sabato 27 giugno 2015

TSIPRAS, ANCHE TU, TE LI SEI LETTI (E LI HAI CAPITI) I TRATTATI?

http://www.legalius.it/wp-content/uploads/clausole.jpg 
 

A scanso di equivoci: Tsipras avrebbe annunciato che "il popolo sarà chiamato" domenica 5 luglio a votare il referendum sulla proposta dei creditori".
Dunque, nessun referendum in cui compaia l'alternativa tra moneta unica, che è la causa necessaria e sufficiente dell'imposizione della "correzione" mediante austerità, e democrazia.

Ma d'altra parte come poteva essere diversamente? La stessa fonte sopra linkata, infatti, ha buon gioco a metterla in questo modo:
"Tutta l'opposizione greca critica aspramente Tsipras per la scelta di ricorrere al referendum sostenendo che questa mossa porterà il Paese fuori dall'Europa. Il Pasok chiede le dimissioni del premier. I centristi di Potami rimproverano a Tsipras di non aver combattuto la sua battaglia nel cuore delle istituzioni europee. Per i conservatori di Nea Dimokratia il premier è un irresponsabile che ha portato la Grecia al totale isolamento nell'Unione."

Ma l'errore di impostazione (stigmatizzare l'effetto senza informare sulle cause) prosegue anche in altre parti delle dichiarazioni di Tsipras:  
"Il premier ellenico ha detto di essere stato costretto a indire la consultazione perchè i partner dell'Eurogruppo hanno presentato un ultimatum alla Grecia che è contro i valori europei per cui "siamo obbligati a rispondere sentendo la volontà dei cittadini".

Contro i "valori" europei? Sarebbe contro i valori europei "accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse"?

Rammentiamo infatti ciò che, anche alle soglie di una capitolazione che potrebbe risolversi nella stessa eliminazione di Tsipras dalla sua preposizione al governo, i greci nel loro complesso paiono non comprendere:

"La più grande obiezione che muovo a questa insidiosa costruzione dialettico-ideologica, è che leggendo i trattati attuali (per semplicità; essi, infatti, riprendono Maastricht, rinsaldandone i mezzi "strategici"), ma sapendoli leggere veramente, si può, piuttosto, costruire questa interpretazione strutturale nonchè sistematica, di principi cogenti e caratterizzanti:
 
- i trattati sono intenzionalmente composti da una miriade di parole e di concetti, che nascondono una valenza normativo-positiva (cioè il "quid novi" che introducono nel mondo del diritto vigente), per lo più, in chiave sistematica, pari a "zero", tranne che per alcune norme "scardinanti" (più che "cardine"), accuratamente selezionate e disseminate, in varie versioni e corollari, all'interno di questa pletorica costruzione pseudo-concettuale.
- Una verbosità che, quando si viene al "dunque", della normazione positivamente applicabile conduce a individuare:
a) grund-norm essenzialmente compendiabili nella "forte competizione" in un mercato unico e "stabilità dei prezzi" (riprese da corollari istituzionali- la BCE- e procedurali che li blindano...inavvertitamente, per un un qualsiasi normale lettore non dotato di un sofisticato bagaglio di conoscenze giuridiche ed economiche);
b) che ogni altro aspetto è subordinato e ridotto a "intenzioni programmatiche" di cui conosciamo le procedure complesse ma i cui contenuti sono del tutto aleatori, se non addirittura esplicitamente esclusi;
c) che, infatti, come ben si vede dall'art.6 TUE, sul "riconoscimento" dei diritti fondamentali, che "non estende in alcun modo le competenze dell'Unione definite nei trattati", tali "diritti" sono derubricati a "principi generali", cioè a previsioni normative che entrano in campo solo in via suppletiva di eventuali lacune della disciplina UE (lacune che, nella monolitica produzione giurisprudenziale delle Corti europee, tendono a non essere ravvisate praticamente mai);
d) che in tal modo, la già "subordinata" tutela dei diritti fondamentali, necessariamente inclusivi dei diritti sociali (il detestato welfare), è lasciata alla cura degli Stati, che, contemporaneamente, in virtù delle suindicate grund-norm, la cui applicazione incondizionatamente prevalente è assistita da tutto il resto della costruzione fondata sui trattati (previsioni procedurali e sanzionatorie, e atti di provenienza delle istituzioni, in testa i Consigli europei), sono posti nell'impossibilità di garantirli."


A proposito, questi passaggi essenziali non sono neppure chiari alla nostra Corte costituzionale.
Quindi, l'atteggiamento di Tsipras è solo la preventiva dimostrazione della globale mancanza di risorse culturali di tutta la classe politica europea. In tutta l'area euro.
Un deserto dal quale la democrazia (in senso sostanziale e non idraulico) non può rinascere, ma solo deteriorarsi fino ad essere dimenticata nei suoi elementi essenziali. 

24 commenti:

  1. Ottimo e abbondante....

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  2. Però il discorso sulle risorse culturali è complesso, il punto è che si impegnano per distruggerle, gli spin delle grandi testate giornalistiche, scrivere i trattati in un certo modo, influenzare ideologicamente ( e economicamente) l' accademia e lo smantellamento della scuola pubblica sono tutti potenti e efficaci mezzi per eliminare, nel tempo, la maggior parte delle risorse culturali.
    Il politico può essere meno infuenzato ma in compenso può avere altre ragioni per agire in un certo modo, probabilmente il conformismo gli garantisce una carriera migliore (che secondo me è il caso di Renzi), un operaio invece non ne giova in alcun modo, ma ovviamente viene infuenzato maggiormente, inoltre come può leggersi e comprendere un trattato scritto di proposito per non essere capito?
    Ecco perchè non riesco a dare la colpa a qualcuno nello specifico.
    ESSI hanno deciso che la democrazia e il walfare sono fastidiosi e come si vede hanno i mezzi e le competenze per toglierceli. Come se ne esce proprio non lo so.
    Tutti mi dicono che adesso con internet l' informazione circola, ma per ora non sembra funzionare un granchè, nel senso che i numeri sono quelli che sono. Ai bar e in strada la gente è convinta che il problema sia la casta.

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  3. Pienamente d'accordo, ma si tratta di un deserto molto ben coltivato, un deserto voluto e costruito, "artificiale" e, in quanto tale, capace di mantenersi solo grazie ad un costante lavoro.
    Che viene fatto quotidianamente e con enorme dispiego di mezzi ed energie, ma che si scontra con una realtà sempre più dura ed evidente.
    Per la grande maggioranza dei cittadini - i non addetti ai lavori di cui faccio parte - vale il detto che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. L'alternativa, tuttavia, non è facile o gradevole, perché implica l'accettare che quelli di cui ci si fidava hanno tradito in pieno e che noi ci siamo fatti condurre per il naso come vitelli al macello. Due bocconi grossi e indigesti.
    Ma oggi comincio a dire: "Cosa ti serve per capire come stanno le cose? Non ti basta quello che vedi? Vuoi dell'altro? Tranquillo, non c'è problema, arriverà presto.
    Quando avrai accettato l'evidenza sai dove trovarmi; ti aspetto senza supponenza o risentimento e vedremo cosa potremo fare, assieme."

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    1. Trovo condivisibile la Sua analisi e apprezzo particolarmente il Suo ultimo passaggio circa "l'accoglienza" per chi sarà in grado di capire solo più tardi...
      Saluti

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  4. "La lettura dell'elenco degli scopi che l'Unione si propone potrebbe indurre a ritenere che essa non solo non sia in contraddizione con l'idea dello Stato sociale e con l'insieme degli istituti che ne fanno parte, ma tenda a rafforzarne l'attuazione. La salute, l'istruzione, il settore sociale, l'ambiente costituiscono obiettivi primari. Il Trattato aggiunge un concetto nuovo, quello di coesione, tendente a ridurre i livelli di sviluppo delle varie regioni portando quelle meno favorite al medesimo livello di quelle più progredite.
    Tuttavia tra lo Stato sociale, risultante dalle formule attuate negli Stati membri, e la concezione adottata dal Trattato esiste una differenza importante, anche se non immediatamente percepibile.
    Negli Stati membri si è perseguito lo Stato sociale come obiettivo primario. L'eguaglianza sostanziale tra i cittadini, il diritto al lavoro, un livello di vita adeguato ai bisogni personali e familiari, l'istruzione, la salute, la previdenza e l'assistenza sono compiti che la Costituzione italiana as­segna allo Stato non assoggettandoli ad alcuna limitazio­ne o condizione e avendo cura, anzi, di indicare soglie mi­nime o modalità da rispettare.
    Il Trattato capovolge il rapporto introducendo un limite rigoroso e sostanziale. Gli obiettivi possono essere perse­guiti solo nell'ambito di ima crescita «sostenibile, non in­ flazionistica alle condizioni e secondo il ritmo previsti dal Trattato».
    Cosa si intende per crescita «sostenibile» e «non infla­zionistica» e quali siano le «condizioni» e i «ritmi» previ­sti dal Trattato è spiegato nel successivo art. 3 A. Non si tratta di nozioni generiche, bensì di concetti definiti con precisione, legati a principi il cui rispetto è assicurato da una serie di regole sistematicamente coordinate. I principi sono due: la stabilità dei prezzi e una econo­mia di mercato aperta alla libera concorrenza." (pp. 67-68)

    "Il livello di attuazione dello Sta­to sociale, insieme con le potenzialità produttive del sistema paese e con la qualità della vita, costituiva il frutto superbo della politica dei decenni passati. Questo frutto
    oggi va rinsecchendosi sotto la pressione delle misure di convergenza. [...]
    Il Trattato UE non solo limita l'area della politica per il futuro, ma richiede agli Stati di disfare in larga misura quanto di buono la politica aveva realizzato nel passato, e di provvedervi da soli, tempestivamente e rigorosamente." (pag. 85).

    Le citazioni sono tratte da G. Guarino, Verso l'Europa ovvero la fine della politica, Milano, Mondadori, 1997. Anteriormente al famigerato regolamento 1466.

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    1. Bravo! Ennesima chicca scovata filologicamente. "Anteriormente al regolamento 1466" la dice lunga ed è una autentica pistola fumante :-)
      Rimane sempre dda chiedersi perchè ora sostenga una onirica originaria natura solidale e imputi tutto al regolamento di stabilità 1466.
      Ma potremmo fare un lungo elenco di quelli che inspiegabilmente iniziano a un certo punto a raccontare un'altra storia.

      La cosa che mi impressiona è che a un convegno di un paio di anni fa, io sostenni queste cose (in base alla mia ormai notoria analisi dei trattati e non conoscendo questa precedente posizione di G.G.); il di lui intervento, invece, ignorò questi aspetti "genetici".
      Mah...

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    2. In generale sul dire/non dire è stata autorevolmente (da Pietro Barcellona nella sua prefazione a A. Cantaro, Europa sovrana, Bari, Dedalo Edizioni, 2003, pp. 7-8) avanzata un'ipotesi: "quando il potere è saldamente in mano alle potenti lobby degli affari e della finanza, dei circoli mediatici e della manipolazione delle informazioni, i giuristi si abbandonano al cosmopolitismo umanitario e si arruolano nel "grande partito" delle buone intenzioni e delle buone maniere; magari fornendo una inconsapevole legittimazione al mantenimento dello stato di cose esistenti".

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  5. Grecia ed Italia accumunate da un identico destino , nell'avanzare del percorso di convergenza europeo . le fragole sono mature tant'e' che Giorgio Napolitano , libero da costrizioni istituzionali, disinibito data l'eta' e la posizione di senatore a vita lo puo' affermare chiaramente con ....DICHIARAZIONI SHOCK di Giorgio Napolitano , nel discorso al senato del 24 giugno 2015 , l'ex presidente della repubblica getta la maschera e rinnega la costituzione italiana tuttora vigente !!! in sostanza afferma che "ci vuole piu' europa" , bisogna cedere sovranita' al progetto europeo, l'europa dei paesi dell'area euro devono avere una governance guidata dalla EU , che si deve dotare di "mezzi finanziari propri !!! "

    I paesi esterni all'area euro saranno "inglobati" con cerchi crescenti e con un processo a velocita' differenti , piu' lento per i paesi che non fanno parte dell'euro e quelli dell'est europa

    Cita Churchill premier inglese che nel dopo guerra auspicava una unione monetaria per l'europa , guardandosi bene dal parteciparvi . la UK e ex colonieinglesi dovevano rimanere indipendenti e concorrere liberamente con USA , EU e Russia per il predominio economico e politico

    Dopo 50anni e andata come voleva churchill .... Anche grazie ad abili collaboratori e viscidi collaborazionisti .... " Per l'ex Presidente della Repubblica, "l'euro e l'eurozona sono realtà solide e si rafforzeranno ulteriormente. Pertanto c'è una necessità assoluta di arrivare ad un accordo perché la Grecia rimanga nell'euro."

    "Linguaggio esoterico" Certo è che le istituzioni devono sforzarsi di parlare meglio ai cittadini, c'è bisogno di documenti europei che siano comprensibili da parte dei comuni cittadini ed anche dalle persone politicamente più impegnate."

    Guarda caso il dossier nr 8 dell'ufficio studi del Senato traccia le linee guida a cui si dovra' attenere il nostro presidente del consiglio nei confronti della EU , durante il consiglio europeo .

    Il cerchio si chiude come auspica Nopolitano e come aveva pianificato Churchill

    http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/926581/index.html
    http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/senato-giorgio-napolitano-asilo-germania-redistribuzione-grecia-eurozona-3cf8ebb5-ca47-4e48-ab59-dd2404f0c91b.html

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  6. Forse il referendum, se non c'è prima un colpo di stato, o la morte di Tsipras, può essere un fatto politicamente positivo. Se il popolo decide il suo destino. è, comunque, democrazia. A noi non è stata concessa alcuna possibilità di decidere. Trovo gravissima l'esclusione della Grecia dall'eurogruppo di stasera. Comunque penso che le intuizioni migliori siano nel post appena pubblicato da Jacques Sapir su Russeurope.hypotheses.org.

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    1. Il referendum è in ogni caso una mossa sbagliata: il carattere tecnico delle decisioni conseguenti al cambio di divisa ufficiale impone un'assoluta riservatezza, ovvero segretezza sull'an e sul quando dell'evento
      Tra l'altro, l'Eurogruppo ha annunciato che non c'è nessun accordo e che il programma di aiuti è sospeso dal 30 giugno.
      Ciò implica che un referendum non potrebbe più avere ad oggetto, ormai, una proposta dei creditori che semplicemente non c'è (più).
      Tra l'altro, l'Eurogruppo può (potrà nelle prossime ore) ufficialmente ritirare la sua proposta, ad ogni buon conto (certamente, per la Germania e per i governi di Spagna, Portogallo e Grecia sarebbe addirittura la soluzione politicamente più favorevole).

      Sia come sia, il referendum si avvia ad essere necessariamente focalizzato sull'euro-exit.

      Se Tsipras avesse detto la verità fin dalla campagna elettorale, non avrebbe oggi necessità di un paravento su questioni implicite nel seguente interrogativo: un'altra europa è possibile? E se ti dicono di no?
      E hanno detto no. Com'era ovvio fin dall'inizio. E non è mai stato e mai sarà in dubbio...
      Piaccia o no alle nostre televisioni a reti unificate che adesso trasmettono proclami sulla "assoluta impossibilità di uscita..."

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    2. Chiaro more solito. Fosse stato chiaro col suo elettorato, oggi Tsipras sarebbe un modello da seguire per tutti i leader €uroscettici

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    3. per far el'avvocato del diavolo però...mi sento di dire che Tsipras poteva anche prendere meno voti dichiarando da subito la verità. ammesso ne fosse a conoscenza.

      Ma diverse fonti dicono che in Grecia fino a pochi mesi fa, e per certi canali tutt'ora, ci fosse ancora un clima da uscita dall'euro vissuta come una condanna più che come una liberazione.

      E' difficile è difficile. Io aspetterei prima di giudicare. Se Tsipras si spende, come pare abbia iniziato a fare, per sostenere attivamente il NO riuscirà ad avere legittimità democratica per un'uscita nonostante il clima di terrore che inevitabilmente si verificherà.

      Tsipras ha dalla sua i Greci. se ogni giorno va in TV a chiedere il NO....avrà il NO. e allora alla fine avrà comunque vinto....no? Speriamo non si comporti in modo pilatesco.

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    4. "il carattere tecnico delle decisioni conseguenti al cambio di divisa ufficiale impone un'assoluta riservatezza".
      Ma il referendum non chiede l'uscita dall'euro, quindi una certa "riservatezza" c'è.
      Tzipras parte da una menzogna, sta cercando gradualmente di avvicinarsi alla verità con le sue gambe, altrimenti sarà la verità a venirlo a trovare, e a spezzargliele.
      In ogni caso questo referendum, comunque vada a finire, renderà sempre più evidente la contraddizione tra democrazia e UE, per il semplice fatto che la UE non lo vuole (e non lo ha voluto in passato).
      Poi potrebbe anche vincere il Sì, ma democrazia significa anche dare al popolo la possibilità di sbagliare, e di pagarne le conseguenze.

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    5. Forse non ha letto il post; l'esercizio della democrazia impone preliminarmente l'esposizione corretta dei fatti rilevanti per la scelta popolare.
      Cosa che si continua a non fare.

      Ma poi i fatti in corso di verificazione sono più che eloquenti: da oggi fino alla effettuazione del referendum, chiusura delle banche e blocco alla circolazione dei capitali. Poi...non si sa bene.
      Questo è sicuramente un modo sbagliato di procedere che aggrava, semmai, la cattiva proposizione del quesito. esponendo il sistema a tutti gli inconvenienti di una lunga fase di exit de facto oltre che alle incertezze dell'esito di un referendum ormai di retroguardia (la proposta semplicemente non c'è più...).

      Ma tanti bei colpi di scena possono ancora verificarsi: gli USA si muovono e la Germania riapre alla discussione...
      Siamo alle comiche finali.

      Curare gli interessi democratici di un popolo, dopo avergli negato le informazioni minime sulla reale portata del vincolo esterno cui veniva sottoposto, ha una serie di contenuti tecnici oggettivi (come correggere i saldi settoriali, come alleggerire un indebitamento con l'estero, come procurarsi la valuta di riserva per farvi fronte...). Su ciò non è responsabile fare alcun referendum: neppure indiretto e a significato "occulto".
      E' un risarcimento dovuto alla democrazia dopo troppi anni in cui la si è calpestata falsificando il senso economico e sociale dell'€uropa; i governi hanno deciso senza i popoli e senza informazione.
      Una resipiscenza improvvisa non si realizza con un rimedio raffazzonato

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  7. @Arturo: belle e calibrate parole. Ma avrai notato che risalgono al 2003.
    Poi sono cambiate molte cose, pare...Certo partendo da quelle premesse e tenendovi fede fino ad oggi, - a maggior ragione di fronte agli eventi susseguenti- , oggi dovremmo avere un'autentica sollevazione di gran parte dei giuristi. Ma dov'è?

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  8. Ma che esperienza ha Tsipras in confronto a gente come Schauble? Forse Tsipras era convinto che l'Europa potesse essere qualcosa di diverso......forse sperava di poter creare un cambiamento. Purtroppo molte persone hanno avuto ed hanno illusioni sull'Europa e sull'euro.

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  9. NAPALM
    (otc)

    Naftalenato di alluminio sui campi “coltivati” e arsenico nei “pozzi” .

    Non se ne andranno prima.

    Poi, senza occhi e parole, torneranno da dove sono venuti.

    Ad altri - con la memoria di occhi che vedono e di parole che dicono – a rinascere “la vita, anche se muore, non è comunque sconfitta”.

    E’ la storia e qui, come l'Idiota in trincea, s'ha - una volta ancora - da scrivere e guardare la "bellezza che salva il mondo".

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  10. A proposito di analisi economica del diritto e di "Tsipras, anche tu, te li sei letti (e li hai capiti) i trattati?"

    L'annosa questione "euro-si, euro-no" e all'ordine del giorno "grexit" passa sicuramente e in modo determinante tramite i trattati internazionali; ma tutti quelli della euro-costruzione sono comunque assoggettati alla convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, oltre alle modifiche costituzionali dei singoli Paesi europei aderenti, effettuate già a partire dalla costituzione della NATO e all'adesione ad istituzioni quali il FMI e la World Bank (nate già nel 1944 e '45 come conseguenza degli accordi di Bretton Woods).

    Per uscire da una simile concatenazione di combinati disposti, derivanti da adesioni da considerarsi "volontarie", la sola via legale che si prospetta per uscire, ma restare, nell'euro e riconquistare la propria sovranità monetaria (e con essa, da un punto di vista dell'interesse collettivo nazionale, la ravvisibilità e la legittimità e o meno delle posizioni dei presunti creditori) è quella di togliere alle rispettive banche centrali private lo status di "istituti di diritto pubblico" unitamente al potere di emettere moneta in luogo dello Stato, come anche la vigilanza sulle banche nazionali in genere.

    Questo permetterebbe e comporterebbe la nazionalizzazione della massa monetaria (raccolta o universalità di beni mobili) come bene pubblico del demanio necessario e l'istituzione di una banca centrale nazionale pubblica per ogni Paese che , ipso facto, non apparterrebbe al Sistema Europeo delle Banche Centrali SEBC, cioè alla BCE che verrebbe così destituita della sua autorità monetaria e cesserebbe la possibilità di costringere alla cosiddetta "austerità" tutti i Paesi europei che subiscono , in forza dei già citati trattati, l'aggressione economico-patrimoniale da parte dei Paesi emersi dell'Europa centro-settentrionale. Aggressione esercitata mediante la gestione del mezzo rappresentativo euro-zona dei beni materiali ed immateriali dotati di valore d'uso, cioè la moneta denominata euro. E Tsipras con la Grecia, potrebbero uscire dalla morsa della trojka (FMI, BCE, CE)

    Per una trattazione più dettagliata, si veda il documento "euro_bis_tre_referendum.pdf" in revisione 164 del 22 marzo 2015
    Vincenzo G. Wolski

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    1. Non ho ben compreso: riconquistare la propria sovranità monetaria RESTANDO nell'euro?
      Mi pare una contraddizioe insanabile: o si è un'area valutaria unica o no. Il punto è se questa sia "ottimale" (secondo la ben nota teoria di Mundell e nei termini comunque problematici indicati da W.Godley e, ampiamente, dal prof.Bagnai), cioè governata effettivamente con tanto di bilancio federale e i mitici traferimenti, e, quindi, non solo da una banca centrale indipendente "pura", cioè col divieto di svolgere funzioni di tesoriere.

      In ogni modo, l'art.11 Cost., è posteriore alla Convenzione ONU e di per sè, già avrebbe vietato l'adesione a un trattato come l'UE-UEM:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/07/lart11-cost-e-adesione-allue-cosa-dice.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/lunione-europea-in-base-ai-trattati-non.html

      Circa la road map dei problemi di riordino conseguenti al recupero della c.d. sovranità monetaria e fiscale:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/il-futuro-senza-vincolo-esterno-una.html

      Circa l'impossibilità, sul piano sostanziale macroeconomico, di un euro senza austerità, alle condizioni attuali (ed immutabili) dei trattati:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/per-chinon-guardasse-solo-google-e.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/03/il-rabbioso-tramonto-delleuro-il-ttip-e.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/02/il-vero-volto-dei-trattati.html

      Circa la natura "novata" dell'ormai tramontata funzione iniziale delle BWI
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/leco-della-nonguerra-con-lislam-e-iil.html

      Circa la vera questione di fondo, cioè l'internazionalizzazione liberoscambista, come paradigma inconciliabile con la democrazia:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/04/il-trilemma-di-rodrik-e-lapplicazione.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/03/democrazia-partiti-di-massa-e.html
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/02/la-condizionalita-2-da-chang-rodrik.html

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  11. Carissimi,
    io temo che l'esito del voto greco potrà essere comunque negativo per noi. Se vincerà il Sì, infatti -com'è possibile, visto che mi pare che ancora troppi greci, ed italiani (ricordate il primo Salvini?), considerino l'euro una sorta di vip club, e una perdita di status uscirne-, ciò rafforzerà i teorici dei sacrifici necessari. Ma anche se vincesse il No, che ne sarà di un Paese sotto-industrializzato che, in anni di crisi economica e conseguente de-industrializzazione, si sarà desertificato? Anche una persona priva di competenza economica, come me, capisce che, in Grecia, politiche di sostegno della domanda, pure ripristinando quel dazio naturale che è il cambio, non potranno portare che ad un maggiore squilibrio con l'estero. Insomma, la situazione greca mi pare irrecuperabile, o comunque recuperabile con grandissima difficoltà. Non è paragonabile alla nostra, che una produzione industriale ancora la abbiamo, e viviamo una crisi da rarefazione monetaria, del tutto artificiale. Ma se in Grecia l'uscita dall'euro, per altro così scomposta, si rivelerà un disastro, ecco che gli alfieri della responsabilità quadagneranno un altro spauracchio, affatto più immediato di quello storico tedesco (le famose carriole con i soldi e il nazismo, che è un fattoide ma funziona).
    Volete fare la fine della Grecia? E poi vai a spiegare che così non è, perché....intanto, mediaticamente, hai già perso.
    Tom Bombadillo

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    1. Una preghiera: puoi registrarti e prendere un qualsiasi nick per fare commenti, piuttosto che fare in "anonimo" e poi firmare alla fine?
      Rischi di non venire pubblicato...

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    2. difatti si spera che Tsipras non stia a perdere tempo in questi giorni...ma stia cercando appoggi coi paesi non allineati al blocco USA-UE.

      altrimenti è nella migliore delle ipotesi un incosciente.

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  12. anche se pare che pure i Cinesi....oramai anch'essi in frenata economica....temano per un Grexit....oramai il sistema finanziario mondiale è così incancrenito che anche il nemico del mio nemico non è più mio amico.

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