lunedì 15 aprile 2013

QUELLO CHE NON VOGLIONO CAPIRE. SALARIO MINIMO E SALARIO DI CITTADINANZA

Perchè il PUD€ (partito unico dell'euro) è tale?
Ma perchè pur presentandosi in formazioni politiche apparentemente separate persegue un'unica politica generale. Quella dettata dalla macroeconomia neo-classica che prevede lo smantellamento dello Stato per impedirgli di fare intervento pubblico che sostenga la domanda e quindi l'occupazione, facendo sì che il lavoro non sia degradato da fondamento della cittadinanza costituzionale (art.1 e 4 Cost.) a mera merce soggetta alla legge della domanda ed offerta (specificamente contro l'art.36 Cost.). Cioè l'intervento dello Stato, che consiste nella spesa pubblica non "di qualunque livello" conforme alle imposizioni UEM di pareggio di bilancio, ma tale da poter perseguire gli obiettivi positivi di eguaglianza sostanziale dei cittadini previsti dalla Costituzione (art.3 Cost.), che includono la sanità (art.32 Cost.), la previdenza, l'istruzione, funzioni pubbliche irrinunciabili e servizi pubblici interesse generale e come tali, irrinunciabili. La stessa Costituzione (nonostante abbiano cercato di ignorare quelle previsioni e disattivare questa clausola "dal sen sfuggita") impone che "la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali" (art.120 Cost.).

Allora in varie forme, oggi si parla, confusamente, di "salario di cittadinanza" e anche di "salari minimi":, senza timore di accomunarsi a Junsker e gli efficientamenti UE che tanti danni hanno manifestamente provocato: su questo blog abbiamo visto come queste formule dissimulino la "resa" dello Stato ai suoi obblighi costituzionali (grazie Sofia per il tuo splendido lavoro!).
Perchè questi nuovi "strumenti" implicano la progressiva rinuncia all'intervento pubblico, in ogni forma: in particolare, politiche sulle tipologie ammesse di contratto di lavoro subordinato e relative garanzie di sua stabilità, sussidi e misure previdenziali e fiscali incidenti sul costo del lavoro. Cioè a salvaguardia dei livelli di occupazione e salariale raggiunti attraverso la libertà negoziale collettiva dei lavoratori. 
Questi nuovi strumenti, contrabbandati come "nuove tutele" segnano quindi l'abolizione progressiva di ogni "potere contrattuale speciale" dei lavoratori-cittadini, cioè, per previsione originaria della Costituzione del '48, quel potere negoziale necessariamente diverso da quello di chi tratta il prezzo di una qualunque altra merce.
Di più, è la stessa spesa corrente dello Stato, per acquisti, forniture e lavori, nonchè gli investimenti pubblici che in essa sono via via ricompresi che, sostenendo la domanda e l'occupazione, consente di proseguire a garantire la tutela del lavoro.
Quello che i partiti presenti oggi in Parlamento, nel loro compesso, non sembrano voler capire è che se si sostituisce ai meccanismi di tutela pubblica, diretta o indiretta, del lavoro, la determinazione "minima" autoritativa di un trattamento diffuso di disoccupazione o di retribuzione minima di entrata nel lavoro, il potere negoziale collettivo, sarà stato comunque assorbito, una volta per tutte, fra le spese che sono, nella loro integralità, soggette a livelli esclusivamente legati ai parametri imposti dall'UEM (come si è visto per le misure finanziarie cassate dalla Corte costituzionale portoghese): cioè dall'euro e al suo obbligo "infinito" di consolidamento del bilancio.
Cioè queste diverranno spese considerate nulla più che improduttivi "trasferimenti" o fastidiosi "vincoli" del mercato del lavoro, soggetti alla flessibilità, in diminuzione, dettata dagli obiettivi deflazionistici europei volti alla competitività.
Una volta che si sia considerato come unico principio supremo che lo Stato limita la spesa pubblica per raggiungere il pareggio di bilancio e che i livelli salariali possono fluttuare liberamente fino a che non siano raggiunti i livelli di "produttività" imposti dalla BCE e dai vari Ecofin, magari con norme direttamente dettate da commissari UE nell'ambito del two packs, essi saranno, sempre d'autorità, costantemente variabili in diminuzione.

Ciò che è graziosa concessione delle esigenze dei "mercati" che governano l'Europa sovrana, potrà sempre essere ridotto a piacimento, perchè il livello della prestazione pubblica o della retribuzione "legale", dovranno sempre essere variati per esigenze estranee al criterio della sufficienza per poter condurre un'esistenza libera e dignitosa, come impone l'art.36 Cost.che, proiezione concreta dell'art.3, comma 2 Cost., era volto a stabilire un parametro invalicabile della libertà esistenziale dei lavoratori stessi.
La prova di ciò è che, la Repubblica italiana, astretta dai limiti UEM, che gli impongono di correggere gli squilibri commerciali determinati dall'euro, attraverso "riforme del lavoro" e riduzione di deficit e debito pubblico, non potrà presto più garantire neanche la Cassa integrazione guadagni per il crescente numero di lavoratori costretti a ricorrere a tale forma di previdenza lavorativa. E la Fornero che afferma che i fondi saranno reperiti senza bisogno di fare una manovra, ma "semplicemente" tagliando ancora la spesa pubblica: che, per effetto del maggior moltiplicatore, è invece la manovra con effetti recessivi più intensi (il che, poi, tra l'altro significa che pagamenti a fornitori e dipendenti in futuro diminuiranno).
Ma anche per le pensioni si preannunciano gravi difficoltà di prosecuzione nei pagamenti: pur essendo un sistema a ripartizione in largo attivo (almeno finchè la disocucpazione non sarà dilagante), infatti, i fondi affluiscono alla fiscalità generale e..."il governo continua a tagliare i trasferimenti", in omaggio al pareggio di bilancio.
Se dunque la stessa CIG e le pensioni, travolte dalla disoccupazione provocata deliberatamente dall'austerità UEM che prolunga la recessione, non potranno più essere garantite nei livelli legalmente previsti, la logica di risparmio della spesa pubblica e di pareggio del bilancio, farà sì che, quand'anche introdotti"reddito di cittadinanza" e "minimi salariali" saranno una comoda e privilegiata via di intervento riduttivo della spesa pubblica via via che la crisi, inevitabilmente innescata da questa logica, presenterà il conto agli Stati, i cui bilanci saranno sempre peggiori delle previsioni (proprio perchè si continua a ignorare il moltiplicatore fiscale e a perseguire esclusivamente la correzione deflattiva salariale).
Anzi, in questa prospettiva di agevolazione del taglio delle prestazioni e dell'arbitrio totale circa il "livello minimo delle prestazioni essenziali", fossi in voi, diffiderei dei "secondi fini" di chi volesse introdurre misure del genere!
Lo stesso meccanismo di pagamento dei crediti alle imprese implica che essi siano pagati creando dei "fondi" appositi presso il governo centrale, che però saranno soggetti a copertura: sia mediante la restituzione dei relativi trasferimenti, gravati da interessi, da parte di regioni e enti locali, col corrispondente sacrificio di altre voci di futura spesa per far fronte all'obbligo di restituzione; sia, per la parte che non sia prontamente coperta da tali rimesse dalla periferia al centro, di riduzione programmate, o altrimenti per tagli "lineari" della spesa pubblica dei ministeri.
Quand'anche inizialmente si fissasse un salario di cittadinanza il suo costo aggiuntivo rispetto alle attuali forme di previdenza del lavoro sarebbe finanziato obbligatoriamente mediante tagli aggiuntivi e inevitabili al resto della spesa pubblica. O nuove gravose imposte: ovvero entrambe le cose.
E se non ci fosse un costo aggiuntivo, ciò vorrebbe dire che l'ammontare di tali erogazioni sarebbe un ulteriore arretramento del "livello essenziale delle prestazioni". A questa alternativa non c'è scampo nelle attuali condizioni dettate dal pareggio di bilancio in Costituzione.
Ed è questo che non vogliono capire le forze politiche oggi presenti in Parlamento: tutte, finora senza eccezioni. Credendo che la "riduzione" dell'intervento pubblico sia una cosa positiva, una spinta ad una maggiore "efficienza". Sì: della macchina distruttiva della domanda interna, del sistema delle imprese e dell'occupazione.

Quindi si prepara, a seguire queste logiche, un futuro in cui incertezza, precarietà e crescente impoverimento saranno programmaticamente perseguiti a danno dei lavoratori, privati delle tutele costituzionali per resistervi, e abbandonati dalla Repubblica, che rinuncia al suo "compito" primario di tutelarli e di garantire il livello essenziale delle relative prestazioni (art.1, 3, 36, 120 Cost.; ma in realtà sono tanti di più gli articoli coinvolti).
E a proposito...Dai vari "supercandidati" alla presidenza della Repubblica, avete mai sentito una sola parola, da trasmettere doverosamente a tutti gli italiani, su questi problemi così gravi e incombenti? Un accenno della consapevolezza di questi meccanismi inesorabili? Eppure il prossimo PdR sarà quello che dovrà gestire questi eventi che, finchè ci sarà l'UEM, sono una certezza.

ADDENDUM DELLE 19.00: nel ringraziarvi per il livello e l'interesse dei commenti, vi segnalo questo articolo di Feltri, che conferma come l'euro exit sia ormai una questione "vista" solo da chi ha iniziato da poco a subire le conseguenze della crisi, e si accinge perciò a "badogliare". Per tutti gli altri (che credono nella "sinistra" o nelle alternative), beh...che si arrangino

42 commenti:

  1. Una cosa che mi chiedo da tempo e non sono riuscito a capire: in condizioni normali, senza i vincoli europei, il reddito di cittadinanza ha un senso oppure è una cazzata comunque?

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    1. Quello che ho cercato di esprimere è che in condizioni normali, lo Stato provvede a sostenere l'occupazione e non a fare leggi per ridurla e provocare la deflazione salariale (ti rinvio ai links dei 2 lavori di Sofia sull'art.36 Cost.).
      Lo Stato tiene fede alle sue previsioni costituzionali e l'intervento pubblico, invece di provocare deliberata recessione, sostiene l'istruzione e la ricerca, con adeguati investimenti, innnalzando il livello del capitale umano e le sue possibilità di impiego.

      E paga le pensioni a cittadini che hanno avuto una fisiologica vita lavorativa; e se incorrono in disoccupazione paga l'integrazione salariale straordinaria fino a che non trovino un altro lavoro. Svolgendo politiche che proteggono l'occupazione in funzione anticiclica e non accanendosi nell'asuteirtà fiscale per acuire la crisi.
      Il mercato del lavoro sarebbe quindi dominato da trattative con la parte datoriale ma alla fine si garantirebbe un salario (e corrispondente copertura previdenziale) per condurre una vita libera e dignitosa (art.36 Cost.).

      L'idea del salario di cittadinanza presuppone che tutto questo non ci sia (più). Quindi è una implicita rinunzia a un sistema sociale delineato dalla Costituzione nonchè la rassegnazione alle politiche deflattive che provocano la disoccupazione.
      Il contrario di quanto affermato da Keynes

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    2. mi intrometto nel botta e risposta per segnalare anche un altro aspetto tecnico e sociale che a mio modestissimo avviso emerge nel confronto tra reddito di cittadinanza e diritto al lavoro.

      Il reddito di cittadinanza implica quanto detto in modo molto chiaro e sintetico in questo post. Invece vorrei sottolineare ulteriormente come il garantire il diritto al lavoro presuppone che lo Stato abbia in mano tutti gli strumenti monetari e fiscali per poter plasmare le dinamiche di mercato, invece di esserne plasmato come avviene ora, in altre parole richiede uno Stato che oltre a creare domanda in periodi di recessione, crei anche aziende e quindi si faccia imprenditore. Ecco perchè la rivendicazione che "lo Stato ci deve dare il lavoro" in realtà ha fondamento, ma solo appunto se lo Stato ha gli strumenti per poter agire senza vincoli esterni nell'economia e sull'economia. Faccio un esempio: in Italia non si produce un certo tipo di bene perchè conviene importarlo dall'estero già fatto piuttosto che investire per creare da zero le infrastrutture per produrlo. Date le condizioni nessun privato investirebbe in tale direzione. Ecco allora che uno Stato nei pieni poteri monetari e fiscali può decidere di investire per fondare una fabbrica che produca in loco quel bene, coinvolgendo le proprie risorse (università, enti di ricerca) e con l'obiettivo di assorbire i disoccupati. Tale tipo di investimento può essere fatto dallo Stato che fosse nei suoi pieni poteri perchè non sarebbe assillato dalla necessità di ottenere alti rendimenti dei propri investimento, potendo accontentarsi di un rendimento inferiore di quello che un altro impiego darebbe, motivo per cui un privato non sarebbe interessato a rischiare.

      Il reddito di cittadinanza invece non richiede che lo Stato sia in grado di influire sul mercato e quindi è una comoda foglia di fico per nascondere il fatto che gli Stati europei entrando nell'euro sono oramai ridotti ad essere dei semplici attori del mercato, come fossero delle aziende qualsiasi, le cui decisioni quindi non possono essere prese autonomamente, cioè non possono essere di natura politica ma solo "tecnica", cioè dettate esclusivamente dalle necessità del mercato finanziario. Ecco che in questo caso gli Stati non possono più investire per creare lavoro, ma sono obbligati ad investire in quelle attività che consentono di soddisfare i rendimenti richiesti dai creditori.

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    3. Hai espresso con esattezza quelli che sono gli sviluppi-corollari di politica economica di quanto qui detto.
      Ma d'altra parte, sul piano giuridico, questo è lo sviluppo della fondamentale clausola dell'art.3, comma 2: la Repubblica, attraverso le sue istituzioni, si attiva per rendere effettiva l'eguaglianza e la fruibilità dei diritti, tra cui quello centrale del lavoro. Ma anche della ricerca e dell'istruzione in genere. Tutti obiettivi che concretamente lo Stato democratico costituzionale si vede affidati dalla Costituzione.
      Ne abbiamo anche parlato qui
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/costituzioni-democratiche-e.html

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  2. Tutto sacrosanto. Poi basta pure seguire le vicende un po in rete per capire come finirà la commediola.

    Si offre reddito di cittadinanza, base d'asta 800-1000 euro, chi offre di meno signori. Forza 800 e 1, 800 e 2 .... dal web offrono 600 euro mensili, oltre integrazioni in beni e servizi a carico delle Regioni (le regioni, quelle che l'euro manderà in fallimento) Forza signori chi offre di meno 600 e 1, 600 e 2 .... il PD offre 500 euro e solo per 400.000 persone (ma che dico persone, beneficiari). Avanti non abbiate timori, chi offre di meno, vogliamo mica farci battere da Hartz o dalla social card di Tremonti.

    E il "bamboccio bugiardo" (copyright sil-viar o sbaglio?), offre di meno addirittura citando la costituzione (più bugiardo di così), per lui non è abbastanza Hartz.

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    1. Hai ragione: è una gigantesca buffonata. E qualunque livello iniziale (anche al ribasso) se lo possono sempre rimangiare in nome del pareggio di bilancio.
      Avevo avvertito che era la pietra tombale della democrazia costituzionale
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/ccostituzionalita-delle-manovre.html
      (insisto sul post perchè mi piacerebbe che tutti i lettori fossero in grado di padroneggiarne le argomentazioni in modo da riversarle all'esterno :-))

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    2. Giusto. Che poi non ho capito se si possono anche fare dei paralleli con l'unione sovietica. Vagabondavo in rete ieri sera cercando materiale in proposito e mi sono imbattuto in questa tesi che dice: "slegando i concetti di retribuzione e lavoro, si affermò un lavoro non specializzato scarsamente motivato e caratterizzato da una bassa etica lavorativa; si lavorava perché si doveva, pena la perdita di una posizione nella società del socialismo reale con probabile conseguente emarginazione in campi di lavoro. Questo era l’unico fine del lavoro, soprattutto dal momento che la retribuzione, appunto, era garantita. " (pag. 66 verso la fine). Mi pare somigli molto all'idea del reddito di cittadinanza. Chissà poi quanto era questa retribuzione garantita rispetto al costo della vita. Certo è della LUISS (e li purtroppo non sono tutti Cesare Pozzi). Ne ho letto poche parti ed in alcune richiama, ovviamente, von Hayek ma il senso è che ci stiamo muovendo in direzione sovietica, ti do un reddito di cittadinanza e poi ti sbatto dove voglio io. Se è così anche i liberisti che ci leggono dovrebbero preoccuparsi. Dopo averci detto per anni che la costituzione era stalinista, ripetiamo gli stessi errori dicendo di voler fare il contrario.

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    3. Per fare dei paragoni con l'URSS, in realtà dimentiche che in quella società (ma anche nel nazismo) si affermò la assoluta stabilità del posto di lavoro.
      Quella attuale è, invece, una forma autoritaria in cui, primariamente, come presupposto teorico e fine politico, tale stabilità è negata (portando al corollario della diminuzione dei salari, id est, secondo la curva di Philips, dell'inflazione, scopo istituzionale principale enunciato dai trattati).
      Insomma, non è, ora, lo stalinismo che vine in gioco, ma UNA FORMA DI RESTAURAZIONE DEL LIBERISMO OLIGARCHICO PRECEDENTE ALLA CRISI DEL '29 (come cerco di spiegare insistendo sulla teoria delle banche centrali indipendenti).
      E' un disegno restauratore reazionario (non rivoluzionario, come il nazismo e il marxismo-leninismo); proprio la crisi e poi la fine del socialismo reale hanno consentito di lanciare la "rivincita" del capitalismo sulle costituzioni democratiche redistributive e "interventiste", in nome di liberi mercati che non sono mai esistiti e che dissimulano le c.d. "autorità di fatto", che bypassano la legalità democratica per la forza bruta dell'enorme quantità di risorse (private e concentrate) che le sostiene. Fino al punto da costituire ANCHE "istituzioni autoritarie" che presidino l'ordine restaurato dell'oligarchia finanziaria.
      E allora il reddito di cittadinanza è solo un misero sistema di progressiva espulsione dal mercato (e anche dalla esistenza materiale) di ciò che non viene tollerato in termini di costo da parte degli oligarchi, i quali non possono rimunciare all' "esercito di riserva dei disoccupati", sicchè tale "reddito" partirà come graziosa elargizione fino a ridursi a livelli simbolici. E' una certezza basata sulle leggi economiche in cui "loro" credono
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/popper-le-catastrofi-europee-e-la.html

      Il che ci descrive con precisione quello che sta accadendo in europa e cosa significhi il "più europa"

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    4. Corretto, mi hai convinto. Del resto l'UE è un progetto di elite.

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    5. Prima della crisi del '29 erano presenti sistemi pensionistici e sanitari pubblici abbastanza efficienti. Direi che stiamo tornando ai tempi di Dickens......

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    6. In realtà, in linea di tendenza, prima della crisi del '29 i sistemi previdenziali erano mutualistici (cioè cooperativi privatamente creati dagli stessi lavoratori) o assicurativi privati puri.
      La grande discriminante che allarga l'impegno pubblico in forma di garanzia (basta proprio sulla sovranità monetaria), verso la generalità dei cittadini (fino al recepimento costituzionale) si ebbe proprio dopo il '29: al di fuori degli stati dittatoriali, fortemente improntati alla socializzazione statale, va indicato il "rapporto Beveridge" del 1942

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    7. Però, Dickens e le persecuzioni per debiti. Direi che sostanzialmente ci siamo.

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  3. Credo che in giro ci sia un gran casino comunicativo sul tema.
    La mia idea di reddito di cittadinanza (sempre considerando una situazione di uscita dai vincoli) corrisponde a quanto dice quarantotto nella sua risposta:
    'se incorrono in disoccupazione paga l'integrazione salariale straordinaria fino a che non trovino un altro lavoro... si garantirebbe un salario (e corrispondente copertura previdenziale) per condurre una vita libera e dignitosa (art.36 Cost.).
    E' chiaro che invece viene pensato più come elemosina per farsi 'perdonare' la libera precarietà e deflazione.

    Nel frattempo ho letto il post di sofia sull'art.36 e pensavo: ma questo non vuol dire che, di fatto, praticamente tutte le riforme del lavoro fatte negli ultimi 25 anni sono incostituzionali?

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    1. Appunto: viene pensato sul presupposto che una dilagante disoccupazione sia una condizione fisiologica e accettabile della società. E quindi sul presupposto dello smantellamento dei compiti costituzionali dello Stato. Questo è il punto. E una volta smantellati, non ci sono più i corrispondenti diritti e questo "welfare-elemosina", diventa una graziosa concessione sottraibile a piacimento per le prevalenti esigenze dei "mercati".

      Poi: sì, a rigore sono incostituzionali.
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/ccostituzionalita-delle-manovre.html

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    1. Apprezzo la tua esposizione della questione in termini logici.
      Però la realtà è, proprio livello logico e storico, un pò diversa.
      Non so se tu abbia seguito questo blog nel suo complessivo discorso. Mi auguro che lo farai: quello che qui si sostiene, è che la Costituzione abbia (rectius, "avesse" in reazione ai totalitarismi della IIWW) già risolto il problema. Cioè ha affermato una struttura socio-economica e il ruolo dello Stato nel realizzarla, in termini NORMATIVI.
      In sintesi, quella che denomini struttura A è una sovrapposizione illegale e illegittima, violando la sovranità, racchiusa nella forma di Stato detta "democrazia costituzionale pluriclasse".

      Il problema allora è, più semplicemente: come si rispristina la legalità costituzionale, violata in nome di un trattato internazionale, ma in realtà della forza bruta del potere finanziario?
      Certo con la dovuta cultura economica e costituzionale. E quindi con delle qualità cognitive "ermeneutiche". E una conseguente volontà politica diffusa.
      Quindi il tutto si riduce a un problema di espressione della libertà di informazione e di "intensità" del suo ripristino.
      Questo sul piano logico-politico: sul piano sociologico-giuridico, invece, l'ipotesi frattalica suppone che una tirannia, quando giunge a un livello di inefficienza diffuso e crescente, danneggiando anche altri gruppi etnici (l'intera economia occidentale e mondiale), segna il suo punto di rottura.
      Cioè, nonostante il suo immenso apparato di potere, subirà una controspinta che la sconfiggerà.
      Solo che, (QUESTO E' IL PROBLEMA ITALIANO) mancando l'autonoma spinta della coscienza nazionale tesa al ripristino della legalità costituzionale, non si sa che esito avrà questo inevitabile mutamento della Storia (che si collocherà progressivamente negli anni immediatamente davanti a noi)

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  6. Io faccio 1+1 come qui ben si insegna...c'è molto da fare là fuori, e non è solamente un metodo di governo, l'Euro, che va cambiato, ma un intero concetto di conduzione economico-finanziaria "globale".

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    1. Bellissimo articolo: mi conforta sulla dottrina delle BC indipendenti, facendone un'analisi sul lato (psicologico-ideologico) dell'offerta.
      Mi sa che merita un'elaborazione ulteriore, coordinando le 2 analisi, con un apposito post, appena trovo il tempo (sempre che non ti voglia divertire tu; ma che puoi sempre lo sai). Grazie

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  7. Non è che i politici "non vogliono capire", capiscono benissimo e portano avanti, diligenti, gli ordini di scuderia. L'Euro non è un errore e la Ue è un golpe bianco ai danni degli stati. L'Euro sta assolvendo egregiamente il suo compito, che è riassunto brillantemente dall'articolo seguente:










    http://coriintempesta.altervista.org/blog/leuro-e-un-grande-successo-non-scherzo/

    F.M.





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    1. Sicuramente i politici di lungo corso, ma quelli di vertice, euro-istituzionalizzati, qualcosa l'hanno capita (non sopravvaluterei la loro cultura economica e costituzionale). Quelli che proprio non vogliono capire, nel senso che per volerlo occorrebbe porsi il problema di "capire" (e non solo su questo), sono quelli che hanno fatto la proposta del reddito di cittadinanza: il m5s

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  8. OT. E chi non ti ritira fuori dalla naftalina il Beppe? Ma lui ovviamente. Non ho letto (ne ascoltato) tutto, notevole solo l'ultima parte dove con noncuranza riporta parole molto preoccupanti come qui ampiamente previsto:

    "[...] abbiamo bisogno di un ritorno alla Costituzione. Costituzione che non è un totem che può essere modificata, aggiornata, essendo ovviamente frutto di un’epoca ormai passata [...]"

    QED

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    1. Non è OT se consideri la domanda finale del post (prima dell'addendum).
      E infatti, il prossimo passo di consolidamento del disegno oligarchico, per consolidare le posizioni istituzionali che si sono prsi con la shck economy e il pareggio i bilancio, sarà L'ATTACCO ALLA COSTITUZIONE.
      All'unisono, scatenando tutti gli INFLUENCERS mediatici di regime

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  9. Per chi non se lo fosse ancora visto, segnalo un ottimo Claudio Borghi all'Ultima Parola. Ma Polillo? Anche lui si dà al badoglismo?

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    1. Probabile: ordine di scuderia :-)

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    2. Ma da notare, attenzione: per lui sbagliata a livello UE è la politica monetaria non quella fiscale. Cioè il pareggio di bilancio va bene (e pure la svalutazione dei salari) ma non va bene il cambio dell'euro. Quindi la reazione da destra è sempre e solo: italian tea party (il che contraddice la sua citazione di Keynes sulla piena occupazione)

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    3. Sì, c'è da dire che in questo video appare decisamente confuso dalle mazzate di Borghi (che continua a sorprendermi, in positivo). Insomma, ha tirato un colpo al cerchio e uno alla botte, ha ammesso gli errori commessi e si vuole tenere aperte tutte le strade...più badoglio di così!

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    4. Guardate che Borghi è in gamba,
      dopo la marcia su Roma si potrebbe metterlo a BankItalia :)

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  10. Intanto in Portogallo.... Mario Soares che ha guidato il paese verso la democrazia dopo la dittatura di Salazar, ha detto che tutte le forze politiche dovrebbero unirsi per "far cadere il governo" e respingere le politiche di austerità della troika dell’ Ue-Fmi.
    "Il Portogallo non sarà mai in grado di pagare i propri debiti, per quanto possa continuare ad impoverirsi. Se non è possibile pagare, l'unica soluzione è non pagare. Quando l'Argentina era in crisi non pagò. E che cosa è successo? Non è successo niente", ha dichiarato ad Antena 1.

    L'ex Premier Socialista ed ex Presidente del paese ha detto che il governo portoghese è diventato un servo del cancelliere tedesco Angela Merkel, e che esegue disciplinatamente qualunque ordine ricevuto.
    "Nel loro desiderio di fare contenta la Senhora Merkel, hanno venduto tutto e rovinato questo paese. In due anni questo governo ha distrutto il Portogallo"

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11728

    Li schiacceranno lo stesso ma almeno il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale e l'ex Capo del Governo ed ex Presidente Soares una parola l'hanno detta.

    da noi il sonderkommando Prodi ha detto in inglese "I Was shy" riferendosi all'episodio dei Lords che lo zittivano. Bel contrasto.
    "They had pushed for the stability pact and yet they were the first to disobey it and to put it in the dustbin. I can't forget that night ... I was shy. I said: 'Look, but you can't go beyond three percent.' And I remember they told me: 'Shut up. We are the lords of this.' It was [EU] history changing," he said.
    http://euobserver.com/institutional/119052

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    1. Splendida storiellina: infatti Rrrrosy Bindi ci viene a dire che ha prestigio internazionale. Ma lo sai come va la legge di Murphy applicata alle massime istituzioni italiane...(corollario di Peter: ciascuno raggiunge il più alto livello di incompetenza)

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    2. Corollario di Peter: 8^)
      e comunque pure loro (Prodi e Rosy) verranno sommersi dal fango della storia*.

      *cito Davide Tarizzo in questo intervento assai interessante.
      https://www.youtube.com/watch?v=FlbnekxR3bk
      Trovo l'immagine molto evocativa, gli ultimi minuti sono in crescendo.

      Lo sintetizzo malamente: l'ascesa di Grillo, la crisi dei partiti, la critica ai privilegi della casta, suggeriscono (visti gli innumerevoli precedenti storici) che ci si trovi in una fase costituente. La nostra democrazia ne uscirà fortemente rafforzata o più probabilmente distrutta. Il PD ha legato il proprio destino all'euro. Il PD porta l'enorme responsabilità dell'assenza di dibattito democratico sul tema e quindi dei successivi possibili esiti non democratici. In caso di rottura (che non può essere esclusa) avremmo un enorme vuoto, poi fango detriti e sedimenti copriranno il PD consegnandolo alla storia.

      e penZa che ai tempi dell'ulivo li votai persino, ora li vedrei bene come cani randagi a Pompei (Shut up! Sit! Lie down! Addestrati dai Lords e poi abbandonati... nonostante il pedigree internazionale) http://www.bighunter.it/Cani/ArchivioNews/tabid/207/newsid729/8216/Default.aspx

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  11. STADI, SPALTI & STUDI

    Dopo la “messa” della domenica a sentir le nenie delle Barbare “sovranazionali”, tutti allo stadio a stender striscioni, a tifare la squadra del "cuore": sugli spalti alcuni a destra, altri a sinistra (ndr, quasi, quasi, mi faccio uno .. shampoo), attenti a non guardare la “partita” unica.
    In fondo non è uno sport per “tutti” e basta poi una sbirciata veloce ai “voti” delle “veline” del lunedì per capire che non è stato un bel gioco.
    Tra cinguettii e necessità di 10 “saggi”, viene il martedì dello “smarco”, quello degli infortunati, degli espulsi in “autotutela”, dei vincitori sconfitti, degli scontenti di “nuovi” ruoli da ricoprire per breve tempo e, soprattutto, delle “formazioni” per il mercoledì di “coppa” per salvare il destino di un campionato compromesso dai "senza gloria" e con molta infamia.
    C'è ancora il giovedì dei dispacci internazionali, quelli che raccontan sempre di “moduli automatici”, di “vincoli” da rispettare per evitare il fuori gioco, di “condizioni” necessarie per tornare a vincere.
    Come il digiuno del venerdì dopo le scialbe prestazioni a portare qualche nuovo (im)penitente a riguardare qualche articolo, quelli determinativi, della Carta vecchia che nella stampa nuova ha peduto più di una lettera pprima di tornare al sabato del villaggio sperando che, dopodomani l'altro, il tempo sia buono per le zolle dissodate.
    Se non sarà "messi", sarà gramigna e basta, approfittando anche della casa di ’48, non dimenticare la “semenza”, qualche pratica agronomica e la differenza del “raccolto” che produce.

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    1. "Il Mister fa la sue scelte. Io cerco sempre di farmi trovare pronto.
      Non facciamo tabelle, non facciamo proclami, giocheremo tutte le partite come una finale. E alla fine del campionato tireremo le somme"
      Alla fine, almeno, rendono conto ai tifosi...e non gli nascondono la classifica e i goals presi (più o meno, perchè se potessero...) :-)

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  12. Post bellissimo. dico solo questo.

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  13. Intanto la base 5s propone gabanelli al quirinale.
    Quanta tristezza è sopportabile prima di arrivare al suicidio?

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  14. Il mio primo post per un saluto a tutti e complimenti ad autore e collaboratori.
    Nell'ottica che il guardiano del recinto ha da conoscere i ladri di cavalli segnalo questo (nel caso non fosse già di vostra conoscenza), dove possiamo vedere lo stato dei lavori.
    In particolare in European Citizens' Initiative on Unconditional Basic Income si scrive:
    High enough: The amount should provide for a decent standard of living, which meets society’s social and cultural standards in the country concerned.
    It should prevent material poverty and provide the opportunity to participate in society. This means that the net income should, at a minimum, be at the poverty-risk level according to EU standards, which corresponds to 60% of the so-called national median net equivalent income. Especially in countries where the majority have low incomes, and therefore median income is low, an alternative benchmark (e.g. a basket of goods) should be used to determine
    the amount of the basic income, to guarantee a life in dignity, material security and full participation in society.
    ------------------------
    Grazie per avermi insegnato a leggere fra le righe.

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    1. Eh sì; pensa se contemporaneamente la dottrina Draghi-commissione-bundesbank impone la riduzione forzata dei salari nominali nei paesi debitori, che razza di autostrada si apre per i tagliatori della spesa pubblica...In fondo sono geniali...geni del male :-)

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  15. Buongiorno,

    sono un nuovo lettore, anche se da mesi seguo goofynomics. Trovo molto interessante l'analisi e la critica che viene fatta in questo blog. Da "piddino" convertito o almeno in via di conversione, sono molto sensibile alle obiezioni che tipicamente vangono fatte alle vostre tesi da parte della maggioranza delle persone con cui parlo. In particolare vi é l'idea ormai molto diffusa che "non possiamo più permetterci" lo stato sociale come descritto nella Costituzione. Ovvero l'obiezione é che sì, l'euro é insostenibile e la Banca Centrale sotto il Tesoro é più giusta, ma dentro o fuori dall'euro le risorse mondiali sono limitate e ci impoveriremo comunque, a maggior ragione con una valuta debole e un'inflazione sostenuta. La paura é cioè di tornare agli anni 70 dopo gli shock petroliferi, dove avevamo inflazione al 20% mentre la Germania ce l'aveva all'8%. Di sfuggita ho visto che su questo blog si é già criticata la posizione dei "decrescisti", ma vi sarei grato se potreste darmi qualche delucidazione in più, perché al di là dell'ignoranza della Costituzione é questo pessimismo di fondo sulla crescita economica l'ostacolo più grande al diffondersi del consenso sulla "struttura B".

    Grazie,
    Gian

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    1. http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/lettera-aperta-bersani-finita-la-festa.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/04/il-vincolo-esterno-la-decisione.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/la-dottrina-delle-banche-centrali.html
      Ma in realtà il blog bisogna conoscerlo.
      Che non ci siano le risorse è un'obiezione truffaldina: vallo a raccontare a BOE, BOJ e a FED. Il punto è quali politiche si facciano, ovviamente di intervento pubblico, per trasferire la liquidità al sistema invece di reprimere la domanda per suscitare recessione-disoccupazione e arrivare alla "competitività" deflazionando i salari. La crescita economica è avversata proprio perchè impedisce questa manovra: cioè si considerano, e pure in modo molto limitato, solo supply side policies...

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  16. L'ultima perla del più redditominimista di tutti:
    "qua siamo l'unico Paese al mondo dove ci vuole un costituzionalista per capire la Costituzione".Queste le parole dell'ortottero capo che possiamo tranquillamente inserire nell'arco incostituzionale.

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