venerdì 17 gennaio 2014

LA RI-CRESCITA FENICE E IL FISCAL COMPACT




Immaginate, secondo questa ipotesi, una crescita reale del PIL dell'1,5% e un deflattore, cioè un livello dell'inflazione, pari al 2%, cosa che determinerebbe grosso modo una crescita nominale del PIL pari al 3,5%, e immaginate che l'Europa ci conceda di calcolare il nostro debito al netto dei crediti che vantiamo a seguito dei versamenti effettuati per salvataggi bilaterali di altri paesi e per contribuzione ai fondi di salvataggio.
Il fiscal compact sarebbe (sempre ipoteticamente) sostenibile, perchè ridurremmo il debito pubblico persino più di quanto richiestoci.
Solo, si frappone una serie di piccoli particolari: una crescita nominale del 3,5%, non pare affatto realizzabile, meno che mai una "reale" all'1,5, perchè comunque l'inflazione sarebbe ben al di sotto del 2%. Quest'ultimo un problemino non da poco, visto che, viceversa, lo spettro concreto è quello della deflazione e che l'inflazione al 2% pare un livello dimenticato e volutamente trascurato quando sia "in aumento". Tanto agognata ma tanto dannosa, ben oltre il problema dei "conti in ordine".

Ma non solo, realizzando queste ipotetiche condizioni che contrastano il quadro generale di tendenza dell'economia italiana - dato che implicano un impossibile super saldo delle partite correnti, superiore anche a quello ipotizzato dal governo nell'1%, ed anzi pari ad oltre il 2%, e, al tempo stesso, la ripresa di consumi e investimenti, mentre quantomeno quelli pubblici, nonchè la spesa corrente, sarebbero destinati a diminuire per effetto di tutta la politica fiscale già in atto e che si vuole acuire-, potremmo permetterci un deficit (fabbisogno) all'1,2% (per il 2015, se ci atteniamo al fiscal compact; dal 2014 se ci atteniamo al pareggio di bilancio costituzionalizzato: grande è la confusione sotto il cielo).

Dunque, a rigore, si sarebbe dovuta effettuare, e tutt'ora incombe, (anche seguendo l'ipotesi di crescita nominale del PIL al 3,5 e di inflazione al 2%, per l'appunto), una manovra per 1,8 punti nel corso del 2014 per rispettare il pareggio di bilancio costituzionalizzato; ovvero con effetto sul 2015, tenendo conto del triennio concesso per il pareggio decorrente, secondo il fiscal compact, dall'ultimo esercizio in cui siamo stati in "indebitamento" eccessivo: cioè, per l'esercizio successivo al triennio decorrente dal 2011
Infatti, essendo il deficit 2013 più o meno al 3%, questo sarebbe, sempre seguendo l'ipotesi illustrata, il differenziale effettivo di consolidamento ulteriore corrispondente a tale previsione di crescita (beninteso).

Ma l'attuale manovra corregge, come abbiamo visto, solo per circa 0,6 punti di PIL (effetto aritmetico del dato programmatico indicato nel DEF e, in questa misura, "vistato con perplessità" dalla Commissione UE).
Ergo, o procediamo a tagli della spesa pubblica per oltre un punto di PIL - laddove, invece, nella migliore delle ipotesi, la spending review opererebbe nel 2014 per mezzo punto di PIL circa (è quanto si ricava dalle stime di Cottarelli per...sottrazione), o procediamo a privatizzazioni per la quisquilia di 1 punto di PIL all'anno.
O a fare tutte e due le cose insieme: cosa che in misura inevitabilmente compromissoria sarà la via confusamente intrapresa (sperando che l'€uropa accetti una rinegoziazione).

Quest'ultima, in realtà, diviene un'evenienza che più che "probabile", è "inevitabile": infatti, l'€uropa non si muove di un millimetro (e noi ne invochiamo anzi di più), e la crescita nominale sarà, con ogni probabilità, e proprio a seguito delle manovre "inevitabili", o ottimisticamente vicina allo zero, o addirittura negativa, ove si applicasse il moltiplicatore corretto (almeno quello del FMI) al taglio della spesa pubblica.


Ed allora, la crescita sarebbe, - ma, paradossalmente, proprio per rispettare queste ipotetiche condizioni di sostenibilità del fiscal compact, (in assenza del quale non ci sarebbe bisogno di correzioni e neanche di porre ulteriori obiettivi di riduzione del deficit), - prevedibilmente non a +0,7 (previsti dall'Istat), ma molto più realisticamente  circa tra  -0,7 e -1%. 
Infatti, in presenza di possibili fattori esterni di rallentamento della domanda mondiale ("mondiale", non europea che certo non si riverserà in una crescita dell'importazione dai vicini, cioè proprio quello che le politiche "€uropee" stanno contrastando), - dovuti a fattori già ora scontati e ad altri "incombenti", che tutti paventano - cioè a shock finanziari dovuti alle più varie bolle immobiliari e sui vari derivati e settori azionari iper-valutati nel mondo (ed ai conseguenti interventi sul sistema bancario e dei pagamenti)-, la variazione del PIL (nominale?) ben potrebbe collocarsi all'interno di una forchetta tra  -0,7 - ove tutto andasse per il meglio e si realizzasse il previsto saldo delle partite correnti a +1% insieme ai suddetti volumi di spending review- e un valore superiore a -1%, ove il saldo CAB fosse, non imprevedibilmente, inferiore, e la correzione fiscale si dovesse urgentemente manifestare come superiore.

Col risultato che il deficit 2014 tenderebbe a collocarsi proprio a quel superiore livello del 3%, o anche, nell'altra ipotesi di scoppio delle bolle e di recessione superiore, ad una cifra più alta.
Solo che, in entrambe le ipotesi, il PIL, denominatore, sarebbe decrescente e pertanto il fiscal compact imporrebbe un abbattimento del debito ben superiore a quello  aritmeticamente ipotizzabile in caso di crescita.
Cioè, mentre in quest'ultimo caso dovremmo puntare a 1 punto all'anno di privatizzazioni (e simultanea spending review, comunque prevista, almeno per mezzo punto, che si trasformano in un calo più che doppio del PIL per effetto del solito moltiplicatore), nel caso di recessione dovremmo comunque intaccare lo stock patrimoniale non solo pubblico, ma anche privato, di una ulteriore misura corrispondente alla decrescita effettivamente registrata nel suo valore nominale ed al maggior indebitamento fiscale.

Insomma, se il 2013 vedesse riconosciuto un debito, al netto dei crediti (formali) verso paesi UEM e fondi salvastato, del 133%, il dato che si presenterebbe alla fine del 2014, per effetto di un deficit attestato al 3 virgola qualchecosa %, e di un PIL nominale diminuito in misura corrispondente a circa 0.7-1 punti (ripeto è un'ipotesi neppure troppo pessimistica), è quello di un rapporto debito/PIL superiore al 137% circa (bisogna scontare che proseguiranno le nostre contribuzioni all'ESM proseguiranno e che forse la Grecia, o la Spagna, o il Portogallo, potrebbero richiedere nuovi interventi e parte del fabbisogno sarebbe ipoteticamente scorporabile come credito),.
Il che, in assenza di crescita, appunto, ci obbligherebbe a dimnuirlo con bel altro che 1 punto di privatizzazioni e una spending review nella misura immaginata attualmente.

Usando il criterio linkato, il debito aumenterebbe in misura pari al rapporto tra "decrescita" nominale (circa lo 0,7 "ottimistico") moltiplicato per 1,33 (percentuale del debito/PIL effettiva a fine 2013), ma essendoci il segnalato calo del denominatore-PIL, con l'aggiunta di almeno 3 punti corrispondenti a un deficit realizzato in recessione. .
E in più "potremmo permetterci" un deficit "lecito", cioè conforme al pareggio di bilancio costituzionalizzato nonchè all'altro simultaneo obbligo posto dal fiscal compact, di circa 1,2 (cioè lo 0,5 ammesso e poi corretto dal "ciclo" recessivo del PIL nominale in prosecuzione).
La correzione a fine anno, dunque, dovrebbe essere di circa almeno 4 punti a titolo riduzione del debito e di circa 1,3 punti, dando per buono il deficit tendenziale programmatico al 2,5%.
Ma abbiamo visto che la recessione, anche minimalisticamente considerata, riporterebbe il deficit almeno al 3% se non oltre. Quindi, realisticamente, cioè applicando il moltiplicatore (che ha finora sempre segnalato il dato esatto a consuntivo), almeno 4 punti + 1,8 di riduzione del deficit, quindi una correzione ben superiore a 5 punti di PIL (più vicina a 6 punti: e sempre se ci riconoscono il criterio del debito al netto della contribuzione UEM).

Poichè privatizzazioni nella misura di queste dimensioni non sono realisticamente realizzabili (data anche l'ovvia depressione dei valori di attività poste in offerta alla disperata), aspettatevi che decidano manovre patrimoniali straordinarie, sia sulle attività finanziarie liquide (super-prelievo forzoso sui conti correnti bancari), sia di ulteriore inasprimento dell'imposizione sugli immobili: anzi, l'enfasi sulle riforme, sul taglio ai costi della politica, è dichiaratamente funzionale proprio a far accettare quest'ultima linea, perseguibile attraverso la consistente revisione in aumento delle rendite catastali (prevista dalla legge-delega fiscale che aspetta solo di essere definitivamente approvata).
Col non trascurabile incombente pericolo di:
a) contrazione dei consumi per la repentina contrazione del risparmio per una tassazione patrimoniale da fronteggiare inevitabilmente col reddito;
b) ulteriore contrazione degli investimenti, sia per l'inasprimento del credit crunch sia per la ovvia diminuzione della propensione in situazione di contrazione ulteriore della domanda;
c) aumento delle insolvenze sui mutui dovuta alla inevitabile ulteriore contrazione dei prezzi immobiliari;
d) fuga ulteriore di capitali all'estero, date le aspettative così innescate.

25 commenti:

  1. complimenti per l'integrazione grafica. Sarebbe una cosa utilissima aggiungere sotto il titolo un breve sunto "divulgativo" di quanto poi viene trattato nell'articolo e nei commenti .
    In tal modo la divulgazione della conoscenza procederebbe ancora più spedita e veloce.
    Come un fiume che partendo da canali capillari , riuniti in rivoli carsici , diventa un torrente che emerge e scorre e prende forza.
    In attesa delle rapide che si concluderanno nelle nuove praterie. We hope. ;)

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    1. Certo: se vuoi cimentarti a fare sistematicamente questo utile ma laborioso riassunto...Fammi sapere

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    2. Ne sarei onorato, ma non posso garantire la sistematicità e , temo di non essere in grado di farlo correttamente data la complessità dei temi e la profondità delle analisi .
      Comunque continuo a divulgare gli articoli in tutti i modi , aggiungendo brevi introduzioni ai post.

      Tornando all'incombente pericolo, che colpirebbe mortalmente famiglie , risparmi mobili e immobili, e l'economia tutta, potrebbe essere il MOLOCH a cui piegare l'intero popolo oppure la MINACCIA FINALE che apre le porte al costituendo Redemption Fund , che trasformerà i nostri debiti in "sostenibili" e perenni debiti di diritto estero . Amen

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    3. mi unisco nel manifestare l'apprezzamento per le immagini sotto ai titoli :)

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  2. a) contrazione dei consumi per la repentina contrazione del risparmio per una tassazione patrimoniale da fronteggiare inevitabilmente col reddito;
    Caro 48, scusa ma non riesco bene a comprendere questo punto,e, visto che non è la prima volta che viene fuori, chiedo lumi:
    vuol forse dire che se a una famiglia di risparmiatori si decurta lo stock poi questa punterà inevitabilmente a ricostituirlo secondo le sue possibilità e preferenze?
    Ossia questa famiglia aumenterebbe la sua propensione al risparmio per ricostituire uno stock che in qualche modo era in equilibrio con i suoi redditi e consumi e che dopo il taglio netto non lo è più.
    E' questo il meccanismo? oppure è un discorso ritrosia a liquidare (tipo non vendo subito le mie amate azioni xyz / riscatto la mia polizza etc ma provo prima a saldare la tassa col flusso di risparmi o di reddito. 'Nzomma sarebbe un automatismo "psicologico" ma non "contabile", almeno per ciò che riguarda la ricchezza finanziaria, giusto?
    Viceversa se il risparmiatore possiede solo/sopratutto immobili deve farvi fronte col reddito per forza e nel tentativo vano di venderli (a chi?) avremmo la più clamorosa distruzione di ricchezza privata con prezzi in discesa verticale. (il famoso Iceberg, col 25% di morti in prima classe e 3 volte tanto in III )

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    1. Se ho dei beni patrimoniali, la relativa tassazione, ancorchè la base imponibile sia teoricamente commisurata al valore di realizzo (ovvero alla stima del valore effettuata dal legislatore), dovrebbe essere inferiore al flusso di reddito che deriva da tale bene.
      Altrimenti inasprendo ulteriormente questa tassazione patrimoniale arriverò, per via fiscale, a ridurre in modo avvertibile (e non scontato ancora dal mercato) il prezzo del bene.

      Il flusso di reddito, infatti, dà luogo, attraverso la capitalizzazione del reddito netto "atteso" (after tax), al valore capitale del bene. Se diminuisco in modo rilevante tale flusso, il valore patrimoniale del bene inciso diminuisce; se lo rendo negativo avrò intaccato questo valore patrimoniale, ed inevitabilmente, avrò inciso sul reddito disponibile per consumo e, a una certa soglia (di impoverimento del reddito disponibile), avrò determinato l'esigenza di realizzare (finchè sono in tempo) il valore capitale del bene stesso.

      Quale che sia il mio precedente livello di reddito, comunque una tassazione patrimoniale, specie a regime, ma anche straordinaria (una tantum), si paga in moneta: cioè intaccando il reddito disponibile per l'anno di imposta.
      E questo è composto da investimenti, risparmi e consumi.
      Per la maggior parte delle famiglie il risparmio, quando c'è (dipende dal livello del reddito che non è connesso alla situazione patrimoniale, nelle fasce medio basse, cioè per la maggior parte della popolazione), è investito nella casa di prima o seconda abitazione e non produce un reddito (poi lo vedremo). O no?

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    2. In ogni modo, quando la domanda aggregata nazionale è in variazione negativa (recessione), già registro, generalmente, calo di consumi investimenti e risparmio; se il deficit viene fiscalmente ridotto, fino al quasi pareggio di bilancio pubblico, il risparmio nazionale sarà, per la maggior parte dei cittadini e data una certa distribuzione del reddito, (ed eccettuati i percettori dei profitti dell'eventuale saldo attivo dell'export che sono certamente una minoranza), divenuto negativo o prossimo allo zero.

      Cioè per una parte consistente e crescente dei contribuenti, il pagamento dell'imposta patrimoniale, in queste condizioni, risulterà di misura superiore al risparmio effettivamente realizzato, (inclusivo di eventuale reddito derivante dal patrimonio stesso), e, per pagare la tassa, dovranno limitare la parte del reddito diversa dal flusso precedente di risparmio annuale, cioè qella consumata.
      E questo, appunto, in misura corrispondente alla parte del prelievo tributario che eccede la misura del risparmio (come flusso di reddito non consumato) precedentemente realizzato (che per una parte consistente dei contribuenti potrebbe già in precedenza essere prossimo allo zero o negativo).

      Se, come accade con un prelievo straordinario al 10% sulle disponibilità liquide o con un prelievo immobiliare patrimoniale ad aliquota superiore al tasso di interesse, per le fasce di reddito medio-basse, pur patrimonializzate, avrò normalmente che i consumi saranno diminuiti o rinviati, anche in caso di necessità (es; consumo di beni durevoli che pongono capo ad un risparmio liquido che, in molti casi, crescenti in caso di recessione e disoccupazione diffusa, è esclusivamente una "riserva" di consumo o per futuri pagamenti; es del bollo auto o altre tasse).
      Cioè le attività finanziarie liquide o liquidabili, e certamente il patrimonio immobiliare ad uso diretto, non costituiscono sempre un vero stock in attesa di investimento: sono delle semplici riserve connesse a bisogni di consumo futuri ma periodici ed imminenti. IN caso di recessione da domanda provocata da austerità fiscale, questo fenomeno si amplia in modo crescente.

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    3. In effetti, la tassazione patrimoniale fondata sugli attivi accertabili ad una certa data non distingue (sarebbe molto difficile) questi frequenti casi (tanto più frequenti, quanto meno cresce o addirittura decresce il reddito reale).

      Eloquente è il caso della casa di abitazione: non produce reddito monetario ma una ricchezza d'uso (cioè non devo pagare un affitto commisurato ad un'abitazione equivalente ad altro proprietario).

      Oltre un certo livello, dunque, il tributo lo si paga inevitabilmente col reddito destinato ai consumi.

      Addirittura, via via che la fascia di reddito incisa è più bassa, il risparmio diventa più rapidamente negativo: cioè, a regime (della tassazione patrimoniale) per vivere, pagando le tasse e i consumi vitali, dovrò indebitarmi o vendere il bene patrimoniale posseduto. O, ancora, non rinnoverò l'acquisto del televisore o della lavatrice o non pagherò il riscaldamento.
      O non comprerò più il prosciutto crudo e il filetto.
      Ma anche se la fascia di reddito è più alta, comunque, o mi venderò il bene patrimoniale che dà luogo al costo fiscale ritenuto eccessivo (es; una villa o un'auto di lusso) per mantenere il precedente livello di consumo, o contrarrò i consumi (come faceva Totò "barone").
      Ovviamente, in assenza della recessione, (decrescita del reddito complessivo), e della coeva "fissazione"normativa della riduzione del deficit pubblico (cioè comunque del risparmio), potrei pensare che le mie riserve siano ricostituibili in futuro, cioè che il mio "risparmio di riserva" sia superiore al costo dell'indebitamento per acquisire (consumare) beni durevoli o di un certo rilievo (es; anello di fidanzamento) o una certa quantità d beni correnti di consumo (il conto dal droghiere).

      Ma in presenza dell'attuale situazione, o non mi indebito - rinunciando in modo crescente al credito al consumo-, o divento insolvente, e in ogni caso tutto questo incide sui consumi (e sulla produzione e sull'occupazione).

      Quindi, un risparmio medio nazionale prossimo allo zero, cioè poi un deficit pubblico costantemente compresso fino al "pareggio", ed un inasprimento della tassazione patrimoniale incidono ampiamente sul reddito disponibile fino a ridurre diffusamente i consumi.

      Se poi, ATTENZIONE, la contabilità nazionale registrasse anche un saldo negativo delle partite correnti, il pareggio di bilancio (o un deficit inferiore al saldo CAB), equivarrebbe generalmente, e cioè in media per tutti gli italiani, a risparmio negativo: e quindi l'effetto distruttivo della tassazione patrimoniale sarebbe quello di un'accelerazione di insolvenze, vendita in sovraofferta dei beni patrimoniali e contrazione dei consumi.

      iN OGNI CASO, tutti questi fenomeni sono compresenti in modo crescente se vengono stabilite soglie di esenzione non realistiche (come si sta realizzando in concreto).

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    4. Grazie mille!
      Stampo e studio

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  3. Ho trovato qui sull' "effetto ricchezza": http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td04/td510_04/td510/sintesi_510.pdf
    "Per quanto concerne la sola ricchezza finanziaria,la propensione marginale al consumo
    è simile nei due paesi [USA e ITA], pari a circa 9 centesimi per ogni euro di ricchezza finanziaria. ...
    Per quanto concerne la ricchezza reale (essenzialmente abitazioni e altri immobili), la propensione marginale al consumo delle famiglie italiane è pari a circa 2,5 centesimi per ogni euro di ricchezza reale."

    Dunque una patrimoniale che inneschasse una perdita anche solo del 10% del valore reale degli immobili (via credit crunch o tassa ricorrente) produrrebbe una calo di 12 miliardi in meno in termini di consumi. (5000mld*10%*2.5%=12.5miliardi).
    Aoh! col fiscal compact stanno a svuota' il mare cor secchiello!

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    1. Ecco, ottimo; non volevo introdurre il concetto di propensione marginale al consumo (per tipologia specifica di ricchezza), ma in effetti, il mio ragionamento ti mostra proprio come un impatto sui consumi ci sia sempre, anche se divergente in rapporto al reddito posseduto, e questo sia differenziato in funzione del livello stesso di reddito, data, in corrispondenza, la diversa funzione del risparmio. E chiaro cioè, anche se non so se Bankitalia estenda l'indagine a questo aspetto, che il "risparmio di riserva", non si presenta più come un vero risparmio: cioè esso perde la sua funzione di stock di liquidità (o di liquidabilità) destinata a trasformarsi in investimento in una certa (auspicabile) misura, e si trasforma in provvista di liquidità per pagamenti di debiti attesi e considerati inevitabili proprio per la loro natura fiscale.
      Cioè scontano con immediatezza una riduzione di reddito, e quindi di consumi (in funzione della specifica propensione media e marginale di ciascuna fascia di reddito), che è "certa an" e "incerta quando". Questo comportamento TENDE AD AUMENTARE IN SITUAZIONE CONGIUNTURALE NEGATIVA, e si accoppia, in presenza di inflazione decrescente alla "trappola per la liquidità" che riguarda i veri possessori di riserve finanziarie da investimento (potenziale).

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    2. NOtare infine che questo fenomeno di sovraincisione della pressione fiscale in funzione prociclica vada proprio a intaccare, praticamente sopprimendolo nella sua funzione (accesso ai beni della vita quale casa e investimenti produttivi per propria iniziativa) sul RISPARMIO DIFFUSO (IN SPECIE A TUTTI I LAVORATORI), QUALE PREVISTO E INCENTIVATO COME COMPITO DELLA REPUBBLICA DALL'ART.47 COST.

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  4. Ma che problema c'é 48?

    Se i conti con il fiscal compact non possono tornare... basta cambiare i criteri con cui calcolare il pil!
    http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/economia/2014/01/16/Ue-aggiorna-calcolo-bilanci-pil-Italia-crescera-1-2-_9908658.html

    Siamo ricchi "a nostra insaputa", nella miglior tradizione politica italiana e ora anche europea.
    Devo spiegarlo alle orde di disoccupati che vedo per strada...

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    1. Del mutamento effetuato dagli USa avevo già visto e l'avevo segnalato con commento a Carmen.
      Di quello Eurostat-UEM voglio ora cercare di capire; perchè temo che le cose stiano malino lo stesso per l'Italia...

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  5. Timore della deflazione? E perchè mai? "Very low or negative inflation rates for some countries reflect the necessary temporary adjustment and rebalancing processes": also sprach Draghi.
    Arrivati qui, con quel che ancora ci aspetta, mi pare anche utile inserire un tassello per il bilancio complessivo dell'era eurista italiana: questo grafico apparso sull'Economist. Res ipsa loquitur.

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    1. E ci dice pure che la ragione "sociale" (franco-tedesca) dell'euro era sostanzialmente proprio eliminare dalla scena la concorrenza economico-industriale italiana?
      In un certo senso sì...si tratta della verità nascosta nel grafico...come sulla settimana enigmistica

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    2. impressionante. e si parla di valori nominali. andando a depurare dall'inflazione cumulata in 15 anni avremo perso il 30-35% di potere d'acquisto.

      e che nel 99 già ne avevamo perso un pò rispetto agli anni 80...pazzesco. 30 anni di disastri che manco fossimo stati in guerra.

      davvero questi dovrebbero scrivere un manuale, considerato che ad oggi la stanno ancora passando liscia, sulla lotta di classe per grandi capitalisti. potrebbe tornare utile all'oligarchia di domani.

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    3. Grazie Arturo di "questo grafico". @48: posso chiedere se ce lo riproponi, in un futuro post? Mi scuso se lo avevi gia' programmato... e' la mia (tardo giovanile) natura di rompic.....

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  6. mattia mi ha preceduta , delle nuove regole contabili ne ho letto sul sussidiario. net in un articolo di Bottarelli , la cosa che mi lascia perplessa è però che anche "truccando i conti " la situazione reale si aggraverà lo stesso: mi domando come potranno giustificare il calo dei redditi (cui ognuno di noi assiste in busta paga ), la riduzione di consumo e risparmi , l'aumento della disoccupazione... , i tagli alla spesa pubblica improduttiva , spesa che verrà invocata sempre più e sempre da più tanti ....Approposito l'assalto al titolo V della cost procede a tutto spiano, oltre a privarci di beni privati vogliono privarci anche dei beni comuni... boh mi pare una situazione insostenibile destinata a crollare sotto il suo stesso peso

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  7. MIRAGGI SEDUCENTI
    Non mi garba, oggi, il “far di conto” – molti altri son molto più bravi e infatti da loro vado per imparare e comprendere negli ultimi banchi.
    Mi garba, invece e molto, la memoria di PROMETEO - quello che prima riflette - impalato, incatenato, col petto squarciato e il fegato dilaniato dalla punizione eterna dell’aquila di Zeus per aver “rubato” dall’Olimpo LUCE donata agli umani.
    Metafora prima dell’origine umana con le limitate “buone qualità” concesse da Atena ma con l’intelligenza e la memoria “rubate” e donate loro da Prometeo.
    Rimangono, in tanti e ogni giorno sempre uno di più siamo qui per questo, da interpretare e scrivere le "cose" che accadono dopo che Eracle, l’oltre-uomo delle 12 fatiche, trafigge l’aquila e libera Prometeo.
    A me garba, oggi, ricordare l’archetipo del SAPERE sciolto dai vincoli del mito e della mistificazione ideologica invece infettato dall’avidità dei titani gemelli.
    A me garba, per oggi, ricordare di non dimenticare CIO’ CHE NON SIAMO, CIO’ CHE NON VOGLIAMO, “quela” consapevolezza senZa la quale il “far di conto” e il “sapere” hanno il significato cenofobico dell'horror vacui inoculato.

    ps: nel vaso di Pandora dove Prometeo aveva chiuso tutte le illimitate limitatezze umane, aperto dal troppo curioso, pentito e maldestro gemello Epimeteo, rimane la SPERANZA che, evocata da uno che di fede e carità ne ha poca, è l'ultima a morire.
    :-)

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  8. Buonasera. La seguo da tempo con vivo interesse . Se me lo consente copierei i suoi ultimi tre commenti e , citandone la fonte, la pubblicherei sul gruppo FB dei Commercialisti A.L.P.E . La ringrazio sentitamente per i suoi illuminanti ed illuminati scritti.

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    1. In realtà il discorso, fatto di getto, dovrebbe essere formulato in modo più rigoroso (evidenziando graficamente l'andamento delle varie funzioni...). Comunque, l'esposizione un pò empirica (e affrettata), andrebbe estesa anche alle due risposte fornite al secondo intervento di Stefano C. :-)

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    2. La ringrazio sentitamente. stampo il tutto. me lo studio e cerchero' di seguire le sue indicazioni., Commercialisti ( al cui ordine sono iscritta) in realtà necessiterebbero di "indirizzi" visto in genere la propensione della categoria a sposare modelli economici e sociali di stampo neo-classico. Ma non vedo molti colleghi ( anzi non ne vedo proprio) su diverse posizioni e quindi mi muovo come posso e riesco. Ma non demordo. La ringrazio sentitamente.

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    3. Prevedo che molti suoi colleghi, nell'imminente futuro, dovranno spostarsi sulle sue posizioni, dato che saranno coinvolti in prima persona e non solo professionalmente dalle linee di politica fiscale che ci stanno piombando addosso inesorabilmente...
      Almeno lei si è preparata in tempo :-)

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  9. La ringrazio per le sue parole. Non sa quanto possano essere confortanti. Sono ANNI che sono ISOLATA professionalmente, socialmente, economicamente proprio perchè avevo colto l'essenza dell'assurdo da tempo. Cordiali saluti.

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