mercoledì 25 ottobre 2017

LA DOPPIA MONETA DI EINAUDI E L'€TA' DELL'ORO: LA "RIVOLUZIONE LIBERALE"?


https://images.agi.it/pictures/agi/agi/2017/08/29/062020760-df28f55c-d241-4895-8fe4-9be06837bc88.jpg

1. L'argomento di cui cercheremo di trattare oggi è in realtà un classico di questo blog; la sua rinnovata attualità, però, discende da un ritrovamento di Arturo, relativo a uno scritto einaudiano del 1936, complementare, o meglio "rivelatore", del senso di un successivo discorso dello stesso Einaudi, svolto il 14 marzo 1947 in Assemblea Costituente. Il tema, come vedrete, è quello del gold standard e della sua relazione con la doppia moneta (doppia circolazione, contemporanea, di due diversi strumenti di pagamento) di cui pure, oggi, da più parti si parla (sia pure, al momento, con diverse finalità).

2. Per chiarire (ancora) il tema generale del gold standard, che è sempre utile rammentare, riportiamo in premessa due "definizioni", rispettivamente di Guido Carli e di Eichengreen. Ci servono per mostrare la distanza, di Einaudi, dalla realtà (socio-politica) della sua esposizione "scientifica", nonché, pure, la sua abilità...affabulatoria.
Dunque Eichengreen, descrive così la storica transizione tra l'ottocento e il novecento proprio con riguardo al senso politico, prima che economico, del gold standard (da ultimo, qui, p.7):
"Ciò che era critico per il mantenimento di cambi fissi,.., era la protezione dei governi dalla pressione di dover sacrificare la stabilità dei cambi ad altri obiettivi. Vigendo il gold standard ottocentesco, la scaturigine di questa protezione era l'isolamento delle politiche di cambio dalle politiche interne
La pressione portata sui governi del XX° secolo a subordinare la stabilità della valuta ad altri obiettivi non costituì una caratteristica del mondo ottocentesco.
A causa della limitazione del suffragio, i lavoratori comuni che maggiormente soffrivano la durezza dei tempi, avevano scarse possibilità di obiettare agli aumenti dei tassi di interesse decisi dalle banche centrali per difendere i cambi fissi. Né i sindacati nè i partiti che potessero rappresentare i lavoratori nei parlamenti, si erano sviluppati al punto che i lavoratori potessero insistere nel rivendicare che la difesa del cambio potesse essere temperata dal perseguimento di un adeguato livello di occupazione.  
[ndr; ...questa difesa democratica della classe lavoratrice dagli effetti del vincolo monetario, è esattamente ciò che "il manifesto di Ventotene" indica come i "sezionalismi" guerrafondai (?) da combattere, attribuendo al conflitto sociale il ruolo di uno scontro periferico rispetto ad un indefinito e, a questo punto misterioso, interesse generale, perseguibile solo da parte del solido stato internazionale!]
La priorità attribuita dalle banche centrali alla difesa dei tassi fissi (ndr; siano essi conseguenza del gold standard ovvero, come oggi in €uropa, di una moneta unica), rimaneva fondamentalmente incontestabile. I governi erano perciò liberi di difendere il mantenimento dei cambi fissi intraprendendo qualunque passo fosse ritenuto necessario".
Globalizing Capital (Princeton University Press, New Jersey, 2008, pag. 2).

3. Risulta allora comprensibile perché Carli, sullo stesso argomento, in pieno novecento e a commento delle prime proposte di moneta unificata europea, incentrate appunto direttamente sulla reintroduzione del gold standard, si esprimesse nei termini sotto riportati (ibidem, p.8, che segue alla teorizzazione di Einaudi stesso, Erhard e Hayek sulla opportunità di una moneta unica europea che, comunque, ricalcasse il gold standard):
"Carli (sempre in "Cinquant’anni di vita italiana", 1996 [1993], pag. 187) ci dà un'illuminante descrizione dell'effetto squisitamente "sociale" del gold standard, incontrovertibilmente, abbiamo visto, alla base del concepimento €uropeo della moneta unica (ed infatti Carli fa riferimento proprio alle "uscite" di Werner, del 1965, riportate da Ann Pettifor, sopra citata, ed altri, in particolare Rueff, consigliere economico di De Gaulle, favorevoli alla moneta unica come sistema opportunamente aggiornato di gold standard):
"Nelle Considerazioni finali pronunciate nel maggio del 1965 avevo dato ampio spazio alle implicazioni sociali della scelta di un sistema monetario piuttosto che di un altro.
E mi riferivo a Rueff quando scrivevo:
L’argine contro il dilagare del potere d’acquisto che movendo dagli Stati Uniti minaccia di sommergere l’Europa, si continua a sostenere, potrebbe essere innalzato esclusivamente mediante il ripristino del gold standard. In realtà, concezioni del genere incontravano, un tempo, un coerente completamento nelle enunciazioni che attribuivano al meccanismo concorrenziale il compito di realizzare, mediante congrui adattamenti dei livelli salariali, il riequilibrio dei conti con l’estero.
Insomma, il ritorno alla convertibilità aurea generalizzata implicava governi autoritari, società costituite di plebi poverissime e poco istruite, desiderose solo di cibo, nelle quali la classe dirigente non stenta ad imporre riduzioni dei salari reali, a provocare scientemente disoccupazione, a ridurre lo sviluppo dell’economia."

4. Dunque, il problema sempre avuto presente dai vari euro-fondatori è quello del  "dilagare del potere d’acquisto".  
Ed è su questo versante che si colloca l'abile affabulazione di Einaudi svolta in sede di Assemblea Costituente:
noi abbiamo attraversato, prima del 1914 un’epoca felice che io temo non si riprodurrà mai più. Il secolo trascorso dal 1814 al 1914 è stata una parentesi nella storia del mondo, parentesi la quale probabilmente noi della generazione attuale e forse di parecchie generazioni avvenire non vedremo più…Uno degli aspetti caratteristici di quel secolo felice è stato il mito dell’oro, vorrei piuttosto chiamarlo la magia dell’oro.

Se parlasse, invece di un economista, una nonna ai suoi nipotini e volesse raccontare quello che accadeva prima del 1914, quando anche i bambini potevano soddisfare le loro esigenze di zucchero e di pane bianco, essa certamente direbbe: c’era una volta un mago, uno di quei nani o gnomi che voi bambini avete contemplato quando siete andati alla rappresentazione di Biancaneve e i sette nani; uno di quei nani di cui nessuno poteva prevedere a priori le decisioni, ma che intanto guidavano gli uomini e che impedivano che gli uomini facessero del male … Se dovessi dire in quale paese del mondo vi sia una moneta perfetta, imparziale, neutra, come ora dicono gli economisti, direi che questo paese si trova in un’isola sperduta del Pacifico, nel quale la leggenda ha immaginato che in tempi remotissimi cadessero nell’isola una quarantina di grossi massi...
...
Tutti i contratti di quell’isola – che…certo dal punto di vista monetario è di esempio a tutto il mondo – tutti i contratti si fanno con la trasmissione ideale di quei massi. Tutti quelli che vendono qualcosa o trasferiscono un diritto acquistano quei massi e gli acquirenti vanno a contemplarli e se ne ritengono i padroni. Nessun uomo di governo, nessun capo tribù può variare il numero di quei massi di oro. Ciò che accade in quell’isola fortunata è accaduto nel secolo dal 1814 al 1914, in misura attenuata, perché la quantità dell’oro esistente nel mondo era allora variabile. Essa però variava al di fuori della volontà di qualsiasi uomo di governo o di stato. Nessuno invero poteva impunemente agire sulla quantità della massa circolante
Era il mito dell’oro che faceva sì che … coloro i quali contraevano dei debiti si sdebitassero delle obbligazioni introdotte con la medesima moneta; l’onestà la quale, considerata sempre uno dei dieci comandamenti, era diventata miracolosamente una regola d’azione alla quale neppure gli uomini di stato potevano sottrarsi, pretestando la cosiddetta ragione di stato. Era un’epoca nella quale, in conseguenza della onestà monetaria che dipendeva dal mago mitico dell’oro, gli scambi internazionali di beni e di uomini erano facili

Nel 1914 gli uomini immaginarono di poter guardare dentro al meccanismo meraviglioso e lo ruppero; e al posto di esso istituirono quella che fu chiamata la moneta manovrata, moneta che non è più abbandonata al caso, che non è più abbandonata all’arbitrio, che non è più abbandonata alla scoperta fortuita di miniere d’oro, tutte cose del passato, cose che devono essere soppresse, perché non il caso, ma la volontà dell’uomo, la sapienza dell’uomo deve dominare anche il mercato monetario…Abbiamo visto che cosa è successo con la sostituzione della sapienza dell’uomo al caso, al caso fortuito della scoperta di miniere d’oro rispetto alla lira. La lira oggi ha una potenza d’acquisto che forse è la duecentesima parte di quella che era la potenza d’acquisto della medesima lira nel 1914…
Questi sono i risultati della sostituzione al caso della volontà preordinata da parte degli uomini. Questa sostituzione, in molti paesi del mondo, è la grande colpevole dei trasporti di ricchezza dall’uomo all’altro. La svalutazione monetaria … è la colpevole dell’arricchimento degli uni e dell’impoverimento degli altri e del sorgere di odii e di invidie fra le classi, che non furono mai tanto gravi come negli ultimi trent’anni. La mancanza di una base solida della moneta ha fatto sì che gli odii e le invidie si inasprissero e portassero ad uno stato d’animo rivoluzionario in tutti i paesi del mondo…
[L. EINAUDI, Assemblea Costituente, 14 marzo 1947].

5. A quali "odii" e "invidie", "sorti negli ultimi 30 anni" precedenti il 1947, a causa dell'abbandono del gold standard, si riferisse, poi, non è ben chiaro, dato che sia Mussolini che Hitler, nella sostanza e pur con diverse strategie, conservarono il gold standard...
Sta di fatto che Einaudi vedeva, ancora in sede Costituente, il gold standard come un "meccanismo meraviglioso" frutto di un sapienziale "mito dell'oro".

6. E arriviamo perciò all'Einaudi del 1936 (in un'Italia che, volente o nolente, subiva, in piena crisi post 1929, i frutti di quel "mito" essendo quindi, dobbiamo supporre, scevra da "odii e invidie"; anche se Caffè ed altri ci raccontano ben altra storia), che si sofferma su un aspetto storico della moneta, sempre idealizzato, ma offertoci da Arturo come rivelatore della visione effettiva che cercò di far passare in sede costituente:
"Per trovare uno sprazzo di verità in Einaudi bisogna andare a scovarlo, come d’altra parte anche nel caso di Eichengreen, nei lavori scientifici di carattere storiografico, in particolare in uno studio sulla “moneta immaginaria”. Si trattava di un aspetto fondamentale dell’istituzione monetaria di antico regime anteriore alla parità aurea fissa: le funzioni di mezzo di pagamento e di misura di valore erano separate, così che il principe poteva intervenire alterarando il potere liberatorio della moneta interna, la c.d. “moneta piccola”, generando in pratica inflazione, adeguandone il rapporto con quella “grossa”, usata per gli scambi internazionali, il che equivaleva a una svalutazione.
Sentite un po’:
Laddove il sistema odierno della moneta effettiva riesce ad esaltare i sentimenti i quali fanno colpa allo straniero della svalutazione della moneta nazionale, il sistema antico della doppia moneta effettiva ed immaginaria metteva in evidenza il fatto che la svalutazione della moneta è sovrattutto un affare interno, importante nei rapporti fra classe e classe, individuo e individuo della stessa nazione, dove si negozia in lire immaginarie variabili e, alla lunga, irrilevante nei rapporti con l’estero, dove non solo si paga ma si è costretti a negoziare altresì in fiorini effettiva.” (L. Einaudi, Teoria della moneta immaginaria nel tempo da Carlomagno a Napoleone, in «Rivista di Storia Economica», t, n. 1, 1936, ripubblicato in L. Einaudi, Scritti economici, storici e civili, Milano, Mondadori, 1973, pag. 446 riportato in L. Fantacci, La moneta, Marsilio, Venezia, 2005, pag. 212).
Hai capito? Inflazione e svalutazione non sono un problema morale ma di rapporti fra le classi: shoquant! :-) ".

7. Per completezza riporto il commento di Dargen:
"A riguardo mi sono venuti in mente i minibot proposti dalla Lega. Da quello che ho capito possono funzionare solo nel breve-medio periodo, ovvero con l'unico scopo tecnico di traghettare non bruscamente l'economia verso una nostra valuta unica. (Ed è questa la funzione dichiarata in effetti da Claudio Borghi, v.qui, infine).
Immagino che in caso di coesistenza forzata e prolungata di Euro/minibot (o di una qualsiasi altra 'doppia moneta') si potrebbe tentare di realizzare lo scenario descritto (nei limiti della sua assurdità, ma un tentativo di Essi potrei aspettarmelo)".

8. Ma c'è chi, invece, non la considera una soluzione transitoria, quanto, piuttosto, un "mezzo ritorno" alla sovranità monetaria...Se la vogliamo chiamare così (“La proposta di due monete (una nazionale per le transazioni domestiche ed una comune per le transazioni internazionali) si riferisce ad una situazione in pratica simile a quella che avevamo negli anni 80 e 90 con la lira e con l’Ecu”. Obiettivo dichiarato è un recupero, seppur parziale, della sovranità monetaria dello Stato...).

35 commenti:

  1. In questo video Borghi stesso spiega la sua proposta di mini bot.

    https://www.youtube.com/watch?v=qTMR_5ghE5M

    Al convegno di Roma di sabato scorso ha pure detto che la capacita' industriale di stampa della zecca è di circa 20 miliardi l'anno, per cui per stampare i 70 miliardi da lui previsti ci vorrebbero circa 3 anni (se non ricordo male, perche' dovrebbe trattarsi di un ammontare totale circa pari all'attuale contante in circolazione).

    20 miliardi l'anno di emissione di mini bot, considerando un moltiplicatore di 1.5, potrebbe generare 30 miliardi di PIL aggiuntivo (1.5-1.8% di aumento).

    Ha anche detto che questa misura serve solo come preparazione all'uscita dall'eurozona perchè altrimenti aumenterebbero troppo le importazioni etc. etc..

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  2. L’argine contro il dilagare del potere d’acquisto”. Come dire porre un freno a quella mania che la gente ha di “vivere al di sopra delle proprie possibilità e dei propri mezzi” (così €SSI definiscono la fruizione dei diritti costituzionali). In una nota alla memoria redatta in occasione di una riunione dell’unione europea dei pagamenti nel 1953, Einaudi racconta di un colloquio avuto anni addietro con un collega governatore di banca centrale:

    … è vero anche che anni addietro, quando attendevo allo stesso ufficio, ad un collega governatore di banca centrale chiesi: siete voi in grado di mantenere la convertibilità della moneta carta del vostro paese in un dato peso di oro fino? Il governatore rispose: “No. Non perché non sarei in grado di mantenere l’impegno; ma perché:

    - il giorno nel quale io elevassi il saggio dello sconto dal 3 al 4, dal 4 al 6, dal 6 al 10, ossia a quel livello che a mio giudizio occorre per mantenere l’impegno, industriali e commercianti ed agricoltori provocherebbero una tale sommossa parlamentare da obbligare ministri del tesoro e dell’industria ecc. a costringermi a far macchina indietro;

    - quando negassi il risconto a qualche banca malandata, sarebbe pronto un ospedale, a cui dovrei anticipare miliardi;

    - alla prima ondata di licenziamenti, il ministro dell’interno strepiterebbe offeso dalla mia improntitudine;

    - al mio rifiuto di fare anticipazioni straordinarie al tesoro, sarebbe votata di urgenza una legge che metterebbe il posto di governatore alla disponibilità del potere politico.

    Il che vuol dire non che la convertibilità non possa essere mantenuta; ma che DEVE ANCORA ESSERE INVENTATA LA MANIERA DI RITORNARE ALLA REGOLA DELL’INDIPENDENZA DELLE BANCHE CENTRALI DAL POTERE POLITICO; e deve ancora essere persuasa e ripersuasa l’opinione dei dotti e dei semplici che, se si vuole ottenere un certo effetto, bisogna volere i mezzi...
    ”. Tutti i governatori delle banche centrali hanno la stessa idea fissa e detestano la democrazia.

    Luigino, come il suo collega, a modo suo già sognava Draghi:

    Poiché tuttavia la regola dell’indipendenza delle banche centrali di emissione dal potere politico non sembra facile a ristabilire, non esiste qualche strumento il quale tenti di raggiungere un risultato tollerabilmente vicino a quello che gli strumenti tradizionali otterrebbero a costo di grosse opposizioni politiche?

    NON SI PUÒ INVENTARE QUALCHE BEL CONGEGNO, il quale con una grande approssimazione si avvicini a quelle regole che i governatori delle banche centrali conoscono e non possono applicare?

    Poiché non esistono forze interne capaci di agire, OCCORRE ESCOGITARE QUALCHE BEL CONGEGNO INTERNAZIONALE, CIRCONDATO DA MISTERIOSO ALONE, il quale incuta un certo rispetto ai poteri politici interni di ogni paese ed impedisca ad essi di fare troppi malanni…
    ”. Metodo Juncker-Amato allo stato puro! (segue)

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    1. Pistola fumantissima (sulla cultura dei membri della Mont Pelerin)

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    2. Ci sono tutti gli ingredienti della strategia ordoliberista. Ed e' la ennesima conferma che l'€uro e' uno strumento raffinato di lotta di classe

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  3. L’interessante parte conclusiva:

    Se i periti delle conferenze internazionali sono seriamente consapevoli che questo è il loro compito, la loro opera è vantaggiosa. Aggiungendo regole a regole, una più dell’altra complicata, lavorano a gran costo; ma possono riuscire, incolpando ognuno qualcun altro di tutto ciò che succede, a persuadere ognuno a comportarsi relativamente bene. Il guaio è che i periti delle conferenze internazionali devono essersi persuasi che sono proprio loro a fare andare avanti la baracca ed a fare, con i loro congegni e con le loro lettere dell’alfabeto, opera sublime salvatrice.

    Se fossero convinti che il loro ufficio, importantissimo, è di applicare cataplasmi, sarebbero benemeriti… Potrebbe anche darsi che i popoli si persuadessero che la moneta, qualunque moneta, si salva se si ritorna all’idea che ha informato di sé lo stupido secolo diciannovesimo: che i debiti si pagano nella stessa moneta reale, in cui si sono contratti; e che i debiti li paga solo chi non spende oltre i propri mezzi. QUI STA LA TREMENDA DIFFICOLTÀ: UOMINI E POPOLI VOGLIONO VIVERE OLTRE I PROPRI MEZZI; E NON GIOVA IMMAGINARE CONGEGNI PER GIRARE ATTORNO ALLA DIFFICOLTÀ.

    I congegni sono utili se si sa che quella è la difficoltà e che i meccanismi servono se sono utili a sormontarla. Invece, aiuti dell’I.M.F., fondi di stabilizzazione, crediti bilaterali o multilaterali da stato a stato sono purtroppo strumenti con cui i popoli si illudono di potere conseguire uno scopo che si ottiene solo CON LA FATICA E CON LE RINUNCE.
    Il momento felice della vita di Churchill fu quando, dopo Dunkerque, promise agli inglesi morti, feriti, fame e dolori. Così fu salva l’Inghilterra. Non si può, in materia di economia, abbondare in promesse dolorose ai popoli; ma, pur usando il linguaggio ammorbidito conveniente ad indurre gli uomini a condursi bene, si deve sapere che i mezzi atti a raggiungere la meta sono quelli che Micawber, nell’immortale romanzo di Dickens, insegnava e non sapeva applicare: A CHI SPENDE DICIANNOVE SOLDI PER OGNI LIRA, PROSPERITÀ; A CHI SPENDE VENTUN SOLDI, MISERIA.
    ”[L. EINAUDI, Sull’utilità delle conferenze internazionali ai fini della convertibilità, Lo scrittoio del Presidente (1948-1955), Einaudi, Torino, 1956, 319-324].

    Come spremersi le meningi per aggirare la democrazia sociale (siamo nel 1953!!) e ammantare il tutto – alla luce del passo riportato da Arturo – con un moralismo smaccatamente ipocrita e sociopatico

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    1. "i periti delle conferenze internazionali" in effetti si sono fin troppo "persuasi che sono proprio loro a fare andare avanti la baracca". Metodo Juncker-Monnet-Amato programmato (psico-poliziescamente) alla perfezione

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    2. Non mi venite a raccontare che questa riflessione di un vecchio che ha avuto tutto dalla vita sia semplicemente professionale e ben retribuita marchetta alla classe dominante.

      Questi sono dei criminali sociopatici.

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  4. La capacità einaudiana di mettere il mondo alla rovescia fa sembrare Orwell un ingenuotto.

    Perché i debiti “si paghino nella stessa moneta” in cui sono stati contratti occorre che la moneta sia (anche) riserva di valore.

    Ma chi avrà mai stabilito che la moneta debba essere riserva di valore?

    Lo Stato, ovviamente: alla faccia del caso, delle scoperte fortuite e della neutralità.

    Infatti “una delle proibizioni legali più longeve del sistema della moneta immaginaria è quella che vieta la “clausola-oro”, ossia la stipula dei termini del pagamento in una quantità di metallo prefissata.

    Il rovesciamento istituzionale di questo divieto ha implicazioni sociali evidenti: “ogni tutela che si applichi in questo modo ai creditori è a tutti gli effetti una sovratutela. La deflazione generata dalla riconiazione a pieno intrinseco negli anni immediatamente successivi alla sua attuazione non solo ha difeso, ma ha aumentato il potere d’acquisto dei creditori, soprattutto dei percettori di rendite fondiarie. Più in generale, il carattere deflattivo del metal standard è profondamente legato al modo in cui esso ridefinisce il rapporto fra creditori e debitori, ossia alla sua legittimazione di ciò che fino a quel momento non aveva potuto esserlo: la clausola metallica nei pagamenti. Il significato della clausola è fondamentale per la ridefinizione di ciò che da quel momento in poi costituirà il tratto fondamentale della posizione del creditore: ciò che si tratta di garantire non è solo l'assenza di un onere di aggiustamento per i creditori quanto piuttosto la tendenziale assenza di un rischio per i creditori.” (M. Amato, Le radici di una fede, Bruno Mondadori, Milano, 2008, pagg. 120 e 217).

    Ma qual è la ragione, diciamo, “buona” per questo cambiamento epocale? L’esigenza di generare una massa di liquidità, ossia di potere d’acquisto, ossia di *domanda*, molto superiore a quella consentita dal sistema di antico regime, per contribuire a realizzare quella che Marx chiamava “accumulazione primitiva”. Parlando della Bank of England, Amato e Fantacci (La fine della finanza, Donzelli, Roma, 2009, pag. 229) scrivono infatti: “In questo modo essa rende liquidi non soltanto i titoli del debito pubblico, ma anche i crediti privati. L’effetto complessivo di questo modus operandi è una copertura aurea bassissima, che tocca nel 1696 la quota minima del 2,7%. In altri termini, vi è, di fatto, una duplicazione della quantità di moneta: con 1,2 milioni si sono «fatti» 2,4 milioni, con un profitto per la banca dell’8%.” E la moderna bancocrazia, sempre per citare il Moro, era nata.

    (E con una copertura aurea simile Einaudi ci viene a raccontare che nessuno poteva influire sulla massa circolante e si contavano i sassi d’oro! Non ci si crede.)

    Sì, peccato però che quella liquidità fosse anche debito, col piccolissimo rischio, “posto che i debitori, come abbiamo visto nella prima parte, sono essenzialmente i produttori”, che “il peso della rendita finanziaria ecceda la produttività degli investimenti effettivi” (Amato e Fantacci, op. cit., pag. 217).

    Questo naturalmente posto che si ritenga augurabile un assetto istituzionale che condizioni il livello degli investimenti a quello della rendita pretesa dai rentier invece di fargli una bella eutanasia e perseguire la piena occupazione: non so, la Costituzione dice niente in proposito?

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  5. E dopo tante fumisterie, una boccata d’aria, che non se ne può proprio più:

    In un’economia soggetta a contratti in moneta e con abitudini più o meno fisse per un periodo di tempo rilevante, nella quale il volume della circolazione interna e il tasso interno di interesse sono determinati in primo luogo dalla bilancia dei pagamenti, come erano in Gran Bretagna prima della guerra 1914-18, non vi è infatti alcun mezzo ortodosso a disposizione dell’autorità per evitare la disoccupazione all’interno, se non la lotta per ottenere un’eccedenza di esportazioni di merci e un’eccedenza di importazioni del metallo monetario, a spese dei propri vicini. Non si è mai escogitato nella storia un metodo altrettanto efficace, quanto il sistema aureo internazionale (oppure, prima, il sistema argenteo), affinché il vantaggio di ciascun paese venisse messo in contrasto con quello dei suoi vicini. Esso ha fatto sì che la prosperità interna di un paese dipendesse direttamente dalla concorrenza per la conquista dei mercati e per il possesso dei metalli preziosi. Quando, per felice accidente, l’offerta di oro e di argento nuovo era relativamente abbondante, la lotta ne poteva risultare relativamente attenuata. Ma con l’aumento della ricchezza e con la discesa della propensione al consumo, essa ha mostrato una tendenza a divenire sempre maggiormente accanita. Il ruolo svolto dagli economisti ortodossi, il cui buon senso non è stato sufficiente a controllare la loro logica difettosa, è stato disastroso fino alla fine. Poiché quando, nella lotta cieca per trovare una via di salvezza, alcuni paesi hanno rinnegato gli obblighi che precedentemente avevano reso impossibile un tasso autonomo di interesse, questi economisti hanno insegnato che la restaurazione delle catene preesistenti era un primo passo, necessario per una ripresa generale.
    La verità è il contrario. È la politica di un tasso autonomo di interesse, non vincolato da preoccupazioni internazionali, e di un programma nazionale di investimento diretto ad un livello ottimo di occupazione interna che è doppiamente benedetta, nel senso che aiuta noi medesimi e i nostri vicini al tempo stesso. Ed è il perseguimento simultaneo di questa politica da parte di tutti i paesi assieme che è atto a restaurare nel campo internazionale la salute e la forza economica, siano queste misurate dal livello di occupazione interna, o dal volume del commercio internazionale.
    ”. (J. M. Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, UTET, Torino, 2005, pagg. 442-3).

    Per il proprio tornaconto istituiscono la guerra economica, all’interno e all’esterno, per poi spiegarci che è naturale.

    Il tutto in nome della pace, ça va sans dire.

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    1. Imperialismo fase naturale della parità aurea.

      Terrorismo fase naturale delle blockchain.

      (Io non so in quanti abbiano capito cosa si sta muovendo intorno alla tecnologia dei bitcoin, ma soprattutto cosa implichi politicamente un mondo dove tutto viene tracciato da un meccanismo impersonale (contratti compresi) come se tutti i "peer" fossero "uguali" - per la serie non c'è nulla di più ingiusto che applicare una legge uguale per tutti dove ognuno è diverso - in un mondo in cui tutto è orwellianamente trasparente, in una hayekiana "società aperta" senza privacy e confini, dove la nostra vita sarà tracciata su un "libro mastro universale" e, in cui, chi controlla l'oro - prima giallo, poi nero, ora qualsiasi forma di energia - sarà sempre più uguale degli altri)

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    2. "Io non so in quanti abbiano capito cosa si sta muovendo intorno alla tecnologia dei bitcoin, ma soprattutto cosa implichi politicamente un mondo dove tutto viene tracciato da un meccanismo impersonale."

      Solo apparentemente impersonale (e' quello che si vuole far credere in questa fase in cui, in termini di pesca sportiva, si sta 'pasturando' il pesce da farlo abboccare all'amo).

      Tempo fa in un post ho citato Karpersky Lab (l'azienda russa esperta di 'sicurezza informatica', boicottata dagli USA e scopritrice di Stuxnet).

      Kaspersky Lab aprì il vaso di Pandora svelando il presumibile coinvolgimento diretto delle multinazionali informatiche nelle attivita' occulte/illegali dei servizi.

      Nel caso bitcoin e' del tutto prevedibile che tutte le 'backdoor' esistenti (e di futura progettazione) dei sistemi operativi e dei microprocessori saranno (non potranno, saranno) usate per espropriare alcuni in favore di altri, secondo necessità.

      Basterà solo la minaccia di esproprio per rendere tutti gli eventuali oppositori politici (detentori di bitcoin) docili come agnelli.

      Non è per caso che Russia e Cina stanno lanciando le loro monete elettroniche in concorrenza con l'occidentale bitcoin.

      Faccio notare che per chi ha occhi per vedere tutto accade sotto i nostri occhi.

      Quando usiamo lo smartphone oppure il PC, chi non ha mai notato che la macchina spesso "si fa i cazzi suoi", ritardando l'attivita' che avremmo fretta di concludere?

      Il fenomeno degli 'aggiornamenti' importuni e lo scarico di file pesantissimi senza motivo apparente (che nessuna disabilitazione riesce a bloccare mai veramente) risulta particolarmente evidente con Windows (io preferisco lavorare col vecchio PC con Windows XP proprio per avere una macchina molto piu' reattiva di una, anche recente, con Windows 10).

      Qualcuno sa in cosa consistano gli 'aggiornamenti' e perchè sono spesso improcrastinabili?

      Le 'backdor' di sistema potrebbero (uso il condizionale ironico....) essere usate non solo per rubare i bitcoin ma anche per incriminare gli eventuali oppositori politici (e mi riferisco anche alla recente legge Gentiloni).

      Basta semplicemente scaricare dati all'insaputa dell'utente (cioe' finti 'aggiornamenti' consistenti in documenti antisemiti, foto pornografiche, materiale pedo-pornografico) ed il gioco è fatto.

      Intelligenti pauca.

      http://www.zerohedge.com/news/2017-10-25/brother-las-vegas-gunman-arrested-child-pornography-charges

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    3. Grazie per il ben delineato scenario che ci delinei. Del tutto condivisibile, anche nelle sue evidenti proiezioni, e ben riscontrato nella nostra vita quotidiana...

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    4. Mi occupo da molti anni, per lavoro, di sicurezza informatica e vi garantisco che lo scenario è molto, ma molto peggiore di quanto delineato da Luca. E senza neppure dover tirare in ballo gli aggiornamenti. Ma considerato che nessuno oggi si sognerebbe di rinunciare alla tecnologia, godetevi il... "progresso".

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    5. Qualsiasi ulteriore contributo di approfondimento è gradito in questa sede.

      PS: le tecnologie si cambiano se hai uno Stato sovrano che le considera, come dovuto, uno strumento per i SUOI fini (costituzionalizzati).
      In essenza, è un problema, (certo, non piccolo), di classe politica (e di chi la finanzia)

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    6. Sono d'accordo assolutamente con Winston33: a livello "tecnico" il vero vaso di Pandora l'ha scoperchiato Snowden, ma, per chiunque abbia una vaga idea di cosa sia il "problema della sicurezza" in questo ambito, Snowden ha rilevato ciò che non poteva non essere che così.

      Infatti la mia riflessione sulle blockchain non è a livello squisitamente "tecnico": è proprio a livello teorico!

      Gran parte della filosofia "hacker" è viziata da precomprensione ideologica che varia dall'anarcolibertarismo rothbardiano al liberalismo hayekiano. Individualismo metodologico sempre lì, pronto a viziare qualsiasi buon proposito.

      Basti vedere la posizione da Bruno Leoni che Assange ha preso con la destabilizzazione della Spagna tramite il separatismo catalano.

      Il lavoro che va fatto in questo genere di "community", è proprio di carattere coscienziale: se, come notava Guy Debord, nella orwelliana Società dello spettacolo il vero contro-potere è dato dall'anonimato, quella della "decentralizzazione" e della "matematica resistente a qualsiasi potere politico" è ideologicamente un boomerang cognitivo.

      Pensare che la "tecnica" possa sostituire la "politica" è lavorare (aggratis) per il padrone. Ovvero è lucidare le proprie catene.

      Perché si parla di tecnocrazia?

      L'impersonalità non va sottovalutata: il progresso scientifico senza progresso politico, economico e sociale non porta altro che alla (cyber)alienazione.

      Questa "struttura impersonale" si evolve (a quanto pare) "promettendo" alla classe egemone il premio della "vita eterna" (me lo vede qualche Paperone col cervello clonato in un replicante); ma questa, per quanto deliri pensando che la "tecnocrazia" sia la cosmesi "di una scelta politica per fare i propri interessi", non fa altro che essa stessa imbrigliarsi in questa Matrix mostruosa.

      La "razionalità del mercato" di Hayek, ovvero di una cosa impersonale, è una mostruosità.

      Ora: se l'economia è ciò che plasma questa struttura sociale alienante, è evidente che tutti i processi di "automazione" - senza il progresso sociale!, ovvero senza l'umanizzazione della struttura sociale e il relativo processo si autocoscienza - non fanno altro che rendere lo sfruttamento un meccanismo portato ad un distopico e infernale parossismo.

      Altro che "call center" o macchine con cui litigare dopo un disservizio dell'anonimo oligopolista.

      Un esempio?

      I nipotini di queste robe qui potrebbero far diventare le clausole ISDS un esercizio democratico.

      Ora: poiché il progresso scientifico non si può volontariamente fermare, ed il luddismo non è stata una strategia particolarmente utile, è evidente che la questione della socializzazione economica prevista dalle democrazie moderne deve essere una battaglia per la sopravvivenza: ma la socializzazione economica non implica solo la sacrosanta "condivisione della conoscenza", tutto sorgenti aperti e ingenuo attivismo, ma la volontà di nazionalizzare qualsiasi tipo di monopolio tramite il ripristino popolare delle sovranità nazionali.

      Non ci si può opporre alla tecnica semplicemente con la tecnica.

      Insomma, alla volontà di potenza, va opposta volontà di coscienza.

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    7. Il problema della sicurezza informatica è culturale e di risorse pubbliche.

      Per iniziare consiglio il libro divulgativo Codici e Segreti. E' interessante anche dal punto di vista storico e divulgativo (richiede giusto un po' di dimestichezza con la logica e la manipolazione simbolica).

      Per la sicurezza digitale, il minimo indispensabile è prendere familiarità con i concetti di hash e di crittografia a chiave pubblica. Non si può fare ALCUN discorso sulla sicurezza digitale senza.

      Il problema culturale deriva dal fatto che molti pensano che si debbano applicare alla sicurezza digitale le stesse categorie di sicurezza degli oggetti fisici. Siamo abituati a pensare a mettere in sicurezza il significante (ad esempio: documento segreto=lo metto in cassaforte e/o nascosto, furgone portavalori=lo blindo) mentre in realtà bisogna mettere in sicurezza il significato, assumendo che il significante sia disponibile a tutti (vale anche per i bitcoin e, in un certo senso, per i bonifici online).

      Come non ha senso la sicurezza del canale fisico di comunicazione, su cui non bisogna fare affidamento. Al recente referendum, mi ha fatto sorridere il vigile che trasportava la chiavetta USB. E' come portarsi dietro torcia elettrica e pietra focaia per essere sicuri che si accenda.

      Per le risorse, se il problema di sicurezza è nazionale, deve essere completamente il pubblico ad occuparsene. Se affidi la costruzione HW e la scrittura del SW per un referendum ad Essi, per forza non c'è sicurezza. Ma è indipendente dal digitale: se fai costruire le cassette di cartone per i voti ad Essi, te le fanno col doppio fondo e poi fanno in modo di aprirle nel loro ufficio. Anche assumendo la buona fede, se la piattaforma di sicurezza si appoggia su Windows (un colabrodo che necessita di riparazioni continue) con un minimo di risorse si può attaccare.

      Una volta che si ha coscienza di quali possono essere le metodologie di attacco e di cosa si deve evitare, il digitale è sicuro. E' anche una potente arma in mano a chi la sa usare e un boomerang per chi è ignorante (su questo aspetto, il pubblico DEVE mettersi al passo con i tempi, altrimenti ci penserà il privato). Non c'è alcuna tecnologia (*) in grado di rompere una cifratura digitale anche (relativamente) economica purchè ben progettata.

      (*) Molti algoritmi di cifratura si basano sul fatto che non si conosce un metodo veloce di scomposizione di grandi numeri in fattori primi. Chiunque oggi scopra un tale algoritmo, si ritroverebbe con una bomba atomica in un mondo di spade e bastoni.

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    8. Lucidissima focalizzazione del core antropoligico-culturale del problema; v sotto, la versione di Zerohedege, molto meno "fenomenologica" della tua: e non poteva essere diversamente :-)

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    9. @Dargen

      « Non c'è alcuna tecnologia (*) in grado di rompere una cifratura digitale anche (relativamente) economica purchè ben progettata. »

      Dargen, conosco 'sti discorsi a memoria: infatti scrivevo: « "matematica resistente a qualsiasi potere politico" »

      Dalla Debian - mamma di praticamente centinaia di altri sistemi operativi, dispositivi compresi - a OpenBSD è stato certificato che questi sistemi operativi avevano nelle rispettive community di sviluppatori mebri che sono stati pagati dalla CIA/NSA per infilare backdoor nel codice.

      Che Windows o Apple siano stati creati direttamente dalla "CIA" è un conto (altro che "siate folli!" e altre panzane del genere), che l'abilità ad usare la tecnologia sia una soluzione è politicamente un frame che distoglie dall'enorme problema politico causato dal progresso scientifico non accompagnato dal progresso sociale.

      Il "voto elettronico", come sa qualsiasi esperto in sicurezza, è una follia. Come è una follia la stessa Internet delle cose realizzata in una società non democratica.

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  6. L'UE è uno Stato di polizia monetaria, e l'euro la sua forza di intervento rapido.
    ESSI si sono uniti per aiutarsi vicendevolmente nella repressione delle classi politiche locali che osassero ribellarsi.

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  7. Buongiorno Presidente,
    cercherò di contribuire con un breve intervento al dibattito sulla blockchain. I lettori del blog dovrebbero senz'altro sapere le fondamenta hayekiane di Bitcoin, esplicitate anche nei documenti della BCE: https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/virtualcurrencyschemes201210en.pdf (pag 22) quindi non mi dilungo su questo.
    Il concetto di blockchain come base di dati distribuita, vale sempre la pena ricordarlo, nasce nell'ambito del movimento cypherpunk che si propone come obiettivo la ricerca di una privacy "assoluta" e il cui manifesto dovrebbe suonare quantomeno "sinistro" ai lettori del blog: "Privacy in an open society requires anonymous transaction systems".
    Blockchain si prefigge l'obiettivo di eliminare il concetto di third trusted party che media le transazioni elettroniche (di ogni tipo, non soltanto monetarie) da A a B. Il primo concetto fondamentale è quello di libro mastro (ledger) che non è centralizzato ma distribuito (questo significa che ogni nodo della rete ha una copia dell'open ledger). Il secondo concetto fondamentale (dove risiede la fregatura) è quello di miners. I miners competono tra di loro per validare la transazione e "incatenarla" al ledger. Per poter validare la transazione devono risolvere un particolare "enigma informatico" (cerco di esprimermi in modo meno tecnico possibile per farmi comprendere da tutti) che richiede notevole potenza computazionale (in sintesi, con il mio normale pc da plebeo non potrei mai essere un miner "solitario") e chi ha successo per primo viene premiato in Bitcoin. Inoltre la catena ci viene presentata come immutabile ma se abbastanza nodi della rete si "accordano" o formano un sufficientemente vasto mining pool (invito ad approfondire il concetto che comunque dovrebbe essere immediatamente chiaro) la catena può essere modificata. Chi ha quindi abbastanza risorse computazionali da prendere il controllo della blockchain? Dopo queste premesse la rimando a questo articolo: http://www.iltascabile.com/societa/dilemma-della-blockchain/.
    Un altro aspetto di cui non si parla abbastanza è la relazione di questo approccio con il nuovo regolamento europeo sulla privacy (GDPR). Ci sono almeno tre criticità e conflittualità (le prime che mi vengono in mente): a) la natura distribuita del database "internazionale" va in contrasto con normative comunque differenti tra US e EU; b) i dati annotati nella blockchain inclusi quelli identificativi di utenti e titolari saranno pubblici e conoscibili da chiunque (nonostante gli identificativi siano anonimi resta il problema di tutelare la persona dall'identificazione non solo diretta ma anche indiretta); c) i dati presenti sulla catena devono essere conservati a tempo indeterminato e questo nonostante la loro natura anonima potrebbe essere in contrasto con i tempi di conservazione limitati e il diritto all'oblio previsti nel regolamento. Un inutile elenco: immagino che tra organizzazioni globaliste tutelanti l'ordine sovranazionale dei mercati non si farà fatica a bypassare possibili criticità...
    Io lavoro in ambito sanitario e posso confermarle che blockchain è un argomento piuttosto di moda (https://www.youtube.com/watch?v=EDE5h23ripo). La Food and Drug Administration e IBM hanno già unito le forze anche se ci sono diverse difficoltà sul come impostare le transazioni molto più complicate rispetto a quelle di natura finanziaria. Le dico solo che in un progetto pilota vogliono premiare i miners con l'accesso a dati anonimi ricavati da studi epidemiologici invece che Bitcoin per incentivarli all'attività di mining. Siamo evidentemente alla follia pura. E anche in questo caso, quali stakeholders sanitari potrebbero avere sufficientemente capacità di calcolo per prendere il controllo della catena?

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    1. Giuste domande la cui dimensione induce a ricercare un "primo motore" politico. Grande, ma molto.

      http://www.zerohedge.com/news/2017-06-12/exposed-real-creator-bitcoin-likely-nsa-one-world-currency
      Could there be an ‘additional’ security layer baked into the Blockchain that is undetectable, that allows the NSA to see more information about transactions, such as network location data? It wouldn’t be so far fetched, considering their past work, such as Xerox copy machines that kept a record of all copies made (this is going back to the 70’s, now it’s common). Of course security experts will point to the fact that this layer remains invisible, but if this does exist – of course it would be hidden.

      More to the point about the success of Bitcoin – its design is very solid, robust, manageable – this is not the work of a student. Of course logically, the NSA employs individuals, and ultimately it is the work of mathematicians, programmers, and cryptographers – but if we deduce the most likely group capable, willing, and motivated to embark on such a project, the NSA is the most likely suspect. Universities, on the other hand, didn’t product white papers like this from 1996.

      Another question is that if it was the NSA, why didn’t they go through more trouble concealing their identity? I mean, the internet is rife with theories that it was in fact the NSA/CIA and “Satoshi Nakamoto” means in Japanese “Central Intelligence” – well there are a few answers for this, but to be congruent with our argument, it fits their profile.

      Where could this ‘hidden layer’ be? Many think it could be in the public SHA-256, developed by NSA (which ironically, was the encryption algorithm of choice for Bitcoin – they could have chosen hundreds of others, which arguably are more secure):

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    2. E, as usual, con conseguenze non banali:
      "Let’s elaborate on what is ‘control’ as far as the NSA is concerned.
      Bitcoin is like the prime mover.
      All future cryptocurrencies, no matter how snazzy or functional – will never have the same original keys as Bitcoin.

      It created a self-sustained, self-feeding bubble – and all that followed.
      It enabled law enforcement to collect a host of criminals on a network called “Silk Road” and who knows what other operations that happened behind the scenes.
      Because of pesky ‘domestic’ laws, the NSA doesn’t control the internet in foreign countries.
      But by providing a ‘cool’ currency as a tool, they can collect information from around the globe and like Facebook, users provide this information voluntarily.

      It’s the same strategy they use like putting the listening device in the chips at the manufacturing level, which saves them the trouble of wiretapping, electronic eavesdropping, and other risky methods that can fail or be blocked.

      It’s impossible to stop a cellphone from listening to you, for example (well not 100%, but you have to physically rewire the device).

      Bitcoin is the same strategy on a financial level – by using Bitcoin you’re giving up your private transactional information. By itself, it would not identify you per se (as the blockchain is ‘anonymous’ but the transactions are there in the public register, so combined with other information, which the NSA has a LOT OF – they can triangulate their information more precisely.

      That’s one problem solved with Bitcoin – another being the economic problem of QE (although with a Bitcoin market cap of $44 Billion, that’s just another day at the Fed buying MBS) – and finally, it squashes the idea of sovereignty although in a very, very, very subtle way. You see, a country IS a currency,


      E INFINE, SCONTATAMENTE:
      "Until now, currency has always been tied to national sovereignty (although the Fed is private, USA only has one currency, the US Dollar, which is exclusively American).

      Bitcoin is a super-national currency, or really – the world’s first one world currency."

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    3. e, by the way (sempre stessa fonte, che conferma quanto da te citato):
      More from the Telegraph:

      "Certainly, anonymity is one of the biggest myths about Bitcoin. In fact, there has never been a more easily traceable method of payment.
      Every single transaction is recorded and retained permanently in the public “blockchain”.

      The idea that the NSA would create an anarchic, peer-to-peer crypto-currency IN THE HOPE that it would be adopted for nefarious industries and become easy to track would have been a lot more difficult to believe before the recent leaks by Edward Snowden and the revelation that billions of phone calls had been intercepted by the US security services.

      We are now in a world where we now know that the NSA was tracking the pornography habits of Islamic “radicalisers” in order to discredit them and making deals with some of the world’s largest internet firms to insert backdoors into their systems.

      And we’re not the only ones who believe this, in Russia they ‘know’ this to be true without sifting through all the evidence.
      - A Russian lawmaker claims that Bitcoin is a CIA conspiracy [to finance terrorism]:
      Nonetheless, Svintsov’s remarks count as some of the more extreme to emanate from the discussion.
      Svintsov told Russian broadcast news agency REGNUM:“All these cryptocurrencies [were] created by US intelligence agencies just to finance terrorism and revolutions.
      ”Svintsov reportedly went on to explain how cryptocurrencies have started to become a payment method for consumer spending, and cited reports that terrorist organisations are seeking to use the technology for illicit means"-.

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    4. Che poi quella che riporta Zerohedge è una analisi simile a questa.

      Ma il punto è che, oltre a rendere impossibile la "repressione finanziaria", le blockchain possono appunto essere usate per qualsiasi cosa e, come proponevo più sopra, possono tracciare veramente e indelebilmente in modo in realtà SUPERCENTRALIZZATO le "vite degli altri".

      La tecnologia è distribuita, ma i principi politici che la sussumono sono assolutamente monopolistici.

      Per la gioia dei grembiulini mondialisti.

      (voglio dire, che la "rifondazione massonica" del 1717 sia in realtà da "sovrastrutturare" alla nascita della BoE sarà venuto in mente a qualcuno, no?)

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    5. Siamo realisti: finché non sarà dialetticamente interiorizzata la conquista democratica nella struttura cultural-evolutiva dell'essere umano (definizione semplificatoria per non allargare troppo il discorso), le elites tenderanno ad autorinsaldarsi attraverso sodalizi crescenti in proporzione alle stesse crescenti disponibilità tecnologico-comunicative.

      Queste, in definitiva, svolgono il ruolo che una volta era attribuito alle evocazioni magico-rituali fondanti le teocrazie sacerdotali dell'età del bronzo; le stesse che hanno dato vita all'età del ferro sviluppandosi in organizzazioni dedite a guerre di assoggettamento su larga scala con schiavizzazione delle popolazioni sottomesse.

      La (forse imminente) progressione invertita di questo processo di transizione (dall'età del bronzo a quella del ferro), potrebbe pur sempre essere un piccolo miglioramento: certo, esigerebbe che qualcuno conservasse almeno il ricordo della razionalità pura dell'umanesimo democratico...

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    6. Comunque trovo alquanto "curioso" il seguente orizzonte temporale (non so se all'interno del blog se ne sia già parlato e in caso me ne scuso vivamente):
      - il 18 agosto 2008, il dominio bitcoin.org viene registrato;
      - il 15 settembre 2008 Lehman Brothers fallisce;
      - a novembre 2008 viene pubblicato il celebre articolo Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System.

      E se questa fosse la risposta al quesito del prof. Bagnai: "perché Lehman fu fatta fallire?"
      Se fosse il classico metodo di farsi largo verso un obiettivo deciso in partenza senza il consenso popolare (la moneta unica mondiale gold standard e senza Stato) attraverso un susseguirsi di crisi finanziarie violentissime? La rabbia verso un sistema bancario completamente instabile potrebbe davvero far digerire alla gente un mutamento di tale portata?

      Cercando su google dei riscontri ho trovato immediatamente questo articolo di Fortune dal titolo piuttosto eloquente: http://fortune.com/2016/03/30/blockchain-lehman-brothers/. Forbes però scrive il contrario (https://www.forbes.com/sites/timworstall/2016/03/31/the-blockchain-would-not-have-saved-lehman-brothers-no-not-at-all/#1743ddd61202) ed è davvero difficile orientarsi, almeno per me.

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    7. (voglio dire, che la "rifondazione massonica" del 1717 sia in realtà da "sovrastrutturare" alla nascita della BoE sarà venuto in mente a qualcuno, no?)

      Pare di sì! Dopo una breve ricerca, cannibalizzo da un blog il seguente intervento:

      "Nel 1648 finiva l’universalità del Sacro Romano Impero e della Cristianità occidentale, che era sopravvissuta al distacco ed al conflitto tra cattolici e protestanti. Il Sacro Romano Impero cessò di esistere 250 anni dopo, nel 1918, ma una certa misura di uniformità monetaria, basata sull’argento, che era sopravvissuta per tanti secoli, iniziò a disgregarsi quasi subito dopo la firma del Trattato di Vestfalia. Quarant’anni più tardi, infatti, nel 1688, la Gran Bretagna subì una seconda invasione dopo quella, nel 1066, di Guglielmo il Conquistatore. Una cospirazione anticattolica, di cui il filosofo e politico John Locke fu uno degli artefici, composta da calvinisti, proto-massoni (i rosacroce), fautori della Rivoluzione di Cromwell e banchieri ebrei di Amsterdam (ad esempio Machado e Pereira, il barone Lopes Suasso ed altri sefarditi olandesi) connessi con la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali (The Dutch East India Company) finanziò e portò al potere in Inghilterra un altro Gugliemo, Guglielmo d’Orange (di cui ancora oggi in Irlanda del Nord gli orangisti celebrano la vittoria sui cattolici). Tra i suoi sostenitori troviamo molti nomi che ancora oggi ci sono familiari, come quello di John Churchill, progenitore di Winston o della ditta Mocatta and Goldsmit di Moses Mocatta, il cui nome sopravvive nella Scotia Mocatta, una delle banche che ancora oggi fissano il prezzo dell’oro a Londra. Guglielmo d’Orange prendeva il posto del legittimo Re costituzionale, il cattolico Giacomo II Stuart, ed essendo di fatto un usurpatore sapeva bene che doveva il suo potere a chi l’aveva finanziato, tanto da essere soprannominato il Re dei banchieri. (continua)

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    8. Pertanto, come da accordi presi in precedenza, Guglielmo d’Orange sei anni dopo la “Glorious Revolution”, nel 1694 si sdebitò concedendo il monopolio dell’emissione monetaria ad una banca privata la Bank of England (BoE), che non aveva un obbligo di detenere una riserva aurea. Era l’inizio dell’era della cartamoneta avente corso legale e la BoE divenne in seguito il modello delle banche centrali di quasi tutto il mondo, inclusa quella americana, la Fed. A pochi anni di distanza, nel 1717, lo stesso anno della fondazione ufficiale della massoneria, vi fu un evento economico valutario molto rilevante e rivoluzionario, il più significativo dalla riforma monetaria del IX secolo, decisa dal primo imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo Magno. Fino ad allora per circa nove secoli, l’argento era stato il cardine del sistema monetario. Una lira carolingia equivaleva, infatti, ad una libra d’argento. Dato il carattere molto decentrato del Sacro Romano Impero la moneta assunse vari nomi. Ad esempio in Francia veniva detta lira tornese perché coniata a partire dal XII secolo presso l’abazia di Tournois e la lira tornese è rimasta nell’uso colloquiale uso fino a non molto tempo fa[1].
      In quell’anno, nel 1717, in qualità di capo della Zecca reale inglese, Isacco Newton (certo, ben più noto come fisico ed astronomo, ma che, doveva tale posizione soprattutto al fatto di essere membro di varie congreghe più o meno esoteriche), con colpo di mano, stabilì una sistema basato sulla parità aurea e diede di fatto avvio alla demonetizzazione dell’argento. La ragione era essenzialmente politica e cioè la lotta contro gli Asburgo, cattolici, che grazie all’America Latina, avevano grosse disponibilità di argento dal Messico e da Potosì (oggi in Bolivia). Da quel momento inizia anche il dominio anglosassone degli oceani ed il loro impero. Nemmeno Napoleone riuscì a scalfire tale predominio quando cercò di imporre una nuova unità monetaria universale, il franco. Da notare infine che anche l’introduzione dell’oppio in Cina da parte dei mercanti inglesi all’inizio del 1800 è connessa all’argento, metallo di cui il gigante asiatico era ed è produttore".

      Io confesso però che non ci avevo pensato. Vedi che succede a non amare (e a non conoscere) l'economia!
      Grazie per la preziosa indicazione.

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    9. Grazie, Maurizio.

      Alla fine dietro ai grandi imperi non ci sono grandi generali e grandi imperatori: ma grandi banchieri.

      La religione, gratta gratta, è sempre e solo un potente psicoptropo aggregante che cela l'unica religione che conta: quella del perseguimento dei propri interessi materiali e la paradisiaca ebbrezza di poterli fare al riparo di chi ne subisce le dolorose conseguenze.

      « Potere » - scriveva Orwell - « consiste nell'infliggere sofferenza e mortificazioni », giusto per capire appieno gli Einaudi o i Monti.

      Pensare che Keynes diceva di Newton: « «Newton non fu il primo rappresentante dell’Illuminismo. Fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei Babilonesi e dei Sumeri, l’ultima grande mente che guardò al mondo con gli stessi occhi con cui lo avevano guardato coloro che migliaia di anni prima avevano gettato le fondamenta del nostro patrimonio culturale ».

      Sto con Lyndon: preferisco l'irenico Leibniz. Genio assoluto.

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  8. Segnalo lo studio Bitcoin: Economics, Technology, and Governance. Escludendo i paragrafi ingegneristicamente troppo tecnici (che interpreto in "la blockchain è troppo pesante per un utilizzo continuativo e decentralizzato diffuso", ancor più di quello che pensavo), vale la pena riportare:

    Tutto il paragrafo "Bitcoin Design Principles" pag 215, che non ha bisogno di ulteriori commenti.

    Il paragrafo a cavallo tra pag 219-220, che conferma il fatto che bitcoin è decentralizzato in teoria ma non in pratica. La centralizzazione è spinta da "significant economic forces".

    "After early proof-of-concept transactions, the first notable adopters of Bitcoin were businesses that sought features not easily available through alternatives: greater anonymity and the absence of rules concerning what could be bought or sold". pag 222. Neoliberismo estremo.

    "Some computer scientists and entrepreneurs report excitement at Bitcoin not for its role in facilitating payments, but for its ability to create a decentralized record of almost anything" pag 225. Questo significa che qualche Nerd (me compreso) è stato sicuramente affascinato dal meccanismo di funzionamento bitcoin, che in effetti è molto simpatico.

    Il paragrafo "Risks in Bitcoin", pag 226. Rischio mercato=implicita ammissione che è una moneta solo in funzione del cambio con una moneta vera. Rischio controparte=conferma che non è decentralizzato. Rischio transazione=nessun meccanismo di difesa dalle frodi, e inoltre descrive dei possibili attacchi alla rete, che a mio avviso possono essere eliminati: la rete è progettata per transazioni lente e solo per quello deve essere usata [auguri con la fila al supermercato se non ci si appoggia ad un terzo garante]. Rischi privacy=quelli già discussi in altri commenti, legati molto al fatto che coi bitcoin ci fai poco e devi tramutarli in cash.

    "The original vision of Bitcoin is broadly in tension with regulation and government control. In this respect Bitcoin extends a line of cyber-libertarianism, traced back at least to John Perry Barlow’s 1996 “Declaration of the Independence of Cyberspace,” denying the role of governments in overseeing online communications" pag 229.

    Paragrafo "Monetary policy" pag 233. C'è un'interessante analogia con gli interessi negativi per drenare moneta. Inoltre "Bitcoin’s design embodies a basic version of monetary policy that does not consider the state of the real economy."

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    1. Girerò il link allo "studio" a un mio amico americano, coltissimo e in gamba, ma a suo tempo convinto che bitcoin fosse molto libertian e contro l'oppressione dello US Gov. (ma intanto occultamente centralizzato e rafforzativo dell'aggancio delle transazioni a una qualche moneta "vera"...il dollaro, per caso?) :-)

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    2. Voglio dire, in generale…. vorrei segnalare solo questo:

      Quarantotto22 ottobre 2015 11:17

      “La conclusione che la lira-sud darebbe a tale parte dell'ex Italia Unita "uno sviluppo enorme" pecca di leggerezza pericolosissima.

      Il sud si troverebbe esattamente nelle condizioni della Grecia in caso di euroexit - anzi, a vedere i fondamentali degli ultimi decenni, anche peggio (basti il grafico sul deficit della partite correnti tratto da Goofynomis nel post che precede)- così come analizzato più volte da Sapir (e anche in questo blog: un busillis che aveva dato luogo al teatrino degli aiuti russi, USA, o di chissàcchi, e ai veti USA che hanno stoppato qualsiasi dignità di quel popolo).

      Al riguardo mi auguro che sia approfondito e riletto quanto, infinite volte, ha segnalato goofynomics, e questo stesso blog, sul vincolo esterno della bilancia dei pagamenti (v."legge " di Thirlwall), per un settore di paese che non avrebbe strutturalmente la possiblità di accumulare riserve in valuta pregiata, bensì un crescente, e potenzialmente esiziale, debito con l'estero. Perlomeno in assenza di assets industriali capaci di avvantaggiarlo dell'effetto sostituzione delle merci attualmente importate in modo massicio (problema, allo stato attuale, praticamente insormontabile).

      Due valute, territorialmente localizzate quanto al "corso legale", presuppongono due istituti emittenti, con due diverse politiche necessariamente confliggenti, sul piano dei tassi di cambio, dei livelli inflattivi perseguiti, dell'attenzione alla bilancia dei pagamenti rispettiva.

      Due istituti emittenti di cui occorrebbe stabilire il potere di nomina dei vertici e la stessa impostazione istituzionale (indipendenza o meno), nonchè il rispettivo modello bancario perseguito; cioè una decisione politica che ricalcherebbe la stessa autonomia di decisione esercitata in funzione di popolazioni, e dunque di interessi socio-economici, ben distinti e che diverrebbero concorrenziali tra loro (salvo rassegnazione genetica a una natura "satellitare" ed immutabile del Sud).

      Senza contare che i rispettivi bilanci pubblici di "area" dovrebbero essere altrettanto distinti (essendo espressi in monete territorialmente distinte nella loro circolazione) e, data la subentrata distinzione delle rispettive aree quanto all'indebitamento con l'estero, ne conseguirebbero INEVITABILMENTE distinte politiche economico-fiscali: cioè due sovranità necessariamente distinte (e incomunicabili: semmai, ripeto perchè non pare chiaro, risolte in termini di competizione ovvero di asservimento de facto dell'una all'altra, per via di indebitamento commerciale costante determinato dalla "prossimità").

      Oltretutto, come segnalato da Winston, per poter, con un minimo di realismo, far partire la cosa senza effetti distruttivi del Sud, bisognerebbe immaginare una "restituzione" del sottratto (difficilmente stimabile in termini oggettivi) all'atto della Unità d'Italia; cosa politicamente impensabile.

      Ergo: si avrebbe la violazione della unicità e indivisibilità della Repubblica prevista dall'art.5 della Costituzione, per relegare il Sud in condizioni di importatore di ogni genere di bene strumentale e di tecnologia, necessari per qualsiasi tipo di rilancio produttivo e industriale adeguato, nonchè, aggiuntivamente, di importatore, - nel frattempo che ciò si realizzi (come periodo di investimenti e ri-infrastrutturazione)-, di beni di consumo di ogni tipo, ben al di là del valore dei beni che attualmente sarebbe in grado di esportare.”

      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/10/il-mezzogiorno-e-leuro-che-me-ne.html?showComment=1445505473034#c4333802670633569956

      p.s. servirà a qualcosa?

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  9. Comunque, sulla scia di Arturo, mi permetto un’altra boccata d’aria in tempi di grave inquinamento ideologico:

    … per il fatto che esiste il mondo, e non esiste soltanto l’Europa, appunto perché nel mondo che include gli Stati Uniti d’America l’inflazione in questo momento viaggia già a due cifre…il pretendere di voler unificare nell’area il tasso d’inflazione al 3% purtroppo ci riporta a quello che negli anni Trenta è stato il cosiddetto “blocco aureo” .

    Il blocco aureo fu un’iniziativa presa da un certo numero di Paesi europei dopo la svalutazione della sterlina nel ’31 e dopo la svalutazione del dollaro del ’34. I Paesi che fecero parte del blocco aureo, e l’Italia fu al solito un primo della classe del gruppo, riaffermarono la loro fedeltà all’oro. Questo blocco aureo che comprendeva la Francia, il Belgio, la Polonia, la Germania, desiderò riaffermare fedeltà all’oro quando gli altri Paesi avevano dovuto distaccarsene, in quanto la situazione economica mondiale suggeriva di assegnare priorità ai problemi dell’occupazione.

    Purtroppo l’esperienza di quel blocco aureo fu disastrosa in Europa. In Italia finì nel 1936, epoca del cosiddetto “adeguamento” della lira che mascherava soltanto dal punto di vista terminologico quella che era una effettiva e inevitabile svalutazione. L’omissione che mi è sembrata mancare in tutto il discorso – e la parola non è stata mai fatta - è che in Europa abbiamo circa dieci milioni di disoccupati; né si prevede che il loro numero diminuisca negli anni Ottanta. Ora esistono problemi di fondo di carattere reale e problemi di rilevanza politica che hanno spinto a un’affrettata unificazione monetaria, nella forma della creazione di una zona di stabilità europea. Vorrei sottolineare che, in questo processo di accostamenti delle economie, esistono diverse velocità di percorso; diverse velocità che provocano tensioni…

    In questi giorni un istituto di credito meridionale si sta indebitando sul mercato dell’eurodollaro; un ente delle partecipazioni statali si sta indebitando sul mercato dell’eurodollaro; il mercato dell’eurodollaro, che trabocca di liquidità, vuole inondarci di prestiti. Bene, io debbo confessarvi che ritengo erronea questa politica; sono profondamente critico, in quanto questo significa legarsi a un circolo per cui, indebitandoci, siccome siamo un Paese abituato a pagare i debiti, dovremo sempre mantenere un ritmo di incremento delle esportazioni, le quali ci dovranno consentire di far fronte e questi debiti. Non potremo cioè mai realizzare quella che considero una politica preferibile, vale a dire: una considerazione congiunta sia dei problemi che si proiettano nell’economia internazionale, sia di quelli che riguardano l’economia interna.

    Ora, di queste diverse velocità occorre tener conto … perché questo processo non diventi fine a se stesso, e anzi si proietti anche nell’ulteriore cammino attraverso il quale la moneta si trasforma in reddito. Perché la moneta si trasformi in reddito e il reddito solleciti l’occupazione – è qui il punto sul quale mi permetto di dissentire – la stabilità monetaria da sola non basta. In altri termini, lo sviluppo dell’occupazione non può considerarsi come una conseguenza necessaria della stabilità monetaria; purtroppo, alla luce delle evidenze empiriche, NEMMENO UNA CONSEGUENZA PROBABILE
    . (segue)

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  10. Una piccola aggiunta, di natura tecnica, vorrei fare sulla questione dei cambi fluttuanti. I CAMBI FLUTTUANTI SONO STATI AUSPICATI UNICAMENTE DA UN GRUPPO COMBATTIVO DI ECONOMISTI CHE VEDEVANO NEL CAMBIO UN PREZZO DA LASCIARE, COME TUTTI GLI ALTRI PREZZI, ALLA VALUTAZIONE DEL MERCATO. I banchieri centrali erano sostenitori dei cambi fissi; disponiamo di dichiarazioni, ripetute anche di recente, secondo le quali i banchieri centrali affermavano: se ci togliete i cambi fissi, ci rendete disarmati di fronte alle richieste sindacali, data la possibilità di far slittare il cambio. Questa era la posizione dei banchieri centrali.

    La zona di stabilità monetaria europea va in definitiva considerata anche nell’ambito di quelle che sono le condizioni mondiali. Nelle condizioni mondiali esistono anche altri elementi che non dobbiamo trascurare, costituiti anche da un aggancio con il dollaro che è vitale anche ai fini della democrazia. Avrei infatti non poche riserve sia sul grado effettivo di democrazia (intesa, cioè, non in senso autarchico), sia sullo stato della frequente distribuzione dei redditi di alcuni dei Paesi con i quali verremo a legarci…
    ” [F. CAFFE’, Stare in Europa. Quali implicazioni per l’Italia, intervento al Seminario di informazione di Matera (10-11 febbraio 1979)].

    Per una persona come Caffè, che aveva contribuito a scrivere la Costituzione, non deve essere stato semplice assistere allo scempio che si stava delineando con lo scopo di sovvertirla

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  11. Tanto per cominciare... migrate verso sistemi OpenSource, e in particolare verso sistemi operativi LINUX. Quando il codice sorgente è pubblicamente disponibile, non ci sono santi. Si può chiaramente sapere cosa il software farà. motivo per il quale anche la Russia è ormai passata a LINUX. Usare strumenti informatici dell'avversario è da idioti.

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