domenica 28 agosto 2016

GRANDI DISASTRI, PACE E CORRUZIONE: SPINELLI E HAYEK €NUNCIANO LA VIA




1. Com'è ormai tradizione del blog, riteniamo molto utile fissare alcune informazioni che dovrebbero essere incorporate nella comprensione consapevole del momento storico, e del ciclo economico che stiamo vivendo, per come emergono dai commenti e in raccordo a precedenti post. 
Questa volta, come in molte alter occasioni, diamo il dovuto risalto a vari interventi di Arturo (che sempre ringraziamo...).
Il primo riguarda la reale visione di Spinelli sulla costruzione €uropea, ritraibile da un discorso (del 1985) che, nell'attualità, - e quando le dinamiche che erano auspicate esplicitamente (e implicitamente ma necessariamente) nel "Manifesto" si sono consolidate in modo coerente -, costituisce una sorta di interpretazione autentica dell'ideologia e della prassi politica concepita a Ventotene. 
Un tale carattere ne consiglia la lettura integrale e con attenzione, specie per quei lettori che dispongono del quadro critico che emerge dal complesso del blog.
"Sapendo evidentemente di essere fra amici, il nostro si lascia andare a un'inconsueta dose di sincerità:  
"Ci sono essenzialmente due metodi che sono contemporaneamente in opera; c'è il tentativo che fa perno intorno alla Comunità e a tutti i suoi successi ed insuccessi, e c'è il tentativo di un'Europa che sia fatta dagli europei. E c'è contemporaneamente il tentativo di un'Europa che sia fatta dagli americani. E vorrei che non ci sdegnassimo inutilmente, e in fondo non seriamente, di questa seconda alternativa. L'unità imperiale sotto l'egida americana è certo anche assai umiliante per i nostri popoli ma è superiore al nazionalismo perché contiene una risposta ai problemi delle democrazie europee, mentre il ritorno al culto delle sovranità nazionali non è una risposta.".
Ohibò. Ma l'Europa unita non doveva essere contraltare dell'Amerika? (Che però stranamente la finanziava...).
Niente paura: grazie a una volontaristica Umwälzung (rovesciamento) sarà proprio così: 'st'Europa antiamerikana gliela facciamo sotto il naso coi loro soldi. Che gonzi questi yankee!
"L'unità fatta dagli europei è in realtà la sola, vera alternativa all'unità imperiale. Il resto è schiuma della storia, non è storia. Le due forme stanno procedendo insieme e noi le vediamo sotto i nostri occhi; e guardate, non si può abolire l'una nella misura in cui si sviluppa l'altra. Perché l'una corroderà alla lunga l'altra; ma è attraverso queste due che l'Europa va muovendosi. Sta di fatto che nella misura in cui non si sviluppa o regredisce una di queste forme, si sviluppa l'altra."
E le polemiche sullo storicismo, e l'accusa alla dialettica di essere impostura intellettuale...?
Se mai servisse un'esemplificazione della definizione di europeismo come "aborto dell'imperialismo", eccola qui. Senza parole."

2. Aggiungo, a raccordo dei due passaggi, la citazione di questo ulteriore e intermedio tratto dallo stesso discorso, che conferma l'idea che i cittadini, disgustati dallo Stato-nazionale-brutto, sarebbero favorevoli agli USE senza stare troppo a sottilizzare, e che, perciò, devono essere condotti (irreversibilmente) a pensare che nessun problema e nessuna salvezza possano avere soluzione sine €uropam: una convinzione che, oggi, in tempi di interrogativi angosciosi sulle possibilità finanziarie di una qualsiasi ricostruzione post-terremoto, o dopo un'alluvione, o anche solo per mantenere una parvenza di SSN conforme all'orrendo e nazionalista art.32 della Costituzione, mostra la sua potenza persuasiva orwelliana: 
"Suppongo che voi siate senz'altro per un'Europa fatta per gli europei e dagli europei; e vorrei che ci chiedessimo dove sta l'ostacolo maggiore. Facciamo attenzione, perché è un ostacolo un po' diverso da quelli che si incontrano di solito nella vita politica. 
Praticamente non è nel mondo economico; il mondo economico è aperto, in momenti più difficili è un po' più timoroso, in momenti di sviluppo più coraggioso; ma il mondo economico, in genere, è aperto. Non è nel mondo culturale
Non è nel mondo politico
Non c'è nella coscienza media dei cittadini una grossa resistenza ed infatti tutti i sondaggi che periodicamente si fanno in Europa -ad eccezione della Danimarca che si chiude in sé stessa- dimostrano che in tutti i Paesi, anche in quelli che si dice siano i più reticenti, la maggioranza è favorevole alla costruzione europea. 
L'ostacolo, il vero ostacolo sono le grandi amministrazioni nazionali, che gestiscono buona parte del potere anche politico, che sono fatte per gestire politiche nazionali, ed in particolare le diplomazie che sono fatte per determinare se e in che misura occorre cooperare con altri Stati, mantenendo però la gestione delle politiche in mano ad esse stesse. 
Le amministrazioni riescono ad essere dominate dalla direzione politica se questa ha grandi e forti visioni di quel che si deve fare, delle riforme da introdurre e via dicendo. 
Ma se le ideologie si riducono a come sono ridotte oggi, a poco più che slogan per i piccoli militanti così necessari ai grandi partiti per le grandi occasioni elettorali, se prevale il desiderio di andare al potere per gestirlo così come è -sia pure dichiarando che si vogliono fare altre cose fino al momento in cui si arriva al governo- quando si arriva al governo si gestisce quel potere. Allora il peso culturale e pratico delle amministrazioni pubbliche è enorme ed è quasi insormontabile ed ha per sua natura un'influenza immobilizzante e conservatrice".
3. Insomma, dotare di risorse - che l'€uropa non darà mai (e ci torneremo!) e anzi vuole siano ridotte al pareggio di bilancio funzionale allo "Stato minimo" hayekiano- l'intervento pubblico solidale e per i più essenziali bisogni sociali della comunità nazionale, come prevede la Costituzione democratica del 1948, è roba "immobilizzante e conservatrice"
Il "mondo economico", ma guarda un po', non è di ostacolo; e nemmeno il "mondo culturale". 
C'è da supporre che oggi Spinelli sarebbe abbastanza soddisfatto, dato che questi due mondi tendono a coincidere, e i "cittadini" ne sono l'hayekiana conferma, in termini di opinione di massa €uroconforme. Pur se, magari, adombrato da qualche incidente di percorso come la Brexit e i "partiti populisti" da rieducare. Ma l'efficacia del processo €uropeo, come sappiamo, ha avuto ben altri e più pragmatici elaboratori, diciamo Robbins, Monnet, Amato, meno brutali e più efficaci di Spinelli nel raggiungere i risultati auspicati.
Basti segnalare come, - con questa "sottigliezza" del distinguere, in termini addirittura di possibilità di scelta "liberale" (!), tra USE promossi dal modello imperiale americano ovvero dal presunto spontaneismo entusiastico dei "popoli" alla ricerca della "pace" (liberati dalle orride burocrazie nazional-sovrane e pronti ad abbracciare senza resistenze il mercato del lavoro privo del deprecabile "sezionalismo" della tutela sindacale)-, Spinelli non si sia poi curato di una qualche...contraddizione circa effetti geo-politici che non si potrebbero non definire "imperialisti" o, se non altro, molto poco pacifici



4. Ma non si può dimenticare Hayek, che i links finora inseriti ci attestano, in base a fonti dirette, come l'ideologo di riferimento di questa bella costruzione di pace. 
Dal più specifico di questi link (in specie al post sempre di Arturo), ricaviamo una premessa sulla "pace":  la pace si raggiunge mediante la rimozione delle cause del conflitto bellico; questo, nella condivisa visione di Hayek e Ventotene, sarebbe determinato dall'esistenza stessa degli Stati nazionali e della loro tendenza a pianificare le politiche economiche nell'interesse della comunità nazionale; la soluzione è un governo mondiale, (di cui gli Stati uniti d'europa sono una tappa ma non il fine ultimo), che assorba irreversibilmente gli Stati ed elimini ogni possibilità di politiche sovrane di cura dell'interesse dei popoli su base nazionale. 

L'eliminazione di queste politiche nel quadro del governo mondiale, si afferma attraverso il "free-trade", massima espressione di pacifismo (!) e di mondo autodisciplinato da regole di pura condotta”, uniche garanti degli interessi generali, laddove, lo Stato, ogni possibile Stato nazionale, "altera il mercato a favore di interessi particolari" (qui si ha la perfetta coincidenza tra il "Manifesto" ventotetiano e quanto Hayek afferma in “The Economic Conditions of Interstate Federalism,” New Commonwealth Quarterly, V, No.2 (September, 1939), ristampato in F. A  Hayek, Individualism and Economic Order, Chicago, Chicago Press University, 1948, pp. 255–72).

5. Il risultato in termini di "giustizia sociale" non è affatto una preoccupazione, di fronte a tanta fede nella democrazia automatica garantita dai "mercati" (il "mondo economico" che non...si oppone: e ci mancherebbe!).
I federalisti €uropei risultano, giova ripeterlo, sostenuti dalla forza finanziaria degli USA, è un fatto ampiamente documentato. Riassunto storico: L’Unione Europea è sempre stata un progetto americano. E’ stata Washington a guidare l’integrazione europea alla fine degli anni ’40, e a finanziarla di nascosto sotto le amministrazioni Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon.
Non c’è mai stata una strategia divide et impera.
La Dichiarazione Schuman che ha dato il tono alla riconciliazione franco-tedesca – e avrebbe portato a tappe verso la Comunità Europea – è stata cucinata dal segretario di Stato Dean Acheson in una riunione a Foggy Bottom. “Tutto è cominciato a Washington”, ha detto il capo dello staff di Robert Schuman.
E’ stata l’amministrazione Truman ad intimidire i francesi per far loro raggiungere un modus vivendi con la Germania nei primi anni del dopoguerra, anche minacciando di tagliare il piano Marshall in un furioso incontro con i recalcitranti leader francesi nel settembre 1950.
Il movente di Truman era evidente. L’accordo di Yalta con l’Unione Sovietica si stava incrinando. Voleva un fronte unito per scoraggiare il Cremlino da un’ulteriore espansione dopo che Stalin aveva inghiottito la Cecoslovacchia, a maggior ragione dopo che la Corea del Nord comunista aveva attraversato il 38 ° parallelo invadendo il Sud.
Per gli euroscettici britannici, Jean Monnet (ritratto nell’immagine di copertina, ndVdE) aleggia nel pantheon federalista, eminenza grigia della malvagità sovranazionale. Pochi sono consapevoli del fatto che Monnet ha trascorso gran parte della sua vita in America, e che ha servito come gli occhi e le orecchie di Franklin Roosevelt in tempo di guerra.
Il Generale Charles de Gaulle pensava che fosse un agente americano, come del resto era, in senso lato. La biografia di Monnet a cura di Eric Roussel rivela come egli abbia lavorato a braccetto con le amministrazioni successive.
Il generale Charles De Gaulle fu sempre molto sospettoso dei moventi americani
E’ strano che questo imperioso studio di mille pagine non sia mai stato tradotto in inglese dal momento che è il miglior lavoro mai scritto sulle origini della UE.
Né molti sono a conoscenza dei documenti declassificati degli archivi del Dipartimento di Stato che mostrano che lo spionaggio degli Stati Uniti ha finanziato di nascosto il movimento europeo per decenni, e ha lavorato in modo aggressivo dietro le quinte per spingere la Gran Bretagna nel progetto.
Come ha riportato per primo questo giornale quando il tesoro è stato reso disponibile, un memorandum del 26 luglio 1950 ha rivelato una campagna per promuovere un Parlamento europeo a tutti gli effetti. È firmato dal Generale William J. Donovan, capo dell’Office of Strategic Services (OSS) americano al tempo di guerra, precursore della Central Intelligence Agency (CIA).
La facciata chiave della CIA è stato l’American Commitee for United Europe (ACUE) [Comitato Americano per l’Europa Unita, ndT], presieduto da Donovan. Un altro documento mostra che nel 1958 questo organismo ha fornito il 53,5 per cento dei fondi del Movimento europeo. Il consiglio direttivo includeva Walter Bedell Smith e Allen Dulles, direttori della CIA negli anni Cinquanta, e una casta di funzionari ex-OSS che si si muovevano dentro e fuori dalla CIA.
I documenti dimostrano che l’ACUE ha trattato alcuni dei ‘padri fondatori’ della UE come braccianti, e ha attivamente impedito loro di trovare finanziamenti alternativi che avrebbero spezzato la dipendenza da Washington.
Non c’è nulla di particolarmente malvagio in questo. Gli Stati Uniti hanno agito astutamente nel contesto della guerra fredda. La ricostruzione politica dell’Europa è stata un successo strepitoso.
6. E se si gode di cotanti costanti e risalenti appoggi, si può benissimo ignorare, nel senso di non esplicitare a qualsiasi costo, che l'obiettivo reale fosse quello indicato da M.S.Giannini: lo Stato monoclasse”, caratterizzato cioè dalla concentrazione del potere nelle mani di una ristrettissima oligarchia che poteva scaricare sulla maggioranza della popolazione, lavoratori in primis, i costi dell'instabilità che il regime economico più conforme ai loro interessi provocava. 
Ce lo dice Eichengreen, con grande chiarezza (in Globalizing Capital, Princeton University Press, New Jersey, 2008, pag. 2). Supponendo infatti che la pace sia l'assenza di Stati nazionali, cioè il super-Stato mondiale dedito al free-trade globale, la moneta unica mondiale è la soluzione "vincolo" per questa idea di pace
E la moneta unica del free-trade mondiale deve ricalcare il gold-standard, sempiterno strumento di maintenance di cambi fissi tra le varie aree dell'intero orbe terracqueo. Ve lo traduco dal citato post di Arturo:
"Ciò che era cruciale per il mantenimento dei tassi di cambio fissi,.., era la "protezione" dei governi dalla pressione esercitata nel senso di sacrificare la stabilità dei cambi ad altri obiettivi (ndr; di ordine socio-economico; parliamo di livelli dell'occupazione e dei redditi delle "conservatrici" e guerrafondaie schiere di lavoratori).
Vigendo il  gold standard del diciannovesimo secolo, la fonte di tale protezione era l'isolamento (ndr; della valuta) dalle politiche domestiche. La pressione esercitata sui governi del ventesimo secolo nel senso di subordinare la stabilità valutaria ad altri obiettivi non era una caratteristica del mondo ottocentesco.
Poiché in quel contesto il diritto di voto era limitato, i lavoratori comuni che soffrirono al massimo grado dei tempi duri, erano miseramente posizionati a resistere agli incrementi dei tassi di interesse adottati dalle banche centrali per difendere i cambi fissati.
Né i sindacati né i partiti politici si erano sviluppati al punto che i lavoratori potessero insistere che la difesa del tasso di cambio fosse temperata dalla ricerca di altri obiettivi politico-economici. La priorità annessa dalle banche centrali alla difesa dei tassi prefissati nel gold standard rimaneva fondamentalmente incontestata. I governi erano perciò liberi di intraprendere qualunque misura volessero per difendere i propri currency pegs
.
Insomma, l'800 dell'europa colonialista e liberoscambista, rimane un mondo ideale, sede di pace e di giustizia universali, a cui non c'è alternativa...in ogni possibile concezione del futuro.

7. Si comprende, perciò, l'importanza del movimento €uropeista, specialmente nello scenario dell'idea conservativa del "libero mercato" che agitava gli USA rispetto al quadro europeo post-bellico, rispetto al difficile compito di dover disattivare il ruolo del suffragio universale (e il formale allargamento della base democratica), usando lo strumento dell'attribuzione dell'etichetta della "pace".  
La pace come "bene superiore" a cui si può e si deve sacrificare il controverso "bene" della democrazia.
Questa suggestione emotiva e psicologica di massa, ben sfruttabile nell'Europa reduce dalla gigantesca guerra civile del 1939-1945, in una gigantesca operazione propagandistica giunta al suo culmine ai nostri giorni, risulta perciò abilmente innestata, con varie e improbabili circonlocuzioni politico-economiche, su obiettivi di sostanziale ripristino di assetti istituzionali propri di un capitalismo ottocentesco (aggiungendo la più volte segnalata tattica della "gradualità", cioè della trasformazione strisciante del quadro delle democrazia sociali inavvertita dalle masse).
Da qui, se siamo riusciti a mettere insieme i vari "puntini" in modo sufficientemente chiaro, l'equazione "Europa"="Stati Uniti d'europa verso il governo mondiale unico"="moneta unica"="pace".

8. Le "circonlocuzioni", spesso risibili dal punto di vista logico e scientifico, che animano i federalisti €uropei (in conto terzi, siano questi gli stessi finanziatori USA, siano, comunque, le oligarchie beneficate dal neo-Stato "monoclasse" sovranazionale), trovano peraltro un appoggio economicistico autorevole in Hayek. Del quale abbiamo parlato in molte occasioni (i links sono inseriti anche nella prima parte di questo post), ma che costituisce un pozzo inesauribile di legittimazione di qualsiasi misura e soluzione adottata in chiave europeistica per la "pace". Dal nucleo fondamentale del suo pensiero, discendono come corollari i più dettagliati elementi dello scenario socio-economico che siamo oggi "vincolati" a vivere in ogni occasione.
Ed è qui che vale la pena di riportare l'ulteriore recente contributo di Arturo che ci dà la misura dettagliata ed attuale dei problemi che paiono divenuti irrisolvibili, una volta che la pax €uropea e il suo ottocentesco oligarchismo sono divenuti paradigma culturale di massa praticamente irremovibile (incluso il problema della "ricostruzione" post terremoto". 
Il brano riportato di Hayek, nel criticare come inaccettabili tutti i pubblici interessi (differenziati da quello dell'ordine naturale del mercato) perseguiti dallo Stato nazionale democratico, ci rende conto dell'importanza, per i "federalisti", del processo decisionale governativo svincolato dalle pressioni elettorali della "maggioranza", dell'importanza annessa a un concetto estesissimo di "corruzione", e della stessa diffidenza instillata verso lo Stato pluriclasse, visto come marcio organismo che vive di ricatti e di politiche inevitabilmente distorsive a favore di "malcontenti" pigri, riottosi e furbacchioni:
"Hayek, che non delude mai, offre elementi chiarificatori anche stavolta:
"La discriminazione per assistere i più sfortunati non sembrava vera discriminazione. (Recentemente si è coniato il termine senza senso di "meno privilegiati" per mascherare tale discriminazione.) Per mettere in una posizione materiale più eguale gente inevitabilmente molto diversa nelle condizioni dalle quali in gran parte dipende il loro successo nella vita, è necessario trattarle in modo ineguale.
Tuttavia, rompere il principio di eguale trattamento sotto l'impero della legge anche per motivi caritatevoli, aprì inevitabilmente le porte all'arbitrio, e per mascherarlo ci si affidò alla formula "giustizia sociale"; nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine, ma proprio perciò servì da bacchetta magina per spezzare tutte le barriere, in favore di misure parziali. Dispensare gratifiche a spese di qualcun altro che non può essere identificato facilmente, divenne il modo più facile per comperare l'appoggio della maggioranza
Tuttavia, un governo o un Parlamento che diventi un'istituzione benefica si espone inevitabilmente al ricatto
Spesso non è più un "compenso" ma diventa esclusivamente una "necessità politica" determinare quali gruppi devono essere favoriti a spese di tutti.
Questa corruzione legalizzata non è colpa dei politici; essi non possono evitarla se vogliono guadagnare posizioni in cui poter fare qualcosa di buono; diventa una caratteristica intrinseca di ogni sistema in cui l'appoggio della maggioranza autorizza misure speciali per soddisfare particolari malcontenti."
(Hayek, Legge, legislazione e libertà, EST (Il Saggiatore), Milano, 2000, pag. 477). Come per esempio il "malcontento" dei terremotati.
Quindi ogni deviazione dall'uguaglianza formale e dall'allocazione di mercato è corruzione. La solidarietà è corruzione. Corollario è che dev'essere politicamente neutralizzata ogni comunità in grado di alimentarla, cioè di rendere accettabile agli occhi delle maggioranze che venga favorito qualcuno (pongasi: i terremotati) "a spese" di tutti, "inganno di cui gli agenti degli interessi organizzati hanno imparato molto bene a sfruttare l'efficacia." (Ibid., pag. 295).

L'universalismo à la Hayek dev'essere quindi inteso non come un allargamento della solidarietà a tutti, ma come uno svuotamento di quella limitata, ma effettiva, che già esiste o può esistere:  
"Può a prima vista sembrare paradossale che il progresso della morale porti a una riduzione delle obbligazioni specifiche verso gli altri; tuttavia deve augurarselo chiunque crede che il principio del trattamento uguale di tutti gli uomini, il quale è probabilmente l'unica possibilità per mantenere la pace, è più importante dell'aiuto speciale alla sofferenza tangibile".

14 commenti:

  1. Giustizia sociale: « nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine »

    La stessa affermazione di quell'altro psicopatico di Vilfredo Pareto riguardo alla morale.

    Notare poi che, se non si parla di imperialismo americano, il progetto federalista portato avanti dagli "europei" di cui parla Spinelli è quello del conte Kalergi e della sua Paneuropa.

    Bisognerebbe poi spedire a Paolo Becchi questo paper di Fabio Masini su quanto fosse "socialista" Altiero Spinenelli.

    In cui, tra le svariate perle, Spinelli scrive « Per me lui [Ernesto Rossi] era un liberale, dunque di certo un conservatore in materia economica e sociale»
    (Spinelli 1984: 301). Masini aggiunge: « A poco valse il fatto che lo stesso Spinelli abbia poi assorbito, come vedremo, una buona dose di cultura liberale; »

    Il vecchio link - sempre fornito da Arturo - non è più disponibile, proprio come quello con la pagina di giornale con in prima Ernesto Rossi e Luigi Einaudi che si scagliano contro «l'assistenzialista» Rapporto Beveridge.

    Questa storia di far passare i liberali per socialisti deve finire: i limiti delle analisi dei più raffinati liberal angloamericani risiede proprio nel fatto che... non hanno gli strumenti concettuali e categoriali tipici del socialismo. E poi non capiscono del perché il politically correct tipico della sinstra liberal ha i medesimi effetti dell'autoritarismo totalitario...

    Tutta la sinistra europea - da gran parte dei marxisti ai piddo-radical-sellini - è liberale.

    Che siano neocon di destra come i Bush, o che siano neocon di sinistra come Soros o la Clinton, sempre neocon liberali rimangono.

    E, senza "socialismo", non si capisce proprio come si possa far resuscitare in Europa le democrazie sociali...

    (Mentre c'è chi sta a pensare irato e livoroso a Craxi, a Stalin o a Pol Pot, confezioneranno un bel reato di "apopologia di socialismo"... in modo che la psicopolizia possa intervenire tempestivamente prima che possa baluginare qualsiasi forma di pensiero democratico...)

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    1. Precisazione doverosa la tua: qualche traccia di socialismo, in USA, la trovi, paradossalmente (forse), in Craig Roberts e stranamente, in vari sociologhi (rammento, ad esempio, gli autori citati da Riccardo Seremedi in "Flag of our Fathers-3).

      Quanto al reato di "apologia del socialismo", è una prospettiva realistica, ma ipotizzando una prosecuzione lineare dell'attuale avanzata politica delle oligarchie globaliste e, dunque, che potrebbe maturare dopo un riassetto PUD€, cioè unificante, dei principali partiti francesi.

      Il paradosso sarebbe che la Le Pen diverrebbe, in breve, il leader dell'unico importante partito "socialista" d'Occidente (se non contiamo Orban che, comunque, costruisce un partito di massa: ma i paese dell'est ex-sovietico, hanno grandi problemi nominalistici...:-)

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    2. Sì, tra l'altro, Craig Roberts fa la figura del "socialista" dopo aver servito nell'amministrazione Reagan.... per capire come stan messi da quelle parti.

      Dei sociologi americani, effettivamente, l'ho notato anch'io; ma, a ben vedere, a parte quelli che portano avanti il "funzionalismo sociologico" nelle sue varie evoluzioni, e che sono tendenzialmente "liberali", chiunque porti avanti scientificamente il paradigma "conflittualista", anche se si rifà ad un Weber, dalla tradizione "socialista" ci deve passare per forza.

      Semplicemente perché Carletto Marx - indipendentemente dall'orientamento ideologico dello studioso - è considerato padre fondatore della sociologia moderna.

      Il nominalismo è un grave problema a livello cognitivo: svincolarlo dalle secolari sovrastrutture ideologiche è un bel problema... di riduzione fenomenologica :-)

      La cosa più curiosa - ma non tanto, a ben vedere - è che quando parli di "socialismo" a coloro che arrivano dai paesi dell'est, in base all'età pensano all'austerity dello shock petrolifero degli anni '70 se va bene, alla shock economy neoliberale degli anni '90 se va male...

      Questi carrozzoni statalisti che sono crollati per la corruZZione... ecc., ecc.

      Tutto il mondo è paese

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  2. A chi non ha capito cosa è stato il liberalismo classico, si rinfresca la memoria con le celebri citazioni del padre nobile dei padri nobili: «Moneta e surrogati della moneta. Vantaggi del trasferimento alla Federazione.

    Non parrebbe controversa la devoluzione alla federazione del regolamento della moneta e dei surrogati alla moneta. Il disordine attuale delle unità monetarie in tutti i paesi del mondo, le difficoltà degli scambi derivanti dall'incertezza dei saggi di cambio tra un paese e l'altro e più dalla impossibilità di effettuare i cambi medesimi, hanno reso evidente agli occhi di tutti il vantaggio che deriverebbe dall'adozione di un'unica unità monetaria in tutto il territorio della Federazione.

    Se, dappertutto in Europa o almeno nell'Europa federata, si ragionasse e si conteggiasse e si facessero prezzi di beni e di servigi, ad esempio, per adoperare una parola neutra, in lire zecchine, quanta semplificazione, quanta facilità nei pagamenti, nei trasferimenti di denaro, nei regolamenti dei saldi! Nel caso che l'autorità federale intendesse ritornare al sistema aureo, ciò vorrebbe dire avocazione all'autorità medesima del diritto di adottare l'unica nuova unità monetaria d'oro ed i necessari sottomultipli divisionari d'argento, di nikel di rame per i minuti pagamenti [ecco di chi è l'idea di quelle maledette monetine da un centesimo che sono il terrore ad ogni emissione di uno scontrino!], come pure del diritto di istituire un'unica Banca Centrale o di emissione incaricata di emettere i biglietti permutabili a vista in oro.
    »

    « Sarebbe abolito cioè il diritto dei singoli stati federati di battere moneta propria »

    « Il vantaggio del sistema non sarebbe solo di conteggio di comodità nei pagamenti e nelle transazioni interstatali. Per quanto altissimo [!?!], il vantaggio sarebbe piccolo in confronto di un altro, di pregio di gran lunga superiore, che è l'abolizione della sovranità dei singoli stati in materia monetaria. »

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  3. Bello rileggere queste perle:

    « Chi ricorda il malo uso che molti stati avevano fatto e fanno del diritto di battere moneta non può aver dubbio rispetto alla urgenza di togliere ad essi cosifatto diritto [ecco da chi si è laureato Oscar Giannino!]. Esso si è ridotto in sostanza al diritto di falsificare la moneta (Dante li avrebbe messi tutti nel suo mferno codesti moderni reggi tori di stati e di banche, insieme con maestro Adamo [il moralismo religioso!]) e cioè al diritto di imporre ai popoli la peggiore delle imposte, peggiore perché inavvertita, assai più sui poveri che sui ricchi, cagione di arricchimento per i pochi e di impoverimento per i più, lievito di malcontento per ogni classe contro ogni altra classe sociale e di disordine sociale. La svalutazione della lira italiana e del marco tedesco, che rovinò le classi medie e rese malcontente le classi operaie fu una delle cause da cui nacquero le bande di disoccupati intellettuali e di facinorosi che diedero il potere ai dittatori. [Ah, non erano state le politiche liberiste e deflazioniste proposte da lui stesso a suon di manganellate ai lavoratori insieme allo zio di Spinelli Umbero Ricci e a tutta la cricca paretiana dei marginalisti...] Se la Federazione europea toglierà ai singoli stati federati la possibilità di far fronte alle opere pubbliche col far gemere il torchio dei biglietti, e li costringerà a provvedere unicamente con le imposte e con i prestiti volontari avrà, per ciò solo, compiuto opera grande [Einaudi come Hayek sui terremotati!]. Opera di democrazia sana ed efficace, perchè i governanti degli stati federati non potranno più ingannare i popoli, col miraggio di opere compiute senza costo, grazie al miracolismo dei biglietti, ma dovranno per ottenere consenso a nuove imposte o credito per nuovi prestiti, dimostrare di rendere servigi effettivi ai cittadini»

    Che bastardo sociopatico.

    « La guerra e non la pace, favorisce i concentramenti artificiali ed i monopoli. La Federazione, garantendo la pace, dà modo ad ogni regione o meglio ai suoi abitanti di far valere al massimo le proprie attitudini »

    « La Federazione ha bensì un fondamento economico. Essa è il risultato necessario delle moderne condizioni di vita le quali hanno unificato il mondo al punto di vista economico, trasformandolo in un unico
    mercato
    . [Ed ora una perla del cattolicesimi einaudiano:] Spiritualmente, essa mira però alla mèta opposta; che è quella di liberare l'uomo dalla necessita di difendere a mano armata il proprio piccolo territorio contro i pericoli di aggressioni nemiche ed a lui, così liberato, consente di aspirare a prendere parte, utilizzando al massimo le risorse del proprio piccolo territorio, alla vita universale. Liberazione dalla materia e non asservimento ad essa: questa è la ragion d'essere della Federazione; epperciò anche è sua ragion d'essere non la mortificazione ma la esaltazione dello spirito


    Amen.

    (Luigi Einaudi, "I problemi economici della federazione europea" e la "mortificazione della carne di chi quel 'piccolo territorio' da difendere dalle aggressioni dei comunisti non ce l'ha"...)

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    1. Una parte dei brani da te riportati figura ne "La Costituzione nella palude".
      I terremotati attuali, non potendo (ed è comprensibile) penetrare criticamente la cortina del piagnisteo istituzionalizzato, e improntato al "volontarismo" (a cui entro poche settimane dovranno abituarsi), e che mediaticamente cerca di sedarli (ma sempre come "primo intervento"), si renderanno conto, solo con l'inverno (anzi, probabilmente, con molti inverni), che sono l'oggetto di un esperimento.

      Quello della "durezza del vivere" applicata ai grandi eventi catastrofici: devono servire da esempio per ogni evenienza futura e portare la cultura di massa all'idea del "buon samaritano" privatizzato come unica soluzione "etica". O spirituale.

      Coloro che sopravvivranno a questo nuovo avanzamento del paradigma "liberale", nelle intenzioni dei nuovi maestri, d'altra parte, saranno quelli che idraulicamente dovranno votare la classe politica che istituirà il reato di "apologia del socialismo".

      Ormai è una corsa (in ripida salita) contro il tempo...

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    2. Sì, la "rilettura" è proprio quella dei passi citati ne "La Costituzione nella palude", a cui ho aggiunto solo il delirio mistico-religioso con cui chiude il vero redattore del Manifesto dei diversamente fascisti.

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  4. A volte "respirare" l'opinione della ggente per strada è veramente vomitevole. Se ne sentono di tutti i colori. Giorni fa ero su un bus al capilonea e all'interno vi erano degli anziani "tromboni" che pontificavano con sicumera cose del genere:"L'italiano medio è soddisfatto quando trova un bel posticino fisso nei sindacati, nelle municipalizzate, ecc. ecc."

    Sono sceso dal bus e ne ho preso un'altro. Un'altra volta, sempre alla fermata del bus, altro gruppetto di anziane che dicevano cose del tipo:"Gli stranieri sono più educati di noi e conoscono anche più cose".

    In mezzo a questi anziani automi senza cervello ripetitori di luoghi comuni (che per lo più hanno beneficiato di tutto l'impianto keynesiano del dopoguerra) si fa fatica a farsi riconoscere come italiano, per lo più disoccupato. Sarà sicuramente colpa mia se sono disoccupato, colpa della mia ignoranza, della mia dabbenaggine, della mia mancanza di educazione, della mia vana ricerca di un posticino fisso al calduccio, mica come gli stranieri che sono abituati alla fiera competitività, all'impegno sul lavoro per 14 ore al giorno e non si lamentano se li paghi 2 euro all'ora. Che sporchi viziati questi italiani! Si fa fatica a camminare per strada. Il disprezzo per gli esclusi, per i subalterni, è lì, sempre, dietro l'angolo; perché essi sono sempre additati come gli artefici della propria condizione di inferiorità e di esclusione; si fa fatica a trovare solidarietà, a trovare il coraggio di confidarsi con qualcuno, di condividere le proprie ansie; l'altro molto spesso si rivela solo un automa senza sensibilità, senza coscienza, un ripetitore di luoghi comuni. L'istinto è quello di nascondersi per cercare di sopravvivere al giudizio degli altri, di quelli "per bene", cioè dei livorosi che sono sempre pronti a condannare come vizio qualsiasi diritto ottenuto dai subalterni, perché tutti, secondo loro, sarebbero più virtuosi se fossero costretti a sopportare la vita grama e austera, quella dei loro nonni e bisnonni, fieri di essere degli schiavi.

    E poi cosa si vede per strada? Fiumane di stranieri africani col cappellino in mano che ti chiedono l'elemosina ad ogni angolo; altri stranieri, per lo più latinoamericani, che te li ritrovi con la carrozzina sul bus strapieno e con tre bambini piccoli appresso, e non si sa chi da loro da mangiare. E poi ragazzine il cui unico obiettivo sembra essere quello di stimolarti sessualmente tanto sono corti i pantaloncini e le magliette che indossano; e tu ti chiedi che tipo di consapevolezza possa nascere anche da loro, il cui futuro da "adulte" molto probabilmente sarà quello di rimanere sempre così, ragazzine senza un impiego o un uomo fisso, senza una famiglia propria, sempre a casa dei propri genitori e sempre "libere" e pronte all'avventura con le amiche.

    Nessuno, nessuno, da nessuna parte, nemmeno per caso, lo sento parlare di cose come DIRITTI, COSTITUZIONE, WELFARE, INTERESSE NAZIONALE.

    Nella società contemporanea, più che il sesso, sono queste le cose che sembrano diventate dei tabù. Se ne parli dimostri già di essere un perdente o un vizioso in partenza, uno che vuole lo stato balia perché è un debole, uno che non è abituato alla "verace" competitività che stimola la virtù del RETTO VIVERE; sei uno che, da "italiano medio" si vuole imboscare un qualche ufficio pubblico a poltrire, invece di essere contento, come gli stranieri, che ne sanno di più di noi, di lavorare 14 ore al giorno per 2 euro l'ora.

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    1. Quella che constati è la tragica esperienza comune di chiunque si trovi ad osservare con occhio razionale lo stato della cultura mediaticamente "pompata" nelle "menti elementari": da quelle semi-colte a quelle totalmente pop.

      Se non sei pop, - cioè intrinsecamente individualista metodologico nonché religioso in quanto ammiri il Papa (perché è....buono) ma non vai a messa e non sei in grado di capire che sei nichilista- è chiaro che ti ritrovi a soffrire maggiormente la condizione di disoccupazione.

      E' un fatto di comunicazione e di empatia che non arridono a chi abbia conservato un tanto di cultura e di sale in zucca: tutti odiano tutti/e, persino le amiche con cui sognano le avventure pop, cioè nella grande, e ultima, frontiera dell'ammore e del sescio; ma sono disposti/e ad esaltare se stessi nell'atto di essere buoni (e moderni) quando propugnano i diritti cosmetici.

      Adesso la nuova frontiera, poiché non capiscono più bene cosa accada in UK-Londra- è di emigrare in Australia. Andate, andate!

      Ovviamente hai la mia solidarietà e stima: non te ne fai molto (credo), altrettanto ovviamente.

      Ma credo che tu sia un vincente: del giudizio degli (auto)schiavi pop, te ne puoi altamente fregare, infatti. E a pieno titolo e indipendentemente dall'età e dal vestiario di questi individualisti sconfitti per l'eternità...

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    2. Leggendo il post di stopmonetaunica ho provato un fortissimo senso di empatia, perchè gli stessi pensieri, direi quasi la disperazione, che mi assale ogni volta che il mio occhio, che per mia grande sfortuna non riesce a staccarsi dalla propria razionalità, se vogliamo cinismo, si posa su quelli che Quarantotto descrive perfettamente come le inevitabili espressioni della 'cultura mediaticamente "pompata" nelle "menti elementari": da quelle semi-colte a quelle totalmente pop'. Il senso di impotenza che provo è indescrivibile. E questo avviene ogni qual volta espongo le mie idee sulla situazione attuale con persone che conosco e che mi conoscono, e quindi dovrebbero quantomeno avere un minimo di fiducia e di apertura mentale nei miei confronti, come io ce l'ho nei loro. Persone che si auto definiscono di sinistra, quando non addirittura socialiste o comuniste, persone che vanno regolarmente ogni 25 aprile a visitare qualcuno dei luoghi 'sacri' della resistenza. Abitudine che a me pare ormai assimilabile a quella del cattolico che si reca in chiesa nel solo giorno di Natale, senza peraltro dedicare un solo minuto ad un sincero raccoglimento spirituale. Non si spiega altrimenti la risposta che ho ricevuto recentemente da uno di loro, in merito ad una discussione sul referendum del prossimo ottobre: ' voterò sì perchè tanto peggio di così non può andare, quindi bisogna cambiare il vecchio sistema, la Costituzione è vecchio e non più al passo con i tempi, è superata e va cambiata a prescindere'. Avrei preferito ricevere le canoniche 10 frustate. Ho provato una specie di dolore fisico, proprio perchè questa risposta (sottoscritta da altri presenti) proveniva da una persona che si autodefinisce 'di sinistra', in possesso dei mezzi economici e culturali atti ad avere un'opinione libera e autonomamente formata. La triste verità è che oramai esiste un solo verbo, che è quello 'comune', €uropeista, pilotato in ogni sua manifestazione mediatica. E le 'menti' assorbono.

      Non sono disoccupato, ho una partita iva e fortunatamente ancora abbastanza lavoro da tirare avanti nonostante il torchio irreale delle imposte, ormai completamente scollegato dalle mie entrate, che sono dovute diminuire in proporzione a quanto posso ragionevolmente chiedere ai miei clienti, che soldi da spendere ne hanno sempre meno, sia privati che imprese. Anzi, lavoro più di 5 anni fa, ma guadagno sensibilmente di meno e mi chiedo: per quanto ancora resisterò in questa situazione?. Non mi ritengo sociopatico (anche se ormai inizio ad avere qualche dubbio). Vivo tutto il giorno al contatto con il 'pubblico', i miei clienti, e ormai sono parecchi anni. E' un lavoro che nel suo piccolo mi gratifica, mi consente di rendermi utile agli altri, risolvergli problemi. Ma se può consolarti, stopmonetaunica, mi sento esattamente come te. Non passa giorno in cui vengo a contatto con persone, spesso sconosciuti, che non riesco più a riconoscere come miei concittadini, miei fratelli...è come se tutti loro stessero andando in una direzione (o forse è più giusto dire che ognuno non sa dove sta andando) e io stessi inutilmente cercando di andare in quella opposta. Difficile non venire travolti. Questo fa lievitare in me il desiderio (da qui i dubbi di sociopatia incipiente) di isolarmi, di chiudere bottega, vendere casa, finché è ancora mia(!), cercarne una isolata in collina e salutare tutti, preparandomi ad osservare il massacro.

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  5. Buongiorno. Non interrompo mai la lettura ( studio piu' che altro) dei suoi scritti e relativi interventi. Lei dà voce ( e comprensione delle Fonti) a cio' che non riuscivo ad esprimere del "clima culturale e sociale anche di questa regione " ( poi esportato in giro per l'Italia e non a caso ) "I terremotati attuali, non potendo (ed è comprensibile) penetrare criticamente la cortina del piagnisteo istituzionalizzato, e improntato al "volontarismo" (a cui entro poche settimane dovranno abituarsi), e che mediaticamente cerca di sedarli (ma sempre come "primo intervento"), si renderanno conto, solo con l'inverno (anzi, probabilmente, con molti inverni), che sono l'oggetto di un esperimento.

    Quello della "durezza del vivere" applicata ai grandi eventi catastrofici: devono servire da esempio per ogni evenienza futura e portare la cultura di massa all'idea del "buon samaritano" privatizzato come unica soluzione "etica". O spirituale."

    Le vicende di " stopmonetaunica" sono ahimè le stesse vicende che si ritrovano nelle NOSTRE case, nei nostri figli, nei nostri stessi uffici.

    Penso anche a questi " PROGETTI UNIVERSITARI "(!!!!!) DI "INTELLIGENZA ARTIFICIALE" qui, in loco, e "qualcosa" mi dice che la " masse di esclusi" aumenteranno.......Grazie ancora e cordiali saluti Bruna http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2016/08/29/news/facebook-da-mark-zuckerberg-un-regalo-all-unimore-server-per-l-intelligenza-artificiale-1.14030670?ref=hfrereec-2

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    1. Bisognerà pur bene selezionare i sopravvissuti (al lento genocidio del popolo italiano): da un lato, i padroni esteri allocativamente efficienti (per se stessi), dall'altro gli schiavi competitivi, artificialmente tenuti in vita per propagare l'intelligenza (?) artificiale.
      Quella che aiuterà gli esseri umani a...tante cose per il cui accesso, sul mercato privato, occorrerà comunque indebitarsi. Quantomeno per pagare le "assicurazioni".
      Su tutto.

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  6. Comunque, a proposito di federalismo.

    Ho letto il pizzino mafioso di Brzezinski con le cinque orwelliane verità.

    Non so cosa sia successo tra la prima e la seconda grande guerra: ma questi della Cupola angloamericana dimostrano di essere cbiaramente talmente malati di mente da poter essere considerati dei mutanti. Infatti, per quanto grinzosi come lucertole, sembrano pure immortali.

    Ma moriranno.

    E con loro il loro progetto psicotico per cui hanno lavorato tutta la vita dalle loro confortevoli poltrone di pelle umana.

    I nazisti avevano sicuramente un progetto più sano ed equilibrato.

    Trovano inopportuno imporre TTIP e governo mondiale con la forza diretta: cercano di imporli con il CETA e con la collaborazione di Russia e Cina, preferendo il terrorismo alla guerra nucleare su vasta scala. Facciamo progressi!

    Bazaar risponde a Zbigniew

    1 - «Gli Stati Uniti non sono più una potenza imperiale»

    Non lo sono mai stati: gli imperi - come quello romano, russo, o cinese - hanno portato una qualche forma di civilizzazione; anche quello totalmente parassitario britannico ha restituito qualcosa (tipo le strade ferrate?).

    L'imperialismo finanziario che parassita le strutture dello Stato nordamericano e le grandi organizzazioni private, si manifesta in quei fenomeni reali che sono: bruttezza estetica degli edifici del potere, alienazione dei centri urbani delle sue capitali, abbruttimento fisico e morale dei subalterni, devastazione del territorio, scomparsa di qualsiasi forma artistica e di reale creatività, disturbi psichiatrici diffusissimi in tutte le classi sociali. Ecc.

    "Il pesce puzza dalla testa" è a fondamento di qualsiasi scienza sociologica.

    2 - « La Russia a guida della UE »

    La forma "federale" della Russia è stata essenzialmente imposta per renderla permeabile al liberalismo e quindi a renderla colonizzabile tramite il lavoro di frammentazione destatalizzante da parte dei grandi operatori economici privati e dalle grandi istituzioni pubbliche coartate ad interessi privati.

    Chi - come Dugin - non ha compreso fino in fondo la relazione tra Stati-nazione, sovranità nazionale e benessere diffuso, è di fatto un liberale e risulta de-facto una quinta colonna anche se manifestamente anti-liberale e ostile alle forze talassocratiche.

    Questo vale per chi non comprende gli evidenti limiti delle analisi Carl Schmitt che prescindono dalla struttura sociale.

    La Russia deve tornare ad essere un'Unione e la UE un insieme di nazioni sovrane.

    3 - « La minaccia cinese »

    Alla Cina non frega nulla degli USA, come no le è mai fregato per oltre 15000 anni: di far la prova di forza per veder chi è più superpotente frega solo a chi una cultura non ce l'ha. Come la superclasse angloamericana ed i suoi figli adottivi depravati come Brzezinski e Kissinger.

    4 - « L'Europa non è destinata ad essere una potenza globale perché allineata agli USA »

    La UE è l'oppressione neocoloniale statunitense per via finanziaria dei popoli europei: graziearca, Zbigniew.

    Aspettavamo le tue perle di saggezza.

    5 - « Il terrorismo islamico è la reazione al colonialismo europeo »

    Torna a mangiar peyote, Zbigniew, dai documenti del tuo caro amico Soros e dalla tua nipotina Clinton sappiamo già tutto.

    Senza Stati-nazione lo schmittiano "incivilimento della guerra" cede il passo alla guerra civile e ai sezionalismi.

    Va anche bene: basta che gli interessi sezionali in gioco siano tra socialisti-sovranisti e sociopatici-mondialisti, indipendentemente da razza, religione e classe. (Perché sì, la lotta di classe è un fatto strutturale, non ad personam...)

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    1. Grazie dell'anticipazione di analisi, data l'importanza, in prospettiva, dell'argomento. Che meriterebbe un post "funditus", considerata la dispersione delle fonti di "comprensione" all'interno della mole del blog :-)

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