giovedì 19 dicembre 2013

UCRAINA E DENAZIONALIZZAZIONE DELLA MONETA. I "CARRI ARMATI" DI PUTIN vs. LA PROGRESSIONE VON HAYEK

Senza voler sovrapporre il mio al possibile ulteriore intervento di Riccardo sulla questione "Ucraina", vi offro qualche dato che ci dia un'idea concreta della mossa di Putin; che è poi una sorta di bail-out in forma di quantitative easing "eteronomo" (per quanto episodico) a carico della BC russa, se ci pensate bene.
Cioè esattamente quello che la BCE si rifiuta di fare in ogni caso, impedita dalla Germania, e comunque appesantita dall'idea della condizionalità e dai limiti della sua mission (art.123, 127 e 130 TFUE).
La quale significa: "ti salvo il corso (valore sul mercato) dei titoli, e sostanzialmente i bilanci delle banche, se accetti la riduzione dell'occupazione, dei salari e della domanda interna e quindi una recessione prolungata fino a che non si ottenga forse, un domani - che però si allontana di fatto sempre più per effetto della stessa condizionalità- la competitività sufficiente a rispristinare un attivo delle partite correnti del CAB".

Capite bene che la Russia ha una strategia imbattibile di fronte alla punitiva e colpevolizzante strategia Europea a "controllo" tedesco. Non c'è esitazione tra una rigida deflazione, e privatizzazione pro-estero degli assets di un paese, lasciato in preda di una disoccupazione che viene vista come strumento salvifico, (senza più neppure rendersene conto), e tentativo di salvare quantomeno una parvenza di interesse comunitario nazionale.

Per venire alle cifre: il debito pubblico ucraino, nelle stime del FMI relative al 2012, è pari al 35,24% del relativo PIL. A sua volta questo Prodotto interno lordo, sempre secondo le stime del FMI, ammonta (in proiezione) per il 2013 a 362,948 miliardi di dollari (342,917 nel 2012). A proposito, notate che, ancora una volta, i paesi entrano in crisi per via della posizione netta sull'estero, cioè essenzialmente per un debito privato, anche laddove il debito pubblico su PIL sia ben lontano dai limiti considerati dall'UE e dall'OCSE.

Quindi i 15 miliardi di acquisto concessi da Putin sono pari a quasi il 12% del totale (cioè 15 miliardi su 127,9). Come se il debito italiano fosse acquistato dalla BCE, senza condizionalità, per circa 245 miliardi.

Ma non solo, Putin ci guadagna pure.
Se infatti l'acquisto non è frutto di una dichiarazione di sostegno protratto nel tempo, esso si accompagna al contrario della condizionalità €uropea: infatti Putin ha anche "cut the price Kiev pays for Russian gas". Stabilendo il principio (detto da un vertice di governo, non da una banca centrale), "Now we see that Ukraine is in difficult straits ... if we really say that they are a brotherly nation and people then we must act like close relatives and help this nation".
Certo che il protrarsi di questa "contro-condizionalità", agli antipodi dell'ordoliberismo bancocentrico UEM, è mirato a incentivare l'adesione Ucraina all'unione doganale promossa da Putin coi vicini dell'Europa orientale. Ma, intanto, ha, con l'acquisto stesso e con il calo dell'onere dell'importazione di gas russo, posto le basi per un miglioramento della posizione debitoria ucraina. Che si risolve in un calo dei CDS swap sul debito sovrano ucraino e, quindi, in un aumento dei corsi del debito stesso che, ai rendimenti del momento di sottoscrizione da parte russa, significa realizzo di una plusvalenza sull'acquisto stesso.

Inutile dire che con una banca centrale indipendente "pura" alle spalle, Putin non avrebbe potuto realizzare nulla di tutto questo.
Ma nel frattempo si era preoccupato di ripulire la sua BC dagli emissari di deutschebank e di bundesbank, che tendevano a costruire una BC all'€uropea. Solo deflazionista e che, come il fatidico "lodo" Andreatta-Ciampi sul "divorzio", tendeva a vedere come fastidiosa superfetazione la mitizzazione della crescita e del livello di occupazione.

Voilà, il mondo cambia ma la cara vecchia €uropa ordoliberista rimane immutabile e ostinata, come dimostra la triste trattativa sull'Unione bancaria che "neutralizza" ancor più la già pallida funzione della BCE, separandola definitivamente da ogni policy anche lontanamente legata all'occupazione ed alla crescita.

Su quest'ultimo punto - i cui termini generali trovate trattati qui-, vi riporto per intero (per chi se lo fosse perso), l'importante commento fatto da Balduin:

La progressione, o meglio “regressione”, verso la moneta denazionalizzata è il possibile esito del distacco degli intermediari bancari dal sistema produttivo nazionale originario e dal “sovrano”, senza la realizzazione dell'unità politica (gli Stati Uniti d'Europa).
Schematizzando al massimo:
1) la BCE nasce come banca centrale anomala perché non fa da “tesoriere” ad un sovrano. Compito della politica monetaria di una BC tradizionale è infatti proprio quello di conciliare le esigenze di finanziamento del sistema produttivo (tramite il rifinanziamento/controllo del sistema bancario) e dello Stato, tendendo ad obiettivi di livello dei prezzi e di crescita/occupazione in naturale conflitto (trade-off);
2) il fine dichiarato dell'unione bancaria è quello di spezzare (definitivamente) anche il legame fra sistema bancario nazionale e sovrano nel vicendevole scambio finanziamento vs. copertura dal rischio di fallimento;
3) l'essenza e la novità del nuovo sistema di vigilanza europeo è il cd. “meccanismo unico di risoluzione” (in via di definizione a giorni), cioè di liquidazione accentrata degli attivi degli intermediari dichiarati in crisi (non si sa ancora da chi, forse Ecofin da proposta tedesca). Il costo della liquidazione è previsto principalmente a carico dei creditori (il famigerato bail-in), sdoganando la possibilità di fallimento delle banche. In teoria è sempre possibile per gli Stati intervenire con risorse di capitale per salvare gli intermediari dal fallimento, se compatibile con i limiti di finanza pubblica (in fase di avvio della vigilanza accentrata sono espressamente richieste agli stati risorse pubbliche, cd. backstop);
4) con queste regole e il mantenimento della mobilità dei capitali si attiveranno rapidi flussi finanziari verso gli intermediari ritenuti più sicuri (anche grazie a qualche sostegno pubblico), con grave nocumento per la stabilità di quelli radicati in territori con sistemi produttivi in recessione (es. per effetto della compressione della domanda interna) e, per la ridotta dimensione, senza la concreta possibilità di ricostituire il capitale;
5) il numero degli intermediari, seguendo la destrutturazione/ristrutturazione dei sistemi produttivi nelle macro regioni europee, si ridurrà di molto, come prevede il vice presidente della BCE. Estremizzando (è questa l'ipotesi forte del ragionamento) i maggiori potrebbero ridursi a 5-7 (in pratica saranno favoriti nella transizione quelli “sostenuti” da stati forti, il bail-out non è vietato: ma deve essere sempre nel rispetto del pareggio di bilancio, cioè, in pratica consentito solo a chi abbia un costante e consistente attivo del CAB, ndr.);
6) i pochi “player” rimasti (in oligopolio) potranno decidere di finanziare privati o entità pubbliche o intermediari minori (o di nicchia) assumendo i relativi rischi di credito e di essere “percepiti” più o meno affidabili nell'emissione di moneta-credito (potrebbero anche stabilirsi dei "cambi" fra monete in base al rischio percepito dagli utilizzatori). La situazione, a mio avviso, sarebbe del tutto simile a quella immaginata da F. Von Hayek. La banca centrale che non fa da tesoriere a un sovrano perde anche la sua essenza di governo della politica monetaria e resta solo una entità amministrativa (più o meno estesa) dello stato minimo hayekkiano. In questo senso il sistema BCE/SEBC potrebbe rivelarsi solo un passaggio intermedio (come ha espressamente sostenuto Otmar Issing, ex membro del board BCE, in atti ufficiali della BCE, ndr.).

Naturalmente il futuro non è scritto. L'esito dello scontro fra le istanze politiche determinerà se prevarrà il magico mondo “von hayek” o gli Stati Uniti d'Europa o il ritorno agli stati (democratici) con proprio “tesoriere”.

9 commenti:

  1. Come da accordi: Putin salva Yanukovich in due mosse dopo aver ricevuto le dovute garanzie...

    RispondiElimina
  2. A quanto ammontano le riserve della BC russa? Quelle di gas sono le più grandi del mondo, ci dice Scaroni.
    Bloccati i panzer senza carburante alle porte di Kiev, è possibile che i russi provino a sbarcare (pure bene accolti) nel ventre molle dell'U€ in disfacimento bancario e democratico, installandosi al centro del Mediterraneo (via Cipro-Grecia-Malta).
    Il rischio è che questa volta siano i campioni della democrazia occidentale a dover accorrere a difesa della linea gotica.

    p.s. bella pesca con lo zio Otmar

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quotation dovuta ad Arturo, a onor del vero, e trasposta nel capitolo su von Hayek del libro "euro e(o?) democrazia costituzionale"...

      Elimina
  3. Risposte
    1. Purtroppo moltissimi non lo hanno ancora capito, vedi a il foglio oggi.

      Elimina
    2. Addirittura un grande? Diciamo che in questo momento per fare gli intetessi del suo paese se la sta giocando bene.. ma rimane sempre colui che è estremamente conservatore sulle questioni degli omosesauali, per fare un esempio.

      Elimina
    3. Che palle, basta con gli omosessuali, personalmente non ho nulla contro gli omosessuali, ma non capite che è solo propaganda? come le donne in burka in Afghanistan, allora gli Americani dovrebbero liberare le donne Saudite dall'orrendo potere dei Saud nella penisola arabica.

      Elimina
  4. Di tanto in tanto do un'occhiata qua e leggo qualcosa, giusto per capire gli sviluppi del pensiero cosiddetto Von Hayek. Ed in effetti è così. Se ho ben capito, nel loro modello ideale, la Banca Centrale non esiste. Va semplicemente eliminata. Quindi, se il modello di riferimento dell'UE è questo, l'esistenza della BCE è dettata da un'esigenza meramente transitoria. Il passaggio successivo è la sua scomparsa (assieme, suppongo, a tutte le banche centrali nazionali che sono ad essa collegate).

    RispondiElimina
  5. I POLLI DI RENZO

    Tra botti di fine d’anno, poco da pensare a quelle “loro otto gambe, come se facesse un mazzetto di fiori, avvolte e strette con uno spago” perché “non bisogna mai andare con le mani vuote da quei signori” o a “come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe a capo all'in giù, nella mano di un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. (…) e dava loro di fiere scosse, e faceva sbalzare quelle teste spenzolate; le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.”

    Qualcosa, invece, ancora da pensare attorno alle “strane” traiettorie che assumono i procedimenti legislativi nelle “democrazie” europee.
    A partire dallo “storico” risultato delle UNIONE BANCARIA UE ascoltando le voci dello stesso Parlamento UE esautorato, di fatto, dal processo decisionale costituito invece da un direttore esecutivo, quattro membri permanenti e rappresentanti degli Stati UE.
    Per passare alla “strategica” TELECOM dove il Parlamento non deve ed è “cosa buona e giusta” che non si esprima.
    Alla LEGGE di STABILITA’ svuotata dalla commissione bilancio della Camere, votata con voto di fiducia al “governo” per creare un FONDO MULTIUSO a seconda della bisogna – quale essa sia è già scritta.

    Ma quello che più solletica il mio ematico ermetismo – sum, ergo cogito – attorno alla “grande società” hayekiana sono, serpe in seno, gli algoritmi della “nuova” democrazia degli OPINION MILLING mentre, sornione, mi sgorga ilarità con la lettura degli Ostellino “nazionali” in montata lattea anti-germanica.
    E ... dajeé a rideé

    RispondiElimina