giovedì 30 giugno 2016

LA NON MOSSA DI HOLLANDE NELLA LUNGA ESTAT€ CALDA E LA SOLITUDINE ITALIANA


http://images.movieplayer.it/images/2003/11/06/la-locandina-di-la-lunga-estate-calda-31553.jpg



1. Persino Huffington Post deve registrare la situazione "lunare" di impasse. Come avevamo detto, non ci sono neppure le potenzialità e il bagaglio concettuale per cambiare i trattati
Si finge che siano applicabili e sostenibili e si prosegue quasi allegramente incontro al disastro:
"E dunque la campagna elettorale [nei rispettivi paesi e soprattutto in Germania] e gli interessi nazionali bloccano l’Unione persino nell’era Brexit. “L’Europa ha preso una sberla e quando prendi una sberla sei sotto shock”, giustifica Renzi. Ma il premier sa che non potrà ottenere cambiamenti storici e retromarce. E si predispone per acchiappare tutto quello che “serve all’Italia nell’ambito delle attuali regole”.
Questa mattina, per dire, in consiglio europeo ha difeso Spagna e Portogallo, sotto attacco perché rischiano la procedura di infrazione per deficit eccessivo. “Ma Rajoy ha detto che lo ha ridotto dal 9 al 5, Costa ha spiegato che per la prima il deficit portoghese è sceso sotto il 3”, racconta Renzi. “Io ho dato ragione a Madrid e Lisbona, anche se la discussione non ha riguardato l’Italia che ha un deficit all’1,8, il più basso degli ultimi dieci anni”. Il punto è che “se Spagna e Portogallo vengono sanzionate per dei decimali allora l’Europa crea un ‘mostrum giuridico’: vuol dire che non hanno colto il senso di ciò che serve oggi”.
Insomma i Trattati non cambieranno, ma si potrà continuare a negarli. Nell’inedita era Brexit, ognuno in Europa continua a tirare acqua al suo mulino. L’Italia torna a casa con 1,4 miliardi di euro in più nel fondo di sviluppo e coesione, frutto di un ricalcolo tecnico, e 500 milioni per il ‘migration compact’. “So che servirebbe ben altro ma il benaltrismo non mi interessa: intanto c’è questo”, dice il nuovo Renzi “keynesiano”, pronto per la politica del “un pezzo per volta” che vige in Europa.
Sempre che regga. Ufficialmente tutti i leader negano l’effetto domino, dopo il referendum britannico. Ma nella riservatezza dei meeting se ne parla eccome. La paura è questa. Tanto più che questo periodo di incertezza potrebbe durare più a lungo di due mesi. I 27 leader si danno appuntamento per il 16 settembre: vertice informale a Bratislava. Ma nessuno sa se per quella data Londra avrà attivato l’articolo 50 che la accompagna fuori dall’Unione. Dopodichè, recitano le conclusioni finali del vertice, si potranno avviare i negoziati per stabilire nuovi rapporti tra Ue e Gran Bretagna come “paese terzo”.
2. A parte la circostanza che il deficit italiano non risulta essere all'1,8, né nel 2015, in cui è stato pari al 2,6 e con un avanzo primario "solo" all'1,5, né, in base al DEF, per il 2016 (pari al 2,3), difendere lo sforamento della Spagna, oltre a prevenire (piuttosto debolmente, data la prassi instauratasi ormai contro l'interesse nazionale italiano) pesanti obiezioni ad un probabile sforamento italiano nello stesso 2016, (per non parlare del 2017 quando è previsto un roboante 1,7), non pare una tattica vincente: considerando il diritto dei trattati de facto, disparitario, da "estorsione", riservato da anni, ossia da sempre, all'Italia.
Non mi pare però che si possa parlare di "interessi nazionali" agitati per bloccare chissà quali misure salvifiche dell'€uropa altrimenti realizzabili, da parte di Italia, Spagna, Portogallo e via dicendo.

3. Quello che appare invece evidente è che il "blocco", cioè la precisa non-volontà di reagire alla Brexit e di ripensare l'assetto ordoliberista dei trattati, con tutte le sue conseguenze distruttive delle economie di tutti-tranne-uno, la Germania, corrisponda solo all'interesse nazionale di quest'ultima. Gli altri non possono che cercare disperate difese e sopravvivere, senza però disporre, per antica scelta politica delle varie elites nazionali, delle "risorse culturali" per uscire dalla crisi.
Il fatto è che, come abbiamo visto, per la Germania, quello dell'€uropa è un mondo felice e pieno di libertà. Punto.
O il mercato comune sarà liberista o correrà rischio di cadere nel collettivismo (p. 208):
Nel mercato comune... o si fa strada lo spirito del liberismo ed avremo allora un’Europa felice, progressiva e forte, o tentiamo di accoppiare artificiosamente sistemi diversi ed avremo perduta la grande occasione di una integrazione autentica. Una Europa dirigisticamente manipolata dovrebbe, per sistema, lasciar paralizzare le forze di resistenza contro lo spirito del collettivismo e del dominio delle masse, e illanguidire il senso di quel prezioso bene che è la libertà.
La politica di armonizzare, uguagliare, compensare è (p. 208): quanto mai pericolosa... Lo sviluppo tendenzialmente inflazionistico in alcuni paesi (con rigidi corsi dei cambi!) è da riferire, non da ultimo, anche alla concessione di prestazioni sociali superiori alle possibilità di rendimento dell’economia nazionale.
4. Il tracciato è segnato e il moto uniformemente accelerato della Germania non tollera deviazioni, crisi bancaria italiana o meno; tutto è irrilevante di fronte a questa "utopia ordoliberista" che realizza la società tecnocratica, FORMIERTE GESELLSCHAFT, intangibile (per gli altri), e la competitività assoluta per la Germania.
E dunque perché, in questo trionfo nazionale vittorioso, dovrebbero voler cambiare qualcosa?




5. Il massimo dello sforzo pensabile (se di pensiero razionale si può parlare), non riguarderà l'economia del continente, in cui viene considerata totalmente "salutare" la lezione impartita ai paesi deboli e debitori, Italia in testa, di imparare a vivere "entro le proprie possibilità": l'unico e solo piano di rilancio riguarda la sicurezza e l'integrazione militare e il pienamente connesso "migration compact". Così era previsto prima del Brexit, quando lo si paventava soltanto; così è rimasta l'agenda effettivamente praticabile dopo il Brexit. 
E questo scenario si realizza col sigillo decisivo di Hollande che, a ben vedere, è l'uomo che oggettivamente avrebbe in mano la carta vincente per modificare l'assetto dell'unione e della stessa moneta unica.

6. Ma dalla Francia non c'è comunque da attendersi alcun colpo di scena: meno che mai "solidarietà" (negozialmente decisiva) sulla situazione bancaria (italiana). 
Mentre i tedeschi fanno i "duri", attendendo la inevitabile tosatura dei risparmiatori italiani (in un modo o nell'altro: camuffandola magari di illusione finanziaria), torna alla ribalta una Deutschebank che scricchiola, potendo ciò costituire il backfire sulla intransigenza tedesca: forse che la Francia pensa che "ne rimarrà soltanto uno"? 


7. Un calcolo miope, certo: ma nell'€uropa accecata dall'ordoliberismo delle regole automatiche e non negoziabili, anche la metafora di un gioco al massacro che non ha più nulla di cooperativo.  
Molto egoistico, piuttosto, anzi, improntato alla preservazione del proprio fortilizio, avendo posto in sicurezza frontiere e liquidità del sistema bancario, e in attesa, quasi beffarda, del crollo di qualcun altro.
Facendo finta, ad esempio, che esistano regole interne all'Unione bancaria che consentirebbero di evitare di far ricadere sui risparmiatori-contribuenti, in applicazione irrinunciabile del fiscal compact, il costo della ricapitalizzazione "pubblica" del sistema bancario italiano. Ovvero, dell'acquisto, totalmente o parzialmente "pubblico", dei debiti in sofferenza (che continuano a generarsi per via delle politiche di applicazione del fiscal compact!).
8. L'Italia è sola, più che mai, e si affida al wishful thinking tardivo.


Questa è l'€uropa dell'ipocrisia, dell'ostilità strisciante di tutti contro tutti e, sotto-sotto (neppure troppo),  distruttiva dell'altro
Paludata di inutili vertici e inutili dichiarazioni, in un minuetto che assomiglia alla vigilia della prima guerra mondiale.
Da qui al vertice del 16 settembre sarà una lunga estate calda...

7 commenti:

  1. Per la prima volta da quando seguo questo blog, di cui condivido in toto le analisi, mi permetto di fare un rilievo critico. Non al post, che come al solito inquadra in modo ineccepibile la desolante condizione dei paesi europei di fronte allo strapotere germanico, ma alla scelta di pubblicare la foto di Schauble, che può davvero provocare effetti indesiderati, specie all'ora di pranzo. Tra l'altro, ho scoperto da poco (ma forse sul blog si era già detto) che il funesto ministro delle finanze risulta essere stato insignito nel 1986 del titolo di cavaliere di gran croce ordine al merito della Repubblica italiana. E, in effetti, negli ultimi anni si è dimostrato sincero amico del popolo italiano, forse solo ai greci ha riservato attenzioni più significative...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Colgo l'amara ironia.
      Chissà se ha avuto pure la Legio d'onore dalla Francia: non lo escluderei.
      In fondo, a ben vedere, anche alla Francia, la coventrizzazione colonizzatrice italiana fa alquanto comodo...

      Elimina
  2. Spaventoso dilettantismo negoziale di Renzi è il suo Team.
    Non hanno ancora minimamente capito le cause della crisi nè il rischio qui è esposta l'Italia, anzi lo aumentano ancora. Completa incapacità negoziale è trattativa, credo persino che non sappiano nemmeno su che cosa andare a negoziare. Rifiuto o incapacità totale di guidare è governare il paese, l'UE ha la priorità assoluta, l'Italia sembra che sia secondaria. si affidano ciecamente ai boia di Brüssel, lasciando ai boia l'iniziativa è probabilmente pensano che i pazzi di Brüssel risolvono il problema.

    A questo punto l'unica speranza è che salti in aria il sistema bancario italiano creando una reazione a cattena in tutta europa facendo saltare l'euro.

    Incubo.

    RispondiElimina
  3. Sembra che Juncker incominci a vedere elefantini bianchi alla parete (Delirim Tremens)

    Juncker will Euro-Zone rasch ausweiten

    Juncker vuole espandere l'euro-zona sul intera UE, come reazione al Brexit.

    RispondiElimina
  4. Il fatto è che i problemi sono così tanti sul tappeto, i vecchi mai risolti più i nuovi che giorno dopo giorno bussano alla porta.

    E in tutto questo marasma è veramente difficile capire quale sarà l'evento scatenante del crollo totale.

    Sappiamo che avverrà, ma non sappiamo quando.

    E' come essere incatenati nella stiva del Titanic sapendo quello che accadrà.

    RispondiElimina
  5. Ultima notizia k della Commissione Ue al sostegno governativo per le banche italiane

    Questo è quello che avrebbe dovuto fare l'Italia già dal 2011 subito quando sono partiti gli attacci ai BTP, ma senza alcuna intromissione della commissione UE. Un fondo statale con garanzie di 200-300 mrd. Il debito pubblico sarebbe schizzato li dove è oggi, ma l'Italia non sarebbe dentro questo disastro dove è oggi, l'Italia si sarebbe risparmiata il tonfo micidiale del PIL è tutto il resto.

    Sapevo che sarebbe venuta una cosa del genere, perchè la commissione UE semplicemente non si puo assolutamente permenttere di fare saltare in aria l'Italia. L'Italia per l'euro-zona è sistemica al contrario della Grecia.
    Se salta l'Italia ci sarà una gigantesca reazione a catena su tutta l'europa, Francia è Germania in primis è probabilmente anche negli USA anche con intensità molto minora, l'euro-zona non reggerebbe ad un impatto del genere è imploderebbe.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nella finanziaria Monti per il 2012, se ben ricordo, una misura di garanzia statale al sistema bancario, per il 2012, era previsto.
      Il punto è che anche l'attuale misura vale per il solo 2016. Cioè, non è un backstop a regime (e comunque andrebbe "coperto" fiscalmente ove utilizzato in variazione ai capitoli di bilancio attuali): nulla a che vedere con quello che può fare una banca centrale "vera" (nazionale), fornendo una linea di credito privilegiata al governo garante (come fa la Fed col fondo di garanzia del treasury, emettendo nuova liquidità potenziale).

      Quanto all'essere l'Italia sistemica, non ci piove: ma, in questo caso, vedo la cosa come una sorta di precedente che potrebbe preludere a un intervento governativo tedesco su Deutsche bank (appena bocciata agli stress tests della Fed-treasury). E ne parla persino il FMI
      http://www.wallstreetitalia.com/fmi-se-salta-banca-crolla-tutto/?utm_source=Facebook&utm_medium=link&utm_campaign=Facebook:%20WallStreetItalia

      Si parla di pericolo anche per il sistema assicurativo tedesco, essendo ovvio che la redditività è ad assoluti livelli di guardia e le prestazioni previdenziali (pubbliche e private) di conseguenza.

      Parliamoci chiaro: in Italia, la crisi bancaria è il riflesso del fiscal compact e delle insolvenze provocate, dal 2012 in poi (non dal primo periodo seguente alla crisi del 2008), dal fatto di mandare il paese prima in recessione e poi in stagnazione, a causa delle riforme strutturali deflazioniste, che perdurano in funzione del mantenimento dell'euro.

      Il groviglio deflazione-austerità determina l'instabilità finanziaria, non solo per i sistemi produttivi dei paesi debitori - ove le imprese chiudono e falliscono, e le famiglie non sanno più come pagare i mutui, ma anche sull'erogazione del reddito differito (che è conversione di risparmio investito dal settore finanziario) nei paesi creditori.
      I rendimenti possono essere drogati dal sistema OTC dei derivati, ma prima o poi la bolla e la debt-deflation ricadono sui sistemi finanziari in perdurante deflazione.

      Elimina