venerdì 2 gennaio 2015

LITUANIA: OPERAZIONE PERFETTAMENTE RIUSCITA. PAZIENTE IN AGONIA (se riferito alla Nazione-popolo: but who cares?)

Euro: Lituania, Draghi, ingresso un bene

 © EPA


Cosa vorrà veramente dire in soldoni, (o in euro-ni), questa affermazione?

1. La Lituania aveva già un peg, cioè un legame valutario di tendenziale parità di cambio, con l'euro (nel grafico qui sotto è espresso in Lita per acquistare un euro: meno ce ne vogliono più la Lita si rivaluta e viceversa).
Valori attuali:
Current value: 0.70280 Last update: 2013-12-31 1 LVL: 1.42 Euro

Analysis of Lithuanian Lita from 01-04-1999 to 01-02-2015
Graphical overview and performance of Lithuanian Lita showing the currency rate to the Euro from 01-04-1999 to 01-02-2015
E quindi, le politiche economico-fiscali, (le quali poi alla fine, come sappiamo, - pur nel continuo gridare a misteriose "riforme" dei tecnocrati UEM-BCE-FMI-, riguardano essenzialmente il mercato del lavoro), seguite in Lituania dalla nascita dell'UEM, non sono state troppo diverse da quelle di un tipico paese euro-assoggettato.
Con alterne fortune sulle partite correnti che, (come vedete dal grafico che precede, in comparazione con quello più sotto), peggiorano nella fase iniziale quando addirittura la "lita" si rivaluta (strascichi dell'abitudine al peg sul dollaro?) e migliorano in un breve periodo di svalutazione sull'euro che va fino al 2003. Per poi stabilizzarsi in una sostanziale "piattezza" prolungata (arrivando persino a una modesta recente rivalutazioncina!).

Lithuania - Current Account Data   http://www.focus-economics.com/country-indicator/lithuania/current-account


2009   2010   2011   2012   2013  
 Current Account (% of GDP)3.7  0.1  -3.7  -0.2  1.5
Lithuania Current Account

2. Certo, nè prima nè dopo il peg con l'euro, la posizione netta sull'estero, pare riflettere la conclusione di un grande affare (big deal), per quello che Chang definirebbe un "infant capitalism" (anche perchè, appunto, preceduto dal peg sul dollaro...):



 Lithuania 2013 -

−45.7

Si potrebbe obiettare che c'è di molto peggio. Ed è vero: basta consultare la classifica riportata nel link soprastante e si vede come coinvolga notevolmente, tra i peggiori al mondo, i paesi UEM (inclusa la Francia in netto peggioramento; ma con picchi assolutamente notevoli della Grecia, naturalmente ma, più ancora, di Spagna, Irlanda e Portogallo, tutti i paesi al fondo della stessa classifica e intorno o ben oltre il 100% del PIL di PNE negativa: cioè i paesi che "hanno fatto le riforme" e che servirebbero, secondo Commissione UE e governanti italiani, da modello indiscusso per l'Italia...che invece ancora non se la cava tanto male. Ma può sempre peggiorare).

3. A questo punto, avendo seguito certe politiche (UEM), vi aspetterete grandi risultati sul deficit e altrettanti sulla riduzione del debito pubblico. Perchè questo sarebbe lo scopo dichiarato delle politiche deflazioniste, cioè, "virtuose" che garantiscono la crescita, secondo i soliti euro-tecnocrati (potentoni).
La deflazione c'è sicuramente stata (e vedremo i legami non certo casuali col mercato del lavoro):
Chart of Change in GDP Deflator  
The current annual inflation rate in Lithuania, as of 2014, is 0.96% 
Lithuania Inflation Rate

3.1. E qualche risultato non trascurabile, sul deficit, specialmente post crisi dell'euro (non quella dei sub-prime a epicentro USA, notare bene!) s'è pure visto
In pratica, uscita discretamente dalla crisi internazionale 2007-2008, la Lituania ha poi imboccato la (autonoma) crisi da "austerità" euro-indotta ricorrendo ad un consolidamento fiscale piuttosto "drastico" (e vedremo "socialmente" realizzato come...): 

Lithuania Government Budget 2000-2015 - Lithuania recorded a Government Budget deficit equal to 2.20 percent of the country's Gross Domestic Product in 2013. Government Budget in Lithuania averaged -3.16 Percent of GDP from 2000 until 2013, reaching an all time high of -0.40 Percent of GDP in 2006 and a record low of -9.40 Percent of GDP in 2009. Government Budget in Lithuania is reported by the Eurostat.
Lithuania Government Budget
E, altrettanto as usual, applicando l'austerità, il debito non è affatto sceso in percentuale al PIL: se facessimo le proporzioni incrementali tra 2009 e 2013, sarebbe un aumento veramente "spettacolare". Dal 2010 è divenuto anzi proprio di un'altra dimensione rispetto al pre-crisi, registrando un'attenuazione, ma non certo un vero ritorno ai livelli per-crisi, solo nel corso dell'ultimo esercizio (2014):
Lithuania Government Debt to GDP

4. La crescita, considerando il già segnalato "peg" dal dollaro all'euro, segna una performance ventennale tutto sommato mediocre, dai tempi dell'inizio della indipendenza e del neo-capitalismo (versione baltica).
Insomma un miracolo "lituano" ancora lo si deve vedere: e forse per la gran parte dei cittadini lituani "normali", non lo si vedrà mai.

Lithuania GDP Growth Rate 1995-2015 - The Gross Domestic Product (GDP) in Lithuania expanded 0.50 percent in the third quarter of 2014 over the previous quarter.  

GDP Growth Rate in Lithuania averaged 1.10 percent from 1995 until 2014, reaching an all time high of 4.20 percent in the first quarter of 2003 and a record low of -13.10 percent in the first quarter of 2009. GDP Growth Rate in Lithuania is reported by the Statistics Lithuania.

 lithuania-gdp-growth-annual

Lithuania GDP Growth Rate

5. E veniamo alla disoccupazione
Utilizzando la "chart" Eurostat, la Lituania PARE aver realizzato un miglioramento, - successivo ai picchi negativi del 2009-2010, peggiori persino di quelli (coevi) della Grecia e simili ai livelli (iniziali) della Spagna...- che, se non fa registrare attualmente ratei da "piena occupazione" (e ci mancherebbe, vista la deflazione perseguita con l'austerità!), ha fatto gridare al "successo delle politiche di austerità".




6. A questo punto vi riporto (in gran parte) un articolo di Willy Craig sul "miracolo" lituano, ovverosia sul "successo dell'austerità" che già vi avevo menzionato in questo post, intitolato "C'è troppa gente in giro per l'Italia..." (dove era linkata la citazione dello stesso articolo da parte di Martin Wolf).
Non vi faccio una traduzione integrale anche perchè il contenuto appare auto-evidente (anche in una conoscenza maccheronica dell'inglese). Vi traduco, in Ndr. e carattere più grande, alcune frasi chiave:

Baltic “Austerity Successes”: Or, how to easily reduce unemployment by exiling 10% of your population- by Willy Craig

The question is: Are the Baltic states, especially Lithuania and Latvia which both have currencies pegged to the euro, proof that austerity can work? Are they “successes” as described by IMF Chief Christine Lagarde and some American conservatives? Most analyses of these have tended to focus on GDP. I will focus on employment.
The financial and euro crises had particularly brutal effects in these countries: GDP shrank almost 15% in Lithuania in 2009 and over 20% in Latvia between 2008 and 2010. The countries have had partial recoveries since, 3.5% annual growth in Lithuania since 2010 and over 5.5% annually in Lithuania since 2011. Each country will have lost about half a decade of growth.
Unemployment was massive in the wake of the crises. In 2010, Lithuanian unemployment peaked at 18% and Latvian unemployment at 19.8%. Unemployment has fallen significantly; by the end of 2012 it was “only” 13.3% in Lithuania and 14.3% in Latvia. There was no improvement, and even some worsening, during the second half of 2012. Ndr: dalla fine del 2012 la disoccupazione scende significativamente.
These figures are “pretty good” given the scale of the collapse and, unlike the euro-periphery, at least there are plausible and significant signs of improvement. But what the unemployment figures don’t say is that they have not been achieved through job creation
Ndr: "Quello che i grafici non dicono è che la caduta della disoccupazione non è stata ottenuta attraverso la creazione di posti di lavoro". Il primo grafico che segue lo abbiamo aggiunto per mostrare come una jobless recovery - dove quello che diminuisce è il denominatore, cioè la popolazione "attiva" (e in questo caso addirittura quella residente") sia perfettamente compatibile con la stabilizzazione di bassi salari, con piccoli aggiustamenti in fase di "recupero" che non tolgono nulla alla segnalata deflazione-competitiva (e più sotto vedremo, infatti, la wage-share)


SEB March 2012: Wages, Unemployment
http://www.lithuaniatribune.com/30581/lithuanias-average-monthly-wages-reach-647-euros-201330581/


Baltics Job Growth 3.png



Annoyingly, Eurostat doesn’t have figures on the absolute numbers of jobs, however, we do have job growth, or the annual change in the absolute number of jobs. 
Ndr: è seccante rilevare come Eurostat non abbia figure relative ai numeri assoluti dei posti di lavoro, anche se abbiamo una crescita dell'occupazione, o il cambiamento annuale nel numero assoluto dei posti di lavoro.
The employment growth figures are dismal. In Lithuania, 6.8% of jobs were destroyed in 2009, 5.1% destroyed in 2010 and – after a small recovery with 2% job growth in 2011 – job destruction resumed in 2012 with 6.7% of jobs lost. In Latvia, 13.2% of jobs were destroyed in 2009, 4.8% destroyed in 2010, and 8.1% destroyed in 2011, only returning to tepid job creation of 2.6% in 2012.
Baltic “austerity success” has at best meant “jobless recoveries” characterized by GDP growth but no job creation.
How do we then explain the fall in unemployment despite catastrophic job destruction and jobless recoveries?  Ndr: "Come spieghiamo allora la caduta della disoccupazione nonostante la catastrofica distruzione di posti di lavoro e la "ripresa senza lavoro"?
The answer is almost certainly mass emigration. Ndr: La risposta è quasi certamente la EMIGRAZIONE DI MASSA
According to official figures the net migration rate (number of people entering the country minus number of people leaving the country) was an amazing -2.37% for Lithuania in 2010 and -1.26% in 2011, while for Lithuania the figure for 2011 is -1.12%. These are world records. In 2012, according to CIA figures, the few countries with higher net emigration figures than this include Syria and Jordan… 
Ndr: "Secondo i dati ufficiali, il tasso netto di emigrazione (numero di persone che entrano nel paese meno quelle che lo lasciano) è stato un fantastico -2,37 per la Lituania nel 2010 e un -1,26 nel 2011...Nel 2012, secondo i dati CIA (sì proprio la CIA), i pochi paesi con un tasso netto più alto includono la Syria e la Giordania."
These migration figures are however problematic in the Schengen Area of free movement. In the absence of systematic border controls, EU governments have only a very imperfect idea of the extent of population movements.  
Ndr:"Queste dati sulla migrazione sono comunque problematici nell'area Schengen..In assenza di controlli sistematici alle frontiere, i governi UE hanno solo un'idea molto imperfetta dell'estensione dei movimenti di popolazione."

An alternative measure is to look at change in total population as a proxy. There has been a demographic collapse in both Lithuania and Latvia over the past ten years. According to Eurostat, between 2007 and 2012, the Lithuanian population was reduced by 377,000 people or an 11.1% reduction of the total, in Latvia there were 240,000 less people, or a 10.5% reduction.
Ndr:"Una misura alternativa è guardare alla variazione della popolazione totale come termine di riferimento. C'è stato un collasso sia in Lituania che in Lettonia negli ultimi dieci anni. Secondo Eurostat, tra il 2007 e il 2012, la popolazione lituana è diminuita di 377.000 persone ovvero una riduzione dell'11,1 del totale..."
Population LV LT

The Baltic “austerity successes” look a lot less impressive if one takes this into account: How impressive would Lithuanian or Latvian unemployment figures be if over 10% of the population hadn’t been removed, apparently through emigration? In all likelihood, rather than the 13-14% unemployment of today, there would be 20 or even 25%, comparable with Spain or Greece. 
Ndr: "Il "successo dell'austerità" baltica appare molto meno impressionante se si tiene conto di ciò: quanto significativi sarebbero i dati sulla disoccupazione lituana se oltre il 10% della popolazione non fosse stato rimosso, apparentemente attraverso l'emigrazione?"
Lithuania and Latvia can only be considered “models” of austerity or possible solutions if we consider exiling 10% of the population to be a desirable model for Spain, Portugal, Greece, Ireland et al. For the GIPS alone, this would mean moving, at a minimum, about 6.5 million people. This is an “economic model” characteristic of underdeveloped countries, those who export people more than things, typical for example of Caribbean nations like Jamaica or Martinique. In fact this is happening in Portugal, as hundreds of thousands emigrate, partly going to other European countries, but also to developing countries like Brazil, Mozambique and Angola.
Some will answer that the GIPS have “always” had high emigration, to which one can reply a qualified yes, noting however that this model of permanent underdevelopment is usually accompanied by high fertilityEurope is successfully creating a genuinely original model of permanent underdevelopment: massive peacetime emigration from countries that don’t have high population growth, but which in fact already have naturally declining populations due to sub-replacement fertility. 
Ndr: "L'Europa sta creando con successo un modello veramente originale di sottosviluppo permanente: massicce emigrazioni in tempo di pace da paesi che NON hanno alta crescita della popolazione, ma che al contrario hanno un naturale declino della popolazione dovute alla insufficiente fertilità".
The EU is actively promoting this, notably with its “Youth on the Move” initiative, turning travel – normally a positive way to broaden horizons and foster exchange – into a crude band-aid for the dysfunctions of the single currency by sending the teeming masses of unemployed peripheral youth to the core, above all to Germany.
The inability to devalue within the euro remains a huge part of the problem...
However, as Matt Yglesias argues, though the Baltic austerity stories cannot be sold as an economic success, they can be considered a political success depending on what objectives one has: “The Latvian government places more importance on securing independence from Russia than on the short-term trajectory of Latvian living standards.
The Baltic ruling elites do not see any future for their countries other than clinging to Germany (and America) for safety and melting into the broader European continent. Perhaps, given their diminutive size, this is a reasonable objective, and membership of the eurozone is the symbol of its success.
The peoples of these countries, I think far more reasonably, are skeptical however. 
The Latvian government is on track to join the euro in 2014, even though a majority of the population is currently hostile. The Lithuanian government hopes to join in 2015, even though a recent poll found 57% of people opposed. Citizens should be warned: Once locked in the “euro-trap”, there will be no going back, and there will be no solutions to joblessness in future economic crises, other than to leave their country.

7. Insomma, il peg sull'euro, in preparazione alla vera e propria entrata nell'euro-zona, ha significato deflazione, e stabilizzazione della disoccupazione, con un apparente miglioramento "relativo" rispetto al periodo ante-crisi, a costo della ELIMINAZIONE DI UNA PARTE CONSISTENTE NELLA FORZA-LAVORO. Cioè della stessa popolazione: peraltro, a quanto pare, in maggioranza contraria a questa "entrata" e, in aggiunta, con questo bel risultato di crescita salariale per i "sopravvissuti alla diaspora":


Gross Wage

Tra l'altro, a confermare come il danno si unisca alla beffa, si veda qui sotto come la recente "crescitina" del salario netto, che dal 2013 ricomincia a superare la produttività, indica che l'entrata nell'area euro, dovrà necessariamente comportare dosi aggiuntive di deflazione e riforme del lavoro: se non altro, l'inflazione vista più sopra (punto 3), già oggi, è più alta di quella dei vari paesi UEM che stanno già in deflazione o comunque a tassi poco sopra lo zero! 
E sappiamo come nell'OCA-UEM, alla fine, conti solo svalutare i tassi di cambio reale, legati all'inflazione, per sperare di mantenere la competitività...e quindi con la necessità di "acuire" nuovamente la disoccupazione!

Annual growth of wages and productivity. Source Statistics Lithuania

8. Ma, certo, il costo del lavoro, è difficilmente abbassabile in termini assoluti, come attestano i dati che stiamo per vedere.
E se svalutare i tassi di cambio reale (essendo definitivamente precluso di abbassare, anche se di poco, quelli nominali), cioè il reddito del lavoro, è forse politicamente difficilotto, per non ripiombare nell'incubo dei saldi negativi delle partite correnti e in una crisi finanziaria da indebitamento privato con l'estero, si tenterà di attirare tanti investitori esteri: what else?!
A questo punto, l'oligarchia locale, pardon, il governo, si fa pure un bel sito, in gran parte in inglese, lo si "antitola" all'Unione europea - http://www.lithuanian-economy.net/eu/  - e si "reclamizza" il costo del lavoro comparato rispetto agli altri paesi europei proprio per - magari?- attrarre i mitici "investimenti stranieri"...
Ed ecco qua:

Labour costs in the Baltics

Hourly labour costs for the whole economy in €

Naturalmente si gioca principalmente sui diretti concorrenti, i famosi neighbours...to beggar...o quantomeno da "spiazzare" nell'afflusso di capitali: gli altri paesi baltici e la miracolosa Polonia!


E si indica nel menu, settore per settore, là dove la performance risulta la più "imbattibile": segnaliamo il settore "costruzioni", perchè avrebbe indotto persino i Faraoni della prima età del Bronzo a fare un reclutamento per le Piramidi.
Labour costs in different sectors in 2008 and 2012

9. CONCLUSIONE: non vi pare una politica un po'...aggressivuccia? Ma c'è forse, per chiunque aderisca all'euro, un'alternativa a questo simpatico perseguimento comune della pace e della cooperazione tra i popoli? (Che tra un po', non si capirà neanche più bene dove stiano...?)

Insomma, se questo è il modello, si spiega perfettamente la frase di Draghi riportata in apertura: "...
questi risultati beneficeranno nello stesso tempo l'Eurozona e la Lituania".
Sì perchè si rafforzerà l'idea che la competitività si persegue esclusivamente abbassando il costo del lavoro rispetto ai vicini, e a tutti i concorrenti dell'area valutaria unica: e che chi sgarra, - lasciando che il costo del lavoro NON segua la produttività reale (cioè al netto dell'inflazione...che non ci deve essere, con buona pace dell'occupazione dei "residenti")-, non ha scampo. Si ricomincia con le "riforme" senza alternative-TINA, la shock economy e l'emigrazione di massa.  
Cioè, poi, end of democracy.
Ma non l'avevano già detto Wynne Godley nel 1992 e Tony Thirlwall nel 1998
Ma credo che intendessero qualcosa di molto diverso dalla dichiarazione di Draghi...

22 commenti:

  1. Due giorni fa scrivevo, in un post più sintetico, le stesse cose, con una conclusione geograficamente diversa, ma identica nel contenuto: http://culturacriticademocrazia.blogspot.it/2014/12/buon-anno-lituania-ed-albania.html

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  2. La grande società di von Hayek, come un grande Pacman, avanza... avanza...

    Ma possibile che ad opporsi al grande progetto pan-globalista ci siano solo altre super-potenze che non hanno mai avuto né esperienze di stato di diritto né, tanto meno, avuto esperienze formalmente democratiche?

    Sia dal lato della filosofia politico-economica che dal punto di vista socio-antropologico si sta imponendo la definitiva americanizzazione dell'Occidente.

    Se gli USA non mantenessero una spesa militare abnorme, le élite atlantiche non potrebbero imporre compattamente il pensiero unico su tre quarti del globo. Insomma, il liberismo e il "batterio pop" senza "marina militare ed esercito" non passano.

    Ma quale potrebbe essere la reversibilità di questi processi che impattano in modo così drammatico l'identità culturale come i flussi migratori di massa? Cosa diventeremo? Italo-europei? Lituano-europei? Franco-americani? Greco-oceani?

    In base ai tratti somatici avremo più o meno possibilità di accedere a risorse e benessere (v. Caselli e Coleman, 2006)?

    Quanti millemila anni ci vorranno prima che saremo tutti formalmente uguali, nei lineamenti e nella lingua? Omogeneità etnica che viene ritenuta fondamentale per favorire la condivisione di beni pubblici e forme di redistribuzione del reddito (Alesina et al. 2001) e lingua che viene generalmente ritenuta un pricipio culturale fondante per permettere l'identità necessaria al fine di condividere una costituzione.

    Be', una riflessione che penso possa interessare al mitico poggiopoggiolini, consiste nel ricordare il legame tra "lingua" e "classe sociale" per cui il meneghino - idioma lombardo tutelato dall'UNESCO - non era la lingua degli sciur... era la lingua dei lavoratori.


    Ma se il legame storico-geografico "patria, lingua e storia" non sono importanti, perché l'UNESCO li tutela? (Tutela il valore della "patria" nel senso che, ad es., un reperto archeologico non può essere identificato e valorizzato se non viene collocato nello "spazio e nel tempo")

    Cosa è la cultura? Solo aver fortuna e merito di far buone letture?

    Ma cosa serve l'identità sociologica se non a permettere di legare l'individuo alla comunità sociale di riferimento, nello spazio e nel tempo? (Legame che poi è il principio base delle democrazie costituzionali fondate sul lavoro).

    Ci può essere identità della classe lavoratrice senza un'identità nazionale?

    Chi ha detto che cosmopolitismo culturale e radicamento alla "geografia culturale" sono supplementari?

    Vabbè, torno a controllare le inserzioni di lavoro in Canada....

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    1. http://orizzonte48.blogspot.it/2014/02/lillusione-syriza-e-lo-stato-nazionale.html
      "A volte la sinistra (ma aggiungerei, la democrazia tout court, ndr.) ha bisogno dello Stato-Nazione per proteggere i diritti dei lavoratori e i diritti democratici, non c’è nessun altro modo.
      I governi di Grecia e Portogallo non possono cambiare la struttura dell’Unione Europea, peró possono intervenire in Grecia e Portogallo. Naturalmente il mio non è un argomento nazionalista. In certe occasioni si possono usare i meccanismi di uno Stato Nazione per creare una corrente internazionale".

      Nell'identità omogenea "etnica" non c'è nulla di male: negarne l'importanza è solo l'ennesimo mostruoso strumento delle elites liberoscambiste, odiatrici dell'umanità, per far sentire in colpa gli individui, ridotti in tale dimensione di debolezza snaturata.

      Fossi in te ci andrei piano a cercare lavoro in Canada: ESSI hanno condotto il gioco troppo oltre e mi "sento" che avranno il loro redde rationem.
      Sarà sempre troppo tardi, ma sarebbe un peccato non essere qui ad assistere al grande crollo degli ingiusti e dei malvagi, mentre affogano torcendosi nelle loro menzogne...

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    2. @bazaar & @quarantotto

      Senza "ragionare", la prima APPARTENENZA è quella Nostra civile, civica, multi-classista della Costituzione che afferma socialmente e economicamente la democrazia degli "equilibri" dinamici della RAGIONE degli uni e degli altri.

      .. ciao "giubba rossa" per la condivisione che sempre darai a questo tuo Bel Paese, un abbraccio ..
      :-)

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    3. Ma quella appartenenza non sarebbe possibile senza la cultura che può (non sempre, ogni tanto, in periodi eccezionalmente fortunati) esprimere una Nazione libera: cioè elaborando la propria "intenzione" CONDIVISA di democrazia e giustizia nel linguaggio che gli consente proficuamente ciò! :-)

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    4. Qui dentro - e tanto spesso anche fuori di qui - la CULTURA UMANA DEL QUADRIVIUM viene seminata e coltivata e "qualche" germoglio s'ha da ammirare anche negli inverni dello scontento.

      Che dire, conserviamo che la ”vita e libertà siano una cosa sola e non vi sia nulla di più alto dell’umano nell’uomo.”

      Ad essi, cioè essi, le ceneri .. :-)

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    5. @poggiopoggiolini

      La patria nazionale - quindi l'identità nazionale - è la "più importante" nel senso che permette un ordinamento condiviso per cui più popoli (ethnos) diventono "civilmente" un unico popolo (demos).

      Ovvero la rinuncia ad una parte di libertà-autodeterminazione permette di acquisire relativamente una libertà-autodeterminazione più grande. Questo processo però ha dei limiti strutturali dipendenti dalla geografia-culturale.

      Cosa significa?

      Che questa convergenza geografico-culturale permette non di "nascondere" ipocritamente ciò che non può non esserci, ma di portare i conflitti "sezionali" inter-classe e intra-classe dentro le Istituzioni civili.

      Uscire dallo "stato meramente politico" (Mortati) significa "civilizzare" i conflitti (Schmitt, latu sensu).

      Quando c'è benessere sociale i "sezionalismi" economici e culturali non impattano sul benessere individuale: quando ci sono tensioni come quelle da "shock esterno" invece diventano progressivamente "intollerabili".

      Frontiere, dogane, valute, sindacati, protezione di prodotti, servizi e cultura locali possono essere quindi valorizzati come strumenti "frizionali" e regolatori delle tensioni sociali.

      Il rispetto e la gestione degli interessi sezionali, non la loro ipocrita negazione, permettono quell' "omogeneizzazione di fatto" che si chiama "uguaglianza sostanziale".

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    6. La strumentalizzazione dell'identitarismo "regionale" è politica coloniale classica (basti ricordare le mostruosità praticate dall'Impero Britannico in Africa, Medio Oriente e, in particolare, nell'India "brahamizzata").

      Nell'Europa ordoliberista è stato strumentalizzato a fini di "frammentazione" e di incanalamento del dissenso con la manipolazione "livorosa" di alcune comunità locali.

      Possiamo quindi dire che l'identità nazionale è la più importante perché può essere efficacemente strumentale al perseguimento dei diritti sociali: questo concetto è proprio opposto all'eredità ideologica liberale che vede nella Francia post-rivoluzione il nazionalismo "buono", ovvero quello della cittadinanza intesa come possibilità "formale" di godere dei diritti civili tutelati dallo Stato-nazione contrapposta al modello del deprecato-nazionalismo-foriero-delle-grandi-guerre-imperial-naziste dello statualismo tedesco che, almeno come ben inteso da List, è strumentale anche a fini democratici e sociali.

      (Chissà perché nessuno ricorda mai che imperialismo e ordinamenti liberali sono strumentalizzabili l'uno all'altro mentre imperialismo e democrazia sostanziale sono ben difficilmente compatibili...)

      A livello psicosociologico è gravissimo sottovalutare le patrie "più piccole", come quelle regionali e comunali o... come la famiglia. Queste sono proprio ciò su cui si fonda lo Stato-nazione.

      @Quarantotto

      La ricerca di lavoro in Canada aveva finalità ironica :-)

      Pensa che son partito con sollievo dalla Svizzera francese perché non riuscivo a godermi lo spettacolo mozzafiato delle cime innevate: mi frustrava guardarle dal lato sbagliato...

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    7. Caro Bazaar hai così ben scritto cose tanto "belle" e giuste che il mio sense of humor si era un po' assopito...

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    9. Grazie per la sempre generosa iniezione di autostima... ma pensa che è «farina/frutto della "semenza democratica" del tuo sacco»... al netto della citazione di Mortati al posto di Calamandrei... ;-)

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    10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Forse vado OT, ma, se confermato, l'allentamento tedesco sull'eurexit greco

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/03/crisi-greca-der-spiegel-merkel-pronta-accettare-luscita-atene-euro/1313121/

    Potrebbe fare da contraltare all'ingresso lituano. Nel senso che una volta ricreato il tradizionale "spazio vitale" a est il sud potrebbe non essere più necessario (o quanto meno i paesi per cui l'euro sarebbe manifestamente insostenibile).

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    1. in realta questo credo sia solo parte della guerra morbida gia in corso tra elite europee e tsipras.

      ritengo sia spiegato bene qui:

      http://sollevazione.blogspot.sk/2015/01/gioco-sporco-di-leonardo-mazzei.html

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  4. a me sembra impossibile farsi sfuggire la Grecia..
    Detto questo, la farebbero uscire riconvertendo i debiti in euro in modo da lasciare un monito agli altri?
    insomma, persi per persi chissà cosa stanno ragionando

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    1. Che "cercheranno" di dare questo monito è praticamente certo. AFD è nata e prospera quasi esclusivamente su questo

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  5. Segnalo un piccolo errore, il quale non cambia assolutamente la sostanza dell'analisi; l'errore è stato commesso dagli autori di Worltradingnet nel grafico del tasso di cambio eur/Ltl.
    Il grafico riporta in legenda "Lithuanian Lita" ma i dati plottati si riferiscono al LAT lettone.
    Eur/Lat lettone http://www.tititudorancea.com/lib/fx/eur_to_lvl_since99.png
    Eur/Lita lituana http://www.tititudorancea.com/z/euro_to_ltl_exchange_rates_lithuanian_litas.htm

    Grazie infinite per l'ottimo lavoro di divulgazione.

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    1. Grazie per la segnalazione. Suppongo che l'andamento del cambio della Lita differisca in modo trascurabile da quello della tabella (dipende ovviamente da quale criterio-frequenza di rilevaz è utilizzata per rappresentare il trend). Putroppo non mi si aprono i file linkati

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  7. "How impressive would Lithuanian or Latvian unemployment figures be if over 10% of the population hadn’t been removed, apparently through emigration? In all likelihood, rather than the 13-14% unemployment of today, there would be 20 or even 25%, comparable with Spain or Greece."

    Bisogna però anche dire che se non ci fosse stata quell'emigrazione, quel 10% avrebbe contribuito a far crescere il PIL di più e quindi a creare più posti di lavoro.

    Va anche detto che la grande emigrazione dalla Lituania non comincia né col peg col dollaro, né col peg con l'Euro, né con la crisi del 2009 (anche se è vero che in quel periodo aumentò), ma il primo maggio del 2004, allorché con l'adesione all'UE i lituani poterono lavorare liberamente, dapprima solo in Irlanda e Regno Unito, e poi progressivamente nel resto dei paesi europei.

    In quel periodo si verificò un picco dell'emigrazione, nonostante fosse un periodo di boom economico in Lituania; pre il semplice motivo che le retribuzioni nei paesi "ricchi" sono tre-quattro volte quelle in Lituania e perché la qualità della vita è più alta. Ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la politica monetaria, quanto piuttosto col fatto che l'economia del paese è stata letteralmente distrutta da cinquant'anni di socialismo.

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    1. Strano il grafico Eurostat sulla immigrazione ci evidenzia tutt'altro...Come pure il dato sulla discesa dell'inflazione a partire dai primi anni '90.
      Come dire commentare un post senza averlo letto e senza aver compreso i dati...

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