giovedì 27 febbraio 2014

LIBERALISMO "RISTRETTO": DA HAYEK A PINOCHET, PASSANDO PER EINAUDI



In prosecuzione del discorso avviato col post di ieri, ho ritenuto che questo intervento di Arturo, per completezza e profondità, meritasse un'autonoma collocazione, per meglio fruire dei suoi importanti elementi cognitivi e di riflessione.

I difensori di Hayek naturalmente hanno attribuito quest'uscita (quella relativa alla preferenza verso la dittatura autolimitabile rispetto alla democrazia, che non lo sarebbe ndr.), a un appannamento senile; la patetica scusa è stata articolatamente smontata da Corey Robin, che alla von Hayek-Pinochet connection ha anche dedicato un corposo dossier (qui anche alcune telegrafiche riflessioni sul rapporto fra Hayek e Schmitt, di cui si parlava sopra).

Mi pare che all'argomento avessimo già accennato; qui trovo utile riportare la principale prova utilizzata da Robin a confutazione dell'estemporaneità dell'intervista, cioè un passo del solito Legge, legislazione e libertà che vi trascrivo dalla traduzione italiana (pag. 467): 
"E' errata la credenza di autori come G. Myrdal e J. K. Galbraith secondo cui i difetti dell'ordine esistente sono soltanto transitori e possono venir corretti quando si completerà il processo di organizzazione. Ciò che rende vitale la maggior parte delle economie occidentali è che l'organizzazione degli interessi è soltanto parziale e incompleta. Se fosse completa ci si troverebbe in una situazione insostenibile di blocco reciproco tra i diversi interessi organizzati, con una struttura economica totalmente rigida che nessun accordo fra gli interessi maggiori, ma solo la forza di un *potere dittatoriale* potrebbe spezzare". 

Quella di Hayek mi pare in fondo la risposta del liberalismo classico, che ha un coté profondamente antidemocratico, alla "grande trasformazione":
 "[...] it should not be forgotten that not only did the classics of the liberal tradition refer to democracy with coldness, hostility and sometimes frank contempt, but regarded its advent as an unlawful, intolerable rupture of the social contract and hence as a legitimate cause for the "appeal to Heaven" (in Locke's words) or to arms" (D. Losurdo, Liberalis. A counter-history, Verso, London, 2011, pag. 341). 

Un analogo (anche nell'individuazione dei nemici: sul piano economico, Keynes per entrambi; su quello filosofico, Kelsen per Hayek, l'ultimo Croce per Einaudi) "liberalismo ristretto", come lo definiscono Paggi e D'Angelillo, prospera ovviamente anche in Italia, in particolare sotto le venerabili insegne del sunnominato Luigi Einaudi, di armoniosa conserva con la teoria della casta-cricca-corruzione, che è sì, come ci informa Chang, un format internazionale, ma che ha anche conosciuto una sua compiuta, antica e fortunata elaborazione autoctona nell'ambito del liberismo autoritario paretiano.

Il libro di Paggi e D'Angelillo (I comunisti italiani e il riformismo), che l'accumulo di letture mi aveva obbligato a posporre, è davvero importante ("Il liberismo infatti non può non sentire come ostacolo al funzionamento delle leggi economiche, e come corruzione del "buongoverno", qualsiasi elemento di autodifesa che le società producono nei confronti della logica del mercato": pag. 152) e ringrazio molto Cesaratto per averlo così caldamente consigliato. 
Credo sarà utile tornarci.

16 commenti:

  1. Risposte
    1. E dopo avere letto l'articolo su Padoan mi arriva questa libera associazione: secondo tanta "gente seria" - e ne ho conosciuta - questi provvedimenti economici potranno forse non funzionare MA DI CERTO CI RENDERANNO MIGLIORI.
      Un sottofondo più profondo e inarticolato della "durezza del vivere" di cui il dolce Padoa Schioppa, ma credo proprio che ci sia.

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    2. Lettura sintetica che definisce molto bene la motivazione che li anima e anche un certo stupore rabbioso: non comprendono perchè "non tutti" recepiscano in questo modo e non vogliano diventare migliori. I loro calcoli "devono" tornare

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  2. PECORE LADRE & PORTATORI D’ACQUA
    In fioritura pineale, apro un’ANSA - meglio l’AMSA municipale che raccoglie “rifiuti” di informazioni da differenziare - e appare in bella vista la Maria in Antonietta UE/UEM e un giovine camallo che “s’è riuscito lui ..” alle comunità civiche cosa manca se non la verità?
    Una strana coppia, una coppia strana, una coppia di fatto!
    Basale, chiedo all’anima bella d’una figlioletta un’impressione: sorride, ride, gaggia e, stronza: “la SATIRA di una s/tirata che si stropiccia un grullo di fatto”.
    Altri i linguaggi, simili le visioni di una coppia perfetta di “bastoni” e “ricino&randello” di PCP dell’internazional PUD€ che “sa cosa FARE”.

    PS(E): a chi poi piace il sado-maso, c’è nella cronaca concitata di ieri, il resto del conto del direttivo FON DA MEN TA LE di “baffino”.

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  3. Per dare immediata concretezza al discorso, mi pare utile citare quello che è stato uno dei più importanti, se non il più importante, teorico del "neoriformismo", come lo chiama Favilli, piddino: Michele Salvati. Ecco il nostro che nell'ormai lontano 2007 se ne esce sul Corrierone con un articolo dal titolo ambiguo L'illusione del dittatore. Son solo due paginette, non sto a riportare citazioni: se le leggete, vedrete come tutti i fili si riannodino a formare una trama chiarissima.

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    1. Un caso clamoroso di inversione del rapporto causa effetto. Anzi di voluta cancellazione dei dati economici e delle correlazioni. Spariscono SME e divorzio, sparisce Atto unico e criteri di convergenza e si lamenta addirittura la mancanza di "conti in ordine"...nel 2007. Allora, denigrando eccentricamente la I Repbblica, già si mettevano le mani avanti sulla deflazione salariale...
      Che dire?
      La sinistra aveva già compiuto il suo destino. MA gli italiani che hanno abbocato ignari, pure

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    2. [sono lievemente -e dolorosamte - infortunato e per sfogare un po' di nervosismo vi cito questo capolavoro^^ ]
      L'italia è un paese a statuto istituzionale debole .Il grade di legittimazione dello Stato è da noi molto inferiore rispetto a francia , gran bretagna , germania . I cittadini hanno scarsa fiducia in chi li governa . Cio' che è piu interessante , chi li governa ha scarsa fiducia nei cittadini . Nel suo apparente slancio di educazione di una cittadinanza ribelle alle regole , quel che resta della nostra classe dirigente usa percio' l'europa come surrogato della propria carenza di autorita' .Chi non obbedisce all'Italia obbedira' all'europa .E' la tesi del 'vincolo' esterno ', l'articolo 1 della costituzione non scritta di questo paese. In nome dell'europa è possibile imporre comportamenti e sacrifici anche durissimi , ai quali il popolo italiano si ribellerebbe se a proporli fossero le autorita' nazionali .La storia di questo dopoguerra dimostra che il vicolo esterno funziona . Almeno finora .

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    3. Firmando il trattato di maastricht Andreotti certifico'la morte presunta della prima repubblica .I criteri di convergenza imponevano la fine della finanza allegra .Puo' essere che egli non fosse perfettamente consapevole delle coneguenze domestiche del trattato . Oppure che suo europeismo adamantinolo spingesse ad anteporrel'interesse europeo , identificato con quello nazionale ,alla sopavvivenza del sistema di potere da lui icarnato.O forse ancora andreotti contava di vincere sue due tavoli , di avviare il risanamento finanziario in nome e per conto dell'europa , e di salvare il sistema dei partiti sperimentato per quasi mezzo secolo .Fatto è che dal 1992ad oggi l'italia ha avviato grazie al vincolo dei parametri di convergenza una politica economica e finanziaria molto piuì rigorosa che in passato . E' vero
      che restiamo seppelliti sotto la montagna del debbbitopubblico (oltre il 124% del pil piu' del doppio del limite fissato a maastricht )e che questo peso si è minacciosamente accresciuto tra il 1991 , quando era al 101,4% , e oggi , ma è anche vero che esso è ormai quasi esclusivamente internoe che l'avanzo primario del bilancio consolidato negli ultimi 4 annievoca un futuro promettente .Soprattutto ,l'aumento del rapporto debito/pil dopo maastrichtvale per tutti i paesi dell'unione , francia , germania compresi .Paradossalmente , nel medio periodo potremmo diventare piu' germanici della germania quanto a rigore di gestione delle finanze pubbliche .Spettacolari anche i risultati della lotta all'inflazione
      pilotata dai governi ma soprattutto dalla banca d'italia con un avveduta gestione dei tassi di interesse .Allo stesso tempo l'italia si e' avvantaggiata per quattro anni, tra la fine del '92 e fine '96 ,della svalutazione della lira conseguente all'uscita dallo sme .Grazie anche alla moderazione salariale garantita dai sindacati , questa strardinaria congiuntura è stata percepita come l'eta' dell'oro dalle nostre imprese ,lanciate alla conquista di nuove quote di mercato in europa e nel mondo

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    4. C'e' dunque molto di vero nella tesi europeista del vincolo esterno . Nessuna critica del trattato di maastricht puo' trascurarne l'efficacia .Anche se ci siamo per ora fermati alle soglie delle privatizzazioni e della riforma strutturale del welfare state .Solo allora potra' dirsi che il trattato di masstricht ha agito da incentivo per la modernizzazione del capitalismo e dello Stato italiano .

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    5. Riconosciuti i pregi della visione economicista di maastricht , soprattutto gli indubitabili effetti di risanamento finanziario , sara' opportuno segnalarne i gravi limiti .Concentrando l'attenzione
      sui fattori temporali ,politici e geopolitici .Quanto al tempo : il vincolo esterno divent meno cogente con il passare degli anni. Non lo si puo' invocare continuamente , neimpiegarlo a a lungo piu' o meno surrettiziamente .Bisognera' convincere i cittadini a compiere determinati sacrifici in nome dei loro interessi , non per 'entrare in europa' .A forza di attribuire all'unione europea formica il compito di raddrizzare gli italiani cicale , finiamo per erodere l'immagine positiva dell'europa , come per altro segnalano gia ' lcune indagini .Cosi demonizziamo l'unione europea . E la rendiamo inutile a quei fini di modernizzazione che dovrebbe servire .
      Ancora piu' pericolosa la ricaduta politico istituzionale .Se il popolo è bue allora va eterodiretto dall'europa ,a che serve l'italia?il vincolo esterno mina la legittimita'e l'autorita' della repubblica .Se la sede delle decisioni politiche ed economiche è in un altrove spesso imprecisato e sempre incontrollabile - la bundesbank, la commissione , qualche norma o istanza comunitaria -non si capisce , alla lunga , quale sia la funzione di un governo , di un parlamento nazionale .In questione è l'incardinamento territoriale della democrazia , la stessa utilita' per la nostra vita associata . Se la politica si riduce a parametri ,a che serve la politica ? A governarci bastera' una ben addestrata corporazione di contabili, ragionieri ufficiali di scrittura .Scelti per merito o per sorteggio .

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    6. Robert tu ci vuoi male...Non ti sfogare così tanto

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    7. sono un poco sadico anch'io...(^^) poi con solo una mano sana...chi l'avra' scritto scalfari ciampi...no qualcuno di piu' critico ..è un testo antico...che continua con >>

      Sotto il profilo geopolitico , il vincolo europeo vale finche' c'e' l'europa e finche' l'italia vi svolge una funzione importante e riconosciuta .Ora l'euronucleo nega in ragice tale premessa .Esso trova anzi una delle sue ragioni di essere proprio nella crescente disparita' di rango
      e di potenza fra centro e periferia , tra la 'framania' e i 'mediterranei' .Se veniamo messi ai margini, non solo non possiamo codeterminare le scelte comunitarie , ma scontiamo che i nostri interessi nazionali siano stabiliti da altre nazioni ed entita' sovranazionali [ma daveroo?] presso le quali contiamo sempredi meno , o nulla .

      vi lascio l'ermeneutica di questo fondamenale scritto di luciaoc@r@cciolo del 1997 (eurono)
      per farla semplice semplice a me fa venire in mente un intervista a berlinguer riportata nel famigerato blog dell'economista amico del ministro economia (^^) in cui il leader comunista parlava del problema e del costo del lavoro e si diceva contrario al sistema sanitario universale perchè chi ha di piu' deve pagare di piu' ...

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  4. In questa follia in cui chi è colto è sociopatico e vile, mentre chi è equilibrato non ha strumenti intellettuali, sono rimasto colpito dalle analisi dei padri di chi si è rinchiuso in una riserva indiana nell'Illinois.

    Sarei curioso di leggere le bozze originali in russo.

    Nel 1928 Trotskij pare avesse già idea dell'imminente crisi americana e dell'inevitabile conflitto bellico globale che avrebbe, data la posizione di vantaggio USA, permesso di scaricare le tensioni economicosociali (naturali nel capitalismo liberoscambista) sia a livello di classe sia a livello internazionale, ai rivali nel conflitto redistributivo.

    Come è possibile che in una singola nazione ci fosse stata tanta passionarietà? Che possibilità ha il nostro Pease?

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  5. Ho usato il motore di ricerca interno al blog per vedere se fosse stato citato Bockenforde.
    Non sono un esperto in niente, ma conoscevo questa citazione considerata "famosa".
    ag

    « stato liberale secolarizzato si fonda su presupposti che esso stesso non è in grado di garantire. Questo è il grande rischio che si è assunto per amore della libertà. Da una parte, esso può esistere come stato liberale solo se la libertà che garantisce ai suoi cittadini è disciplinata dall'interno, vale a dire a partire dalla sostanza morale del singolo individuo e dall'omogeneità della società. D'altro canto, se lo Stato cerca di garantire da sé queste forze regolatrici interne attraverso i mezzi della coercizione giuridica e del comando autoritativo, esso rinuncia alla propria liberalità e ricade – su un piano secolarizzato – in quella stessa istanza di totalità da cui si era tolto con le guerre civili confessionali »

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    1. Diciamo che si riferisce a un problema storicamente diverso, proprio dello Stato liberale al momento fondativo. Non "ristretto" e, invece, proto-vetero-capitalista.
      In pratica, quello (riattualizzato dall'internazionalismo) del neo-ordo-liberismo è un assunto che semmai riproduce il fondamento dell'assolutismo: infatti esso è teso a strutturare irrevesibilmente i rapporti di forza economica, basandosi su una sorta di metafisica dell'ordine naturale delle cose, supposto come insito nell'assetto proprietatario del capitalismo

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