domenica 29 dicembre 2013

EURO: DEAD-TOOL WALKING TO NOWHERE...MA NON SOLO (ringraziando Alberto Bagnai)

Commentiamo con grande piacere il discorso tenuto da Alberto Bagnai al convegno organizzato il 3 dicembre 2013 presso il Parlamento europeo.
Più che un commento si tratta dell'estratto di alcuni passaggi salienti che rafforzano il valore di quanto, con una omogeneità confortante, emerge dalla "voci italiane" sulla questione "euro". Una sorta di paradosso: l'Italia, in una sua espressione "di punta" (moderatamente in diffusione), produce di gran lunga la più solida e ben espressa analisi economica e culturale (in senso integrale) sul tema, mentre la sua "pubblica opinione" è fra le meno coscienti e tra le più condizionate, contro i propri stessi interessi democratici, da un battage politico-mediatico che sortisce i suoi effetti ben al di là del "controllo" esercitato negli altri paesi coinvolti.

La domanda è: perché le cose vanno così male quando ci comportiamo “bene”? Perché ci sono crisi alla fine dei periodi in cui siamo così competitivi? E la risposta è semplice: perché il capitalismo funziona se c'è abbastanza domanda aggregata. Non si produce per produrre: si produce per vendere. Se si reprimono i salari la domanda deve essere finanziata attraverso l'indebitamento

a) Ha fatto una politica assolutamente standard di dumping salariale, esattamente quella che, ironia della sorte, rimproveriamo alla Cina, dove però i salari crescono e la povertà cala. I paesi del Nord ci danno la colpa della crisi perché non avremmo fatto le riforme strutturali. Cosa sono le riforme strutturali? Sono pagare un po' meno i lavoratori. La Germania ha cominciato a farlo nel 2002. In nero vedete la quota salari in Germania dal 2002 al 2007, e il suo crollo dopo le cosiddette riforme Hartz. La Germania è il paese della zona euro dove le diseguaglianze sono cresciute di più in questo periodo: la povertà cresce, cresce il divario fra Est e Ovest, e quello tra lavoratori strutturati e lavoratori precari o con contratti atipici.
b) La flessibilità del tasso di cambio è un'arma difensiva contro il comportamento non cooperativo di altri stati membri di un’Unione Economica e Monetaria, ed è l’arma più efficace, perché di fronte a politiche di dumping sociale così forti come quelle praticate dalla Germania il tasso nominale tedesco si sarebbe apprezzato. Sarebbe andata così: “Cari tedeschi, va bene, siete bravi, avete fatto le riforme senza aspettarci, che bello! Così facendo oggi violereste l'art. 5 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, ma che gli fa, siamo amici, va bene così. Ora i vostri prodotti costano di meno, fantastico! Ci piacciono molto, benissimo! Siete un paese in surplus, che bello, vi facciamo anche un applauso...” Ma se dieci anni or sono per comprare i prodotti tedeschi avessimo dovuto comprare la valuta tedesca, questa, essendo molto richiesta, si sarebbe apprezzata, e così alla Germania non sarebbe servito a molto schiacciare i salari dei propri lavoratori!
Ndr: l'art.5, a rigore, lo avrebbe violato proprio l'Unione (in primis il Consiglio e poi la stessa Commissione), su cui incombeva, senza equivoci, l'obbligo di adottare le misure e gli "indirizzi di massima" per assicurare il coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
Nondimeno, poichè "lo stretto coordinamento delle politiche economiche" è imposto come obbligo di "azione" ai singoli Stati membri dall'art.119 TFUE, proprio in connessione all'Unione monetaria, la Germania ha sicuramente violato tale disposizione. La quale tra l'altro, impone agli Stati membri di attenersi al principio di una "bilancia dei pagamenti sostenibile", cosa che, nell'ambito di uno "stretto" coordinamento cooperativo, implica pure l'evitare un surplus obiettivamente eccessivo (cioè risultante, per un periodo considerevole, tra i più alti del mondo
).


Per quanto riguarda il debito pubblico, la situazione attuale è molto simile a quella vissuta alla fine della Seconda guerra mondiale. Veniamo da trent'anni di guerra del capitale contro il lavoro. Cos’è successo a quel tempo, cosa è stato fatto dai governi dopo la Seconda guerra mondiale?


Due cose. La prima l'abbiamo già vista in precedenza: questo è il periodo in cui i salari reali sono cresciuti in linea con la produttività, quindi c'è stata una equa distribuzione del reddito. La seconda è che abbiamo regolamentato i mercati finanziari. Consideriamo questo punto. La liquidazione dell'enorme debito dopo la Seconda guerra mondiale è stato resa possibile da due cose: intanto, da quello che gli economisti chiamano "repressione finanziaria" (io la chiamerei piuttosto "regolamentazione finanziaria"). Carmen Reinhart e Belen Sbrancia hanno analizzato questo processo storico nel loro paper del 2011. La seconda cosa che ha facilitato il rientro del debito è stata l'equa distribuzione del reddito: il capitalismo funzionava come afferma (o pretende) di funzionare, cioè pagando i fattori della produzione in funzione della produttività. Ciò ha favorito la crescita e ha evitato l’accumularsi di ulteriori debiti per assorbire la produzione, rendendo possibile il rientro dai debiti pregressi, perché qualsiasi problema di debito è sempre un problema di crescita del reddito.


Cosa vuol dire repressione finanziaria?
Dovremmo reintrodurre per esempio qualche forma di regolamento, di norma Glass–Steagall, cioè separare le banche commerciali dalle banche d'investimento, perché il modello tedesco di banca universale non ha funzionato.
Dovremmo riconsiderare la posizione delle banche centrali. L'indipendenza della banca centrale è stata additata come una minaccia alla democrazia da economisti come Josef Stiglitz o Axel Lejonhufvud (che è meno noto al grande pubblico, ma è comunque un economista keynesiano molto importante).

Ora: come vedete le analisi sono altamente concordanti, nei loro passaggi essenziali, con quanto qui costantemente sostenuto (e non dovrebbe essere una novità).
E in questa convergenza di vedute - che deve poter appartenere a tutti coloro che affrontano questi problemi animati da sincero spirito democratico e rigorosa razionalità-, includiamo, come essenziale, pure il passaggio relativo alla priorità ed attuabilità politica, "almeno", delle misure riguardanti: a) la riseparazione delle tipologie principali di istituto bancario; b) la riconduzione della banca centrale al suo ruolo democratico, e costituzionale, di ente ausiliario del governo, a vocazione tecnica.
E' chiaro che, come evidenzia lo stesso "speech" di Alberto, l'euro può "saltare" senza che siano affrontate queste precondizioni di restaurazione della democrazia costituzionale. La Francia può essere protagonista di ciò o la stessa Germania.
Ma perchè l'euro-break, più o meno disordinato e traumatico, non si risolva nel famoso "rilancio" delle stesse mire all'instaurazione della Grande Società (il meraviglioso mondo di von Hayek), occorre costantemente unire questo "evento", per molti versi praticamente inevitabile, con quel minimo di misure indispensabili.
Le condizioni politiche perchè ciò avvenga, in Italia, sono tra le più difficili del continente. E abbiamo pure individuato la ragione di ciò nel fatto che non ci sono attualmente forze politiche sensibili alle questioni essenziali poste dalla reintroduzione di tali misure; e nè in prospettiva si manifesta una rappresentanza politica di tali istanze essenziali per il ripristino della democrazia costituzionale.
Perciò, ora più che mai, occorre vigilare, vigilare e vigilare...

4 commenti:

  1. La tua chiosa circa le violazioni comunitaria e tedesca mi pare rappresenti l'ennesimo monito a diffidare di qualsiasi soluzione che non contempli meccanismi di autodifesa a livello nazionale, come il cambio flessibile.
    Onore al merito, vorrei ricordare che Stiglitz prese posizione contro l'indipendenza della banca centrale già nel 2001 (pdf di 24 pagine. Pag. 23: "The necessity of an indipendet central bank that is not democratically accountable has also became part of the mantra in many parts of the world. There is no issue of more concern to the people in most of the world than their jobs, and monetary policy has a very large effect on that. Why is that, on the one hand, we tell countries democracy is very important, but on the other hand, when it comes to the most issues that are most important to them, jobs and employment, we say: this is too important to be entrusted to democratic processes; you should have an indipendet central bank?").

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  2. Quarantotto ha scritto: (Le condizioni politiche perchè ciò avvenga, in Italia, sono tra le più difficili del continente. E abbiamo pure individuato la ragione di ciò nel fatto che non ci sono attualmente forze politiche sensibili alle questioni essenziali poste dalla reintroduzione di tali misure; e nè in prospettiva si manifesta una rappresentanza politica di tali istanze essenziali per il ripristino della democrazia costituzionale.).

    Ciao Quarantotto proprio per questi motivi avremmo bisogno della nascita di una formazione politica, la cui base programmatica dovrebbe poggiare le proprie fondamenta sui valori che hanno ispirato la nostra Costituzione e che tu cia hai magistralmente insegnato. Ma per nascere ed avere una qualche possibilità di successo dovrebbe contenere la parte più alta della cultura Italiana. Intellettuali dove siete? Ovvero si dovrebbe sperare, (e chi può adoperarsi), per la scissione di un partito esistente, il quale senza tentennamenti dovrebbe denunciare il fallimento della politica neoliberista di questi ultimi trent'anni, per imboccare la nuova/vecchia strada keynesiana. Insomma il programma politico è già scritto nella ns Costituzione, questo ipotetico partito non dovrebbe inventarsi nulla, solo denunciare una classe politica spergiura che ha tradito la sua carta Costituzionale da trent'anni ed ha tradito l'interesse nazionale in nome di un fogno che si è trasformato in un incubo senza fine, nella miglire delle ipotesi, nella peggiore ha tradito l'interesse nazionale a favore di qualche altro paese, Germania, tanto per non fare nomi.
    Ma dirò di più secondo il mio modestissimo parere di uomo del popolo, questa classe politica è peggio di quella fascista. Quella, a sua giustificazione per l'insana alleanza con la germania nazista, aveva l'esercito tedesco alle porte del Brennero. In caso di nostra aperta ostilità ( lo so che la Storia non si fa con i se) probabilmente i tedeschi si sarebbero presi parte del nordest del paese, insomma parte del Veneto, dell'Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia.Non scordiamoci che l'inno tedesco recita ancora così: "Dalla Mosa fino alla Memel, dall'Adige fino al Baltico: Germania, Germania al di sopra di tutto, al di sopra di tutto nel mondo". Tutto da decifrare se dalla fonte o alla foce (Adige)? L'attuale classe politica non ha di questi problemi, nessun paese a parte gli Stati Uniti ci può invadere impunemente, senza dichiarare guerra agli Usa. Per cui questa non ha giustificazione alcuna.

    Quarantotto ti auguro un radioso 2014 e spero di avere prima o poi l'onore di stringerti la mano.

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    1. Caro Mauro, sai perfettamente che gli "intellettuali" non sono la soluzione ma una parte consistente del problema. Almeno ad attenerci alla loro autoqualificazione in tal senso.
      Sì ci saranno scissioni: ma solo dopo che potrà operare la vis maior (cioè vis cui resisti non potest) e saranno costretti a riposizionarsi in ritardo...
      Anche a te consiglio la lettura nel nuovo post, riflessione ponderata di fine anno...con tanti affettuosi auguri per un Nuovo Anno di libertà e democrazia

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