali).
La "istituzione democratica informale", che Hayek cerca di istituzionalizzare, svincola il potere dalla politica degli interessi (esattamente come viene predicato dal Manifesto di Ventotene); questa istituzione informale, deve imporre ai parlamenti il rispetto della Legge, che risponde al criterio darwinista che prevalgano quelli che hanno maggior capacità di "riproduzione", i migliori nelle "cose della vita". 
Dal che deriva che la Legge si imponga nella forma, anch'essa naturale in senso dinamico ed evolutivo, della economia di mercato, il cui contenuto sostanziale è l'indice costituito dalla libera formazione dei prezzi
Ciò consente la maggior efficienza nel mantenere in vita la popolazione: al di fuori della capacità di sopravvivere garantita da economia di mercato e "formazione dei prezzi" in libera concorrenza, la stessa Legge naturale non tollera il mantenimento in vita di neonati e esseri umani, da lasciare al riequilibrio del "controllo naturale".

PREFAZIONE- 11/09/1973 – 11/09/1980

Ho tradotto un'intervista rilasciata nel Cile di Pinochet da Hayek a Jaime Guzman, .
Guzman è l'estensore della Costituzione cilena  “approvata” in unreferendum tenuto l'11/09/1980, ispirata a Hayek stesso e a Carl Schmitt, e, salvo alcune modifiche, tuttora in vigore in Cile, anche se la Presidente Michelle Bachelet inizia a parlare della necessità di un nuovo processo costituente.
 La Costituzione cilena del 1980 viene definita della “democrazia protetta” o “autoritaria”
e rigetta il principio della volontà popolare e della maggioranza. 
La sovranità non appartiene al popolo, il Senato è fortemente ridotto sia nel numero che nel numero degli eletti, una parte dei senatori sono nominati, ed i deputati sono eletti secondo un complesso sistema di ripartizione dei voti e di rappresentanza perché la Costituzione cilena del 1925 “habría instaurado una “partidocracia”, es decir un gobierno de los partidos políticos”.

La Costituzione del 1980 secondo Pinochet “Supone dotar al gobierno de las facultades y herramientas necesarias para conducir la política económica y social al margen de las indebidas interferencias parlamentarias, que representan una amenaza para la seriedad y coherencia que aquella requiere”.
Sería también necesario porque “gobernar es una función progresivamente más técnica y compleja, exigiendo la coherencia sólo alcanzable en el seno de un Gobierno, mas no en la diversidad múltiple de una asamblea parlamentaria”

La Costituzione cilena “de una parte, privilegia el derecho de propiedad como el fundamental, incluso respecto al derecho a la vida. La mayor parte del texto está dedicado, prolijamente, a la consagración de las libertades económicas empresariales. 
De otra, excluye derechos sociales fundamentales: el derecho a la propiedad, a la vivienda familiar digna, al trabajo, a recibir asistencia del Estado en casos de pobreza extrema, a no ser discriminado, a acceder a un sistema previsional que ofrezca pensiones suficientes, y otros importantes derechos económicos sociales contenidos en los Pactos de Naciones Unidas suscritos por Chile. Asimismo, limita el derecho a la salud y la educación, al no garantizar la calidad de estos servicios.”

Il Cile è il laboratorio politico, economico ed istituzionale della controrivoluzione liberista.
“I risultati sono stati esattamente l'opposto di quelli della Rivoluzione Francese. Oggi abbiamo meno libertà effettiva di agire, nonostante ci sia più libertà economica. Le diseguaglianze economiche sono aumentate, la fraternità e socialità sono debilitate, e l'infelicità e il malessere sono cresciuti senza precedenti. (…) Senza dubbio, nell'attuale dibattito europeo sulla deregolamentazione, la flessibilizzazione del lavoro, lo stato sociale e temi analoghi, poche volte si menziona il caso del Cile. La ragione è comprensibile”. (La Democracia Neoliberal en Chile)



Revista Realidad - Jaime Guzman. - Intervista a Hayek: La forza della libertà
Maggio 1981, n°  24, 2° anno.

I. - Economia di mercato, Governo e redistribuzione.
 Signor Hayek, pensa che ci sia qualche differenza tra economia di mercato e ciò che si pensa sia il capitalismo?
Ebbene, capitalismo è una parola obliqua, evidenzia un aspetto che non è il più importante. Economia di mercato è un termine migliore, poiché dice che la direzione della attività economica è determinata dai prezzi di mercato e implica che l'accesso alle attività economiche non è il risultato della imposizione di alcun governo; che il potere dei governi si radica totalmente nell'imporre regole generali di comportamento e nel fornire determinati servizi. Non faccio obiezioni al fatto che il governo fornisca alcuni servizi, ma dubito molto che intraprenda un business, se non dispone di un monopolio su di esso.

In un sistema di mercato di questo tipo, quale sarebbe il ruolo del governo? Inoltre, la prego di chiarire una questione di termini. Qui in Cile generalmente usiamo la parola "Stato" e non "governo". Per lei, entrambe le parole sono uguali?
In ogni paese di lingua latina o tedesca si usa "Stato”. Odio la parola "Stato", evito per quanto possibile questa grande implicazione, che ha qualcosa di misterioso, sconosciuto. Io lo chiamo "governo" per ricordare alla gente che ci sono persone che fanno le cose e non un potere misterioso.
Lei mi chiede quali sono le funzioni del governo. Bene, io faccio una distinzione in due campi. Da un lato, è quella di garantire il rispetto della legge generale e, dall'altro, provvedere alcuni servizi che il mercato non è in grado di fornire.

Ritiene che è parte delle sue funzioni redistribuire la ricchezza?
No, assolutamente no.

Ma, se prendiamo il caso del Cile, ad esempio, che nel 1973 aveva circa il 20 per cento della popolazione in condizioni di povertà estrema?
Questo non si risolve con la  redistribuzione. Come ho sostenuto altre volte se la redistribuzione fosse egualitaria, ci sarebbe meno da distribuire, dal momento che è proprio la disuguaglianza di reddito che consente l'attuale livello di produzione.

Lo capiamo, ma abbiamo avuto il 20 per cento della popolazione infantile denutrita, lei direbbe soltanto che è una vergogna o pensa che il governo dovrebbe fare qualcosa al riguardo?
Non direi così. Credo che in linea generale la crescita della popolazione è vantaggiosa, ma finché rimane entro i limiti naturali al fine di controllare l'eccessiva espansione della popolazione.
Questo si può spiegare alla Commissione Nord-Sud, che crede di poter curare la malnutrizione dovuta all'estrema povertà redistribuendo. Non credo che ce la possa fare, ma so che cerca di mantenere in vita tutti quei bambini della Somalia.
Ora, se dall'estero si sovvenziona l'espansione della popolazione, di una popolazione che non è in grado di nutrire se stessa, si contrae la responsabilità permanente di mantenere in vita milioni di persone nel mondo che non possiamo mantenere vive. Pertanto, temo che dobbiamo contare sul controllo tradizionale dell'aumento demografico.

Chi potrebbe fare tale controllo? E' un controllo naturale.

Quali pensa possano essere gli effetti di una popolazione smisuratamente numerosa in un unico luogo?
Beh, prima che ciò si verifichi, se posso essere molto crudo, probabilmente morirà il numero sufficiente di neonati. Questa è stata la storia dell'uomo da sempre. Non si possono mantenere in vita tutti i neonati nel mondo, che sicuramente porterebbero all'esplosione demografica.

Lei non accetta la ridistribuzione come regola, come regola permanente, ma la accetterebbe in un caso eccezionale, come una politica estrema di un determinato paese?
Temporaneamente. I metodi per prolungare la vita hanno portato alla espansione della popolazione, che ha evidentemente raggiunto un livello nel quale non può nutrirsi da sola, aiutarla ancora di più significa assumere una responsabilità che il mondo non può sopportare.
Possiamo dire che la società può impostare un livello minimo di reddito e che per raggiungere tale livello può fare, per una volta e per un tempo limitato, una redistribuzione?
Vedo già una redistribuzione per raggiungere un certo livello. In tutti i paesi avanzati c'è un livello sotto il quale ci si aspetta non ci sia nessuno. E 'molto difficile raggiungere un livello determinato di ricchezza in un certo paese in cui possiamo permetterci il lusso, per così dire, di concedere al cittadino assistenza contro la povertà estrema. Tuttavia, questo è possibile una volta raggiunto un certo livello di ricchezza. Ad esempio, se la regione di Santiago costituisse un paese a sé, si potrebbe dire che ha raggiunto la soglia. Ma se consideriamo tutto il Cile da nord a sud, semplicemente non si può fare la redistribuzione. Non avete ancora raggiunto il livello medio di ricchezza in tutto il paese per applicare questo principio di assistenza contro la povertà estrema.   Spero che raggiungiate tale livello. Approvo la redistribuzione nei paesi che possono farlo, ma bisogna aver chiaro che si tratta di un privilegio, o lusso, dei cittadini di quei paesi. Non è qualcosa di tecnicamente possibile da concedere a tutti i popoli del mondo.
Per inciso, io non sono convinto che nei paesi moderni e ricchi questo dovrebbe essere fatto a livello centrale. Credo che in larga misura questo tipo di lavoro sociale deve essere fatto in modo decentrato, se ne dovrebbero occupare le comunità, città o province, e non il governo centrale.

Qui in Cile il governo fa un lavoro di redistribuzione molto importante, soprattutto attraverso programmi di nutrizione e istruzione. Lei crede che sarebbe meglio se il governo non agisse in questo senso?
Be', no. Riconosco che le mie regole si applicano esclusivamente all'adulto in grado di sostenere se stesso. Il problema di quanto un governo dovrebbe fare per i bambini e i disabili, è davvero un problema diverso.
Ora, per quanto riguarda condizioni primitive, il sussidio per mantenere i bambini può produrre una esplosione demografica, attraverso cui si fornisce solo un rimedio temporaneo alla malnutrizione, ma ovviamente il problema è aggravato dall'aumento della popolazione. È difficile calcolare il limite di tale sussidiarietà. Quanto possiamo aiutare? Abbastanza per mantenere viva la popolazione che grazie a questo raddoppia in 20 anni? Questo porta a gravissimi problemi che stanno spingendo il governo a risolvere la povertà estrema attraverso quello che viene chiamato il trasferimento massiccio. La mia risposta al rispetto è che la povertà estrema non sarà risolto, si aumenterà solo il numero delle persone e quindi aumenterà la povertà.

II. - Legge e positivismo
Passando ad un altro argomento, desidereremmo che specifichi il suo concetto di "Legge" e "Stato di diritto” (rule of law). Vorremmo farcesse riferimento, per esempio, al concetto che ha sviluppato il positivismo per quanto riguarda la legge.
Per quanto riguarda il positivismo giuridico, ho ampiamente sviluppato le mie idee come reazione ad esso, poiché il mio professore di diritto a Vienna era Hans Kelsen. So tutto riguardo il positivismo giuridico e ho trascorso 40 anni della mia vita a cercare di scappare da questo ragionamento. Quando Kelsen per la prima volta me ne parlò mi aveva del tutto convinto, ma poi, dopo un lento processo, ho cominciato a rendermi conto che alcune delle sue premesse erano inesatte e che nel ragionamento c'era una falla logica. Secondo quanto affermato da Kelsen ogni legge è il prodotto di una legislazione deliberata. Questo naturalmente è storicamente falso, poiché la maggior parte delle leggi sono il risultato di una evoluzione che a posteriori è codificata dalla legislazione. Si tratta di un effetto della giurisdizione. L'origine della affermazione di Kelsen è logica e non storica.

In questo contesto, la legge diviene valida soltanto se la legislazione delle autorità sovrane le conferisce validità, il che porta ad una situazione paradossale; se le regole esistono sono riconosciute come vincolanti, ma non hanno validità, perché le autorità sovrane non glielo hanno concesso. Quindi per un gioco di definizione, si conclude che solo ciò che è formalmente riconosciuto da un governo sovrano è valido, e che ogni legge è, di fatto, il risultato di una scelta e di una costruzione deliberata.

In passato, la legge è stata definita come una regola astratta (abstract rule) della condotta individuale applicabile a un numero indeterminato di casi futuri e, pertanto, implica effetti imprevedibili su ogni persona, e in questo senso era imparziale. Questo concetto di legge è perduto. Le restrizioni al termine "legge" hanno come risultato regole astratte di condotta applicabili a persone sconosciute. Oggi tutto ciò che stabilisce il Parlamento, o il suo equivalente, ha finito per chiamarsi legge.

Concordiamo che l'influenza del positivismo è stata la causa che ha portato a perdere il precedente concetto generale, ma: queste regole astratte sono dovute a dei valori superiori alle quali dovrebbero essere sottomesse?.
Le regole astratte non sono state create per uno scopo, ma sorgono. È una condizione della formazione dell'ordine spontaneo che supera notevolmente la nostra conoscenza concreta. Ciò che noi chiamiamo “società estesa” si basa sulla limitazione dell'uso del potere attraverso l'applicazione, e la messa in atto, di tali norme astratte; ciò significa che osservare queste regole astratte costituisce una condizione per l'esistenza dell'ordine che può mantenere viva la popolazione attuale. Quindi il valore essenziale per cui questo sistema di regole è stato mantenuto è che consente la conservazione di  più vite degli altri. La legge serve il valore essenziale di mantenere viva la popolazione attuale. Niente di più.
Sto approfondendo la ricerca su cosa ha fatto accettare a tutti il sistema di mercato e di proprietà privata che prevale attualmente.
La mia risposta è che questa è stata una condizione per lo sviluppo della attuale popolazione mondiale, e se vogliamo mantenerla o no; questo sistema equivale a chiederci se vogliamo che la popolazione attuale continui a vivere oppure no. Per me il mondo sarebbe più gradevole se avesse minore popolazione, ma non si tratta di ciò che mi piace. Quello che ha guidato il mondo è la progressiva adozione di un sistema di regole formali che ha permesso la sopravvivenza di un gran numero di gruppi. Grazie alle sue regole di condotta e al suo comportamento riguardo alla proprietà, la razza bianca e anche la razza gialla, sono arrivate ad occupare tutto il mondo a spese degli altri.

Professor Hayek, ci permetta di domandarle: potrebbe spiegare cosa si intende per regola astratta?
Una regola astratta non impone obblighi specifici a nessuno, né a livello pubblico né privato. Tali norme dovrebbero applicarle persone sconosciute in circostanze sconosciute. Se si devolve un dovere allo Stato, significa che si impongono doveri specifici a persone specifiche. In questo caso cessa di essere in questo senso una regola astratta, applicabile allo stesso modo a un numero indeterminato di situazioni future, poiché richiede  persone specifiche che facciano cose specifiche e quindi cessa di essere legge.

III.- Evoluzionismo e Costruttivismo
Lei ha detto che l'obiettivo primario di una società è quello di mantenere in vita il maggior numero di persone, ma ha fatto riferimento a questo in forma evoluzionista e non costruttivista. Potrebbe   ampliare un po' sulla differenza tra evoluzionismo e costruttivismo?
Va bene, ma prima voglio rispondere alla domanda sul valore o obiettivo primario della società, che è qualcosa di molto particolare. Non sto dicendo che è l'obiettivo di tutti, persino io sono solo l'ultimo a dire che mi auguro resti al mondo tanta gente quanta ce ne è. Quello che affermo è che l'ordine esistente dell'umanità dovrebbe, al suo estendersi, permettere la sopravvivenza di un maggior numero di persone; è chiaro che non penso solo al benessere materiale. In ogni caso, la maggior parte dei valori culturali che hanno prevalso sono stati possibili solo in una grande società, estesa (extended society). Non possiamo ignorare il ruolo svolto dalla confluenza di tante tradizioni culturali nei valori spirituali che abbiamo acquisito. Istintivamente condivido il parere espresso da Schumacher nel suo libro "Piccolo è bello" che probabilmente conoscete, ma temo che non abbia trovato il criterio necessario per mantenere in vita la popolazione attuale. Quello che voglio dire è che la nostra intera procedura è guidata dall'effetto che realmente ha avuto luogo, e non da quello che si pretendeva avesse. Era semplicemente la selezione inerente alla evoluzione che ha fatto rimanere quelli che avevano la maggiore capacità di riproduzione, il che tra l'altro ha generato la possibilità di rimanere in vita. E ora che è così, dipendiamo da questo sistema per continuare a vivere.
La maggior parte dei cosiddetti progressi nel campo della scienza e della cultura sono strettamente legati ad una grande struttura che ha permesso alla popolazione di crescere fino a questa grandezza.

Prima di continuare con il tema dell'evoluzione e del costruttivismo vorremmo che ci parlasse di qualcosa che lei ha citato. Ha detto "tenere la gente viva", ma anche "la cultura in cui viviamo" e "i valori che hanno prevalso". Quali sono questi valori? Lei li considera obbiettivamente?
Decisivo nella questione dei valori sono le regole di comportamento, più che la ricerca di particolari obbiettivi o mete particolari, questi ultimi sono fenomeni concreti a livello individuale, che non possono unire le persone che non si conoscono tra di loro. Quello che abbiamo in comune, quello che voi in Cile avete in comune con il popolo dell'Australia o dell'Iran, non è volere le stesse cose, le stesse decorazioni, la stessa musica; quello che tutti vogliono è, dal punto di vista funzionale, un ordine in cui possano vivere in pace. E quindi, i valori essenziali che uniscono l'umanità sono le regole di comportamento che disciplinano fatti specifici. In questo senso, i valori per me sono i valori  modello (mode values): il rispetto per la proprietà, per la legge, da un lato, e credo anche i valori della famiglia e del matrimonio, dall'altro. Questi sono i pilastri della società civile.

Lei ci arriva attraverso l'osservazione dell'evoluzione della civiltà, e non con una analisi razionale
Ah, sì,  mi aveva chiesto del costruttivismo ed evoluzionismo ...
Dal punto di vista degli utilitaristi, avremmo scelto i nostri valori attraverso un comportamento predeterminato che sapevamo essere il più utile per le nostre esigenze. Questa evoluzione dei valori si sarebbe basata sul riconoscimento deliberato di ciò che è o non è buono per noi. Questo è quello che io chiamo il costruttivismo, poiché l'etica di certo non hanno avuto origine in questo modo. Gli esseri umani non sapevano all'inizio perché dovevano obbedire alcune regole prima di rispettarle. Un'interpretazione evolutiva delle istituzioni è che hanno prevalso quelle che hanno contribuito in maggior misura a mantenere in vita gli esseri umani, e non che si sono sviluppate perché qualcuno avrebbe pensato che erano meglio di altre. Alcuni sostengono che scegliamo i nostri valori tra quelli che sappiamo dare il miglior risultato. Questo è storicamente falso; non abbiamo mai fatto così, l'uomo non è mai stato abbastanza intelligente per farlo.

Potrebbe fare riferimento al punto di vista cattolica del diritto naturale così come lo vede San Tommaso?
Per quanto riguarda la legge naturale e il punto di vista cattolico su di essa, è una lunga storia, perché il concetto di "naturale" è molto cambiata. Tanto in latino quanto nel suo equivalente greco antico, natura e fisica hanno il significato di "ciò che è cresciuto". Così in Aristotele e dopo in San Tommaso troviamo che il termine "naturale" si applica ad una legge che è cresciuta gradualmente, ma che non è stata progettata dall'intelletto umano. Tale concetto è stato mantenuto per gran parte del Medioevo, ma un problema è sorto per il fatto che questa interpretazione ha portato a credere che sia rimasta invariata, e qualcosa che cresce naturalmente deve cambiare, Aristotele aveva torto nell'affermare che ciò che ha descritto come natura avesse raggiunto la sua fase finale. Nulla che cresca può raggiungere la stadio finale, continua a svilupparsi ulteriormente. Anche nel XVI sec. gli scolastici spagnoli non erano ancora in grado di raggiungere una concezione del diritto naturale che differenziasse tra ciò che è naturale e ciò che era stato fatto deliberatamente da parte dello Stato. Questo continuò fino al periodo razionalista del XVII secolo, quando sul campo, Grotius (filosofo olandese, scolastico, uno dei veri fondatori della scuola moderna di diritto naturale) ha definito, curiosamente, la legge naturale come evidenza risultante attraverso il raziocinio o la ragione umana. Per lui la legge naturale è la legge della ragione, ovvero, il contrario della legge naturale. Quindi abbiamo due concetti completamente diversi di diritto naturale, che bisogna distinguere, perché la maggior parte la gente li confonde. Io sono d'accordo con il primo concetto.

IV.- Relazione tra le sue idee e la Chiesa.
Riguardo al mercato, ci sembra che il suo punto di vista non sia compreso o condiviso dalla Dottrina Sociale della Chiesa.
La Chiesa. L'atteggiamento della Chiesa in tutto questo è strettamente legato ad un conflitto tra la Chiesa e il liberalismo continentale europeo (diverso dal Regno Unito) del XIX secolo. Dobbiamo anche ammettere che il liberalismo era aggressivo. La Chiesa ha difeso la sua posizione. Questo ha  portato la Chiesa ad adottare una posizione più anti-liberale, che, in genere, riguarda più la Chiesa Cattolica Romana. Non c'era lo stesso conflitto tra protestantesimo e liberalismo. Il cristianesimo e il liberalismo sono strettamente legati; quello che voglio dire è che tutti i grandi liberali inglesi erano buoni cristiani protestanti.

Come ho detto prima, l'aggressione proveniva dai liberali, dal momento che erano diventati costruttivisti razionali. Insegnavano che non bisogna credere a qualsiasi regola non potesse essere giustificata razionalmente. Durante la mia vita mi hanno insegnato molte superstizioni, molte credenze, che successivamente ho scoperto non avere di fatto alcun fondamento. Tuttavia, ho chiesto di riconoscere che si tratta di superstizione, e possiamo agire senza superstizioni solo se prevalgono alcune regole riguardo a ciò che è buono. Non sono  regole la cui efficacia può essere dimostrata razionalmente. E' il risultato di un'evoluzione di una selezione. D'altra parte ammetto che ci sono certe credenze di base essenziali per la civiltà, che si sono mantenute solo attraverso l'educazione religiosa, soprattutto per quanto riguarda la proprietà privata. I costruttivisti che non vedono che la proprietà privata porta alla formazione di un ordine spontaneo, sono portati a queste idee: faremmo molto meglio se ci fosse qualche intelligenza centrale che diriga tutto l'uso delle risorse.
Pertanto, dal punto di vista strettamente costruttivista, il percorso conduce direttamente al socialismo. La cosa spiacevole è che la Chiesa sta prendendo molto del socialismo, e voi ne sapete più di me al riguardo.

Ha avuto l'opportunità di discutere di questi problemi quando è stato invitato a Roma a parlare con il Papa?
E' stata un'esperienza molto emozionante. Il Papa è il più grande genio della pubblicità che abbia mai incontrato. Conta su di un consulente altamente intelligente, l'arcivescovo di Vienna, Koenig, che consiglia estesamente sul rapporto tra la Chiesa e la scienza, nel tentativo di colmare l'enorme divario  emerso 100 anni fa, quando la Chiesa ha resistito a tutto il modernismo. Sono andato a Roma per iniziare una nuova organizzazione volta a stabilire un contatto permanente tra la scienza e la Chiesa, a prescindere se gli scienziati siano cattolici romani o no.

E' stata una esperienza interessante, non senza la speranza di risolvere la discordia di 100 anni tra la Chiesa e la scienza, e far sì che la Chiesa divenga più tollerante e, di conseguenza, più aperta alle idee -per evitare la parola "liberale"- dell'economia di mercato. Da lì si può dedurre tutta la dottrina della Chiesa, specialmente a partire dal principio di sussidiarietà, che non so se conoscete. Credo che si può pensare che si è più vicini all'approvazione dell'economia di mercato. Non so se questo è possibile qui, penso che la Chiesa di voi (cileni) è andata più a sinistra che in Europa, non da tutte le parti, chiaro, la Chiesa è così cattiva come la vostra. Tuttavia, credo che ci si può aspettare una riconciliazione in Europa, poiché i cattolici europei sono molto più coscienti di voi della minaccia comunista, ed è questa paura del comunismo che spiega l'avanzamento dell'economia di mercato .

V.- La democrazia e la limitazione di governo
Cosa ne pensa della democrazia? È un democratico?
E' una domanda molto importante. Non c'è dubbio che la democrazia è stata inventata per limitare i poteri dello Stato. Se lo scopo della democrazia è stato quello di limitare i poteri dello Stato, è diventata uno strumento per estendere il potere. Credo ancora che la democrazia è un valore alto nel senso che si tratta di una sorta di igiene, di norme sanitarie che ci permettono di liberarci di un governo che non ci piace, e in questo senso è indispensabile.

Ma è diventata una democrazia di poteri illimitati a causa dell'illusione che il controllo democratico è di per sé sufficiente a controllare i poteri del governo. Penso che possa diventare un grande pericolo. Non si può avere l'illusione che l'attuale governo democratico sia guidata da un accordo della maggioranza. Niente di più lontano da questo. Ci sono diversi gruppi che vogliono diversi privilegi: il gruppo A vuole X; , il gruppo B, Y e il gruppo C, Z. Nessuno di questi gruppi formano la maggioranza. Si riuniscono per ottenere i loro privilegi e questo è quello che viene chiamato l'opinione della maggioranza, quando tutto si riduce ad un accordo tra questi gruppi. Penso che sia un effetto inevitabile. Se si danno poteri illimitati ad un'assemblea di rappresentanti eletti, tutto quello che decidono diventa, è chiamato, legge. Quindi, per realizzare il principio originario della democrazia dobbiamo introdurre il principio della separazione dei poteri, compreso quello del governo rappresentativo.

Di conseguenza, quello che propongo nel mio ultimo volume di "Law, Legislation and Liberty" è un'istituzione democratica INFORMALE, in modo che le stesse decisioni a maggioranza siano soggette alla legge, e così si dia forma a una democrazia limitata. Non intendo limitare la democrazia ad un certo ambito, ma limitare tutti i governi ad alcuni settori. Prima di introdurre la democrazia, la maggior parte dei governi sono stati in un certo senso limitati. Una volta che abbiamo un parlamento democratico, c'è la possibilità di un governo illimitato.

Quello che mi propongo è questo: dividere il Potere Supremo in due corpi elettivi di rappresentanti. Uno, dedicato a legiferare in senso tradizionale, che stabilisce le norme generali che sono alla base degli Stati. E l'altro, che guida il governo, secondo le leggi stabilite dal precedente. Entrambi gli organi sono eletti democraticamente, anche se in un modo differente. Credo che per quello che chiamiamo l'assemblea di governo, che guida il governo attraverso le leggi precedentemente stabilite, possiamo tranquillamente utilizzare il nostro sistema familiare di partiti, in quanto i poteri di questa assemblea sono limitati dal momento che non vengono emesse le leggi per servire interessi particolari.

Inoltre possiamo realizzare una vera camera legislativa che non è organizzata sulla base dei partiti. Dopo tutto, i partiti sono associazioni di gruppi di interesse. Ma come ottenerlo? La mia proposta è eleggere i rappresentanti di questo corpo legislativo per lunghi periodi, senza la possibilità di rielezione. E' noto che la disciplina di partito si esercita perché da questa dipende la rielezione. Se una volta raggiunto il parlamento non si dipende da nessuno, in quanto si rimarrà lì 15 anni, e dopo si deve andar via inevitabilmente, non si ha niente da aspettarsi dal partito e si possono seguire le proprie convinzioni. Per andare avanti nel mio suggerimento di tenere fuori da questa legislazione quella classe di politici di professione che servono gli interessi di un gruppo, devo insistere che solo le persone che hanno molta esperienza nella vita quotidiana dovrebbero essere scelte. Pertanto, propongo che ogni gruppo di persone nate in un anno qualsiasi, deve scegliere, all'età di 50 anni, tra i coetanei, persone della stessa età che dopo aver prestato servizio nella Assemblea Legislativa andranno ad occupare una posizione di rilievo così non avranno da preoccuparsi per il loro futuro materiale. Persone di 50 anni hanno già dimostrato la loro abilità nella vita di tutti i giorni e si sono distinti tra i loro contemporanei. Questa scelta potrebbe essere fatta sulla base del merito individuale, come una sorta di premio per i membri di maggior successo di una "classe",  ai quali si delega la responsabilità dell'assemblea legislativa, che è quella di emanare le leggi generali del governo democratico. Ovviamente questo è un piano a lungo termine. Spero che un giorno troveremo il metodo per limitare i poteri della democrazia, perché questa deve limitare i poteri del governo in generale.

Desidera aggiungere qualche idea o riassumere il suo punto di vista?
-Per completare le mie idee, mi lasci dire che nella mia vita ho fatto una scoperta e due invenzioni. La scoperta, che può non sembrare nuova, è fondamentale per la mia visione globale dell'economia, ed è che i prezzi sono i segni che dicono alla gente cosa fare, può sembrare banale, ma non se ci pensate bene e prendete coscienza che la cooperazione in questa società estesa è soltanto un mito,  forse questo fa apparire il sistema dei prezzi come un'idea estremamente utile.
E ora le mie due invenzioni.
Il primo appena enunciato su come limitare la democrazia. L'altro ha a che fare con la moneta. Propongo di togliere il monopolio del governo sull'emissione di moneta per consentire che le imprese private ci forniscano una moneta migliore. Perché se istituzioni diverse emettono diversi tipi di moneta, senza cambi fissi, il pubblico può scegliere ciò che è buono e respingere ciò che è cattivo. La società privata potrebbe continuare a fare affari offrendo alla gente la loro moneta buona, perché la gente continuerà a fare contratti, portare i suoi libri, etc. grazie alla buona moneta che è disponibile.
Quindi, la mia seconda invenzione, che sto lasciando al mondo del futuro -oltre a limitare la democrazia- è la DENAZIONALIZZAZIONE DELLA MONETA.


30 commenti:

  1. Propongo una ingente e ben organizzata produzione di camicie di forza.
    Mai sentito tanti scombiccheramenti tutti insieme.
    Ormai la nevrosi è una specie di perduta età dell'oro, siamo in piena psicosi.

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  2. Interessante come le categorie etico morali siano da hayek negate o resuscitate a suo comodo.

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    1. A mitigare la sua compassata e raggelante visione (tanto amata dai libertati anglosassoni e non), ci penserà la strategia ordoilberista: come vedrete nel mio prossimo libro...

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  3. Singolare coincidenza, che accade quando si seguono riflessioni contigue.
    Stanotte, aggiungevo al precedente articolo un commendo dove rilevavo il parallelo tra Monti e Hayek, riportando una frase di costui da una sua intervista a El Mercurio del 1981, in cui diceva riferendosi evidentemente a Pinochet: “Personalmente preferisco un dittatore liberale a un governo democratico privo di liberalismo”, frase pronunciata in evidente stato confusionale.
    Ora qui, condividendo il parere di AP, rilevo che vi è un plagio smaccato, per via che qualche anno prima, e prima addirittura dell'assegnazione del nobel a questo squilibrato, il dittatore dello stato libero di Bananas ( https://www.youtube.com/watch?v=Xq7zu2K2wFU ) aveva già espresso pressoché tutte le “riflessioni” che il qui presente maniaco generosamente ruzzola giù dalla rupe in questa mitica intervista. Ebbene dichiaro che non è giusto che il premio nobel per l'economia non sia, a questo punto, assegnato anche al dittatore dello stato libero di Bananas, che vanta una evidente priorità “scientifica” su Hayek!

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    1. http://orizzonte48.blogspot.it/2014/02/una-dittatura-puo-limitare-se-stessala.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/03/liberismo-e-liberalismo-la-liberta-non.html

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    2. D'accordo, mi rendo conto che anche dal letame possono nascere i fiori, accetto di dire due parole in più sul matto, tuttavia con Hayek il gioco è troppo facile. Per esempio: da un lato ci si appella alla selezione “naturale”, perché è “legge naturale”, e poi si propone di conservare un governante per 15 anni, mettendolo al riparo dai pericoli sia durante il mandato che nel suo dopomandato, dove gli si promettono perfino sicuri privilegi. Mi è evidente che stiamo parlando di Renzi, ma che i farabutti, secondo una felice definizione di De Masi, scelgano i loro servi come vogliono e li remunerino come vogliono, io il massimo che posso fare è prenderne atto. Che il loro modo di procedere, invece, abbia una qualsivoglia legittimazione concettuale per via che essi hanno deciso di conferire un loro alto riconoscimento ad un loro portabandiera ubriaco, un evidente ubriaco, questo è altro paio di maniche. Sarebbe come prendere in considerazione il pensiero politico di Pinochet per via che: “è uno che tuttavia ha governato”.
      Sul piano tecnico delle analisi di coerenza, si sa già dall'inizio che gli sciocchi dicono sciocchezze.
      Cosa faccio?, mi metto ad analizzare cosa dice di Tommaso e infine di Aristotele, niente di meno? E no!, non basta aver letto il Bignami per parlare di Aristotele con un qualche beneficio.
      E infine come non notare che tutta l'impalcatura concettuale e la tirata sui neonati serve solo a mostrar d'aver letto qualche paragrafo di Malthus, sulla progressione geometrica delle nascite e sulla progressione aritmetica della produzione di cibo, e riprodurlo intatto nel 1981? Dunque, che discorso insulso è questo che pretende d'essere serio solo perché è brutale, se si sapeva già da duecent'anni che i due assiomi di Malthus, che l'uomo mangia e che si riproduce, vanno si bene per gli animali, per i batteri, ma funzionano maluccio per gli esseri umani?; cosa di cui del resto poteva sincerarsi da subito lo stesso Malthus, notando che le famiglie ricche ed opulente tendevano a fare pochi figli e ambivano ad un solo figlio maschio già dal 600. Ma ecco che, in più, si riproduce questo discorso insensato addirittura nell'81 quando è già sotto gli occhi di tutti che le ricche nazioni occidentali tendono alla denatalità. Caffè di fronte a tutto questo, commentava laconico che si trattava di esternazioni scomposte di un residuato storico del tempo che fu, che nulla aveva da dire più all'economia. Ma Caffè era un signore.
      Ma quale economia?! Ma quale riflessione?!
      Trovo invece straordinario che Benedetto Croce ne avesse già chiari tutti gli intenti delittuosi e si mettesse di traverso per la pubblicazione delle farneticazioni di questo aristocratico reazionario, liberale solo a parole, fino al punto da mettere in soggezione lo stesso Einaudi, che non si sentì i sentimenti di contraddire Croce quella volta, e insabbiò egli stesso la pubblicazione del famigerato:
      “La via della schiavitù”, libro spudoratamente contraddittorio fino al risibile.
      (http://lanostrastoria.corriere.it/2012/01/22/nella_sua_postfazione_allautob/ )

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    3. Bè, se hai letto la citazione di Lelio Basso proposta da Arturo, penso che potrai convenire che Hayek è tutt'altro che "un liberale a parole".

      Anzi, riscopre il liberalismo classico, simile a quello dei padri fondatori degli USA, prima che fosse contaminato dal liberalismo sociale inglese che nasce con Mill, fino a stravolgersi con Keynes e Roosevelt. Certo, la scuola austriaca nasce nel "cuore aristocratico" dell'Europa continentale, e deve conciliare gli interessi della decadente "aristocrazia terriera" con quelli della nuova élite "liberale", ovvero quella del capitalismo finanziario.

      Curioso è notare come negli USA, storicamente, il partito repubblicano avesse una presenza massiccia di "socialisti": basti pensare a Lincoln, che si leggeva attentamente le pubblicazioni di Marx ed Engels...

      Ora, prendiamo il peggio del conservatorismo anglosassone, prendiamo il peggio del liberalismo classico, prendiamo il peggio del libertarismo austromericano, prendiamo il peggio del tradizionalismo cattolico, li sgigottiamo per benino con hamburger e patatine fritte, et voilà!, ecco i neocons, da servire freddi con uranio impoverito.

      (Hayek è solo apparentemente incoerente: si potrebbe semplicemente assumere che usi la tecnica della "scrittura reticente".

      Infatti appena apre bocca sembra un malato di mente)


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  4. Von hayek èra un pazzo criminale, il suo pensiero è la negazione di 3000anni di civiltà e sviluppo e sconfitta definitiva della ragione.

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  5. il pensiero di costui è impregnato di malthusianesimo

    Salvo

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    1. Anche di Malthus e dei suoi fondamentali legami col pensiero (sostanzialmente unitario) liberista ci siamo occupati
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/04/la-spesa-pubblica-improduttiva-e.html

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  6. Questo è veramente Hayek al suo meglio: un frullato di discipline disparate, di giudizi morali e analisi "fattuali", per riuscire a riverniciare a nuovo quello che è sempre stato il mantra liberale, cioè "che le funzioni di governo e le direttive politiche possono, anzi devono in certo senso, prescindere dalle volontà individuali, perché devono ubbidire alla logica del sistema, devono applicarne le leggi secondo un'intima razionalità che non può essere in nessun caso piegata ad arbitri o a prepotenze di partiti o di uomini. Non solo, quindi, non è necessario che il potere politico nasca dalla partecipazione di tutti, ma questa sarebbe addirittura controproducente; trattandosi soltanto di interpretare le esigenze e di applicare le leggi che sono imposte dalla logica del sistema, dal rispetto delle forze sociali spontanee, cioè di difendere l’interesse generale della società contro qualsiasi interesse particolare che volesse assicurarsi speciale protezione o favore, è chiaro che solo le persone capaci possono essere qualificate a farlo. Solo l’élite della nazione può governare nel rispetto dell'interesse generale: una eccessiva partecipazione rischierebbe di far pesare sulla cosa pubblica precisamente tutti gli interessi particolari con danno evidente dell’interesse generale e della libertà stessa. Dato il carattere sussidiario di mezzo a fine della libertà-partecipazione rispetto alla libertà-autonomia, è evidente che la prima, cioè il diritto di partecipare alla cosa pubblica, non deve essere esteso al di là di quanto potrebbe riuscire pregiudizievole a quello che è il vero valore essenziale, la libertà-autonomia, il rispetto cioè della sfera autonoma dell’iniziativa e della attività individuale.
    Sono evidenti i limiti di classe di questa dottrina e di questo Stato. Se il predominio deve esser lasciato al libero gioco delle forze sociali, saranno appunto le forze della classe dominante che detteranno legge allo Stato. E poiché questo libero gioco vien proclamato "interesse generale”, gli interessi reali dei ceti subalterni non troveranno protezione presso il potere supremo, e saranno anzi respinti come “interessi particolari". Naturalmente un simile regime può durare a condizione di escludere dal potere precisamente le forze popolari, cioè a condizione di non essere realmente democratico." (L. Basso, Il principe senza scettro, Milano, Feltrinelli, 1998 (1958), pp. 37-38).

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    1. Non vedo come nel lungo periodo questo sistema potrebbe mantenersi, i media fanno la loro parte ma oltre un certo livello non vanno quando le masse raggiungono il punto di avere poco o nulla da perdere, sarebbe un società perennemente in bilico tra rivolte e somossr.

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    2. Eppure il caso Grecia, (e in sostanza di tutta l'area euro), dimostra che possono reggere a lungo.
      Almeno quanto basta perchè realizzino gran parte delle "riforme" che cristallizzano l'assetto di potere in modo istituzionalmente irreversibile (non a caso Costituzioni e corti costituzionali sono ormai l'epicentro visibile del cambiamento accelerato).

      Per adesso i media bastano eccome: pensa ai greci, cui, subito dopo il neo-assoggettamento alla trojka, sono stati inviati immigrati a ondate: voteranno VERAMENTE in massa contro l'UE, ora che il loro impoverimento è stato accelerato?
      O basterà che siano stati concessi prelievi più consistenti al bancomat?

      La gradualità, unita all'esistenza della ricchezza accumulata nelle precedenti società del welfare, rende tollerabile l'impoverimento costante.

      Quando sarà drammatico e da "rivolta", non è facile prevedere, dunque: il "nulla da perdere" è un concetto mobile, evolvibile, finchè non ci sia la vera fame, quella che ti riduce in fin di vita (da lungo tempo sconosciuta in €uropa).

      L'acceleratore potrebbero essere le prossime vicende finanziarie a epicentro USA (quelle cinesi non c'entrano...). Lì, facilmente, la massa dei "senzanulladaperdere" potrebbe diventare critica prima di quanto ESSI si attendano...

      Ma solo dagli USA si può propagare l'incendio che purifichi da questi mostri. meschini e ottusamente crudeli: l'europa è morta o comunque in stato comatoso quasi irreversibile...

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    3. Lo so il mio èra un augurio ma come insegna la storia ogni moto o rivoluzione nasce da pochi, per questo informare rimane prioritario anchè se difficile anni di pripaganda mediatica hanno arrecato gravi danni, per questo è doveroso quasi sacro trasmutare noi stessi al fine di organizarci e resistere fino alle estreme conseguenze. Non fare nulla equivale al collaborazionismo.http://orizzonte48.blogspot.it/2015/05/interesse-nazionale-tutela-impossibile.html

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    4. "Eppure il caso Grecia, (e in sostanza di tutta l'area euro), dimostra che possono reggere a lungo."
      Però si potrebbe dire lo stesso anche dell'URSS che è durato per 70 anni. Tempo sicuramente lungo per una generazione, ma per la storia un soffio di vento, soprattutto se pensiamo che gli imperi del passato sono durati per secoli.
      Detto questo è veramente assurdo e incoerente la simpatia per Pinochet da parte di certa cultura liberale, se pensiamo che secondo il punto di vista libertarian Pinochet, un cultore dell'autorità centrale, del monopolio della forza e dell'oppressione delle libertà di espressione.
      Se Lenin disse che l'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli, allora il pinochettismo è il liberalismo degli imbecilli, e lo dico da liberale, mica da socialista.

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  7. Passano le stagioni, avanza la scienza, ma la conclusione è sempre la stessa. Già questo basterebbe a sollevare qualche sospetto anche nel meno prevenuto degli osservatori; un osservatore prevenuto, cioè informato, potrebbe invece dire, con Caffè (La spontaneità del mercato: nuovi teorici per vecchie tesi, seminario tenuto alla Flm a Roma l’11-12 maggio 1979, ora in La dignità del lavoro, Roma, Lit, 2014, .s.p.): "Non sento, francamente, di dover mi preoccupare allorché Hayek ancora oggi afferma che la causa della disoccupazione [...] risiede in una deviazione dei prezzi e dei salari di equilibrio che si stabilirebbero automaticamente in presenza di un mercato libero e di una moneta stabile.
    Affermazioni del genere mi danno soltanto il fastidio che provo nel dovermi trovare oggi sotto gli occhi, sui muri, simboli nazisti o antisemiti. Mi sembra, con tutto il rispetto per uno studioso per molti insigne, che il processo riequilibratore da lui evocato rientri in un clima nostalgico che non ha alcun contatto con la realtà."

    La sconnessione con la realtà non costituisce certo un ostacolo a quella che è la funzione dell'apporto austriaco all'odierno neo-liberalismo: "The biggest contradiction in the neo-liberal research programme comes from the fact that it was bom out of a marriage of convenience between neoclassical economics as the source of intellectual legitimacy (given its dominance in academia) and what may be broadly called the Austrian-Libertarian tradition as the source of political rhetoric. The gap between these two intellectual traditions is not a minor one, as those who are familiar with, for example, Hayek’s scathing criticism of neoclassical economics would know (e.g. Hayek, 1949). However, the marriage of convenience goes on, because the Austrian-Libertarian tradition supplies the popular appeal that neoclassical economics can never dream of supplying itself (who are going to risk their lives for ‘Pareto optimality’? - but many have been willing to for ‘liberty’ and ‘entrepreneur- ship’), while the Austrian-Libertarian tradition, given its lack of intellectual legitimacy in ‘respectable’ circles, needs the aura of‘science’ that neoclassical economics carries around." (Chang et alii, Institutions and the role of the State, Northempton, MA, Edward Elgar Publishing, 2000, pag. 5). (In questo senso l'osservazione fatta da Bagnai qualche tempo fa circa l'irrilevanza, almeno un'irrilevanza diretta (Chang aggiunge una precisazione in proposito che vi riporto un'altra volta), di Hayek nel dibattito scientifico è esattissima: è semplicemente il frutto di una divisione del lavoro).

    Neanche lo studio dell'evoluzione culturale (per es., se interessa...), per tacere della storia (è molto interessante, per dire, indagare le ragioni del sorpasso britannico dell'Olanda in età moderna: no, non ha niente a che fare con "spontanee" evoluzioni :-)), confermano minimamente le sparate di Hayek. Il suo lavoro però intanto lo ha fatto.

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  8. A proposito di democrazia parlamentare, voglio sottolineare l'ennesima stortura causata dal liberismo/hayekkismo imperante. Questa:

    http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2015/09/18/moodys-bene-riforme-se-senato-incluso_4466bbd0-4235-4f1f-9ee0-ddb5bd1edd01.html

    Secondo la "verità rivelata" dalle agenzie di rating, ci vengono quindi a dire che le riforme di Renzi sono "credit positive". Quale sia il nesso tra il bicameralismo paritario e il declino economico del Paese, le "menti superiori" di Moody's, non si degnano però di spiegarcelo. Quello che so, dai libri di storia, è che il boom economico c'è stato in piena vigenza del bicameralismo perfetto, ma tra poco è probabile che, orwellianamente, quei fatti vengano riscritto, come la "storia del compagno Ogilvy".
    Potrei anche dire che, a prendere buona la teoria secondo cui le involuzione antidemocratiche sono "credit positive", quelli di Moody's dovrebbero anche spiegare perchè i paesi dell'america latina dei colonnelli non diventarono immediatamente delle superpotenze economiche. Nemmeno il Cile di Pinochet lo fu mai.

    Ma tanto è. Ormai siamo al delirio ideologico. E il bello è che gran parte di coloro che in questo Paese di definiscono "intellettuali", lo assecondano......

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    1. La connessione tra i super-neo-libbberisti-antiStato delle agenzie e la riforma sta nella instaurazione dello Stato-minimo: taglio della spesa pubblica, spiazzamento verso investimenti privati delle presunte risorse "liberate" e un bel mondo di debitori al consumo e di investitori in strumenti finanziari derivati come esito.
      La pacchia globale per questi signori!
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/04/riforma-del-senato-la-vera-posta-in.html?spref=tw

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    2. Il tradimento degli intellettuali è cosa risaputa, sono riusciti a disonorare anche quello

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    3. Ma se anche facessero le giuste e pressanti critiche, ormai nessuno li ascolterebbe veramente.
      Anzi vengono insultati prima ancora che ignorati
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/07/laudizione-i-costituzionalisti-e-il.html

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  9. "è proprio la disuguaglianza di reddito che consente l'attuale livello di produzione." Trovo questa affermazione estremamente interessante, perche' ha un fondo di verita': senza stimoli pressanti molti di noi, io per primo, tendiamo a rallentare, in generale a lavorare meno. Lungi da me giudicare cosa sia giusto o sbagliato (non ho mai considerato il lavoro un valore in se'), pero' e' un ottimo argomento per chi vorrebbe farci lavorare 24/7 pagandoci poco, in contrasto con le ormai dimenticate rivendicazioni per le 35 ore. La domanda fondamentale e' se sono le politiche keinesiane o hayekkiane a far progredire le societa' nel loro complesso. Non ho gli strumenti culturali per dare una risposta, anche perche' le trappole sono gia' nel solo concetto di "progresso" di una societa' (ricchezza media? istruzione?)...

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    1. Cesare Pozzi, che gli strumenti culturali ce li ha, ci ha offerto una interessante analisi e soluzione a questo "falso" problema (chi lo solleva ha, come Hayek, in mente un assetto di potere oligarchico e solletica una logica apparente)
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/produttivita-falso-mito-della.html

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    2. Grazie! Gia' introdurre la variabile del "livello di conoscenza" e' illuminante. Dal mio angolino di osservazione (le telecomunicazioni) i progressi negli ultimi vent'anni sono stati relativamente modesti, di fatto buona parte dei miglioramenti si basano su successivi perfezionamenti, ma nulla di non dico rivoluzionario, ma significativamente innovativo, anzi. Gli stimoli della concorrenza hanno privilegiato l'implementazione di "ottimi locali", che hanno sottratto preziose risorse per la risoluzione di problemi piu' globali, che fornirebbero un valore aggiunto altrettanto globale. Buon ultimo, il monopolio de facto di alcune multinazionali ha aggiunto ulteriore zavorra.

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  10. Intanto, €SSI procedono a tappe forzate.
    http://lacopia.org/2015/09/la-boldrini-firma-per-gli-stati-uniti-deuropa/

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  11. Devo osservare come in tanti commenti prevalga un giudizio su Von Hayek che invece di essere politico, vira nettamente verso la psicopatologia, l'idiozia o la demenza.
    Per quanto mi riguarda, da un esame anche sommario della storia, si può facilmente vedere come l'uomo sia in grado di elaborare e di credere le cose più varie ed improbabili, e che in genere il conformismo che ci caratterizza come uomini tende a farci giudicare come assurde tesi che hanno solo la ventura di essere differenti rispetto alle nostre opinioni.
    Proprio perchè so quanto siano pericolose le tesi di Von Hayek, trovo pericoloso derubricarle come se fossero state partorite da un alieno o da un mostro venuto da un altro mondo. Le sue teorie che tanto disastro contribuiscono a creare nelle nostre società occidentali, vanno invece combattute considerandone la plausibilità in base a considerazioni di merito, in base a principi più generali che fanno da fondamento al mio modo di concepire la realtà e credo qui abbastanza condivisi.
    Si tratta insomma di condurre una battaglia politica che come tale dovrebbe evitare di derubricare le tesi avverse come se fossero assurde. Se lo fossetro davvero, non sarebbero pericolose come sono. Il fatto che abbiano potuto avere successo, dimostra appunto che sono coerenti con un certo clima culturale complessivo delle nostre società e che, abilmente diffuse a livello mediatico, riescono a fare breccia in una certa opinione pubblica più sprovveduta.
    Insomma, si tratta di cose maledettamente serie, assolutamente da non sottovalutare, perchè al contrario richiedono la massima energia ed impegno per essere sconfitte.

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    1. Forse non ha letto bene i miei commenti con relativi links, e quelli di Arturo, Bazaar, Lorenzo e lo stesso post (oltre ai post che, in argomento, l'hanno preceduto e di cui consigllio vivacemente una ricerca e una lettura, estesa naturalmente ai commenti).

      Se c'è un blog in cui queste teorie non sono state sottovalutate e invece, piuttosto, approfondite nei loro legami con la costruzione europea è proprio questo (per di più incontrando la iniziale incomprensione e reazione scettica di molta parte del web, oggi venuto a più realistiche "prese d'atto").
      Come, d'altra parte, attestano il libro "Euro e(o?) democrazia costituzionale" nonchè quello di prossima pubblicazione.

      Se poi Matteo, giustamente, vuole estendere l'analisi ad aspetti di psicologia (patologica), questa sede è del tutto aperta a questo profilo, sicuramente di interesse per una compiuta consapevolezza delle questioni che ci coinvolgono in questa epoca.
      Vedere qui ad es;
      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/09/gli-indicatori-macroeconomici-italiani.html?showComment=1442354011522#c1220096821455408082
      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/09/gli-indicatori-macroeconomici-italiani.html?showComment=1442379028934#c8553713963054698865

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    2. Per amore della verità, nel mio precedente intervento dicevo "...in molti commenti...", e quindi escludevo l'articolo postato. Si può discutere del "molti", ma non mi pare che questo sia il punto fondamentale.

      Leggo con costanza questo blog, e non certo per compiacenza verso di lei, ma perchè lo trovo interessante ed utile per attingere a campi del sapere da me non molto frequentati nella mia vita. Tuttavia, intervengo poco perchè intanto lo faccio solo se ho la sensazione di fare qualcosa di utile anch'io per chi legge, ma anche perchè ho la costante impressione che ci sia un atteggiamento difensivo, potenzialmente ostile verso chi non frequenta il blog da tempo e soprattutto che non condivida in toto il clima del blog.
      Con tutta franchezza, le dirò che trovo quest'atteggiamento sbagliato perchè al contrario il dialogo è tanto più fruttuoso quanto più avviene tra persone "estranee" per provenienza e per storia personale, il che ovviamente non implica che sia utile tra persone che non condividono niente, questo sarebbe parimenti sbagliato.
      A me piace essere franco soprattutto con le persone che stimo, ma su sua richiesta mi zitterò e seguiterò a seguire in completo silenzio.
      Con immutata stima.

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    3. Nessuna richiesta di zittirsi, come appare ovvio.
      Solo che la focalizzazione e la valutazione politico-ideologica di Hayek è, lo ripeto, una delle più importanti "operazioni" che è stata qui condotta.

      Proprio per chi non frequentasse assiduamente e fosse "estraneo" (?), ovvero non avesse ancora affrontato una lettura più estesa del blog, dire che qui non si sia compreso l'aspetto politico-ideologico di Hayek e non lo si sia esposto (considerando che questo è solo 1 dei contributi di Sil-viar che si assomma a "epici" precedenti che hanno introdotto l'argomento), risulta ingiusto e fuorviante. Implicava, un tale commento, - obiettivamente, proprio per un lettore "neo-fita", e peraltro anche come autonoma affermazione -, il disconoscimento di questa analisi e del relativo approfondito dibattito.
      Sottolinearlo mi pare quindi un semplice ripristino della verità dei fatti...

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  12. è però interessante il riferimento alla visita in vaticano , siamo in pieno papato Woytila , non ricordo in che anno questi visitò il Cile e Pinochet ,ma rabbrividisco se penso che Bergoglio è attualmente a Cuba e parla la lingua locale , diffondendo messaggi molto ambigui.Altrettanto interessante la posizione sulla moneta che sì deve essere denazionalizzata ma non sottoposta a cambi fissi , che non permettono di giudicare la bontà dello strumento ( mi pare la stessa posizione di Friedman ). Il resto fa rabbrividire e rimanda , almeno secondo me , a Marshall secondo il quale l'economia per essere buona richiede "uomini buoni "..in perfetto stile utilitarista

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  13. "Questo ha portato la Chiesa ad adottare una posizione più anti-liberale, che, in genere, riguarda più la Chiesa Cattolica Romana. Non c'era lo stesso conflitto tra protestantesimo e liberalismo. Il cristianesimo e il liberalismo sono strettamente legati; quello che voglio dire è che tutti i grandi liberali inglesi erano buoni cristiani protestanti.
    "
    Il turbo-capitalismo è squisitamente Cattolico. Il lavoro come PENITENZA, la si ottiene dopo essere assolti. Per questo disoccupazione e precarietà: è la tua condizione di "peccatore". Ottieni un lavoro quando il prete od un suo affiliato spirituale (capitalismo apostata) decide di "assolverti" e darti la possibilità di "espiare" con un lavoro (= penitenza). E' la teologia Cattolica a fondare l'attuale ultra-liberismo. Per il Concilio di Trento ti salvi grazie alla tue "buone opere". Non c'è niente di più Marxista e materialista-dialettico del Gesuitismo. Non è strano che fu proprio l'ambasciatore Cattolico della Germania a sistemare per il treno di Lenin che lo riportò in Russia. Pare avesse i sigilli diplomatici del Vaticano.

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