martedì 15 maggio 2018

UNA SITUAZIONE COMPLESSA. E STRUTTURALMENTE DEBOLE


1. https://www.huffingtonpost.it/2018/05/14/salvini-torna-a-dubitare-il-leader-della-lega-mette-in-conto-il-fallimento-del-dialogo-con-di-maio-e-cerca-lexit-strategy_a_23434481/?utm_hp_ref=it-homepage
"Il governo nasce per fare le cose: o si comincia o ci salutiamo". E ci sono soprattutto quei "vincoli esterni", cioè vincoli europei, che Salvini cita con forza parlando alle telecamere col volto scuro, dopo l'incontro con il presidente della Repubblica. "O si ridiscutono i vincoli oppure è un libro dei sogni: il governo parte se può fare le cose – dice il leader leghista – sennò non cominciamo nemmeno...". La richiesta a Mattarella è di avere altro tempo per consultare la base ai gazebo nel weekend prossimo: per dividere la responsabilità di un governo che comincia a presentare troppi rischi.
Analisi coerente con la situazione politico-istituzionale e logicamente ineccepibile.

2. Ma in ogni modo dimostrativa del fatto che, secondo l'evidente schema delineato dalla nostra Costituzione (art.92, comma 2, Cost., integrato dalla "prassi" della storia repubblicana) e, prima ancora, dai meccanismi istituzionali propri di tutte le forme di governo parlamentari, il presupposto per la formazione del governo, specialmente allorché debba derivare da un accordo che coalizzi forze parlamentari differenziate, è l'individuazione di un premier incaricato
In sostanza, la determinazione della persona che rivesta tale ruolo, sulla base di un  consenso maggioritario (in parlamento) già rilevabile da una convergenza su obiettivi essenziali e caratterizzanti, - e che dunque sia legittimata di fronte all'elettorato- precede la fase di messa a punto di un programma comune,  (certamente auspicabile se precisato nelle sue linee fondamentali) e, più che altro, quella di determinazione della compagine ministeriale.
3. Per quest'ultimo fondamentale profilo, comunque esplicitato (e non a caso) dall'art.92 Cost., l'elemento del potere di scelta del presidente incaricato è ineliminabile, come preparazione anticipatoria di quel potere direttivo e di coordinamento che caratterizza funzionalmente la figura del Presidente del Consiglio (art.95 Cost.).
Ma anche sul piano programmatico, che sviluppa la già manifestata convergenza sugli obiettivi essenziali condivisi, il suo ruolo connaturale, proprio nella fase del negoziato per formare il governo, è quello di dare ordine alle indicazioni delle forze politiche che compongono la potenziale maggioranza, coordinandone il confronto.
4. E' evidente che, in assenza di questo ruolo propulsivo e ordinativo degli stessi lavori di stesura di un programma, la generica convergenza iniziale è altrimenti destinata al rischio di una stasi dai tempi indefiniti, in quanto determinata dalla fluidità di negoziati condotti da forze che si muovono come centri di interessi reciprocamente autonomi, e che quindi si pongono in rapporto tra loro su linee parallele e non aventi un baricentro comune.
In altri termini, secondo un elementare principio organizzativo che vale anche (e soprattutto) in una fase "informale", si pone l'esigenza di un punto fermo già comune e concordato che sia responsabile, verso le forze parlamentari e verso lo stesso elettorato, della indispensabile fase genetica autoorganizzativa del consiglio dei ministri.

5. Beninteso, questa serie di considerazioni valgono per il caso, costituzionalmente fisiologico, che il premier incaricato sia una figura politica, cioè un leader di partito coerente con la volontà popolare emersa dai risultati elettorali, e che possa perciò invocare una sua diretta rappresentatività, democratica e trasparente, degli obiettivi essenziali condivisi che sono la ragione stessa della formazione di quel nucleo di maggioranza parlamentare che ne giustifica la designazione.
Un negoziato per la formazione di un governo in assenza di un premier incaricato e che, con tutti i problemi sopra segnalati, si ponga come obiettivo (ancora non condiviso!) la designazione a posteriori dello stesso "incaricato" (o, nelle circostanze, sarebbe meglio dire "incaricabile") è logicamente e costituzionalmente atipico. E strutturalmente indebolito: il che rischia di portare alla formazione di un governo altrettanto debole.

22 commenti:

  1. Sun Tzu avrebbe certamente rimodulato il suo aforisma se avesse potuto studiare la 'Glorious Revolution'.

    Il generale non basta che sia capace, deve pure essere persona integerrima (cioè che non tradisce il sovrano).

    Il generale John Churchill (antenato di Winston, il primo del casato) tradì il Re (James) e passò (con buona parte delle truppe al suo comando) al servizio di Guglielmo d'Orange, decretandone il successo.

    La mia impressione è che la trattativa di governo si sia incagliata per il sospetto che i candidati PdC graditi al PdR (quindi non certo il Prof. Giulio Sapelli) si potessero poi rivelare dei novelli John Churchill.

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  2. Salvini si sta forse rendendo conto che andare al Governo in queste condizioni è quasi un suicidio, con Forza Italia che lancia continui avvertimenti, con il sistema mediatico scatenato contro qualunque sforamento del rigore sui conti, con Bruxelles che grida quotidianamente al pericolo populista. Sarebbe un governo debolissimo, senza prospettive, contro il quale, al primo tentativo di realizzare qualche provvedimento sgradito all’Europa, partirebbe il teatrino dello spread, con successivo ritiro dell’astensione da parte di Berlusconi e insediamento di un governo tecnico simil-Monti, prontamente sostenuto da PD e FI. Mi chiedo perché il leader della Lega dovrebbe accettare questo calvario, che rischierebbe di indebolirlo parecchio a livello politico ed elettorale. Giacchè la Lega, pur con i suoi limiti e contraddizioni, è l’unica forza politica con un programma di difesa degli interessi nazionali e dei cittadini italiani, spero francamente che si chiami fuori prima che sia troppo tardi, anche se questo aprirebbe la strada a un governo ‘responsabile’ gradito all’Europa e ai media, con il solito programma lacrime e sangue, che tanto piace al PD.

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    1. Il ritiro dell'astensione da parte di B però non pregiudica la maggioranza aritmetica dei giallo verdi così come non permette a B e pd di avere la maggioranza aritmetica per insediare un governo tecnico. O no?

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  3. A questo punto mi chiedo se la rielegibilità di Berlusconi non sia una mossa di indebolimento alla costituzione dell'asse Lega-5stelle. In quest'ottica, si preferirebbe riabilitare la figura di un Berlusconi che si è sempre dimostrato moderato nelle posizioni contro l'Europa, e che suo malgrado è attaccabile nel patrimonio familiare. Si sta generando una pericolosa situazione di stallo e, per quanto personalmente ne debba tristemente prendere atto, le titubanze di Salvini sono condivisibili.

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  4. Francamente, qualora ci fosse effettivamente stato un 'siluramento' di Sapelli ad opera del PdR, la cosa dovrebbe far suonare più di un campanello d'allarme.
    Sapelli è un tecnico e il suo pensiero ha la stessa dignità di quello di altri illustri accademici. Non la pensa come Monti o Cottarelli, ma cosa si pretende? Va bene che il PdR chieda una persona credibile e di spessore, ma che chieda un governo che persegua la stessa politica fatta per sei anni dopo che l'elettorato la ha bocciata, non va bene e si travalicherebbero, a mio avviso, i limiti costituzionali di un soggetto che resta, ai sensi degli artt. 89 e 90 cost., politicamente irresponsabile.
    Questo sempre che sia stato il PdR a opporsi alla nomina di Sapelli. Altre notizie che ho letto, infatti, parlavano di veto M5S.

    In ogni caso, abbassando il discorso di un gradino, va anche detto che una maggioranza M5S-Lega sarebbe esigua quanto la (precedentemente ipotizzata) M5S-PD-LeU. Sarebbe uno stillicidio, sempre a cercare una manciata di voti, e sempre con la spada di damocle della 'tenuta' del Gruppo M5S (se i parlamentari fedeli alla linea Grillo-Di Battista non te lo votano, che succede? Se Berlusconi e/o Renzi convincono una manciata a lasciare il Gruppo, che succede?).

    Un'ultima considerazione di natura 'generale'. Ma se un UE sono convinti della validità dei fondamenti politici e morali del loro progetto, quale è il problema nel sedersi al tavolo con dei governi eurocritici e dibattere lealmente sul punto? Perché rifugiarsi in stigmatizzazioni e demonizzazioni aprioristiche, se non addirittura in veri e propri ricatti politici? Forse perché una costruzione politica nata e cresciuta senza ulteriori orizzonti oltre al funzionalismo economico (peraltro di matrice liberista), in realtà, di argomenti politici, ne ha davvero pochi se non nessuno?

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    1. A doverosa precisazione: il quirinale precisa di non aver mai ricevuto indicazioni su Sapelli e di non aver posto veti.

      http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/05/15/quirinale-mai-ricevuto-nome-sapelli_2a7de121-e173-476b-9000-6a59fd0cfa8e.html

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    2. Sapelli dice che il veto è arrivato dalle oligarchie europee e che il Quirinale abbia soltanto recepito. Cosa non implausibile, perciò è ovvio che oggi il Quirinale smentisca... seppur non del tutto in realtà, perché nella nota è precisato “durante le consultazioni”. Anche considerando che evidentemente Sapelli aveva un piano ben preciso in mente dato che aveva chiesto che lo accompagnasse Siniscalco all’economia, che è uno che ha un certo peso presso quegli ambienti oligarchici.. e per questo anche una visione socioeconomica opposta a quella di Sapelli. Forse è stato valutato che Sapelli in questo modo avrebbe guidato un governo in grado di agire nella giusta direzione (per noi) e al tempo stesso “protetto” da eventuali “colpi bassi” in stile 2011, e per questo si è deciso di metterlo da parte.. anche tramite Di Maio, che mediaticamente doveva apparirne il responsabile.
      Questa l’intervista di oggi:

      http://www.ilsussidiario.net/mobile/Politica/2018/5/15/GIULIO-SAPELLI-Ecco-perche-Di-Maio-e-Mattarella-non-mi-hanno-voluto-come-premier-/820936/

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  5. Allora di che parliamo?
    Se prima di iniziare molli per convenienza o per forza del avversario noi siamo fottuti.
    Noi, non salvini.
    Non concordo gianni, anzi deve essere più esplicito sulla pressione delle istituzioni, deve far capire che sono i paletti che ci stanno ammazzando.

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  6. Salvini, se non è libero di realizzare il suo programma, perlomeno in alcune parti, farebbe bene a non proseguire nelle trattative evidenziando il ruolo quantomeno ambiguo e servile verso l'€uropa di Mattarella e Di Maio e opponendosi in maniera chiara ai diktat di Bruxelles e richiedendo subito di andare al voto. A questo punto, mi piacerebbe vedere Mattarella chiedere "responsabilità" ai soliti PD, FI, LEU e M5S (FDI si guarderebbe bene dal partecipare). Se pure riuscissero a mettere in piedi un qualcosa di simile a un governo, sarebbero destinati a schiantarsi rovinosamente dopo poco per l'acuirsi della crisi, e a quel punto alle successive elezioni la Lega farebbe davvero man bassa. Per ciò che percepisco in giro, tantissimi elettori del M5S voterebbero convintamente la Lega. Ad €ssi non resterebbe che l'opzione militare (non da escludere a priori).

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  7. IL NODO DELLA "CRAVATTA"
    (otc)

    Verrebbe da definirlo il "cappio".

    Apriamo il dibattito.

    PUNTO

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  8. Gentile 48 è la prima volta che commento nel suo blog, un luogo dove teoria e prassi vengono esaminate in maniera profonda e sistematica. E già per questo la ringrazio.
    Per questa prima volta devo però "ringraziare" (rigorosamente virgolettato in questo caso) il nostro PdR che, dopo il discorso di Dogliani sulla sua pretesa riserva di scelta (non nomina su proposta di... ex art. 92 Cost.) dei ministri, mi ha fatto pensare (con rabbia) che tanto varrebbe avere un presidente eletto direttamente dal popolo, almeno diventerebbe politicamente responsabile e l'elettorato prima di votarlo potrebbe ben "guardarlo in faccia" come si usa per tutti gli altri candidati politici. Poi, andando sul blog, ho scoperto (non l'avevo ancora letto) che già un anno fa lei proponeva come intervento chirurgico l'introduzione del “presidenzialismo” (elettivo a suffragio popolare) “alla francese” sostanzialmente per le stesse ragioni. Allora mi sono sentito meno solo, anche se pur sempre... diciamo arrabbiato.
    Bene, dopo i per me dovuti e sentiti ringraziamenti (ho letto i suoi libri), vengo al dunque relativamente al suo post di oggi, che oltre al merito di mettere un po' di ordine sistemico tra poteri del PdR e del PdC nella formazione del governo (dopo averne sentito di ogni in questi giorni...), evidenzia il logico presupposto che prima di individuare un premier incaricato da suggerire al PdR da parte della maggioranza formatasi occorre "un consenso maggioritario (in parlamento) già rilevabile da una convergenza su obiettivi essenziali e caratterizzanti" .
    Ecco, nella travagliata fase odierna, a mio avviso, quello che ancora manca (stando alle attuali dichiarazioni degli attori in campo e ai detti non detti) è proprio la convergenza su obiettivi essenziali e caratterizzanti. Ed il più caratterizzante, essenziale e dirimente di tutti rimane l'obiettivo di scrollarsi dalle spalle il vincolo economico-fiscale esterno.
    Finché il M5S non chiarisce da che parte della barricata si situa (probabilmente non lo farà mai) siamo ancora fermi al pre-requisito della formazione di una maggioranza politicamente coesa, conseguentemente non ci può ancora essere la proposta di un premier che possa successivamente contribuire ad un programma comune e a determinare la compagine ministeriale.
    E bene ha fatto Salvini ieri a rivendicare tutti i mezzi necessari per attuare i punti fondamentali del suo programma elettorale, in caso contrario meglio ritornare al voto (governi del presidente, targati Di Maio, surrettiziamente avallati ed introdotti via M5S sarebbe il modo più crudele e peggiore per morire).
    Non da ultimo mi permetto di osservare che la locuzione "modificare i trattati" è sostanzialmente un foglia di fico che se da un punto di vista tattico e diplomatico ha una sua ragion d'essere (e lo capisco), da un punto di vista pratico rimane una quasi utopia data l'esigenza dell'unanimità per le modifiche, peraltro in un contesto istituzionale europeo caratterizzato da rapporti di forza ben definiti (probabilmente è più facile che la Germania se ne esca...).
    Nel breve termine occorrerebbe, invece, la garanzia che quando il Sig . Di Maio parla (se ne parla) di modificare i trattati intenda (anche sommessamente) che è disposto (tanto per entrare concretamente nelle urgenti cose da fare subito, prima di flat tax , reddito di cittadinanza and so on) a puramente cassare la clausola di salvaguardia sull'IVA, senza tagliare spesa o aumentare le altre tasse ed infischiandosene di eventuali procedure d'infrazione.
    Qui, a differenza di quanto riportano i gazzettieri nostrani, non è un problema di accordo sulla figura del premier bensì un problema di accordo sui mezzi da utilizzare per attuare un programma comune. Che senza quei mezzi non potrà mai essere attuato, mentre la maggioranza degli italiani ha votato proprio perché fosse attuato.

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    1. Mi ha risparmiato di dover ulteriormente illustrare queste considerazioni in risposta a taluno dei commenti :-)

      Ma temo che, alla luce della tempesta che già infuria su alcune soluzioni che sarebbero introdotte dalla "bozza" (sempre per la serie: "tutti costituzionalisti ma senza leggere la Costituzione e i suoi lavori prepatatori"), occorrerà comunque tornarci.

      E' chiaro che siamo di fronte ai problemi derivanti inevitabilmente dalla inosservanza della sequenza "un consenso maggioritario (in parlamento) già rilevabile da una convergenza su obiettivi essenziali e caratterizzanti-conseguenziale individuazione delle figura di premier che organizzi e dia ordine all'esplicitazione di linee programmatiche- coerente e coessenziale discenderne di una coincidenza di vedute sui "mezzi da utilizzare per attuare un programma comune"-.

      Questa debolezza strutturale del processo formativo (che, attenzione, potrebbe essere ragionevolmente imposta dalla realtà politica "emergenziale" data dalle differenze sostanziali di partenza delle due forze politiche negoziatrici), si riflette nella previsione, più propria di accordi privatistici commerciali, di un "comitato di conciliazione" nella prosecuzione dell'attuazione del programma di governo.

      Molte cose si possono dire su questo punto; ma attenderei di vedere se il governo sarà effettivamente formato (e l'accordo definito e reso ufficialmente pubblico)...

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    2. Questa cosa del comitato è quella che mi inquieta di più, spero avremo presto post dedicato

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  9. Il risultato delle elezioni, essendo il Paese schiacciato dal vincolo esterno che è l'antitesi della democrazia, è paragonabile allo scrivere "Ti AMO" sulla sabbia. Alla Lega anche se prendesse l'87%, MAI e poi MAI sarà consentito di governare essendo anti UE e anti immigrazione, a Salvini non rimarranno che le briciole, si fa per dire, dei governi regionali, mentre a livello nazionale ci stiamo avviando a grandi falcate, a causa dei veti incrociati 5stelle-abberluscone-pd, a schiantarci contro un muro, quello di un governo tecnico e piu europeista con Mattarella che indosserà i panni di Napolitano, essendo questa l'unica soluzione per formare un esecutivo prono ai diktat UE-CE.BCE.

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    1. Il cuore è il luogo in cui risaccano i sentimenti e spiaggiano le passioni.

      Tutti i "TI AMO" sono scritti nella sabbia...

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  10. I media italiani sono una cosa vomitevole.
    Tutti i giornalisti appecorati al pude senza se e senza ma.
    Opinionisti sui generis che parlano di economia come nobel senza nemmeno avere la minima cognizione di cosa dicono.
    Ho paura che sia tardi per salvare il paese e i milioni di cittadini che non possono competere con la globalizzazione a mani nude e senza difese.

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    1. I media mondiali sono una cosa vomitevole.

      Se non fai schifo anche a chi ti ha messo al mondo non ti assumono.

      I media sono rappresentativi del capitalismo liberale: una concorrenza pluralistica per mettere sul mercato, nel format migliore, un paniere/framework di merci prodotte da un unico cartello.

      Come per la banca centrale, si dovrebbe essere contro anche all'indipendenza dei media: la loro neutralità può essere incentivata solo dalla proprietà pubblica del capitale e dal controllo diretto dello Stato delle agenzie di stampa.

      Internet stesso permette la partecipazione dei lavoratori alla produzione immediata di informazioni e cultura.

      L'informazione è un servizio pubblico e non deve generare alcun profitto, diretto o indiretto.

      Chi controlla media e banche centrali finisce per controllare i gangli vitali dell'organizzazione sociale, le forze dell'ordine e l'esercito; il processo democratico diventa un Truman show.

      (Il sovrano che può invocare lo stato d'eccezione è il Mercato ovvero il Capitale. In barba al primo articolo della Costituzione.

      Voglio dire, il primo ad essere sovranista è il mercato. L'unione Europea che vuole avocare a sé la sovranità dei popoli europei, non è sovranista?)


      Tutti cosmopoliti con la sovranità altrui: una volta si chiamava imperialismo.

      Poiché il capitale è un rapporto sociale, ne consegue che la classe di questi grandi proprietari individua la classe degli oppressori: questo è il nemico.

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    2. Conforta il risultato di un recente sondaggio secondo il quale solo il 29% degli italiani si fida dei MM

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  11. Sicuramente la Lega se deve andare al governo per proseguire le politiche del PD (pare che i 5S parlino di portare il deficit al 1,5%) dice grazie e arrivederci alla prossima tornata elettorale dove, quando che sarà, aumenterà ancora il proprio peso.
    Giustamente.

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  12. Senza addentrarsi in pur necessarie interpetrazioni costituzionali, nella lingua italiana, il verbo NOMINARE non significa SCEGLIERE o DESIGNARE (come ha ben rimarcato Carlo Guadagni qui sopra - a me sembra ovvio, ma pare non essere così per tutti e quindi è bene confrontarsi).

    Senza addentrarsi in interpretazioni costituzionali, l'Italia ha una sua Costituzione che fissa i principi e gli obiettivi - e anche gli strumenti - irrinunciabili (a partire dal lavoro, citato, non a caso, nell'articolo 1) che devono ispirare ogni legge e ogni atto dello Stato italiano, l'Unione Europea non l'ha (non a caso).

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