venerdì 5 giugno 2015

IL TRUMAN SHOW DELLA FLEXICURITY: IL SURREALE "ESERCITO DI RISERVA"

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Questo post di Sergio Govoni riporta un caso in cui l'assurdità delle politiche del lavoro (eufemismo) e della flexicurity, volute dall'€uropa, trasmoda nel surreale. O anche nel "virtuale": pur di mantenere l' "esercito di riserva" dei disocuppati in condizioni di tensione e disciplina, e di sterilizzare l'effettiva domanda di lavoro nel mondo reale,  si organizza un autentico "Truman Show".
Il bello è che questa flexicurity, culminante nel reddito di cittadinanza, il "baraccone" implica anche una spesa pubblica che, a sua volta, sarà in qualche modo finanziata: magari prelevando un contributo dalle imprese - che lo traslano sui prezzi o, in assenza di domanda, sui...licenziamenti!- o magari, nel complesso, tagliando la spesa del welfare.
Inutile dire che una volta inoltrati su questa strada, non c'è limite: ogni occupazione, ogni attività umana, può essere virtualizzata e fatta passare come beneficio di un lavoro fittizio, in condizioni di simulazione a cui non corrisponde alcuna retribuzione. Se non il "reddito di cittadinanza".
Il senso di colpa, circa la inutilità e non competitività del lavoro svolto, - ma comunque trasformabile nelle tipologie di "formazione" ritenute funzionali al sistema- può essere dilatato, sfruttando un accorto condizionamento mediatico e la sedazione del "reddito di cittadinanza", fino a porre tutti quanti in questa condizione virtuale. E altamente precaria: insomma, ti fanno lavorare per farti un piacere, per un riguardo da parte di persone "sensibili", ma a reti (e retribuzioni simboliche) unificate.

Lavorare per finta

Un articolo del New York Times su finte imprese in cui si finge di lavorare pur di non restare a casa (In Europe, Fake Jobs Can Have Real Benefits) ha un tono surreale.  Ci racconta che entrando nella sede di un’azienda come la francese Candelia in orario di ufficio si trova personale che risponde al telefono e fa fotocopie. I conti vanno bene.
Solo che l’azienda finge di avere clienti e fornitori. Immaginarie sono le banche che prestano all’azienda e le consegne degli spedizionieri. E naturalmente chi ci “lavora” finge di ricevere uno stipendio.  Questa messinscena si ripete per migliaia di volte attraverso l’Europa.

Nate in Germania come iniziativa di formazione per studenti e riqualificazione per disoccupati, queste finte aziende sono diventate anche luogo di “lavoro” per disoccupati di lungo periodo, e servono loro per alleviare la frustrazione della disoccupazione e per mantenere le competenze necessarie al lavoro. Tra cui quelle di fare uno sciopero, finto anch’esso, per non dimenticare come si fa.
Ogni tanto qualcuna di queste ditte fa fallimento (virtuale), e i dipendenti procedono alla sua chiusura e all’apertura di un’altra, chiedendo prestiti ad una banca, finta, che può anche respingere la richiesta di credito se le carte non sono a posto.

Questi centri di formazione ottengono risultati, spiega l’articolo del Times: tra il 60 e il 70 per cento di chi c’è stato trova lavoro; si tratta però per la maggior parte di lavoro malpagato e di breve durata, dai tre ai sei mesi. Una ex manager di una ditta di spedizioni che perse il suo lavoro nel 2013 ha trovato un impiego trimestrale con un taglio dello stipendio di un terzo rispetto al suo lavoro precedente.
È evidente come questo sistema di gestione della disillusione sia perfettamente compatibile con un mercato del lavoro che ruota attorno al reddito di cittadinanza. 
Se con il reddito di cittadinanza vai a fare un finto stage presso una finta azienda, ti basterà poco di più di stipendio per accettare un lavoro “vero”, od essere obbligato a farlo per evitare future penalizzazioni, previste dalla legge. Come già spiegato in dettaglio su Orizzonte48:
Il reddito di cittadinanza si accompagna alla regola giuridica che chi, comunque, supera una certa soglia di reddito perde il beneficio pubblico; ciò in tutto o in parte,  a seconda dell'ammontare della soglia e della possibile considerazione di elementi di status familiare. 
Tale regola è completata da un'altra, altrettanto coessenziale al sistema: cioè che, per non perdere il beneficio, occorra dimostrare di essere attivamente alla ricerca di lavoro, NON rifiutando offerte di lavoro che risultino attestate – secondo scarti anche percentualmente inferiori, fissabili dall'autorità della legge – intorno al livello dello stesso reddito di cittadinanza (o anche rapportate  al salario minimo).
E' evidente come il sole che, in presenza di un alto livello di disoccupazione, il reddito di cittadinanza diventerà la soglia massima "diffusa" di reddito che  i datori di lavoro saranno disposti a dare ai nuovi occupati e a numerosi disoccupati in cerca di lavoro.

Inoltre, come commenta un lettore sul sito del Times, queste finte aziende possono tornare utili anche ad alterare le statistiche sulla disoccupazione, perché chi “lavora” lì può essere scorporato dal numero dei disoccupati.
Verrebbe da chiedersi come mai, invece di tenere su questa rete di stage non retribuiti in aziende finte, con uno sforzo organizzativo simile non si riesca ad offrire vero lavoro, pagato, a chi non ce l’ha. Ma questo richiederebbe impegno da parte dello Stato: un intervento vero e proprio nell'economia  (di politica industriale ovvero di investimento produttivo) e non solo una sorta di bizzarro "ammortizzatore sociale".

9 commenti:

  1. Anni fa lessi un libro molto profetico: Zelter Joachim - La scuola dei disoccupati
    "Germania anno 2016. Ciò che resta della locomotiva d’Europa è una terra desolata, oppressa da dieci milioni di disoccupati. Per risolvere questa piaga nasce sphericon. Un campus in cui gli allievi, spronati da martellanti istruttori vagamente english speaking, scrivono curricula e lettere di presentazione, simulano telefonate e spulciano necrologi per proporsi alle aziende dove si è liberato un posto. Senza sosta, con ogni mezzo, costi quel che costi. La scuola dei disoccupati è una distopia amara e attuale, un colpo calibrato, millimetrico nello stomaco dei nostri tempi. L’ultimo antidoto razionale e iperorganizzato per una società che vuole solo vincenti."
    http://www.isbnedizioni.it/libro/233
    "Sphericon produce opportunità – le ultime – per quegli uomini che credono, o vogliono credere, di essersi giocati o di aver bruciato tutte le loro chance. Molto più di una scuola professionale, piuttosto una scuola di vita. Sphericon è un convitto per disoccupati adulti.
    I disoccupati vengono convogliati in questi centri, dove hanno vitto e alloggio, copertura sanitaria e viene loro garantito un aggiornamento continuo. A patto che non lo abbandonino (sarebbe comunque impossibile…) e che si impegnino a fondo per migliorare la propria condizione. Appena giunti al centro vengono portati in un prato dove ognuno deve scavare (materialmente) una fossa, dove ciascuno deve seppellire (idealmente) errori, atteggiamenti e percorsi di vita sbagliati.
    Scavarsi una fossa equivale a tracciare una linea, una linea definitiva, un fossato profondo. Equivale a riconoscere apertamente di aver fatto una vita sbagliata, sfociata in un vicolo cieco.
    Studiano consultazione internet, training telefonico, business english, modellazione drammatica, elaborazione biografica, ma il corso più importante è teoria e pratica della candidatura, declinata in una infinità di variabili: lettera di candidatura, telefonata di candidatura, abbigliamento da candidatura, estetica della candidatura…… Soprattutto gli studenti devono riformulare nei curricula un pezzo della propria vita in modo da cancellare i periodi di disoccupazione, le qualifiche inutili, le incongruenze e via dicendo.
    Le candidature sono insiemi di azioni assemblate in modo fittizio. Strutture combinatorie indipendenti. Transazioni promiscue.
    Ai disoccupati viene insegnato a leggere e sfruttare ogni riga dei quotidiani, perché in ogni punto si può nascondere la possibilità di un lavoro. Se letti con attenzione, perfino nei necrologi.
    ...Al termine dell’anno scolastico, suddiviso in trimestri, viene rilasciato il ‘Certificate of Professional Application’, riconosciuto dallo Stato. In pratica gli allievi non hanno più lo status di disoccupato ma di professionista della candidatura. Di posti di lavoro neppure si parla, tranne che per due fortunati i quali al termine di una feroce selezione ottengono un posto da istruttore e uno da guardiano, sempre all’interno del convitto."
    http://www.riccardocaldara.net/?p=4378
    Lo conosceva?

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  2. Ah, ecco! Comincio a capire perché del “piano” faccia parte integrante la riduzione del welfare sanitario. È un passaggio assolutamente necessario! Infatti, se rimangono funzionati i reparti della Neuro, è chiaro che prima o poi un medico potrebbe prendere qualche doloroso provvedimento.

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  3. Quello che non spiega è perchè SOLO IN ITALIA E GRECIA non esista alcuna forma di aiuto a chi per un motivo o l'altro non ha alcun reddito. Negli altri paesi sono tutti stupidi?

    http://www.lineadiretta24.it/wp-content/uploads/2015/05/reddito-minimo-garantito.jpg

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    1. Si tratta di istituti diversi tra loro:e in ogni modo un sussidio di disoccupazione in Italia in effetti esiste già (recentemente riformato e rifinanziato). Che, con una semplificazione mediatica - che non può sorprendere e che dovrebbe condurre a riflettere cercando di capire non superficialmente-, si dica che ce l'hanno tutti meno la Grecia e l'Italia, è smentito dagli stessi dati del bilancio dello Stato: tra le attuali forme di sussidio e gli ammortizzatori sociali, (CIG, CIGS e contratti di solidarietà, fondo per la formazione analogo al francese di cui si parla in questo post), in realtà la spesa pubblica italiana corrisponde a forme complessive di labor-welfare equivalenti (la questione è complessa e non scontata come la si considera), per volume, alle medie UE.

      E' un po' come l'introduzione della "patrimoniale" (generale' Progressiva?), continuamente brandita nella logica della shock-economy; essa realtà sarebbe una duplicazione di molti tributi sostanzialmente patrimoniali che già ci sono (con notevole pressione tributaria a tale titolo) e che, quindi, non è che un'ipocrita copertura moralistica neo-liberista per spennare il tacchino italiano e trasformarne la patrimonializzazione in welfare bancario.

      Ma poi il punto essenziale è un altro. E qui l'abbiamo trattato in lungo e largo da un paio d'anni.
      Per cui consiglio di leggersi i relativi post se si vuole intervenire in questa sede.
      Il punto è che L'INSIEME DELLE PREVISIONI DELLA COSTITUZIONE ECONOMICA ITALIANA GARANTISCONO STRUMENTI OBBLIGATI DI POLITICA ECONOMICA, FISCALE E INDUSTRIALE DI PIENA OCCUPAZIONE E DI WELFARE CORRELATO E ADEGUATO A QUESTE POLITICHE (e quindi al livello di disoccupazione che sarebbe connesso alla Repubblica fondata sul lavoro, e non sulla disoccupazione strutturale da stabilità dei prezzi, eteroimposta DAI TRATTATI UEM, SOLO PER MANTENERE L'EURO E IL SUO MODELLO SOCIALE INCENTRATO SUL LAVORO-MERCE).

      Non possiamo però affermare che gli altri paesi UE abbiano esattamente la nostra stessa sostanza costituzionale: o meglio dall'esame delle loro clausole fondamentali, posso dedurre di no.
      Quindi, per noi, che abbiamo la "fortuna", così obliata e ormai apertamente disprezzata, di avere questo modello cosituzionale, non si era proprio posto il problema di doversi dotare di un reddito di cittadinanza: questo corrisponde INVARIABILMENTE (in presenza di vincoli al deficit-spesa pubblica e a maggior ragione di vincolo monetario) all'instaurazione di un mercato del lavoro-merce, caratterizzato dalla flessibilità illimitata verso il basso dei salari come unico sistema di correzione delle scontate crisi di bilancia dei pagamenti.

      Quindi, oggi, adottando il reddito di cittadinanza (che è un potente acceleratore di questa deflazione e dello smantellamento del welfare costituzionale), non facciamo altro che rispondere a una scelta: vogliamo il modello costituzionale, e andiamo a combattere la causa dell'alta disoccupazione strutturale, rimuovendola, ovvero ci rinunciamo definitivamente rassegnandoci alla eversione della legalità costituzionale e al vincolo esterno, rendendo persino irrilevante una eventuale euroexit, in presenza di una cristalizzazione di questo mercato del lavoro e di questa limitazione dell'intervento dello Stato?

      Consiglio dunque di andarsi a rileggere tutti i post in cui queste cose vengono spiegate.
      Almeno per non fare riflessioni "facciamo come", in cui l'esterofilia conformistica si risolve in autodisprezzo, culturalmente difettoso, di una nostra esperienza DI SUPREMA LEGALITA', più avanzata e illuminata, di risoluzione del conflitto sociale e distributivo.

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    2. Non sia così cattivo con i fan del cielo stellato; simpatizzante è termine antiquato di quando gli allora vecchi si dicevano matusa e i giovani hippy erano i loro figli, ma come sempre delle stelle. E si cantava: “Noi siamo figli delle stelle, figli della notte che ci gira intorno.”
      Perché se uno è giovane e illuminato è chiaro che tutto il resto è notte, e si trova a disagio coi ritrovati antichi dell'oscurità. Potrebbe non valere la pena di attardarsi con la Costituzione mentre: “Non c'è tempo di fermare questa corsa senza fine che ci sta portando via.”, e non c'è tempo per questi dettagli soprattutto perché: “Noi siamo figli delle stelle, senza storia senza età eroi di un sogno.”
      Non sia cattivo perciò con gli eroi che sognano, sono in buona fede.
      Solo per il momento, gli eroi del sogno, i tecnologizzati nativi digitali che hanno sostituito tanti vecchi sclerotici e corrotti politici del palazzo, devono sottostare tutti allo stesso sogno, a pena di espulsione. Ma un giorno, forse, potranno anche pensare da se, ovvero semplicemente pensare; gli sarà concesso. Diceva il loro leader: noi siamo le nuove e dinamiche forze della laboriosa società civile, gli incorrotti che cacceranno via tutti i corrotti. Bene! Curioso il fatto che gli incontaminati rappresentati della società civile giunti in parlamento, se provano a pensare da se, si rompano. Che fina fa la loro adamantina purezza che li poneva più in alto? Deve essere che anche i nativi digitali, come tutti i figli di Eva, portano con se un peccato dentro, sono incorrotti si, ma sospetti. Anche la società civile è buona ma fino a un certo punto. Strano incastro però. Sono incorrotti finché appartengono, incorrotti finché sognano, incorrotti finché non pensano.
      Il pensiero corrompe.

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    3. Mi hai commosso con la tua melodica citazione... :-)
      Solo che non mi pareva di essere stato "cattivo". Semmai dotato di un'infinita pazienza (invano)...

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  4. Sul lungo periodo occorre ripristinare rispetto ns costituzione. va bene. Ci vorranno anni o decenni. Ma adesso per chi non ha nessun reddito perchè non gode di cigs ecc, perchè precario che ha perso il lavoro si può introdurre un reddito minimo che andrà a calare quando il lavoro riprenderà. E' facile condannare altri alla fame o alla pietà dei familiari

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    1. Per la risposta, in seguito a ragioni di spazio, rinvio al post successivo.

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    2. Caro Anonimo, la risposta non te la dovrebbe dare nemmeno il padrone di casa. Grillo ed il M5S possono e devono cercare questa informazione nella storia. Innanzitutto fa un po' ridere prendersela con chi avverte sul fatto che il reddito minimo è l'anticamera della deflazione brutale ORA, mentre si lascia fare a Renzi questo abominimio. Ricordiamoci bene che il Renzi è della stessa pasta di chi ci ha infilato nel cul de sac dell'Euro, ha privatizzato Bankitalia e l’intero sistema bancario – assicurativo italiano, di chi ha permesso le delocalizzazioni, di chi ha voluto il 3% ed il 60%, di chi si richiama alla sinistra (a parole) ma nei fatti taglia la spesa pubblica e lascia fare ai licenziamenti. Vedete sono loro i colpevoli, non chi avverte contro il reddito minimo. Capiamoci bene: non si può dire che la spesa pubblica deve avere le coperture, e poi parlare di reddito minimo! E' una contraddizione in termini (economici). Perchè se vuoi il reddito minimo ma vuoi pure le coperture (o che ogni spesa sia coperta da entrare, ragionamento che accomuna liberisti e Grillo) da qualche parte i soldi li devi tirare fuori. Quindi tasse, quindi IVA, magari patrimoniali. E poi non meravigliamoci se i voti vanno persi... Ma chi vogliamo prendere in giro? Quali sarebbero i ricchi in Italia (o i capitali dei ricchi in Italia)? Vogliamo aumentare di nuovo pure IMU-Tasi? E vogliamo pure sapere dove si andranno a prendere i soldi, visto che i ricchi i propri li hanno già esportati da anni? Come no!! Sempre da noi/voi. Ma ci rendiamo conto che facciamo il loro gioco? Ma
      ci rendiamo conto che all’interno di questa cornice non è possibile nessuna ripresa?!?!? Basta false illusioni, il reddito minimo garantito, come presentato, è una manna dal cielo per gli Euristi di tutte le salse. Vogliamo ragionare sull’assurdo, prego allora! Secondo Voi, con tutti gli interessi fin’ora pagati sul debito pubblico (3100 miliardi) dal1980 al 2012, quante politiche attive sul lavoro, sanità gratuita e programmi sul lavoro si sarebbero potuti fare? Sono circa 97 miliadi all’anno. Prego, sbizzarritevi.

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