domenica 6 dicembre 2015

DEMOCRAZIA "FILOSOFICA", DIRITTI SOCIALI E L'ANALISI DI LORENZA CARLASSARRE



1. Mi hanno detto che il concetto di democrazia sostanziale che ritraggo dalla Costituzione, così come, tra l'altro, affermato dai Costituenti nelle persone di Mortati, Basso e Calamandrei (e non solo), è arbitrario e anche demagogico: questo perchè sarebbe contrario a quanto elaborato dalla letteratura filosofica (da quanto ho capito) anglosassone.
L'obiezione che la Costituzione sia la fonte normativa che definisce il livello massimo e inderogabile di legalità (stato di eccezione dei mercati, trattati €uropei e terrorismo, permettendo), è considerata risibile, perchè, appunto, fonte nazionale e normativa: per definizione non valida come paradigma scientifico-filosofico (!?).

2. Dunque, nessuna preoccupazione (filosofica) che ci sia una ragione ben precisa, e conseguente all'esperienza storica, economica e sociale (praticamente in tutto il mondo occidentale), che ha portato ad affermare che senza i diritti sociali, e la loro costituzionalizzazione, la democrazia può costantemente trasformarsi in quella sua pantomima ad uso delle elites che è, dai suoi "pensatori", definita come "democrazia idraulica"
Nessuna attenzione al fatto che, senza porre una garanzia stabile delle prerogative di tutte le componenti della società, fissando un obbligo di intervento dello Stato a compensare la dilagante forza dei poteri economici e mediatici "di fatto", una democrazia fondata soltanto sui diritti tradizionali di libertà, sia soggetta costantemente al suo svuotamento: cioè alla sua nullificazione in termini di effettività della democrazia, intesa come "patto sociale" realmente inclusivo. 
E, come constatiamo ogni giorno, ovunque in €uropa, ciò avviene, in nome dello "stato di eccezione" che la concezione "naturalistica" delle leggi del mercato può sempre imporre a suo piacimento. E proprio in nome dei rapporti di forza che non trovano limite nelle "priorità", stabilite da una Costituzione democratica pluriclasse.

3. Comunque, il concetto di democrazia, a quanto pare, lo deve stabilire, il riscontro dell'opinione della maggioranza degli autori, filosofi e non giuristi, che risultino più citati (non ho capito bene da chi); dunque una maggioranza di "pensatori" svincolata dal dato normativo, anche comparativo (cioè relativo alle formulazioni delle diverse Costituzioni).  
E questo, poi, dato che i giuristi e in particolare i costituzionalisti, non sarebbero legittimati a parlare delle forme di Stato...non sia mai: insomma, la democrazia sarebbe un concetto filosofico, liberamente elaborabile dai filosofi in base al flusso delle teorie filosofiche mainstream, che legittimano bibliograficamente la "ricerca" Poi valutata come innovativa e accreditata. 

Quindi, siete a posto: se i filosofi definiscono il concetto di democrazia vero e "oggettivo", lo faranno conteggiando citazioni e indici bibliografici di elaborati che rinviano l'uno all'altro e costituiscono il "consenso". Filosofico. E le norme, che definiscono, nella realtà storica e sociale, i vari modelli organizzativi della società, non c'entrano nulla...

4. E voi, intanto, non dovrete appellarvi a un concetto così provinciale qual è la Costituzione e pensare che il problema possa mai essere stato tutto il conflitto sociale che, svoltosi tragicamente per 150 anni - id est; a partire dalla Rivoluzione francese, se volessimo essere così "limitati" da attenerci a questa cosa "irrilevante" costituita dalle soluzioni normative-, ha cercato soluzione nelle formule istituzionli che sono culminate nella NOSTRA COSTITUZIONE. 
Che, non a caso, è il modello di altre, in Europa sicuramente, e che, non a caso, costituisce il bersaglio grosso di cui si vogliono liberare i "federalisti europei".

5. E dunque non lamentatevi se il pareggio di bilancio (ma prima ancora lo stesso tetto al deficit), imposto normativamente dall'€uropa, risulta incompatibile con i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione: com'è pervenuta ad affermare anche Lorenza Carlassarre, del cui scritto vi riporto, qui sotto, alcuni passaggi. 
La sua analisi, in questa sede, potrà apparirvi "familiare", per quanto non connessa con alcuni "fondamentali" della scienza  economica che, se correttamente considerati, rafforzano sostanzialmente queste elaborazioni giuridiche, proprio utilizzando il concetto di eguaglianza sostanziale e quindi di ragionevolezza e di attendibilità (delle teorie economiche imposte dall'€uropa):

"..trasferendo competenze dal piano interno all’Europa – uno spazio politico “che non è ancora uno spazio costituzionale democratico” – gli Stati membri hanno potuto realizzare l’obiettivo desiderato da ogni governante: esercitare il potere “senza responsabilità, senza i controlli costituzionali” presenti invece all’interno dell’ordinamento costituzionale dello Stato
Per difendere i diritti sociali e tutti gli altri diritti è necessario dunque riaffermare forme di assoggettamento dell’economia alla Costituzione, stabilire nuovamente la capacità di mediazione di quest’ultima in modo che le richieste dell’Europa debbano essere applicate all’interno del quadro costituzionale...
...Che al fondo della crisi costituzionale dell’Unione europea stia la convinzione che l’idea di società europea fondata sul welfare, “sia incompatibile con le esigenze di efficienza economica richieste dal potere produttivo dominante”?

...Ma è proprio scontato che la crisi economico-finanziaria sia destinata “ad incidere così a fondo sulla tutela dei diritti sociali da imporre di ripensare su nuove basi tutto il sistema”, che le sue conseguenze siano “ ineluttabili” e destinate a durare e lo stato sociale debba essere “drasticamente ridotto”?
...Che si tratti di “un esito assolutamente obbligato” appare dubbio: “non è affatto obbligatorio scaricare tutte le conseguenze restrittive determinate dalla crisi esclusivamente o prevalentemente sul sistema dei diritti sociali”, uno dei fondamentali tratti distintivi della Costituzione.
Ogni decisione al riguardo andrebbe quanto meno bilanciata con altri interessi costituzionalmente tutelati, essendo indiscusso che i diritti sociali “nella configurazione che dà la Costituzione non differiscono affatto dai tradizionali diritti di libertà, intesi come diritti soggettivi
...I diritti sociali sono diritti costituzionali e ad essi, ha detto la Corte “ si deve conferire il massimo di effettività”...

...Ammesso che quello enunciato dall’art. 81 novellato sia un ‘principio’, sicuramente non può imporsi come fosse l’unico esistente:Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione e non è possibile individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri”, afferma la Corte. 
Se così non fosse, uno dei diritti “diverrebbe ‘tiranno’ nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette che costituiscono, nel loro insieme, espressione della dignità della persona”
E qui – va sottolineato – non siamo neppure di fronte a una concorrenza nel “contenuto” dei diritti, ma ad una concorrenza fra il contenuto dei diritti e “la regolazione dei mezzi”...
...La linea di politica economica è indicata dalla Costituzione, indicati gli obiettivi e non è nella libera scelta del legislatore sacrificarne alcuni, tanto più in tempo di crisi, quando si fa anzi più rigoroso e stringente l’obbligo di impiegare le risorse disponibili secondo le priorità indicate dalla Costituzione e distinguere le destinazioni di fondi costituzionalmente doverose da quelle consentite o addirittura vietate...
...Le priorità costituzionali possono essere impunemente disattese? 
A fornire la risposta è ancora la sent. 85/2013 la quale, se esclude che fra i diritti fondamentali uno “abbia la prevalenza assoluta sugli altri” diventando un principio ‘tiranno’ , non ne esclude però la prevalenza (non assoluta). 
Negata “una ‘rigida’ gerarchia tra i diritti fondamentali”, la sentenza precisa: ”La qualificazione come ‘primari’ dei valori dell’ambiente e della salute significa…che gli stessi non possono essere sacrificati ad altri interessi ancorché costituzionalmente tutelati”.
E il punto di equilibrio deve essere valutato dal legislatore “nella statuizione delle norme e dal giudice delle leggi in sede di controllo” secondo criteri si proporzionalità e di ragionevolezza.
Se i valori ‘primari’, come si legge nella sent. 15/2013, “non possono essere sacrificati ad altri interessi ancorché costituzionalmente tutelati”, di certo non si può ammettere che i valori primari possano essere sacrificati ad altri interessi non costituzionalmente tutelati.
La discrezionalità del legislatore, ha ricordato la Corte, non è assoluta; e la ragionevolezza non ha da intendersi soltanto come ‘coerenza’ a livello legislativo, ma in primo luogo come coerenza ai principi costituzionali.
...In questa luce lo schema trilatero – costruito da Livio Paladin per non lasciare al giudizio della Corte margini troppo indefiniti – potrebbe essere utilmente applicato mettendo in relazione i principi costituzionali, la norma che toglie risorse indispensabili a un obiettivo prioritario, la norma che destina risorse a un obiettivo ignorato o vietato dalla Costituzione.
Agganciando il controllo sulle scelte a un riferimento sicuro – le priorità costituzionali – i limiti giuridici alla discrezionalità del legislatore (o al suo arbitrio) si precisano meglio e possono, attraverso la Corte, divenire effettivi.

22 commenti:

  1. Vedo una sorta di abietta coerenza nelle definizioni di "arbitrario e demagogico". Viene il sospetto che anche alcuni filosofi, oltre agli economisti, stiano scoprendo le gioie di un doppio lavoro (presumibilmente assai meglio pagato): quello di predicatori al servizio dei media.
    Che sono a loro volta di proprietà del capitale finanziario...
    Ricordo la storia del postmoderno, in cui il dibattito per addetti ai lavori fu ampiamente superato dalla "volgarizzazione" operata dai media, che in realtà era una pura operazione di auto-legittimazione come unica fonte. Se ci sono "fatti", sono solo quelli che i media riportano, se contano le interpretazioni, allora che siano interpretazioni autorevoli, ossia ancora e sempre quelle dei media.
    Il cerchio si chiude col sondaggismo che afferma che la verità è quella a cui crede la maggior parte della "gente", ossia a quanto esposto dai media, e se non è così basta commissionare i sondaggi giusti.
    C'è ancora un problema, che non si sono sufficientemente abolite o svuotate le elezioni e c'è sempre il rischio di qualche risultato a sorpresa (vale a dire non pianificato). Questo è la demagogia o il populismo (da combattere con qualunque mezzo): un consenso diffuso e non facilmente controllabile a posizioni indesiderate.
    Si torna, necessariamente, al principio di autorità delle élites, o dei loro volonterosi tirapiedi, unici depositari di Saggezza, Verità, Conoscenza, Ecc., Ecc. ("Abbiamo l'esclusiva!").
    E chi non è d'accordo è populista o demagogico; magari anche arbitrario per fare buon peso.

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    1. "C'è ancora un problema, che non si sono sufficientemente abolite o svuotate le elezioni e c'è sempre il rischio di qualche risultato a sorpresa (vale a dire non pianificato). Questo è la demagogia o il populismo (da combattere con qualunque mezzo): un consenso diffuso e non facilmente controllabile a posizioni indesiderate"

      Ecco: pensa poi se queste "posizioni indesiderate" fossero anche solidamente fondate sulla legalità "positiva" del dettato costituzionale.
      E pensa, ancor di più, se la consapevolezza di questo fondamento divenisse condivisa da una parte consistente della società:
      Un incubo per ESSI...

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    2. Chiara veggenza e, pure, triste, direi. La perdita della consapevolezza della propria identità accompagna l’ignoranza. Il popolo italiano non ha dimenticato il valore delle proprie radici. Così credevo ed ebbi felicemente a ricredermi; ma quella soddisfazione è mutata in preoccupazione – vorrei dire “cura”, in latino – perché, mentre le coscienze, assopite, si lasciano scivolare fuori della trama dei principi costituzionali, va affacciandosi nella mente di molti fra i pochi attenti la consapevolezza del fallimento della democrazia. Chi, infatti, se non il popolo sovrano dovrebbe ergersi a baluardo della Costituzione, nell’assenza delle istituzioni? Fortuna vuole che certi valori vivono radicati in noi, ma, a livello nazionale, il risultato potrebbe essere proprio quell’incubo.

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    3. Seguo il blog da qualche tempo e intervengo per la prima volta.
      Riflettendo sul post, mi sono ricordata di aver letto da qualche parte che stanno cercando di rinforzare Frontex, perchè possa intervenire nel controllo delle frontiere (immagino che si occuperebbe di identificare i profughi e possibilmente impedire che lascino il paese in cui sono approdati secondo il trattato di Dublino). Dovrebbero discuterne questo mese in uno dei consueti meeting fra rappresentanti di governo. Tremo all'idea che militari stranieri possano operare sul territorio italiano. Mi sembra un altro grande passo verso lo stato coloniale. Ho pensato di condividere questo mio pensiero con i lettori del blog.
      Saluti, Anna Maugeri

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  2. Come gli studiosi di scienze economiche hanno distrutto la credibilità dell'Economia, gli storici della filosofia hanno screditato la Filosofia.

    E' la solita questione di chi specula sulle scienze sociali senza averle mai studiate sul serio: d'altronde, son tutti allenatori, no? Il permeismo di chi sa di sapere...

    E' stato proprio l'ambiente dei "filosofi moderni", totalmente ignorante dell' episteme, a promuovere pensieri sconclusionati o totalmente inutili: in ogni caso, attivamente o passivamente, sono gli effettivi sponsor del relativismo (d'altronde, senza episteme, ovvero "sostegno", si scambia la terra per aria... dove ci hanno la tronfia cabeza!) e, in ultimo, sono promotori del nichilismo distopico che ammorba la modernità.

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    1. Tenendo sempre ben chiaro che si tratta di un nichilismo totalmente artefatto e strumentale, che spaccia dubbio e confusione ma porta dritto come una freccia alle solite, inevitabili conclusioni.
      Lo si chiarisce leggendolo a rovescio, come i labirinti sulla Settimana Enigmistica si risolvono "infallibilmente" se si parte dall'uscita :-).

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    2. Il dramma è che, oltre all'ἐπιστήμη, i sommi sacerdoti dell'accademia di matrice liberista, nella loro ricerca disperata della "creatività" individuale al servizio della naturale "efficienza" dei mercati, hanno sacrificato sull'ara innalzata in onore del Dio Mercato anche l'ἐμπειρία. Del trittico iniziale è stata risparmiata unicamente la δόξα, che, rimasta orfana, oltre a risultare svilita (in quanto un'opinione ha tanta più autorevolezza quanto più può essere messa in rapporto con la teoria e con la prassi di riferimento; difatti, un'opinione totalmente slegata dal principio di realtà equivale al delirio di un pazzo: in sostanza, ci troviamo in un mastodontico manicomio a cielo aperto) non può che immettere il logos nella via del relativismo: invero un relativismo superficiale, da cui si parte per postulato in mancanza di alternative anziché giungerci tramite risoluzione (momentanea?) delle aporie derivanti dalla scepsi.

      Per quanto concerne il dibattito a cui fa capo il post, invece, non avendo a disposizione altro se non una cornice molto ampia - la filosofia anglosassone - per esporre un quadro di dimensioni relativamente modeste se esposto in quei determinati spazi - la democrazia -, posso solo supporre che il philosophe in questione si richiami inevitabilmente ad una definizione di democrazia di stampo ateniese, la quale, per l'appunto in piena sintonia con la più contemporanea (in senso storico) vulgata liberista, ammette l'esistenza - un tempo esplicita e ora implicita per ragioni cosmetiche - della schiavitù, dunque nega i diritti sociali universali. E questa, mi pare di capire, è la stessa conclusione a cui è approdato Quarantotto, che al dibattito ha assistito (?). Tout se tient.

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    3. @Frank

      Vero. Sicuramente, però, riesce più facile se i valori strutturali, di "base", non si hanno.

      @Smith

      Siamo di fronte, a due secoli di distanza, alla versione trash della risposta alla "filosofia della miseria" con "la miseria della filosofia".

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  3. Se si nega che la violazione della legalità suprema sia la fondamentale questione democratica del momento o si pensa di poter sganciare la democrazia dallo stato di diritto oppure si sta negando che la Costituzione sia democratica.
    Oppure si sta parlando a vanvera, come purtroppo capita spesso di questi tempi.

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    1. Credo che la legalità suprema sia considerata irrilevante rispetto a un concetto di democrazia che esclude i diritti sociali dai suoi elementi costitutivi.
      In sostanza, anche se credo che non ci sia una piena consapevolezza di ciò, si predica il concetto di mera eguaglianza formale come nucleo metagiuridico e naturalistico della "Legge"; in tal modo si rende irrilevante (e perciò derogabile) il diritto positivo di ogni livello; cioè si considera "legislazione" pure la Costituzione in base ad una selezione "filosofica" delle sue disposizioni.
      Il che mi ricorda qualcosa...

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    2. Ma allora non capisco proprio il riferimento a Ferrajoli, che considera fondamentali anche i diritti sociali (radicandoli ovunque, salvo ovviamente dove hanno trovato effettivo riconoscimento normativo). Mah.

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    3. Sì, ma Ferrajoli andrebbe anche capito...

      Può un improvvisato avventurarsi in letture che necessitano una preparazione giurisprudenziale raffinata?

      Qui mancano proprio le basi: Stato, nazione, sovranità, tutela dei diritti e - da quello che capisco - "specie" di diritti.

      La letteratura anglosassone classica porta naturalmente - per Legge - ad Hayek.

      Chiunque può far tutti i bei discorsi che vuole, ma se l'ethos o l'episteme sono marci dalle fondamenta, il punto d'incontro nella dialettica attuale è necessariamente incidentale.

      In realtà costui gioca nell'altro campo.

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    4. Sì la preparazione è importante: il discorso è come quello del dermatologo che vuole occuparsi di cardiochirurgia. Anzi, nel caso, come quello di un geologo che vuole occuparsi di biologia molecolare

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    5. Appunto, qui è talmente colossale il problema del dominio delle competenze, che ci troviamo a interrogarci del drammatico problema di ethos.

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    6. Talmente colossale che non si sospetta neppure di dovercisi porre il problema. Effetto Dunning-Kruger in versione accademizzata...

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    7. Quella "versione accademizzata", però, può trasformare l'effetto Dunning-Kruger in un problema deontologico. Ovvero, come ho proposto, di natura etica.

      Inoltre, chi oggi promuove l'idea che l'integrazione europea abbia rafforzato lo Stato-nazione, non condivide né i miei valori né la mia morale. Con buona pace dei "giocolieri della logica"...

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  4. Buongiorno

    Vorrei chiederle cosa ne pensa dell'idea che lo Stato, in un regime costituzionale democratico, debba limitarsi ad essere arbitro imparziale nel settore economico, e non diventare egli stesso imprenditore, al fine di evitare pericolose derive sovietiche. E' strano, ma questa idea di Stato Minimo io la continuo a vedere all'interno di siti noeuro che si dovrebbero definire keynesiani. E' un'idea che, tra l'altro, è proprio l'essenza del neoliberismo. Cioè quella di uno stato che si deve sottrarre ai compiti di sviluppo economico del proprio paese, sottrarsi dal gestire tutti i settori sensibili come scuola e sanità pubblica e limitarsi ad essere una corte di giudici "imparziali" che decidono ogni volta chi ha ragione e torto tra singoli agenti economici indipendenti (al più tutelando l'occupazione rispetto al capitale). Mi sembra che la nostra Costituzione dica il contrario, cioè dica che lo stato deve dirigere e coordinare l'attività economica, diventare egli stesso imprenditore ed assumersi il rischio di investire in settori economici importanti e strategici per il paese a lungo termine, in settori cioè, dove i capitalisti, impegnati nei profitti a breve termine, non hanno interesse (o ritorni economici immediati) ad investire.
    In Italia abbiamo avuto l'ente pubblico IRI che, sopratutto nel dopoguerra, aiutò molto la ricostruzione industriale. In altri paesi gli stati nazionali investono in ricerca e sviluppo, collegate a società che hanno il compito di travasare i risultati della ricerca in prodotti commerciabili finalizzati a sviluppare le aziende del paese medesimo. Questi "noeuro" sembra invece che non facciano altro che confidare nelle virtù salvifiche del Soros di turno che, affermano, basta che venga un po regolato dagli "arbitri imparziali", ad allora, e solo, allora, esplicherà tutte le virtù del vero capitalista, altrimenti, oibò, ci saranno pericolose derive sovietiche. Ma è proprio per inibire le capacità di pianificazione ed investimento imprenditoriale dello Stato keynesiano democratico che si è introdotto l'euro, è strano che certi "noeuro" non lo capiscano. E' proprio per gettare via la scala dove altri sono saliti per mezzo dell'aiuto dello stato che si è introdotto nuovamente il cadavere del neoliberismo nella storia.
    Se lo Stato non diventa egli stesso imprenditore come facciamo allora a raggiungere i livelli di occupazione confidando solo nei George Soros e negli "arbitri imparziali"? Se lo stato non diventa egli stesso imprenditore come siamo sicuri di tutelare il dovere, da parte del cittadino, di impegnarsi "secondo le proprie possibilità e la propria scelta, in un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società"?

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    1. E' corretto quello che dici sul sistema costituzionale.
      Quanto ai "noeuro" è un arcipelago, ormai, alquanto confuso e ambiguamente frequentato.
      Tanto per capirsi, la questione è strettamente intrecciata a quella degli spaghetti tea-party, elettoralmente preponderanti sia che si sia pro che contro l'euro
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/03/glossario-allargato-teoria-e-pratica.html

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    2. Molto esaustivo l'articolo sugli Spaghetti Tea Party. Incredibile la mole di lavoro che sta compiendo. Non ho letto ancora l'intero suo blog, ma, per quello che ho letto fino adesso, ho capito che il suo livello di analisi e di approfondimento sono merce rara in questo paese. All'interno di un mondo virtuale totalizzante mass-mediatico e politico (destra e sinistra, maggioranza e opposizione, integrati e "alternativi", euro e "noeuro") che propaganda una rappresentazione dei fatti che è il contrario della realtà sinceramente mi sento meno solo leggendo il suo blog.

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  5. In questo video, dal min 5 e 40 sec, Deleuze, un filosofo, afferma che i problemi legati alla libertà, alla giustizia, ai diritti dell'uomo sono problemi di giurisprudenza:
    http://youtu.be/Y51Rxv4VvVE
    Alberto Monaco

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    1. PENSIERI RIZOMATICI

      Intrigante il richiamo a Deleuze & Guattari che - da razionalista esoterico junghiano - sono rizomi "contigui" quanto le considerazioni "filosofiche" sul capitalismo schizofrenico [:-)] dei 1000 piani e dell'Anti-Edipo.

      Con voi ho approfondito, con maieutica socratica, la DEMOCRAZIA SOSTANZIALE, ve ne sono grato.

      ps: '48 .. l'immagine solare della donna della foto del post è una goccia d'acqua con Artemia, la zia “ben curata” e poco lunare “scimmia di mare” con la chioma rossa e efelidi vivaci, che raccontava la nostra Resistenza .

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  6. La filosofia e la "pratica" ... Non sara' facile, per nulla; non sara' indolore, per molti; non sara' permesso, per molto.
    Le forze in gioco sono potenti , ci sono eminenti studiosi che sono ben inseriti nei posti che contano e non intendono cedere il passo , costi quello costi. Esclusivi Convegni e nuovi studi e strategie per gestire il futuro EU e , soprattutto , EUM vengono riccamente sponsorizzate .
    http://www.iai.it/sites/default/files/fabbrini_151204.pdf Questo il convegno iai del 4 dicembre 2015. Molto interessanti gli interventi di G. Amato e S. Micossi . Quest'ultimo definisce "provinciali e solo italiani" i ragionamenti su "ci vuole piu' europa politica" , e dichiara che nelle stanze di Bruxelles i ragionamenti sono altri. Dopo l'unione bancaria e l'introduzione del bail in per le sofferenze bancarie ( per il debito privato ) , adesso il punto e' il debito pubblico con scenari tutti da scoprire. http://www.inpiu.net/economia/20151130/6609/la_vera_partita_sul_debito/ ,
    le manovre a sostegno del piano antidemocratico eu continuano https://www.radioradicale.it/download/20151207_17.11.11.mp3,

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