martedì 7 gennaio 2014

IL TIMING

Da un valoroso lettore e commentatore di lunga data, abbiamo ricevuto questa interessante mail, che vi giro, affinchè costituisca motivo di riflessione più estesa (come merita):
 
"...mi permetto di segnalarle il decreto legge n. 149 del 2013, sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, con il quale a mio parere si inserisce un altro robusto chiodo sulla bara della nostra Costituzione. A prescindere dalle obiezioni di merito che si potrebbero avanzare (giacchè in pressoché tutti i paesi europei esiste una qualche forma di finanziamento pubblico ai partiti), sotto il profilo strettamente costituzionale il provvedimento viene adottato sulla base di presupposti di necessità e urgenza semplicemente risibili, alla luce dell’articolo 77 della Carta. I tecnici del Governo Letta-Renzi, infatti, non trovano di meglio che inserire questo passaggio al primo punto dei “considerata”: 

Considerato che la grave situazione economica del Paese impone con urgenza l'adozione di misure che intervengano sulla  spesa  pubblica, in linea con le aspettative dei cittadini di superamento del  sistema
del finanziamento pubblico dei partiti ed in coerenza con la linea di austerita' e di rigore della politica di bilancio adottata in  questi ultimi anni
.

Insomma, l’austerità imposta dalla Ue, dalla Merkel e dal FMI, assurge a principio fondante della legislazione d’urgenza, insieme alla necessità di un ennesimo atto di Governo volto alla riduzione della mai abbastanza detestata spesa pubblica.

Ma la vera perla sta nel secondo dei “considerata”

Considerato che la volonta' espressa  dal  corpo  elettorale  nelle consultazioni referendarie in materia si e' sempre mantenuta costante nel senso del superamento di tale sistema  e  che,  da  ultimo,  sono emerse situazioni di  disagio  sociale  che  impongono  un  immediato segnale di austerita' del sistema politico.

Dunque, di fronte al disagio sociale non servono politiche economiche di rilancio della domanda e della occupazione - quelle sono espressamente vietate dai nostri padroni di Bruxelles – ma invece, secondo il nostro governo, “immediati segnali di austerità”. E’ difficile perfino commentare. 
Certo lo svuotamento sostanziale dell’articolo 77 è ormai consolidato da anni (fin dalle manovre ‘lacrime e sangue’ di Amato nel lontano 1992), tuttavia mi sembra che un provvedimento d’urgenza formalmente motivato in questo modo, e dettato in realtà da ragioni squisitamente tattiche - con Renzi proteso a superare Grillo in demagogia e populismo – rappresenti un segnale ulteriore di degrado, al quale dobbiamo cercare in qualche modo di opporci, se ancora è possibile." 

Opporci? E come? 
A quanto pare tutto questo è condiviso ed accettato da una massa strepitante di cittadini livorosi. Ormai, non c'è limite all'idea che, per salvare l'Italia, occorra il taglio della spesa pubblica, sempre e comunque.
Tragicamente, per la minoranza consapevole che purtroppo dovrà scontare questa marea livorosa, in cui ormai non si comprende più perchè i vari partiti, vecchi e nuovi, litighino fra loro, visto che praticamente tutte le forze politiche fanno la gara a superarsi in questa direzione, occorrerà che i media (sì i media), che muovono le fila scomposte e manovrabilissime dei livorosi, giungano ad essere identificati come i mandanti del disastro economico cui saranno alfine tutti esposti.
Fino ad allora, - e di questo passo sarà molto prima di quanto non credano nella loro incoscienza distruttiva- non possiamo che assistere ed attendere...Il timing che essi stessi hanno innescato.

6 commenti:

  1. Oggettivamente, il clamoroso abuso della decretazione d'urgenza è uno dei riflessi più tangibili dell'involuzione antidemocratica derivata dall'implementazione delle politiche europee.
    Ormai, il concetto di necessità ed urgenza ha perso qualsiasi connotato di oggettività, ed il ricorso sistematico alla decretazione ed alla delegificazione impoverisce e sminuisce la controparte parlamentare, ridotta a mera figura ratificatrice. A fronte di ciò, si assiste alla dilatazione -anche questa di dubbia costituzionalità, secondo me- del ruolo del Presidente della Repubblica, non più certificatore della volontà politica espressa dalle forze rappresentative del popolo ma attivo nel.... determinarla!!!
    Sarà, ma io continuo a ribadire la mia sensazione, sempre più forte, di trovarmi di fronte ad un'evoluzione in chiave "diarchica" del sistema istituzionale italiano, che richiama quella che ebbe luogo durante il fascismo, con il Parlamento contenutisticamente svuotato a fronte dell'asse tra il Duce (Presidente del Consiglio), ed il Re.
    Ma, mi domando, debbo stupirmi? Quando si riduce la democrazia a costo, dimenticando il principio; quando si individua nella governabilità, e non nel bilanciamento dei poteri, l'essenza del buon funzionamento dello Stato; quando si reputa "normale", in barba a quanto scritto nei trattati europei, che la politica sia dettata ai governi dai banchieri centrali in maniera informale (torniamo ai tempi del "quod principi placuit"!? Bel progresso.....); quando la politica viene appiattita sulla mera ricerca del consenso ai fini di una sopravvivenza sempre più risicata, e sempre più ostaggio di quello stesso livore alimentato per "catturare" il consenso medesimo; ecco, quando si assiste a tutto questo, è difficile, se non impossibile, evitare, in qualche modo, di parlare di fascismo, ancorché in senso lato, ossia come negazione della democrazia. "Fascismo bianco", come brillantemente (gliene devo dare atto, anche se non condivido molte sue idee), individuato da Tremonti nel suo libro "Uscita di sicurezza". Il fascismo dello spread e del primato dell'economia (o meglio, di una certa visione dell'economia), sulla politica.
    Viviamo, purtroppo, già una fase pseudo-parlamentare, connotata da una forte involuzione anti democratica, molto buia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qui c'è qualcosa di peggio, però.
      Sul piano pratico, lo sbilanciamento dell'attività normativa verso la sfera dell'esecutivo è un fatto inevitabile quando ci si trova di fronte allo scadimento del livello dei parlamentari, non più culturalmente e congnitivamente in grado di raccordare la scelta politica coi valori costituzionali: e come potrebbero, d'altra parte, esistendo politicamente all'interno di un discorso che prescinde dal programma costituzionale, ormai dimenticato ex imperio "mediatico" e finendo solo per riprodurre posizioni prefissate da quest'ultimo?

      Il parlamentarismo costituzionale presupponeva una vivezza di valori e di possibilità di scelte coerenti, seppure alternative, che era l'essenza della sovranità intesa in senso "necessitato". di cui abbiamo parlato.

      Ma detto questo, l'evidenziazione esplicita della shock economy assurta a ragion di Stato emergenziale, nella misura strettamente imposta da finalità €uropee, indica l'avvenuto compimento della istituzionalizzazione dell'ordoliberismo.
      Ormai la democrazia come sistema di valori, rappresentativi e giustificativi del patto sociale di solidarietà volta al benessere generale, è definitivamente superata e le dinamiche decisionali si nutrono di ragioni e funzioni extracostituzionali, anzi extrasovrane.
      Per cui lo svuotamento sostanziale delle prerogative parlamentari deriva da ciò, più che da una forzatura come quella dell'era fascista: non c'è la ragion d'essere stessa di un parlamento come sede "della volontà politica espressa dalle forze rappresentative del popolo". Quelle forze, per dinamiche che precedono ed assorbono la stessa sostanza della verifica elettorale, semplicemente non esistono più.
      Siamo già oltre il fenomeno, che lamenti, di ricorrenza della distorsione fascista.
      Siamo all'incontrollabilità-inammissibilità di ogni fenomeno politico-decisionale che non sia strettamente aderente alla volontà ordoliberista incarnata dalla governace europea e dai media che ne sono gil interpreti "neo-costituzionali" di fatto.
      E ciò, ED E' QUESTO IL PUNTO SOLLEVATO DALLA MAIL, ormai TRAVOLGE L'ESECUTIVO NON MENO DEL LEGISLATIVO...

      Elimina
  2. sarò sintetica stavolta sul punto: legislazione marziale o se si vuole applicazione principi normativi in tempo di guerra

    RispondiElimina
  3. Buong., dopo aver detto una banalita' cioe' che abolire veramente il finanziamento pubblico ai partiti, vuol dire dipendere poi ancora di piu' dai soggetti sovranazionali, volevo se possibile evidenziare le scomposte reazioni tedesche alle mosse Fiat
    http://www.ilgiornale.it/news/economia/fiat-chrysler-ai-tedeschi-non-va-gi-980845.html
    penso che gli roda il fatto che la fiat abbia trovato la maniera di rilanciare la sfida mondiale verso le loro case automobilistiche, vieppiu' ibernandosi in Italia/europa, in attesa di essere scongelata da una possibile implosione dell euro(anche stamani mi sento ottimista...).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La prima affermazione è ben lungi dall'essere una banalità.
      Sulla seconda, siamo alle comiche finali: la Fiat ha sommato due debolezze e deve ancora risolvere...tutto. Ma credo che sia il fatto che formalmente non abbia gettato la spugna a far inquietare i tedeschi. E certo, in caso di recupero di una competitività di prezzo intorno al 25%, ciò farebbe inquietare. Ma, sai, siccome è la domanda che consente al mercato di avere un senso (cioè NON la Legge di Say), la fonte da te individuata è ben lungi dall'avere la prospettiva di questo non trascurabile dettagliuccio...

      Elimina
    2. Indubbiamente. Hanno, causa l'euro, ibernato la Fiat, ma nel settore auto di lusso, con alfa-maserati. pare sembra vogliono dare battaglia da subito. Devono pero' prima reperire capitali ingenti rivolgendosi al mercato.

      Elimina